Intervista a Hiroshi Isoyama, il Maestro di Iwama


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Hiroshi Isoyama Shihan è uno degli ultimi allievi viventi di O-Sensei Morihei Ueshiba. Si è allenato con il maestro per oltre 20 anni, sia a Iwama (Ibaraki), sia come assistente durante i suoi viaggi. Nel corso degli anni, Isoyama Shihan ha servito fedelmente la famiglia Ueshiba come capo istruttore dell’Aikikai Iwama Branch Dojo, il dojo costruito da O-Sensei, e come insegnante/consulente per varie altre organizzazioni, tra cui All Japan Aikido Federation, Defense Agency, Toride Aikikai e International Aikido Federation

di GUILLAUME ERARD

Isoyama Shihan è stato così gentile da dare il benvenuto a me e Kei Izawa (Presidente della International Aikido Federation) nel Dojo di O-Sensei, dove abbiamo parlato a lungo del passato, del presente e del futuro dell’Aikido

ERARD
Lei ha iniziato Aikido quando era molto giovane, ce ne può parlare?

ISOYAMA
Molti altri insegnanti affermano di aver iniziato l’Aikido perché commossi dalle parole di O-Sensei, o perché era un Budo di armonia, [NdT: Isoyama Sensei usa il termine Wa no Budo. Wa (和) è un concetto culturale giapponese basato sull’unità pacifica e sulla conformità all’interno di un gruppo sociale] ma per me è stato diverso. Francamente, non volevo rimetterci se coinvolto in una rissa. Arrivai qui quando ero in seconda media all’età di 12 anni. Credo che fosse il 1° giugno 1949.

ERARD
Com’era la routine di allenamento nel dojo di Iwama?

ISOYAMA
A quei tempi in questo dojo non c’erano tatami. C’era un pavimento di legno, quindi le proiezioni non erano come quelle di oggi in cui quando da uke vieni lanciato sul pavimento produci suoni “bang, bang, bang, bang” sul tatami. Prima di tutto, nelle lezioni di O-Sensei iniziavamo dolcemente con tecniche semplici per poi passare a tecniche più difficili, quindi sono partito da Suwariwaza e gradualmente sono passato a Hanmi Handachi e poi a Tachiwaza.

ERARD
Ho iniziato a praticare Aikido nel gruppo di André Nocquet [il primo uchideshi straniero di O-Sensei]. Ha ricordi particolari di lui? Venne spesso nel dojo di Iwama mentre si trovava in Giappone?

ISOYAMA
Mentre ero qui, credo che sia venuto alcune volte, ma non così spesso. Mi sono allenato con lui qualche volta quando andavo all’Hombu Dojo con O-Sensei. Nel periodo in cui lui si trovava qui, io andavo ancora al liceo; lui aveva davvero un gran fisico, ma il suo nikyo non funzionava affatto su di me, mentre il mio funzionava senza problemi, quindi mi disse che doveva esserci qualcosa che non andava. Ci stava provando con grande impegno però, e a quel punto arrivò Kisshomaru Sensei che gli disse che non lo stava facendo bene e mostrò nuovamente la tecnica su di me. Questo è quanto mi ricordo di lui.

Nocquet Andre 01
Nocquet sul tatami dell’Iwama Dojo

ERARD
Quando lei ha iniziato, le tecniche erano chiamate “kajo” anziché “kyo”. Avevano più somiglianza con quella del Daito-ryu Aiki-jujutsu?

ISOYAMA
Questo è assolutamente vero. Quando mi insegnava il fondatore, usavamo il sistema kajo e chiamavamo le tecniche ikkajo, nikajo, sankajo e così via. Quando André Nocquet venne dalla Francia all’Hombu Dojo come uchideshi, non avevamo niente di simile a quello che oggi chiameremmo un manuale, quindi Kisshomaru Sensei pubblicò il primo libro di Aikido. In esso non utilizzò la terminologia ikkajo, nikajo, ecc. ma ikkyo, nikyo, sankyo, ecc. In realtà, nel koryu jujutsu, entrambi questi sistemi coesistono. Kyo è scritto con il kanji 教, che significa “insegnare”, ma all’inizio non sapevo cosa fosse, mi chiedevo come avrebbe dovuto essere scritto, ed è solo quando ho letto il libro che l’ho imparato. Allora il nome di kotegaeshi era lo stesso, mentre nikyo ura era chiamato kote mawashi. Ora è stato cambiato. 

ERARD
Come mai i nomi vennero cambiati da “kajo” a “kyo”?

ISOYAMA
Beh, non so che cosa avesse in mente Kisshomaru Sensei… Penso che sia stato probabilmente perché il sistema kajo era usato nelle pergamene Daito-ryu che Takeda Sokaku Sensei era solito concedere. Probabilmente voleva allontanarsi o aggiornare le cose rispetto a ciò  Questa è però una mia supposizione.

Isoyama Hiroshi 03

ERARD
Per meglio comprendere le scelte fatte da O-Sensei ho iniziato a studiare Daito-ryu Aiki-jujutsu. Confrontando i rispettivi curricula di Aiki-jujutsu e Aikido e i collegamenti tra i due, sto provando a scoprire cosa O-Sensei avesse in mente durante la creazione dell’Aikido. Mi sono reso conto che i 5 principi dell’Aikido (Ikkyo, Nikyo, Sankyo, Yonkyo, Gokyo) sono stati presi dallo Shoden del Daito-ryu, che consiste di 118 tecniche di base raggruppate in 5 kajo: Ikkajo, Nikajo, Sankajo, Yonkajo e Gokajo. Sembrerebbe che il Daito-ryu Aiki-jujutsu contenga numerose tecniche per illustrare ogni kajo, mentre l’Aikido ne ha una sola (1 principio = 1 tecnica). Ad esempio, “ikkyo” in Aikido sembra simile a “ippondori” del Daito-ryu, la prima delle 30 tecniche del gruppo Ikkajo. È a conoscenza di come O-Sensei abbia proceduto nell’articolare il curriculum dell’Aikido?

ISOYAMA
Quando ho iniziato nel 1949, le tecniche di O-Sensei erano leggermente diverse rispetto a quelle dei suoi anni successivi, anche se entrambe erano chiamate ikkyo. Nel Daito-ryu, ad esempio, ciò che viene chiamato ikkajo è un insieme di tecniche diverse, ma questo vale anche per l’Aikido. Ad esempio, potremmo semplicemente chiamarlo ikkyo, ma esiste una varietà di tecniche da shomen-uchi, yokomen-uchi e katate-dori. Quindi ci sono diverse versioni di ikkyo. Un tempo si usava dire che esistevano più di 2000 tecniche nel solo curriculum di base.

ERARD
Se in Aikido ci sono 5 tecniche/principi, mi chiedo spesso dove vadano inserite le altre tecniche (quelle che non si chiamano -kyo) come shihonage e kotegaeshi? Non sono principi? Sono solo tecniche? Sono quindi meno importanti? Dove si inseriscono?

ISOYAMA
Beh, penso che l’associazione o meno con il suffisso kyo non determina l’importanza di una tecnica. Ad esempio, le tecniche da ikkyo a gokyo sono tutte tecniche di immobilizzazione, mentre tecniche come kotegaeshi, shihonage e iriminage sono proiezioni. Quindi tecniche con nomi diversi hanno caratteristiche diverse e non è possible semplicemente classificarle in questo modo: questa tecnica è poco importante e quella è essenziale.

ERARD: Sembra che il nome “Aikido” non sia stato scelto da O-Sensei, ma da un comitato, no?

ISOYAMA
Non ne sono sicuro, ma così è stato spiegato in alcuni libri. Sembrerebbe che Hirai Sensei fosse andato a insegnare al Butokukai a nome di O-Sensei, perché era uno dei suoi allievi. A quel tempo, non sono sicuro se l’arte venisse chiamata Daito-ryu Aiki-jujutsu, ma a quanto pare è in quella occasione che utilizzarono per la prima volta la parola Aikido. Non ne sono certo. Quando sono venuto qui per iscrivermi, si chiamava Aikikai Foundation. La Fondazione Aikikai è stata approvata dal Ministero dell’Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia nel 1947.

Prima di allora si era a lungo chiamata Kobukai Foundation. Poi, dopo la guerra (penso che fosse il 1947), il Ministero approvò l’organizzazione come Fondazione Aikikai. Già allora usavano la parola Aiki. E l’intestazione sul mio documento di registrazione è “Registro Daito-ryu Aiki-jujutsu”. Questo è quello che firmai. In cima al registro degli allievi, ci sono anche i nomi di persone come l’ammiraglio Takeshita Isamu.

Isoyama Hiroshi 04

ERARD
In precedenza come veniva chiamata l’arte di Ueshiba Sensei?

ISOYAMA
Prima di diventare Aikido, era chiamato “Aikibudo”. Quanto a noi, quando ho iniziato, lo chiamavamo sempre “Aiki” anziché “Aikibudo”. Non “Aikido”. Penso che sia stato prima della fine della guerra, probabilmente prima del 1945, che veniva chiamata “Aikibudo”.

ERARD
Lei si iscrisse subito dopo il trasferimento di O-Sensei a Iwama, nel momento in cui l’Aikido subì un profondo cambiamento…

ISOYAMA
Penso che la fine della guerra abbia portato alcuni cambiamenti. Cose differenti: non ne sono del tutto consapevole, perché allora ero solo un bambino, ma quando O-Sensei è arrivato qui, non stava affatto bene. Era malato. Fino ad allora, aveva portato solo i baffi, ma quando arrivò a Iwama iniziò a farsi crescere la barba. Quando mi iscrissi nel 1949, la sua barba era già come la conosciamo. Il santuario fu costruito nel 1943 e prima di allora veniva qui di tanto in tanto. Poi ci furono la fine della guerra, e anche la storia dell’incidente Omoto. O-Sensei non ne venne comunque influenzato.

ERARD
Erard: O Sensei era protetto da persone influenti…

ISOYAMA
Potrebbe essere. Non so cosa sia successo allora, ma ho letto diversi libri sull’argomento. Il presidente dell’Aikikai, Kenji Tomita, era un membro del governo. Va anche ricordato che Yoji Tomozue, che fu il primo governatore eletto pubblicamente della prefettura di Iwate, al tempo era il capo della polizia regionale; anche lui era un allievo di O-Sensei. Quindi quando O-Sensei finì nell’occhio del ciclone, potrebbe darsi che i suddetti lo abbiano protetto. Alla fine però non penso che ci sia niente di vero. Tutto considerato, O-sensei era solo un budoka.

ERARD
Qual è stata la parte di Kisshomaru Sensei in tutti quei cambiamenti?

ISOYAMA
Non posso davvero confrontare O-Sensei con Kisshomaru Sensei, ma O-Sensei non era veramente interessato a creare un’organizzazione. Penso che sia comprensibile perché il Fondatore aveva creato un percorso che nessuno aveva mai percorso. Quando la fondazione venne sviluppata ad un certo livello, Kisshomaru Sensei iniziò a concentrarsi sul trasformarla in un’organizzazione. Penso che se il Secondo Doshu, Kisshomaru Sensei, avesse agito allo stesso modo del Fondatore, non ci sarebbe nessun Aikido come lo conosciamo oggi. Non ci sarebbe stata un organizzazione Aikikai. Così facendo, penso che Kisshomaru Sensei abbia dato un enorme contributo alla comunità dell’Aikido. Quando pubblicarono il primo libro, cercarono di non usare parole come kyo o kajo, che le persone che non sapevano nulla dell’Aikido non avrebbero capito. Si servirono di parole semplici che tutti avrebbero compreso.

Isoyama Hiroshi 05

ERARD
Qual è il posto dell’Ibaraki Dojo nell’Aikido di oggi?

ISOYAMA
Questa è una domanda difficile, a cui è estremamente complicato rispondere. Attualmente, Doshu viene a tenere lezioni una volta alla settimana e anche Waka-Sensei viene a insegnare il mercoledì. Doshu dovrebbe venire ogni settimana per insegnare durante la lezione del sabato, ma è impegnato. Credo che lo faccia comunque una o due volte al mese. Quindi l’Hombu Dojo e questo Dojo si apprestano a diventare uno, ma le nostre pratiche sono un po’ diverse e alcuni si sentono confusi. Detto questo, è andata molto bene finora e se i nostri istruttori e gli istruttori dell’Hombu possono avere un maggiore intercsambio, capire le reciproche pratiche e parlare francamente, questo significherebbe andare nella giusta direzione.

ERARD
Concorda con chi sostiene che l’Aikido deriva dalle armi?

ISOYAMA
Molti dicono che l’Aikido proviene dalle armi. Il movimento con un’arma, tuttavia, ossia con uno strumento, è un po’ diverso da quello a mano libera. Quando faccio un esercizio, come irimi o tai no sabaki, per gli allievi è più facile capire quando ho uno strumento in mano rispetto a quando non lo ho. Quindi da questo punto di vista, penso che quando insegniamo e durante la pratica sia necessario collegarsi con il lavoro con le armi. Inoltre, quando si esegue shomen-uchi con un’arma, ad esempio, che sia un ken o un jo, il modo in cui lo si fa è completamente diverso dal modo in cui lo si fa con le mani. Ovviamente il fatto che si abbia uno strumento fa la differenza, ma in origine il modo in cui si esegue taisabaki è lo stesso. Quindi quando ci si sposta utilizzando irimi, indipendentemente dal fatto che l’avversario abbia o meno un ken o jo, è possible evitare il colpo. Se si considera il modo in cui i più mettono oggi in pratica quanto sopra, se il loro avversario li attaccasse seriamente con un’arma, finirebbero per essere colpiti. Quindi è necessario imparare a fare il taisabaki, non solo a mani nude, ma anche con un ken o un jo. Questo si riflette nel modo in cui alleno le persone attualmente, anche se l’uso di ken o jo non è il componente principale del nostro keiko. In tal modo, vedo che le persone iniziano a muoversi in modo diverso.

ERARD
Qual è la sua opinione sulla teoria unificata del taijutsu/ken/jo?

ISOYAMA
Come ho detto prima, il movimento è leggermente diverso. Anche se è diverso, tuttavia, se si conosce come muoversi o fare sabaki correttamente con un’arma come un ken o un jo, si dovrebbe essere in grado di farlo anche a mani nude. Al contrario, se si ha familiarità con il solo taijutsu, quando il proprio avversario ha un’arma, non si può contrastarla. Ovviamente, si riesce a farlo se l’avversario è allenato in modo tale da spostarsi in quanto uke adattandosi ai movimenti di tori. Se però il proprio taijusu non è buono abbastanza, come si potrà contrastarli quando l’avversario attacca davvero? Inoltre, quando l’avversario impugna un’arma, c’è una differenza psicologica. Si diventa nervosi. Sono dell’idea che dobbiamo incorporare ken e jo anche per consentire agli allievi di sperimentare quella tensione.

ERARD
In quale contesto O-Sensei utilizzava le armi nel suo allenamento?

ISOYAMA
Come dicevo prima, per sabaki e irimi. Per aiutare gli allievi a capire sabaki e irimi in modo pratico. Quando c’erano degli ospiti che erano nuovi nell’Aikido, O-Sensei parlava e spiegava l’Aikido, e quando eravamo lì con lui, sceglieva qualcuno e improvvisamente faceva una tecnica nel mezzo della conversazione, anche mentre stavano bevendo un tè, anche se si trovavano in un posto minuscolo. Faceva in questo modo perché altrimenti non sarebbero stati in grado di capirlo appieno semplicemente attraverso le spiegazioni di cosa fossero irimi e sabaki. Usava qualcuno per illustrare praticamente i suoi discorsi. Se non aveva un ken o un jo, lo dimostrava servendosi del taijutsu, e se aveva un ken o un jo, lo dimostrava anche con le armi. Pure durante le dimostrazioni, dimostrava che cosa è Irimi servendosi di un ken o un jo. Era più focalizzato su come contrastare un avversario armato che su come usare le armi in questione.

Isoyama Hiroshi - Erard Guillaume
Isoyama Shihan mostra le armi di O-Sensei a Guillaume Erard

ERARD
Qual è lo scopo pedagogico del Suwari Waza?

ISOYAMA
Quando si pratica in suwariwaza, a differenza di tachiwaza, non ci si può affatto muovere. Quando lo si fa per la prima volta, non si sa nemmeno fare bene shikko e per potersi muovere liberamente, la parte inferiore del proprio corpo deve essere forte. Nel Judo, ad esempio, esistono tecniche a terra, mentre nell’Aikido non abbiamo nulla di simile. In passato, alcuni sempai dicevano che in Aikido il suwariwaza ha la stessa funzione di quelle tecniche a terra. Personalmente credo che questo sia parzialmente vero, ma alla fine penso che il suwariwaza derivi dallo stile di vita giapponese e lo considero la base di tutte le tecniche, la più elementare di tutte le tecniche di base. Quindi il suwariwaza è molto importante.

ERARD
Attualmente il suwari-waza sembra diverso rispetto al modo compatto in cui O-Sensei lo eseguiva, o da come lo si pratica nel Daito-ryu.

ISOYAMA
Non posso darti una risposta giusta a questa domanda. Il suwari-waza è diverso a seconda delle persone. Se ci si riflette, guardando i vecchi video di O Sensei, si nota che non si muoveva molto. Nel suwari waza di oggi, invece, la gente sta quasi in punta di piedi. Il modo in cui si lavorava in suwari-waza in passato è stato concepito per passare da seiza a seiza. Si sedevano in seiza e si muovevano rapidamente, si spostavano anche in punta di piedi, ma le immobilizzazioni venivano fatte in seiza. Quindi, rispetto a quello che mi chiedevi, penso che fosse dovuto anche al fatto che negli ultimi anni O-Sensei non poteva muoversi o aveva comunque meno controllo del suo corpo, quindi il suo suwari-waza era più come se fosse in piedi sulle ginocchia piuttosto che seduto in seiza.

ERARD
L’Aikido di O-Sensei è cambiato durante i 20 anni in cui lei è stato con lui?

ISOYAMA
È cambiato molto. O-Sensei parlava spesso degli elementi solido, liquido e aria, e di cerchio, quadrato, triangolo. Sembra che provenga dalla tradizione o shinto di ikumusubi [生産霊: il triangolo, che rappresenta il potere di nascita e creazione], tarumusubi [足産霊: il cerchio, che rappresenta il potere di arricchimento e unificazione], tamatsumemusubi [玉産霊: il quadrato, che rappresenta il potere che ancora l’anima al corpo]. E se lo metto in parole, è kaisho [楷書: scrittura normale], gyosho [行書: scrittura semi-corsiva] e sosho [草書: scrittura corsiva], i tre stili di scrittura. Durante l’allenamento parlava spesso degli elementi aria, solido e liquido. Io stesso a volte li spiego agli allievi, ma per renderne la comprensione più semplice, dico kaisho, gyosho, sosho. Se sei giapponese, e fai un po’ di calligrafia, la prima cosa che impari è disegnare una linea orizzontale e una verticale. E anche in quella riga, ci sono kihitsu [起筆: scrittura], enpitsu [円筆: pennello circolare] e shushitsu [収筆: tratto]. Inizialmente, si cerca di imparare a mettere correttamente il peso sul pennello e a rilasciarlo, quindi passa al gyosho, e dal gyosho a una varietà di aspetti con più flusso. Penso che si possa dire lo stesso dei waza. Indipendentemente da come cambiano le tecniche, bisogna allenarsi a fare tre tipi di tecniche: tecniche da fermo, tecniche con poco movimento, come il gyosho, tecniche di solo movimento. Questo è quello che faccio ancora oggi, anche se non riesco più a muovere il mio corpo come vorrei. Se non si riesce a eseguire uno livello tecnico correttamente, non si può passare a quello successivo. Quando guardo come le persone si allenano oggigiorno, anche se loro sostengono di iniziare dal “keiko duro”, a me pare che stiano piuttosto facendo “keiko morbido”.

Isoyama Hiroshi 06

Quando ho iniziato con O-Sensei, avevamo un maggior numero di tecniche simili a quelle di tipo kaisho. Sono stato con O-Sensei per soli 20 anni, ma anche durante questo periodo, negli ultimi anni le sue tecniche sono cambiate. Ovviamente se compi 80 anni e hai meno forza fisica, non puoi eseguire le tecniche come le facevi quando avevi 60 anni. Quindi faceva muovere il suo avversario, ma non era come se il suo avversario si stesse muovendo per lui, era come se O-Sensei lo facesse muovere. Questa è la differenza: l’avversario non si spostava per fare un favore a O-Sensei, ma O-Sensei creava una situazione in cui l’avversario era costretto a muoversi. Questa era la tecnica di O-Sensei. Ad esempio, c’è stata una volta in cui O-Sensei ha fatto irimi e sono stato proiettato senza che lui mi toccasse.

ERARD
In che modo?

ISOYAMA
Sono semplicemente andato, senza intoppi, come se fossi stato tirato. Un’altra volta pensavo che non sarebbe stato in grado di proiettarmi comunque, e mi sono un po’ sforzato…

ERARD
A resistere?

ISOYAMA
Sì, a resistere. E lui… BAM! Quindi è meglio non resistere inutilmente. Quando guardo come pratica la maggior parte della gente ora, è come se si buttassero volontariamente. Questo è quello che vedo in giro spesso. Penso che questa sia la differenza anche se il movimento è rimasto dello stesso tipo. Adesso ci sono alcuni che fanno cadere il loro avversario facendo un leggero movimento del collo. Li si può vedere fare così nelle dimostrazioni, e il loro avversario vola. C’è gente che lo fa. Io non ho mai visto O-Sensei farlo, mai, quindi quei maestri hanno probabilmente superato O-Sensei. Non so quanto duramente si siano allenati, ma ci sono davvero persone di questo tipo. Quando lo fanno, l’avversario vola in quel modo. Quello che ho sperimentato personalmente con quell’iriminage, come dicevo prima, è come se fossi stato rimosso; stavo facendo un movimento fluido ed sono stato portato via. Questa è la mia reale esperienza.

ERARD
Ueshiba Morihei si impegnava nella pratica individuale?

ISOYAMA
O-Sensei diceva spesso che l’Aikido è una tecnica di purificazione. Nello shintoismo si fa funakogi come un tipo di misogi, e noi lo facevamo insieme al fondatore. Si fa ancora funakogi undo, giusto? Mi dispiace dirlo, ma il funakogi che si oggi è più un esercizio in stile funakogi. Non lo si esegue correttamente.

ERARD
Lei è un sostenitore dell’utilizzo della propria forza. Cosa pensa di quel tipo di Aikido che rifiuta di lavorare con la forza?

ISOYAMA
Esprimo una mia opinione personale: credo che quando si è giovani bisogna usare più energia possibile. Da giovani si ha tanta energia e si diventa frustrati se la si deve sopprimere. Se la si usa al massimo, lentamente, attraverso la pratica, si capisce che la si sta sprecando. Se non si permette agli allievi di comprendere questo a livello fisico, inizieranno a pensare che l’Aikido sia un Budo in cui non bisogna usare la propria energia. Per questo io permetto ai giovani di usare tutta l’energia che vogliono, per aiutarli a capire attraverso la pratica che il fatto che hanno energia non significa che possono sempre sconfiggere i loro avversari. Certo, alcuni si concentrano sul movimento, ma il modo in cui insegno è consentire ai giovani di utilizzare quanta più energia possibile, senza trattenerli. E se hanno soldi, anche di spenderne il più possibile! In questo modo si chiederanno perché non possono sconfiggere l’avversario, indipendentemente da quanta energia abbiano usato. In realtà eravamo così anche ai tempi di O-Sensei. Ad esempio, fai suwariwaza kokyu-ho alla fine della lezione, giusto?

Il modo in cui lo fai ora è diverso da come lo facevamo nel nostro keiko. Spingevamo così, non facevamo qualcosa del genere. Certo, potevo farlo in quel modo, ma se spingevo con forza il torace di O Sensei in questo modo, le braccia mi diventavano rapidamente insensibili. Poi le braccia mi si accorciavano lentamente in questo modo e la mia fronte finiva per toccargli il petto. Allora lo spingevo con la testa anziché con le mani e O-Sensei mi diceva: “Isoyama, non sei una capra! Non spingermi con la testa! Usa le mani!”. Mi disse esattamente queste parole. A quel punto mi sono reso conto che non avrei potuto sopraffarlo, a prescindere da quanto fossi forte. E finivo col rotolare sul pavimento senza che lui avesse usato neanche la metà della sua energia.

Ne saresti stato contento? No, giusto? Come dicevo prima, insegnavo a gente della polizia militare tipo James Paulson. Un giorno li ho portati qui, e mentre gli insegnavo, li proiettavo “bang, bang”, giusto? Quindi hanno pensato che fossi davvero forte. Poi sono andato da O-Sensei, e sono stato proiettato e fatto cadere come una palla. Loro dissero che era impossibile. Non ero stato riuscito a spingerlo indietro, quindi mi dissero che era falso e mi chiesero perché non riuscivo sconfiggere un vecchio come lui. Allora gli dissi: “Perché non ci provate voi?”. Sono andato a parlare con O-Sensei e gli ho chiesto se potevano. Chiamò uno di loro per provare, e pure lui non ci riuscì. Questa è una storia vera. Non mi hanno creduto nemmeno allora. Mi dissero: “È impossibile che tu possa essere sconfitto da un vecchio del genere”.

Iwama Dojo
Kei Izawa e Guillaume Erard intervistano Isoyama Shihan all’Ibaraki Dojo

ERARD
Di questi tempi l’espressione “allenamento interno” sembra popolare. Esiste una qualche differenza tra l’allenamento “interno” e quello “esterno”?

ISOYAMA
Immagino ci siano definizioni diverse di “interno” ed “esterno”. Un allenamento esterno possono essere il taijutsu e il kenjutsu, dove si usa il proprio corpo. Quello interno può riguardare l’aspetto psicologico e anche il modo in cui si respira. Penso che l’aspetto psicologico sia molto importante. Come dicevo, l’Aikido non riguarda solamente il non competere o combattere, ma anche il migliorare se stessi. Per farlo, bisogna cooperare con gli altri e lasciare da parte i propri desideri egoistici. La pratica non funzionerà bene fino a quando non si imparerà a farlo. Purtroppo, quando guardo molti praticare, sembra che i loro desideri egoistici vengano prima di tutto. Sento che non si sforzano molto di svilupparsi. Quindi, se qualcuno del genere inizia a insegnare, anche i suoi allievi saranno così.

ERARD
Fa riferimento al “Ki” nel suo insegnamento?

ISOYAMA
Certamente, è un tema molto importante. O-Sensei diceva qualcosa del genere: puoi rilassare il tuo corpo ma mantenere il tuo Ki compatto. Quando il proprio avversario ha meno esperienza o forza, bisogna usare meno forza per adattarsi a lui. Quando si tratta di [ricevere] leve articolari poi, bisognerebbe rilassare il proprio corpo e lasciare che l’avversario faccia quello che che vuole. Tuttavia, se si rilassa anche il proprio Ki, ci si farà del male. O-Sensei diceva sempre: “Si può rilassare il proprio corpo, ma il Ki non va rilassato”. Penso che “Ki” abbia diverse possibili definizioni, ma in Aikido spesso diciamo di non rilassare il proprio Ki, quindi Ki è molto importante.

ERARD
Allora perché Il Ki non è poi così enfatizzato di questi tempi?

ISOYAMA
Penso che una delle ragioni potrebbe essere che l’avversario si muove per te. Come dicevo prima, O-Sensei si muoveva in un modo tale da obbligare il suo avversario a muoversi a sua volta. Oggi invece, anche se non ti muovi, il tuo avversario si muoverà per te. Quindi non hai bisogno di Ki. Non credi?

IZAWA
Perché O-Sensei era così irremovibile nel non avere gare in Aikido?

ISOYAMA
La gente spesso dice che non ci sono combattimenti in Aikido perché è un Budo di armonia, ma cos’è l’armonia? L’armonia non riguarda solo la competizione o il combattimento. Si tratta di costruire relazioni con persone con le quali puoi condividere lo stesso obiettivo e lo stesso modo di pensare attraverso qualcosa come l’allenamento dell’Aikido, se quello che si fa è l’Aikido. Questo potrebbe avere più a che fare con una influenza di tipo religioso, ma penso che oggi le idee religiose siano diverse da come erano originariamente. Adesso è come se rifiutassi qualcuno a causa di differenze religiose e questo porta a conflitti. Succede anche nel Budo. Se provi a capire e ad accettare un’altra persona, questa persona capirà e accetterà anche te. Se si cerca di farsi capire e accettare dagli altri, ma non viceversa, si creano conflitti. Per cui bisogna prima capire l’altro. Durante le riunioni, ad esempio, ci si scambiano argomenti e, se lo si fa solo insistendo sulle proprie idee senza ascoltare quelle degli altri, non si può raggiungere un accordo. Bisognerebbe riconoscere e affermare che una parte dell’idea di qualcuno è buona e che ci si sforzerà di incorporla, e in questo modo di solito si riesce a risolvere il problema. L’Aikido è un metodo per imparare questo tipo di cose. Prima di tutto, ci si adatta all’altro e poi si fa in modo che l’altro si adatti a noi nel modo in cui desideriamo. Questo è il modo di fare caratteristico di O-Sensei. Esiste l’espressione “aiuchi” [相打ち: risultato di un combattimento in cui i duellanti si uccidono reciprocamente]. O-Sensei credeva in “ainuke” [相抜け: il risultato di un combattimento in cui entrambi i duellanti emergono senza danno]. Ainuke è quella condizione in cui non si fa del male agli altri, ma non ci si fa nemmeno del male. Detto questo, non è sufficiente continuare a dire che l’Aikido è un Budo di armonia e poi cercare solo di attrarre quante più persone possibile, senza davvero praticare per svilupparsi. Quel tipo di desiderio egoistico non è giusto. Non possiamo fare a meno di avere forti desideri egoistici, non importa quanto tempo passi, ma se si mantiene sempre l’idea di cui sopra in una parte della propria mente, si sarà in grado di sopprimere i desideri egoistici.

IZAWA
Lei ha avuto a che fare con un gran numero di stranieri che cerca di imparare l’essenza dell’Aikido. Cosa pensa che quelle persone cerchino nell’Aikido?

ISOYAMA
Credo che questo sia leggermente diverso per ciascuno, tuttavia considero l’Aikido essere un componente della cultura giapponese. La cosa buona dell’Aikido, come dicevo prima, è il Ki. Gli altri sport non hanno affatto questo aspetto. La gente desidera un qualcosa di spirituale, come questo aspetto, e una volta che lo perseguono, scopriranno che la loro pratica quotidiana non può soddisfarli.

ERARD
E quindi dove vanno?

ISOYAMA
Non molto tempo fa, qualcuno che è venuto qui dalla Danimarca. È venuto qui sperando di trovare qui delle risposte e gliene ne sono molto grato. Voi tutti venite da molto lontano, anche se avete i vostri impegni, e sollevate argomenti di cui non sono sicuro, perché non sono io a sperimentarli, tuttavia gli stranieri non sono in grado di interagire con insegnanti di giapponese così spesso.
Qua fuori c’è una statua, giusto? Quando il dojo fu ricostruito, avevamo annunciato sul giornale dell’Aikido che chiedevamo donazioni per la costruzione di questa statua. C’è stato un individuo, penso che fosse un ottavo Dan – aveva un dojo anche se non sono sicuro che fosse suo, ma era un insegnante – ci ha chiesto della statua, se alla fine l’avevamo fatta. Avrebbe potuto saperlo se avesse appena dato una sfogliata al giornale, ma nonostante questo lo chiese comunque. Questo significa che non gli interessava affatto.

Isoyama Hiroshi 07
Isoyama e Inagaki Shihan davanti alla stua di O-Sensei

IZAWA
Cosa pensa che dovremmo considerare in futuro per la promozione del vero Aikido?

ISOYAMA
Credo di averlo già detto, che bisogna lasciare alle spalle i propri desideri egoistici. L’Aikido va affrontato sul serio. Questo è quello che penso e che ripeto a me stesso come regola generale. Se si ha questo in mente, penso che la gente capirà. Mi dico sempre che soprattutto noi, come insegnanti, dobbiamo tenere a mente quell’idea. Non c’è niente di difficile, basta lasciarsi alle spalle i propri desideri egoistici e cercare di insegnare ciò che il fondatore ci ha insegnato, nel modo in cui lo ha fatto, a quante più persone possibile. Mi riferisco al lato tecnico ovviamente, ma anche a quello psicologico. Penso che sia il dovere che ci è toccato.

ERARD
A proposito dell’aspetto filosofico, per comprendere l’Aikido di Ueshiba Sensei è necessario studiare l’Omoto ?

ISOYAMA
O-Sensei faceva spesso riferimento agli dei, addirittura più del 90% di quello di cui parlava riguardava in realtà gli dei. Dipende anche da come la si vuole vedere, ma alcuni sostengono che l’aver accettato il credo Omoto gli abbia aperto gli occhi. Non penso che ci sia nulla di sbagliato nello studiare Omoto o informarsi di che cosa si trattasse. Personalmente, però, non sento particolarmente la necessità di farlo, ma non sono neanche contro l’idea.

IZAWA
Lei ha lavorato per molto tempo con l’IAF. A suo parere, quale sarebbe il ruolo ideale per questa organizzazionee?

ISOYAMA
All’interno dell’International Aikido Federation ci sono 47 paesi, diverse razze, modi di pensare, standard di vita, ecc. Penso che la cosa più importante sia capirsi. Organizziamo un congresso una volta ogni 4 anni e, quando ciò accade, le riunioni vanno bene, ma penso che sarebbe meglio se potessimo passare un po’ di tempo a parlarci francamente. I congressi si sono sempre svolti assieme ai seminari, mentre le dimostrazioni sono una novità. Suggerii l’idea quando il signor Somemiya era ancora il segretario generale. Mi sono detto, perché non impiegare 3-5 minuti per le dimostrazioni, ora che siamo insieme, ed è così che è iniziato. Penso che queste dimostrazioni dovrebbero continuare senza seguire il protocollo troppo rigorosamente. Durante le dimostrazioni, è possible vedere le caratteristiche di ogni paese, se l’etichetta viene insegnata correttamente e che tipo di pratica abbiano. Basta osservarli per farsi un’idea approssimativa di ciò che fanno ogni giorno. Come accennato in precedenza, l’IAF è un’organizzazione internazionale, quindi è importante che si sviluppi come una grande organizzazione ricca in contenuti di qualità. Durante il periodo di Kisshomaru Sensei, quando l’IAF stava ingrandendosi, alcuni si preoccupavano del fatto che l’Aikikai avrebbe perso il controllo, ma io penso che tutto dipenda da come agisci. Se non lo si fa correttamente, succederà così, se invece hai le persone giuste e fai imparare loro le cose buone della cultura giapponese, non credo che ci sarà nulla di cui preoccuparsi.

Fonte: https://guillaumeerard.com/aikido/interviews/interview-with-isoyama-hiroshi-shihan-8th-dan-aikikai/

Copyright Guillaume Erard ©2017
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Traduzione dall’inglese di Simone Chierchini (2020)
Si ringrazia l’autore per aver gentilmente autorizzato la pubblicazione in italiano di questo articolo


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