
Non credo che il Budo sia qualcosa che può essere veramente compreso leggendo libri o guardando video; la vera comprensione può venire solo attraverso l’esperienza reale. (…) Ciononostante, offro questa pubblicazione nella speranza che le generazioni successive di aikidoisti possano trovarlo di qualche piccola utilità, sia come una visione genuina del Budo che come indicazione di alcune delle valide forme che l’allenamento dell’Aikido potrebbe prendere
di SHOJI NISHIO
Riconoscere
L’Aikido non consiste semplicemente nello sviluppare abilità per sconfiggere avversari; piuttosto, è addestramento al modo di diventare una sola cosa con quelli che ci si oppongono e, in quell’unità, trovare percorsi di reciproca coesistenza. Pertanto, quando la tua tecnica ha effetto, bisognerebbe già essere in uno stato di unità con il tuo avversario.
In passato, il budo giapponese seguiva un credo di “prendere”, e in definitiva questo includeva il prendere la vita degli altri. Questo credo non riconosceva, affermava, permetteva o perdonava l'”altro”, cioè l’avversario, e in questo modo consentiva che fosse abbattuto.
L’Aikido, al contrario, si è sempre basato sul riconoscimento reciproco. Il riconoscimento reciproco, il permesso reciproco, e il dare reciproco sono il cuore dell’Aikido, e questo approccio è molto diverso da quello che sostiene semplicemente di abbattere l’avversario in un istante e finirlo.
Qualsiasi tecnica di Aikido vi offre almeno quattro o cinque opportunità per abbattere il vostro avversario. L’ideale dell’Aikido, tuttavia, è evitare ognuna di queste opportunità, passando alle fasi successive e infine a una forma che “chiede” al vostro avversario: “Che ne dici di questo? È questo che vogliamo?”, e che lo porta a una nuova comprensione della situazione. In questo senso, l’Aikido offre un ideale che possiamo chiamare “Yurusu Budo” o “Budo di Accettazione”.
L’Aikido è progettato per permettere che questo modo di vivere – che valorizza il riconoscimento reciproco, l’accettazione, il perdono e il dare – sia ricreato chiaramente nel contesto di ogni tecnica. Senza tutto ciò, lo spirito del fondatore Morihei Ueshiba non potrà mai prendere vita.
Dare
Anche se nel nostro apprendimento dell’Aikido spesso ci alleniamo contro prese al polso e cose simili, in realtà tali “attacchi” di solito non sono presenti nell’allenamento di Budo. Infatti, l’idea stessa di tentare di afferrare il polso del tuo avversario sarebbe più o meno impensabile in combattimento reale. Ciò che tali “attacchi” rappresentano nell’Aikido, tuttavia, non è uno scenario nel quale “sono stato afferrato” scenario, ma piuttosto un scenario nel quale “offro”. L’idea è che in questa fase il risultato del conflitto è già stabilito. Non stai offrendo il tuo polso affinché l’avversario venga a prenderlo; piuttosto, stai offrendo un invito simile a dire “Prego….”. Questo tipo di offerta e di guida – il dire “Prego, continua…”, è al centro dell’Aikido e deve prendere vita in tutte le tecniche di Aikido che praticate.
Dopo questa offerta iniziale, tutto ciò che segue è ciò che Ueshiba Sensei chiamava “condurre” (michibiki), cioè far emergere e mantenere la connessione tra le due mani durante tutta la tecnica, trovando un’unica direzione in cui entrambi possiate andare. Questo – e mai “opposizione” – è l’Aikido.
Non mettersi in guardia
“Mettersi in guardia” diventa un fondamento su cui si può costruire il conflitto. Di conseguenza, l’Aikido non ha posizioni di guardia in quanto tali. Ueshiba Sensei stesso stava sempre in piedi naturalmente e semplicemente, con piedi e mani paralleli, indipendentemente dal fatto che la tecnica fosse shomen o yokomen. Una tale postura è corretta e rappresenta il riconoscimento dell’avversario, e permette di affrontarlo direttamente. Questa mancanza di posizione è un modo molto naturale di stare in piedi, non diverso dal modo in cui si sta in piedi in altri aspetti della vita quotidiana. Naturalmente, dato che state facendo Budo, dovete assumere una posizione “mentale”, ma non lo si mostra in superficie. Anche quando si pratica Aikido con una spada o un bastone, la postura è naturale e senza guardia; si tiene semplicemente l’arma così com’è, senza prendere alcuna posizione. Al momento del contatto sei già entrato.
Tratto da: Aikido Yurusu Budo, Shoji Nishio, edito da Aiki News