Paganini Non Ripete


Ueshiba Morihei - Ueshiba Kisshomaru

Arrivato sotto forma di commento al documento Doshu Kisshomaru ha cambiato l’Aikido del Fondatore, questo scritto di Claudio Pipitone merita spazio nelle colonne principali di AIN, perché sintetizza a perfezione il pensiero di molti sull’argomento, anche se probabilmente non lo affronta in modo esaustivo

di CLAUDIO PIPITONE

L’Aikido, come qualsiasi Arte, non viene espresso in modo sempre uguale come la matematica dove, una volta che si è capito ed imparato bene un teorema od una dimostrazione che una certa persona ha inventati per prima, chiunque può, dopo di questa, ripeterla per proprio conto esattamente e nella stessa identica forma ed efficacia.

In verità può chiamarsi appropriatamente “Aikido” solamente l’arte praticata personalmente dal professor Ueshiba Morihei, il suo ideatore e fondatore. Infatti nessuno dei suoi allievi che hanno appreso da lui il suo Aikido, all’atto pratico lo praticarono nel suo stesso identico modo, come solo lui poteva e sapeva fare.

Constatiamo oggi come ogni allievo diretto del prof. Ueshiba, pur avendo appreso personalmente da lui la sua tecnica e ricevuto direttamente da lui la trasmissione del sua tensione spirituale, interpretò l’Aikido del fondatore inevitabilmente secondo il proprio modo di sentire, sforzandosi di copiare ed imitare in tutto e per tutto il fondatore stesso, con la massima applicazione personale ma, nello stesso modo in cui è impossibile che un violinista possa ripetere esattamente un pezzo di Paganini come solo Paganini stesso poteva e sapeva fare, così nessun allievo diretto di Ueshiba ha mai potuto tramandare l’Aikido del fondatore esprimendolo nella sua esatta ed identica maniera, ma solamente interpretandolo come ciascuno ha potuto e saputo fare (compreso il suo stesso figlio Kisshomaru, oggi deceduto, che ricoprì il ruolo di direttore tecnico e spirituale dell’Aikikai di Tokyo, la società creata appositamente per conservare il più possibile intatto l’Aikido originario del fondatore, sia nella forma sia nella sua valenza spirituale).

Oggi constatiamo facilmente che anche fra gli stessi allievi diretti del prof. Ueshiba ed anche mentre era ancora in vita il fondatore stesso, furono molto forti e non solo formali le differenze nell’espressione pratica dell’Aikido del fondatore. Il caso clamoroso dello scisma del M°. Tohei Koichi, allievo diretto del prof. Ueshiba designato dallo stesso quale direttore tecnico dell’Aikikai di Tokyo, costituisce un caso lampante.

Paganini diceva di se stesso “Paganini non ripete”, quando le platee esultanti di fronte alla sua maestria gli chiedevano il bis di un pezzo! Infatti non solo l’applicazione pratica di una tecnica varia a seconda di chi la interpreta, ma nell’ambito di uno stesso metodo e da parte dello stesso interprete “ogni volta è sempre come fosse la prima volta”, nel senso che ogni interpretazione è unica, irrepetibile ed è sempre diversa da quella precedente. Questa è una caratteristica propria dell’espressione artistica in generale e comunque d’ogni occasione in cui l’Uomo agisce esprimendo in modo profondo e totale tutto se stesso.

“Un colpo, una vita” dicevano gli antichi samurai: ed ancora oggi in ciascun colpo, in ciascuna tecnica d’Aikido occorrerebbe sempre esprimere la totalità e la pienezza di se stessi, come se l’intera propria vita fosse racchiusa in ciascuna delle tecniche eseguite e fosse concentrata in quella precisa azione compiuta.

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