Dante/Iwama Ryu + Calvino/Hombu Dojo = Quadratura del Cerchio


Circle - Triangle - Square

Nel momento in cui il recente articolo di Fabio Branno Ikkyo, Nikkyo e Quaqquaraquà ha creato un diluvio di commenti contrastanti, una semplice addizione sembrerebbe la cura per tutti i mali… è sempre stata lì, ma nessuno ne ha mai voluto usufruire. Noi di Aikido Italia Network camminiamo su questa strada, con la ridotta forza delle nostre corte gambe, ma con tenacia infaticabile

di SIMONE CHIERCHINI

È più importante la forma o il contenuto? Diatriba filosofoca questa lunga tre millenni, ma che può’ e deve essere spazzata via con un semplice ragionamento: non c’è forma senza contenuto, e questo non lo hanno deciso gli amanti dell’innovazione, ma madrenatura; d’altronde un contenuto privo di forma, essendo per definizione “informe”, non può essere definito e parlare del nulla è, come minimo, una perdita di tempo.

Tuttavia, la filosofia classica greca ci insegna anche un paio di altri importanti punti che dobbiamo prendere in considerazione se si vuole insegnare qualsiasi soggetto in modo appropriato e rispettando le necessarie concatenazioni logiche. Ogni insegnante – compresi quelli di Aikido – dovrebbe ricordare che la forma viene prima del contenuto (materia) sia dal punto di vista cronologico che ontologico: in relazione alla materia, cioè, la forma esiste precedentemente sia nel tempo che nell’essere, dato che la forma è la causa efficiente della materia, ossia le consente di esistere; inoltre la forma è la causa finale della materia, cioè esprime in concreto, visibilmente, quel fine che dà significato all’esistenza della materia in questione.

Anche a sentire Aristotele, la priorità della forma – come definita sopra – seguirebbe le leggi della logica, in quanto:

“Di ogni cosa si può parlare in quanto ha una forma e non per il suo aspetto materiale in quanto tale”.
Aristotele, Metafisica VII, 1035a

Una volta accertato che non si può insegnare nulla prescindendo dalla forma, in relazione all’Aikido bisognerebbe prima stabilire quale sia la forma da insegnare, quindi come evitare un pluridecennale infognarsi in un tecnicismo senza contenuto. La soluzione sembrerebbe esser stata sempre lì, a portata di tutti, ma per motivi che ci sfuggono la semplice intuizione che vi proponiamo, e che si manifesta nell’addizione del titolo, non è mai stata praticata con sufficiente convinzione; essa si esprime principalmente nella volontà di fare due cose:

1. Accettare l’idea che in Aikido, come ad esempio nella letteratura italiana, la forma classica esiste e non è in discussione, quindi non è una prerogativa del maestro (quale che sia il suo livello) di fare sempre e solo quello che gli pare: questa forma classica è rappresentata dal variegato mondo dell’Iwama Ryu/Takemusu Aiki. Il contributo di Morihiro Saito Sensei nel sistemare gli insegnamenti del Fondatore, tramandandoli nel futuro, ha lo stesso spessore culturale che nella nostra letteratura hanno Dante-Petrarca-Boccaccio. Chi insegna Aikido dovrebbe capire che ha la responsabilità morale di dedicarsi con impegno maniacale per conoscere alla perfezione personalmente e poi proporre agli allievi lo spirito e la forma dell’Aikido di Iwama.

2. Essendo l’Aikido un organismo vivente, bisogna stare al passo dei tempi, evitando di affossarsi in uno sterile tecnicismo di maniera con l’utilizzo della “letteratura moderna”, Aikikai Hombu-Dojo style, ossia l’Aikido dei vari top Shihan, per fini morali-psicologici-spirituali, così trascendendo tutti i canoni.

Il percorso di cui sopra però funziona solamente se si rispetta un’idea fondante delle arti del Budo tradizionale, cioè che ogni giorno bisogna tornare a Dante (e questo, come si diceva sopra, è Iwama, non la personale visione di un qualche Shihan) e fare estrema attenzione a non riempire la propria testa e quella dei kohai di rigurgiti allucinatori, frutto del proprio vaneggiamento o di quello del proprio insegnante di riferimento, e non di studio logico e coerente in relazione alle premesse dei classici.

Oggi è arrivata l’ora di superare le divisioni fra Tokyo e Iwama, di fare da ponte, creando una nuova mentalità di studio dell’Aikido che poi porti a un nuovo tipo di scuola di Aikido in Italia, ove tradizione e innovazione, forma e contenuto trovino la loro naturale espressione.

Copyright Simone Chierchini © 2011
Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione non autorizzata è severamente proibita


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2 pensieri riguardo “Dante/Iwama Ryu + Calvino/Hombu Dojo = Quadratura del Cerchio”

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