
Kumai Kazuhiko sensei è il pioniere dello Iaido in Italia, che portò a Milano sul finire degli anni Sessanta e sviluppò per oltre un trentennio. Ripubblichiamo qui una sua intervista del 1990, realizzata da Luisa Raini sensei e ospitata da “Aikido”, periodico dell’Aikikai d’Italia
Profilo Biografico
Il Maestro Kazuhiko Kumai ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Musashino e nel 1967 si è trasferito a Milano. Inseritosi negli ambienti marziali, si fece conoscere ed apprezzare da tutti i più grandi marzialisti sia italiani che giapponesi. La sua vita si divide tra scultura e insegnamento della spada nel suo dojo, il Garyu-an, e diventa rappresentante per l’Italia della Dai Nippon Butokukai ed il Garyu-an, SHIBU d’Italia (succursale del Dai Nippon Butokukai). Il M° Kumai nel 2000 è ritornato a vivere in Giappone, ove persegue i suoi progetti di scultura, design, e progettazione dei giardini giapponesi. Il Sensei torna periodicamente in Italia per seguire i suoi allievi.
Un piccolo Dojo, un’atmosfera speciale, quasi magica. Lì vive e insegna Kumai Sensei, che ci ha parlato lungamente dei segreti di una affascinante disciplina: lo Iaido, “La Via della Spada”
di LUISA RAINI
RAINI
Sensei, potrebbe dare delle indicazioni di carattere generale sullo laido per spiegare cosa sia a dei profani?
KUMAI
Storicamente parlando, lo Iaido è più recente delle altre discipline the costituiscono il Bujutsu, possiamo dire che l’idea dello Iaido nasce e si sviluppa fra la fine del 1400 e l’inizio del 1500. Precedentemente, nell’epoca delle guerre (Muromachi Jidai 1336-1569 e Momoyama Jidai 1569-1603), la spada veniva usata solo nelle battaglie, come arma dei cavalieri prima e delle truppe di fanteria poi. Nei combattimenti a cavallo si usava ii Tachi (tipo di spada con lama lunga 100 cm. o più, fortemente ricurva e portata appesa alla cintura orizzontalmente, con il filo rivolto verso il basso); lo si impiegava contro altri cavalieri o contro la fanteria, per ciò era importante che le lame fossero molto lunghe e arcuate per facilitarne l’estrazione. Tecnicamente si faceva molto affidamento sulla forza fisica.
Con l’introduzione in Giappone delle armi da fuoco, il metodo di combattere cambia completamente, le armature si rivelarono inutili e così l’arco e la lancia, che venivano usati nel combattimento a lunga distanza, conobbero una minor diffusione. L’unica a sopravvivere come arma di use comune fu la spada di media lunghezza, utilizzata nei combattimenti a breve distanza: la Katana (spada con lama lunga 60,6 cm. o più, si portava infilata nella cintura od Obi con il taglio rivolto verso l’alto).
Successivamente, nel periodo di Edo (Edo Jidai o Tokugawa Bakufu Jidai 1603-1868), periodo di pace che si protrasse fino alla meta del 1800, l’utilizzo delle armi e le conoscenze tecniche dei Bushi (appartenenti alla classe dei guerrieri) si rivelarono inutili se non come mezzo per mantenere la pace e l’ordine nel paese; i Samurai cominciarono così ad approfondire lo studio sull’uso della spada da un punto di vista spirituale e maggiormente rivolto allo sviluppo interiore, dedicandosi allo zen, alle religioni shintoista e buddista o a filosofie come il Jukio (Taoismo), oppure allo studio delle arti curative (agopuntura, shiatzu, erbe medicinali).
Nello stesso periodo si diffusero larghissimamente i duelli per motivi d’onore, ma un duello che iniziasse con le lame gia estratte ed incrociate veniva considerato come qualcosa che poteva protrarsi senza soluzione nel tempo o portare alla morte di entrambi i contendenti; cosi si sviluppò l’idea di attendere l’avversario senza sguainare la spada e “senza intenzione di attaccare”, per entrare nella sua guardia e colpire estraendo la spada solo quando questi avesse fatto la prima mossa. Alla base dello Iaido, che è una tecnica concepita per i duelli e non per i combattimenti di gruppo, vi è questa idea: estraendo colpire. Non si tratta solo di ferire l’avversario, ma di sconfiggerlo con un solo colpo perfetto e di rendere cosi il combattimento più rapido e sicuro.

Hayashizaki Kanzuke Shigendan fu ricordato in Giappone come colui che per primo introdusse questa idea di combattimento e dal suo insegnamento nacque l’Hayashizaki Ryu o Muso Ryu (prima scuola di Iaido). Nel Kenjutsu si contavano una volta circa 740 stili, ma è impossibile che fossero tutti completamente diversi; esaminandoli si nota che le differenze fondamentali portano a 2 o 3 stili di base da cui tutti gli altri si dipartono come rami di un albero. Anche lo laido ha alcuni still di base fondati da allievi di Hayashizaki Kansuke Shigendan: Tamiya Ryu, Sekiguchi Ryu e Hoki Ryu.
Lo stile che io pratico è Hoki Ryu fondato da Katayama Hisayasu Hoki No Kami. In passato era molto diffuso e conosciuto per la sua “semplicita funzionale”, oggi è poco praticato ma è ancora molto famoso. In Giappone è praticato solo a Kumamoto e Kurume, nell’isola di Kyushu, ed a Kobe e Kyoto nell’isola di Honshu, in tutte queste città vi sono dei Ryu-Ha (sottoscuole).
Poco prima dell’inizio dell’epoca Meiji (Meiji Jidai 1868-1912), Hoshino Kumon, famoso maestro di Shiten Ryu Jujutsu, di Naginata Jutsu e di Kobusoku (arte di legare l’avversario usata dalle forze di polizia) introdusse l’Hoki Ryu a Kumamoto. Il mio Maestro Nakazono Yoshio imparò dalla famiglia Hoshino mentre prestava servizio militare a Kumamoto prima della guerra. In seguito tornò a Kurume ed ebbi cosi la possibilità di studiare con lui (Kurume è la citta in cui viveva it Maestro Kumai in Giappone – NdR). All’eta di quindici anni ho iniziato a praticare Iaido ed ho sempre continuato sotto la guida del Maestro Nakazono; in seguito ho frequentato il liceo artistico e mi sono poi iscritto alla facolta di arte moderna a Tokyo. Conseguita la laurea, a ventisei anni sono venuto in Italia proprio qui a Milano.
RAINI
Quindi lei si è dedicato alto studio dello Iaido prima di iniziare gli studi di arte moderna?
KUMAI
Si, però l’arte moderna mi ha sempre molto affascinato ed oggi scolpisco e allo stesso tempo insegno Iaido.
RAINI
Ma per quel che riguarda il significato filosofico dello Iaido…
KUMAI
Nakazono Sensei mi ha spiegato che il significato era “stare insieme in pace”. Quando disse queste parole mi chiesi “Perché usare la spada?”. Prima di allora io non avevo mai preso in mano una spada, ma sin da piccolo era rimasto affascinato da un Wakizashi (spada corta) che era in casa mia; guardandolo provavo un senso di soggezione e di ammirazione nello stesso tempo e lo consideravo un oggetto esteticamente bello prodotto da una tecnica molto raffinata. Per i giapponesi sin dall’antichità la spada è considerata come spirito. Fin da allora, automaticamente, provavo rispetto per quest’arma ed in seguito it mio Maestro mi spiego quest’idea.
RAINI
E cioè che la Spada non è un’arma per uccidere ma uno strumento per far crescere se stessi insieme agli altri.
KUMAI
Si, il termine Iaido è formato dalle parole Iru (essere, esistere), Ai (armonia, unione) e Do (Via) ed Ai indica armonia come in Aikido. Lo Iaido potrebbe essere definito “la spada è nel fodero; quando si estrae, taglia” e questo dipende dalla volontà umana.
RAINI
Nello laido non esiste Shiai (gara)?
KUMAI
Certamente no, ma esiste la possibilità di praticare forme di combattimento.

RAINI
Lo Iaido a differenza di altre arti marziali non permette il confronto con un avversario ed i Kata, basati sui differenti metodi di estrazione in base a vari tipi di attacco, si praticano da soli o non è cosi?
KUMAI
Fondamentalmente si studia da soli per la meditazione, per lo sviluppo interiore e per il perfezionamento tecnico di base; ma, come dicevo, a livello Okuden (livello elevato) si pratica Kumidachi, specie di combattimento semilibero eseguito normalmente con vere spade con il filo “abbassato”. In Giappone viene praticato solo a livelli molto elevati e dopo molti anni di studio; tuttavia, quando mi recai in Italia, Nakazono Sensei mi diede la possibilità di insegnarlo, altrimenti “gli stranieri” avrebbero avuto molte difficolta nel comprendere la possibile applicazione di tecniche che rischiavano di divenire soltanto gesti e belle forme.
RAINI
Allora in Italia sarebbe diventato uno strumento didattico per far comprendere ai praticanti il senso dell’estrarre tagliando.
KUMAI
Questo metodo permette di non praticare sempre con una fantasma, così nel momento di pratica individuate si avrebbe modo di comprendere quale potrebbe essere la reazione di un avversario nella realtà. Comunque non si tratta di uno scontro ma di un confronto a livello tecnico, e soprattutto, spirituale e mentale. Quando nel 1968 arrivai in Italia fu molto faticoso presentare questa disciplina perché quasi nessuno era a conoscenza dell’esistenza dello Iaido. Miei primi allievi furono dei praticanti di Judo o Karate che dopo aver praticato per uno o due anni interrompevano; forse proprio perche non esisteva la possibilità di un riscontro fisico e neppure di partecipare a delle gare o di ottenere così vittorie agonistiche, non avevano capito I’essenza dello Iaido, mentre ora vi sono allievi che mi seguono da diversi anni.
RAINI
Sensei, esiste un tipo di persona che più facilmente si accosta allo Iaido?
KUMAI
Di solito chi in precedenza ha già praticato un’altra arte marziale o chi negli ultimi anni ha avuto l’occasione di studiare yoga o zen. Però, secondo me, voi occidentali non vi preoccupate troppo di capire la differenza fra Budo giapponese, arti marziali cinesi e discipline di altri popoli dell’estremo oriente. Qualcuno dovrebbe insegnarvi o voi stessi, per conto vostro, dovreste studiare quale sia l’origine dell’arte marziale che praticate se giapponese, cinese o di un altro paese. E’ molto importante. Ad esempio alcuni anni fa ebbe una larga diffusione in Italia il Kobudo. Pensai subito che ci si riferisse at Kobudo giapponese (antiche arti marziali giapponesi) mentre in realta era il Kobudo di Okinawa, in Italia si a fatta confusione fra queste parole. Anche nel Karate esistono più stili mentre qui si pensava che esistesse solo lo Shookan e per molti è ancora cosi. L’Aikido fu creato da Ueshiba Sensei che aveva studiato Jujutsu della scuola Daito Ryu Aikijutsu, ma anche il Judo deriva dal Jujutsu ed anche nell’ambito di questa disciplina esistono molti stili. Se non ci si avvicina alla radice storica di un’arte marziale, se non si cerca di capire la cultura che l’ha prodotta ogni energia spesa nella ricerca ne verrà fuorviata.
RAINI
Mi sembra che per avvicinarsi allo Iaido bisogna comunque avere una conoscenza delle arti marziali.
KUMAI
Attualmente è possibile iniziare lo studio dello Iaido direttamente, ma in passato non si veniva a conoscenza dell’esistenza dello Iaido se non praticando già un’altra arte marziale. Certo si riscontrano maggiori difficolti nell’assumere la posizione “Seiza” (in ginocchio) e nell’imparare a muoversi da questa posizione e poi nel sapere come estrarre in un attimo e tagliare.
RAINI
Anche l’idea di lavorare da soli non facile.

KUMAI
Certamente, ma anche studiare tranquillamente e da soli può essere positivo.
RAINI
Chi sta praticando Iaido pensa a qualcosa o la sua mente dovrebbe essere libera, vuota?
KUMAI
Quasi tutti i principianti pensano “E adesso cosa devo fare?” ed hanno paura della spada e della possibilità di tagliarsi, pongono perciò molta attenzione in tutto ciò che fanno. Quest’attenzione è molto positiva; purtroppo oggi quasi tutti usano Moghito o Iaito (facsimile di Katana privo di taglio) questo rende tutto più facile e non si ha più una “buona sensazione”. Pensavo fosse semplice capire il senso della spada, visto che in Italia si usano spesso delle lame.
RAINI
Però spesso i coltelli occidentali non tagliano, lo ha visto in pizzeria (il Maestro sorride).
KUMAI
E’ difficile insegnare l’esatta angolazione per tagliare.
RAINI
Lo Iaido pretende di portare qualcuno ad un certo risultato e di dare delle indicazioni o è un tipo di disciplina a cui non bisogna chiedere nulla?
KUMAI
Praticare Iaido è come praticare Za-zen. Non si ha la pretesa di diventare il migliore spadaccino del mondo ma non è neanche un non far niente, ognuno cerca di dare il meglio di sè e questo è un elemento che ha valore per se stessi. Lo Iaido può portare un aiuto nella vita di ognuno non nell’aspetto tecnico ma nell’aspetto filosofico.
RAINI
E’ facile far comprendere questo aspetto a degli occidentali?
KUMAI
Gli italiani forse iniziano ora ad intuire la sostanza dello Iaido ma sono stati necessari più di vent’anni di pratica e di insegnamento per arrivare a questo risultato ed è soltanto l’inizio. Comprendere l’aspetto interiore dello Iaido è molto difficile e comunque non si può renderlo comprensibile solo con le parole.
RAINI
Maestro, lei si è interessato anche al Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu. Esiste qualche elemento che distingue questa scuola da Hoki Ryu?
KUMAI
In entrambe le scuole esiste la ricerca del Mushin dove praticare con il vuoto dentro, senza pensare. Questo è l’elemento piu importante. Certamente, come scultore, il mio interesse per l’arte mi ha facilitato il comprendere che in queste discipline non esiste soltanto un aspetto marziale ma anche “gusto artistico”.

RAINI
Quindi il fatto di essere un artista, di avere una spiritualità particolare e di essere un Maestro in una disciplina del Budo non sono in contrasto, anzi, sono collegati nel suo animo.
KUMAI
Io sento che esiste una relazione fra questi due aspetti della mia vita.
RAINI
Ma può esserci anche per un impiegato, ad esempio, una relazione tra il suo lavoro e lo Iaido?
KUMAI
Secondo me si.
RAINI
Forse si riallaccia a ciò che avevamo detto in precedenza a proposito della ricerca di un qualcosa oltre la tecnica.
KUMAI
Questa è la domanda più importante. Esiste una relazione fra il lavoro, l’educazione ed il modo di comportarsi e nel confronto fra questi aspetti della propria vita si deve usare lo spirito dello Iaido.
RAINI
Cosa distingue l’Hoki Ryu da altri stili di Iaido?
KUMAI
Una forma di guardia definita Garyu No Kamae. Si assume questa posizione dopo avere finito il combattimento, prima di rinfoderare. Indica “un cuore grande”.
RAINI
Questo per quanto riguarda la tecnica, il kata. E per lo spirito?
KUMAI
Non combattere, non estrarre la spada. Tecnicamente si usa la spada a seguito dell’intenzione di attaccare dell’avversario. uno stile difensivo.
RAINI
Come si e accostato all’arte?
KUMAI
Mia nonna era una maestra di cerimonia del tè e da bambino ho avuto modo di vedere gesti armoniosi, oggetti di squisita fattura, ero attorniato da un certo “gusto formale”; da allora è nato il mio interesse per l’arte. Finito il liceo ho frequentato una scuola di design dove ho conosciuto un insegnante di scultura, che conquistò la mia attenzione; cosi ho cambiato sezione ed in seguito ho studiato arte moderna all’Università Musashino di Tokyo.
RAINI
Secondo la sua esperienza esiste una differenza fra l’arte moderna giapponese e quella classica?
KUMAI
L’arte astratta è molto simile all’arte classica giapponese. Dopo la guerra però l’arte astratta è scomparsa in Giappone. Una volta le pitture a china suggerivano l’idea dell’arte astratta. L’idea era che laddove non vi fosse un segno, nella parte bianca del foglio, si definiva uno “spazio” che era tanto importante quanto il disegno stesso. Anche per l’architettura classica era importante il vuoto, le case erano formate da camere in cui non vi erano mobili ma solo un rotolo dipinto appeso alla parete. Lo studio per le mie sculture è nato da questa idea, dove c’è e dove non c’è materiale tutto è parte della scultura. Quello che è importante è lo spazio in relazione al vuoto.
RAINI
Questo aspetto è presente nell’arte astratta di altre nazioni?
KUMAI
Penso che nell’arte non vi siano differenze fra paesi, ma considero l’espressione artistica nella sua unità. Nella cultura tradizionale giapponese era presente questo gusto per l’astratto che io ho recepito sin da bambino perche mia nonna l’aveva in se e lo esprimeva in qualunque cosa facesse. Ora esiste il gusto del “troppo pieno”. Il modernismo si esprime a Tokyo dove si vedono strade piene di insegne pubblicitarie, vetrine di negozi traboccanti di oggetti. Questo può fare ribrezzo: in rapporto una simile realtà a Milano è molto meno presente.
RAINI
Aveva idea di queste tendenze prima di venire in Italia?
KUMAI
Le percepivo. Nel 1967-1968 i centri dove l’arte moderna era maggiormente sviluppata erano Tokyo, New York e Milano; così decisi di venire qui.
RAINI
Quindi lei è venuto a Milano perchè riteneva che fosse uno dei centri mondiali dell’arte moderna?
KUMAI
Si, ma subito dopo… (con la mano fa segno di discesa in picchiata). Però sono rimasto.

RAINI
Tornando allo Iaido, cosa pensa sia necessario per diffonderlo maggiormente secondo lei? E’ importante allargare la divulgazione?
KUMAI
Per me è importante che venga mantenuto questo Dojo e il rapporto con gli allievi, se qualcuno è interessato può venire; già ora vi sono degli allievi che sono ben seguiti così fra breve saranno in grado di studiare senza la mia presenza costante. Penso che questo piccolo Dojo sia it posto migliore per studiare anche se si deve ancora “ripulire”, ma a questo non c’è mai fine.
RAINI
Sensei, a parte la sua esperienza in questo Dojo come considera la situazione dello Iaido in Italia?
KUMAI
Mantenere lo stile è la prima cosa. Ma è capitato che qualcuno sia venuto a studiare una o due volte e poi se ne sia andato per insegnare ad altri. Così si deforma la Via.
RAINI
Questo accade in tutte le arti marziali, qualcuno pratica per un certo periodo di tempo e poi pretende di insegnare.
KUMAI
Se qualcuno ha studiato seriamente e segue la pratica in maniera corretta può separarsi dal proprio Maestro purché ogni tanto si incontri con lui per correggere i propri errori. Questo comportamento viene definito in Giappone Sujinaoshi (Suji significa Linea, Naoshi aggiustare). Bisogna fare così per mantenere lo stile delle arti marziali tradizionali, non solo nello Iaido ma in qualsiasi disciplina si pratichi.
RAINI
Alla base delle arti marziali e dello zen vi è il Kokyu (respirazione); come è questo aspetto nello Iaido?
KUMAI
Le tecniche dello Iaido sono molto brevi, eseguite con movimenti molto veloci perciò si respira prima e dopo l’azione.
RAINI
Esiste una metodologia specifica di preparazione respiratoria o ognuno si dà un proprio ritmo?
KUMAI
Non esiste un particolare metodo di respirazione proprio della scuola, si suggerisce di mantenere una respirazione tranquilla. Io consiglio ai miei allievi di compiere tre atti respiratori in posizione Seiza prima di eseguire ogni Kata, ma questo è un mio metodo personale. Normalmente si dice “Quando sei tranquillo, inizia”.
RAINI
Sensei, lei sa che la F.I.K. (Federazione Italiana Kendo) organizza durante gli stages nazionali delle gare di laido? Qual’è il suo parere in merito?
KUMAI
Per loro va bene così. Rielaborando vecchi still di Iaido hanno inventato i Seiteigata (serie di dieci kata costituenti lo stile Seiteiiai). Tutti devono compiere lo stesso movimento e vengono giudicati in base al movimento stesso, alla bellezza della forma e ad un’esecuzione senza errori, come se partecipassero a delle gare di ginnastica artistica. In tutto ciò non vi è studio che è la base dello laido.
RAINI
Perciò tutto quello di cui avevamo precedentemente discusso a proposito di un miglioramento interiore si perde in questo caso.
KUMAI
Si, perche ritengo che il confronto fra queste tecniche non sia più Iaido.
RAINI
Ma un profano questo non lo sa. Io conoscevo soltanto il termine “Iaido”, non ero a conoscenza dell’esistenza e dei nomi delle varie scuole, perciò se leggo su un giornale “gare di Iaido” per me non esiste alcuna differenza.
KUMAI
Questo accade anche in Giappone, come nel resto del mondo perché la stessa Federazione Internazionale Kendo (I.K.F.) organizza queste gare. In Giappone le più famose federazioni sono “Dai Nippon Butokukai”, “Kobudo Renmei” e “Iaido Renmei” e in esse si pratica lo Iaido, ma non esiste un aspetto agonistico e vengono eseguite solo delle dimostrazioni pubbliche.
RAINI
Allora questo stato di cose esiste solo in Italia?
KUMAI
No, esiste a livello internazionale; nell’ambito delle federazioni di Kendo “Zen Nippon Kendo Renmei”, “Old Japan Kendo Federation”, “International Kendo Federation” (di cui fa parte la “European Kendo Federation”) si organizzano queste gare. Nel proprio ambito queste federazioni hanno un settore in cui si pratica questa forma Seiteigata che è collegata al Kendo e dal momento che organizzano gare di Kendo vi associano gare di Iaido. Però i Seiteigata hanno come scopo quello di insegnare ai praticanti di Kendo che di solito usano una Shinai (“spada” di bambu) ad impugnare una vera spada.
RAINI
Forse si tratta di mancanza di informazione, perché non credo che allievi veramente interessati alla pratica si possano interessare alla partecipazione a delle competizioni.
KUMAI
Alcune persone hanno la necessità di confronti come questo, forse alcuni praticanti hanno Ia fortuna di “essere educati” in maniera migliore, perché non tutti gli istruttori sono dei Maestri. Non dico che la federazione sbagli, queste iniziative però sono state introdotte da qualcuno il cui solo interesse era quello di diventare dirigente della federazione.
Noi siamo interessati solo allo studio dello Iaido non all’organizzazione della federazione o all’agonismo; però anch’io sono un maestro della F.I.K. per Hoki Ryu e se qualcuno è interessato a questo stile può venire a studiarlo qui. In occasione dei raduni nazionali gli allievi che avevo seguito precedentemente in altre città hanno la possibilità di riunirsi, così partecipando posso controllare i risultati del loro studio personale, come se facessi Sujinaohi al contrario, dal momento che di solito è l’allievo che torna dal proprio Maestro. Mi piacerebbe organizzare un raduno di tutti i praticanti di Hoki Ryu almeno una volta all’anno. Mi raccomando non dimenticate lo spirito di Hoky Ryu.
Fonte: “Kumai Kazuhiko Sensei, Iaido Hoki Ryu”, Aikido XX-2, Dicembre 1990, Associazione di Cutura Tradizionale Giapponese
Copyright Luisa Raini ©1990
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Il seguente articolo viene ripubblicato grazie alla gentile autorizzazione di Luisa Raini
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