
Questi due concetti spaziali influenzano pesantemente la nostra pratica marziale. Eppure essi non dovrebbero esistere, in un contesto sia teorico che pratico, nel nostro Budō
di ANTONINO CERTA
Immagino un bambino dell’età di circa 4 o 5 anni che desidera finalmente infilarsi la scarpe da solo e chiede alla madre quale scarpa è la destra e in quale dei due piedi deve mettersela. Dopo le delucidazione della madre finalmente, molto soddisfatto, si mette le scarpe. In quel preciso momento sono stati creati nella sua testa i concetti di sinistra (hidari) e destra (migi).
Ora tornando alla nostra quotidiana pratica marziale, molto spesso diciamo mentre insegniamo: “Tira un calcio con la gamba sinistra, vai alla destra del tuo avversario, dai un gyaku-zuki di destro!”. In un contesto di scontro reale, tuttavia, stiamo esprimendo concetti vuoti e fuorvianti.
Io penso che nello spazio, inteso come ambiente circostante a noi al momento di uno scontro; non esistono direzioni privilegiate, non esistono porzioni diverse tra loro tali da poter dare un nome specifico. Non c’è hidari, non c’è migi, non c’è alto e non c’è basso. Là dove occorre muovere il mio corpo per evitare un’attacco e rispondere in maniera veloce ed efficace, là io dovrò spostarmi.
Un aneddoto di Takeda Sokaku ci racconta che, durante uno scontro con reali spade, egli era in un ponte fronteggiato da 4 o 5 avversari. Dopo essere uscito vincitore dalla contesa (penso per un soffio e con qualche taglio qua e là nel suo corpo) disse ad alcuni suoi primi allievi:
“Spostavo la mia spada da qualche parte, se sentivo il vuoto allora posizionavo il mio corpo da quella parte, se la mia spada incontrava un ostacolo (la spada o il corpo di un avversario) colpivo forte”.

Un’alternanza di “vuoto” e di “pieno” in uno spazio indefinito dato dalla rapidità dell’azione da compiere obbligatoriamente! Personalmente è da molti anni che mentre pratico o insegno cerco di “distruggere” in me e nei miei allievi questi due concetti, nella speranza di raggiungere un giorno un’azione marziale istintiva e nello stesso tempo efficace non ostacolata mentalmente da concetti come hidari/migi.
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