Il Maestro Renato Visentini, una colonna dell’Aikido nazionale, ci ha inviato una sua dissertazione sull’Aikido che siamo orgogliosi di condividere con voi su Aikido Italia Network, cominciando con la sua introduzione
di RENATO VISENTINI
Nell’accingermi a scrivere queste pagine, sono stato preso da qualche dubbio: che cosa risponderei se mi fosse chiesto cos’è l’Aikido? Quanti mi conoscono amano definirmi oltre un Maestro un entusiasta di quest’arte, come in effetti lo sono, ma se dovessi rispondere alla precisa domanda “perché io pratichi da tanti anni questa disciplina?” potrei solo rispondere che è talmente entrata in me da essere indistinguibile dalla mia vita stessa.
L’Aikido per me è una cosa, vastissima, di incontenibile bellezza che ogni giorno mi apre nuovi orizzonti di serenità interiore. La mia sensazione nel praticare è che questa disciplina non chieda nulla in cambio se non una sorta di fedeltà. Forse la parola fedeltà è in questo caso un po’ eccessiva, perché va interpretata più in senso fisico, nel senso cioè di frequenza continua alle lezioni, che spirituale.
Spiritualmente, e quindi anche mentalmente, è l’Aikido ad essermi fedele dentro, riempiendo di significato la vita anche fuori del tatami, nell’esistenza normale di tutti i giorni. Amo pensare che in fondo l’Aikido sia un modo di vivere, una forma di educazione del corpo e della mente adattata perfettamente ad ognuno di noi, fedele alla nostra struttura fisica e aperta alla mentalità del Praticante così come questa si presenta. Questa disciplina non essendovi pretese velleitarie di dominio si discosta diametralmente dalle altre arti marziali, pur conservando la mentalità del Budo.
Un altro pensiero che mi ha sempre accompagnato è come sia stato possibile creare, nella nostra epoca attuale, per Ueshiba Morihei, una disciplina così vasta, poliedrica e, in fondo, un messaggio di pace e fratellanza universale, pieno di gioia spirituale, in un momento storico, gli anni trenta e quaranta, sconvolto dalla follia nazista. Dobbiamo anche tenere presente che il Maestro Fondatore, in vita, era un uomo definibile normale e, a detta di quanti lo hanno assistito fino al giorno della sua morte, neanche tanto dedito alla pratica.

Nella sua filosofia molto semplice l’Aikido per Ueshiba andava praticato diluito insieme alle altre cose della vita e assolutamente non eletto ad attività principale, dentro la vita ma non scopo della vita stessa.
E ancora, come cambia la vita ogni giorno, nella sua vita Ueshiba ha dato l’esempio di come invecchiando il suo stile sia evoluto verso una forma più fluida, matura, diversa da quella originaria, lasciandoci un immenso patrimonio che ognuno può sviluppare secondo le proprie capacità.
Infine, ci ha lasciato il messaggio evidente che chiunque, uomo o donna, può praticare quest’arte senza limiti di età.
Da questo esempio concreto allora, viene spontanea la conclusione che Ueshiba ha chiesto implicitamente come requisito fondamentale per praticare la sua arte soltanto di possedere un corpo e una mente desiderosi di apprendere. E in ogni essere umano, dotato di corpo e mente, si riconosce questa ovvia quanto naturale fratellanza, che nulla di più chiede perché qualsiasi cosa in più sarebbe perfettamente inutile.
Sfrondati dai limiti imposti dalle caste, disuguaglianze di razza, sesso, età e religione raggiungiamo la vera libertà, serenità e pace interiore. Questo è il clima entro il quale bisogna praticare, questo l’ambiente ideale per la coscienza dell’individuo che vuole sentire il silenzio interiore nella confusione assordante del ritmo frenetico della vita. L’Aikido potrebbe essere inteso allora come un momento di armonia dedicato a noi stessi, alla riconciliazione con la nostra condizione di esseri umani bisognosi di ricarica spirituale, alla cura del nostro orticello interiore personale.
L’Aikido, praticato con serenità, è il sole splendente ai cui raggi maturano i semi della spiritualità e permette loro di affondare solide radici nella terra feconda che è in ognuno di noi e che dobbiamo solo scoprire.
Ueshiba ha lasciato anche molti insegnamenti orali, a volte incomprensibili agli occidentali per il loro vago contenuto mistico, e per quanto riguarda il panorama tecnico Osensei non ha lasciato detto ai suoi allievi di una tecnica che gli fosse particolarmente cara.
Il Fondatore ha dato a ciascuna di esse una storia, una radice ben ancorata nella sua tradizione di arti marziali e un nome con cui potesse essere ricordata e trasmessa con l’insegnamento.

Anche se la tradizione dei Samurai giapponesi non mi appartiene per origini e cultura, e il cammino spirituale di Ueshiba sia stato apparentemente diverso dal mio, penso che il mio impegno di Insegnante sia ora di tramandare, tradotta nel linguaggio delle mie sensazioni, lo spirito universale di quest’Arte, che ormai appartiene alla storia come patrimonio del genere umano.
Per conoscere a fondo la figura del Maestro fondatore e l’Aikido tecnico è disponibile una vastissima letteratura in quanto sono stati scritti fiumi di inchiostro sulla vita di Ueshiba e molti Maestri hanno pubblicato libri che illustrano, con dovizia di particolari tecnici, i vari stili praticati nel mondo.
Lo scopo di questo libro, però, esula dal dimostrare uno stile particolare, bensì nasce dal desiderio interiore di portare una testimonianza personale, unica, della pratica di questa Arte Marziale.
Mi auguro che questa mia testimonianza possa essere di stimolo per quanti si vogliano avvicinare all’Aikido, attratti non solo dal lato estetico delle tecniche.
Copyright Renato Visentini © 2011
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Pubblicato su Aikido Italia Network grazie alla gentile concessione dell’autore
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