
Kenjiro Yoshigasaki sensei, Doshu, un uomo e maestro amato da allievi e non, è venuto a mancare. Lascia il suo sorriso travolgente e i suoi insegnamenti pieni di calore umano e positività. Nell’unirci al cordoglio di famiglia e studenti, contribuiamo al suo ricordo con due scritti pieni di affetto
di ROBERTO DALLA VALLE E ANTONIO ALBANESE
È Scomparso il Doshu Yoshigasaki
È indescrivibile il vuoto che lascia la perdita del Doshu Kenjiro Yoshigasaki, allievo diretto del M. Koichi Tohei che a partire dal 1977 ha preso lʼimpegno di insegnare e divulgare il Ki Aikido in Europa e in
Sudamerica.
Conobbi Sensei nel 1980 e fin da subito rimasi colpito da questo giovane Maestro giapponese; praticavo Aikido solo da pochi mesi e non avevo ancora la capacità di capire il suo straordinario livello tecnico, ma lʼincredibile energia che riusciva ad esprimere attraverso il movimento, ha fatto si che mi innamorassi perdutamente dellʼAikido e della Scuola del Ki. Ne ebbi conferma negli anni successivi e capii
che il M. Tohei non poteva che aver mandato il suo allievo migliore per questa missione.
Allʼepoca i dojo che decisero di seguire la sua scuola denominata Shin Shin Toitsu Aikido (Aikido con coordinazione mente e corpo) in Italia erano solo sei, io ebbi la fortuna di far parte del settimo con Maurizio
Frezza allievo del M° Piero Savegnago, a Lusiana (VI). Il maestro ci faceva visita un paio di volte lʼanno, ma io assetato di imparare cose nuove ed impaziente di aspettarlo nella mia palestra, spesso gli facevo visita anche in altre città italiane; Mestre, Novara, Torino, Firenze.
Il suo modo di insegnare mi è sempre piaciuto; hai presente quel professore di scuola che fin da subito ti fa sentir bene e non lo cambieresti con nessun altro? Ecco il Maestro Yoshigasaki era così ma x10: chiaro, lucido, disponibile, affabile, con una umiltà che si non riesce a spiegare.
Ci ha presi, come si prendono i bambini alle elementari e pazientamene ci ha insegnato lʼABC per lʼapprendimento del Ki e delle tecniche di Aikido adattandosi ovviamente al livello di ognuno,
portandoci progressivamente allʼuniversità; alle persone che praticavano già da tempo, ha dato una nuova visione di questa magnifica arte giapponese integrandola con lo studio del KI.
Negli anni successivi ci ha fatto crescere tutti ad una velocità direi esponenziale. Anno dopo anno, seminario dopo seminario ha continuato a diffondere la sua filosofia di vita, creando una comunità di oltre 5.000 allievi in Europa ed Sud America.
Una cosa per me straordinaria, confermata in ogni seminario, aldilà dellʼapprendimento e dello sviluppo delle tecniche di Aikido, è che ci ha sempre stimolati ad avere una visione alternativa del mondo e della vita, in modo da poter trasferire ciò che si apprende in dojo, allʼesterno nella realtà di tutti i giorni. Uno dei suoi messaggi (il mio preferito) è sempre stato chiaro: Capire noi stessi per capire il mondo.
Il suo impegno costante, la sua dedizione ed il suo Amore per questa arte, ha generato una moltitudine di Maestri e Shihan che potranno divulgare correttamente il suo insegnamento.
“Attraverso i miei cinquantʼanni di insegnamento dellʼAikido, ho trovato che lʼelemento più importante è lʼamore ed il rispetto. Se seguite me, allora seguite la via dellʼamore e del rispetto”.
Kenjiro Yoshigasaki Sensei (1951 – 2021)
“Non innamorarti di me,” … diceva, “potresti soffrire quando non ci sarò più.” Ma io purtroppo questo insegnamento non sono riuscito a farlo mio.
Grazie Sensei per tutto.
(Roberto Dalla Valle – allievo, praticante, maestro)

Kenjiro-san
Cari amici e colleghi del mondo dell’Aikido uno dei grandi maestri di questa bellissima arte ci ha lasciato e con l’umiltà di esprimere le doverose condoglianze ai suoi allievi, voglio lasciare alcune parole per descrivere
l’esperienza vissuta durante alcuni incontri nei suoi seminari nel Vicentino tenuti qualche anno fa.
Erano gli anni d’oro dell’Aikido, senza internet e cellulari le notizie arrivavano per posta direttamente da Asgard e noi comuni mortali potevamo scegliere di presenziare ai seminari degli Dei dell’Aikido che in quel periodo influenzavano il mondo con le loro magie. Nei ristoranti delle cene tra una lezione e l’altra il
passa parola era una specie di trattativa in codice su chi sapeva di più del mondo degli Dei: “Sai che il maestro Tohei tiene uno stage a Firenze?”… “E il mese prossimo il maestro Tamura sarà a La Colle sur Loup. Forse ci sarà anche il maestro Yamada”…”Il doshu Kissomaru presenzierà a Milano al ventennale
di Fujimoto”…”Kobayashi è a Vicenza la settimana prossima” … “Ci sarò, non posso perdermi una occasione del genere”… “Ci saremo”…
Così un gruppo di irriducibili mortali attraversava l’Europa per avvicinarsi ai segreti di un’arte sorta da pochi anni che avrebbe cambiato il destino del mondo o, quanto meno, avrebbe cambiato il tuo.
Fu così che un giorno il mio Maestro Giampietro Savegnago mi disse: “Toni, devi andare a Thiene a praticare con il maestro Kenjiro Yoshigasaki. Ti contatterà il Maestro Frezza per le formalità”. Ero abituato a trovarmi con estranei nei vari dojo dove ho praticato, ma che il maestro che dava il seminario riconoscesse un allievo non iscritto alla sua scuola nel folto gruppo delle Hakama mi sorprese. Venni introdotto come allievo del Maestro Savegnago e venni accettato per partecipare al seminario.
Mi colpì l’intelligenza sprigionata dagli occhi, venni rapito dai pensieri filosofici con cui si esprimeva. Munito di una lavagna bianca pennarello e cancellino descriveva in buon inglese ed italiano i segreti del Ki ed immancabilmente ci proponeva di testarli tra di noi. Scoprii il corpo insollevabile, la stabilità, il braccio che non si piega solo proiettando il Ki, la forza di un mignolo verso un bastone…

Il maestro Yoshigasaki era certamente un illuminato, le sue capacità andavano ben oltre l’anatomia umana, i segreti di cui era a conoscenza ti aprivano la mente ed il corpo alle tecniche audaci che l’Aikido stava proponendo al mondo.
Era gioviale, ti faceva sentire nel posto giusto. Ricordo un aneddoto che ancora mi accompagna nella vita: raccontò di un suo collega che da 20 anni praticava la levitazione. La tecnica consisteva di provare ad alzarsi da terra vincendo la forza di gravità attraverso la meditazione. Nonostante entrambi fossero fermamente convinti dell’impossibilità di realizzare qualcosa che ovviamente sfidava le leggi della fisica, concordavano
sull’utilità di continuare a praticare dicendo: “Se smetto non saprò mai se un giorno ci riuscirò”.
Continuare a praticare è positivo e ci tiene vivi.
Quella sera durante la cena ero seduto di fronte al Maestro ed ebbi modo di conversare con lui in tranquillità. Ad un certo punto si mise a muovere la forchetta con l’indice premendo sui rebbi su e giù; dopo alcuni movimenti lo vidi addormentato sulla sedia, il manico della forchetta in alto. Sentii una voce all’orecchio sussurrarmi: “Il Maestro pratica l’auto ipnosi”.
Questo e molto altro è stato per me il maestro Kenjiro Yoshigasaki. Grazie per avermi accettato alle tue lezioni, ne ho un fervido ricordo e mi alleno ancora con i tuoi allievi. Che la via dei Kami ti accolga Kenjiro-san e con queste parole ti lascio:
“Ogni persona è un mondo che nasce con lui e muore con lui, nei tuoi dojo c’è la storia del mondo.”
(Antonio Albanese)
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