
È qualche tempo che mi diletto a leggere blog, sempre incuriosito da tutto ciò che ruota attorno al mondo delle arti marziali e in particolar modo a quello dell’ Aikido, ma rare volte ho commentato qualche post. Poi il mio amico Simone e’ tornato in Italia e ha deciso di creare Aikido Italia Network…
di LUCA MATTEI
Un lavoro come quello messo in moto da Aikido Italia Network, a mio parere non può che farci bene: ogni volta che c’è confronto, io credo serva in qualche modo a crescere.
E’ un dato di fatto che è praticamente impossibile pensare di unificare in qualche modo le varie realtà aikidoistiche italiane che si sono create nel tempo, di cui alcune ormai fortemente consolidate; tuttavia la mia speranza è che esperienze di condivisione come Aikido Italia Network possano servire a fare in modo che ci sia sempre più voglia di lavorare assieme. Il nostro movimento ha bisogno di apertura, senza partire dal presupposto “il mio Aikido è meglio del tuo”.
Di seminari, ad esempio, ce ne sono tantissimi, più o meno interessanti, organizzati da una moltitudine di associazioni/federazioni: sarebbe bello potervi partecipare a prescindere da dove si è iscritti, senza salire sul tatami ed essere guardati come un elemento estraneo, se non qualche volta addirittura di disturbo (sembrerà strano, ma ancora succede e nessun associazione è esclusa da questo).
Sarebbe altresì interessante che i bravi insegnanti di associazioni o gruppi diversi possano creare momenti di lavoro assieme, senza per questo dover essere accusati di alto tradimento (si, a volte succede anche questo).

Sarebbe bello che un allievo di un Dojo X potesse partecipare a seminari di altri insegnanti, anche di altri associazioni, senza che il suo “Maestro” gli dica “da quello non ci devi andare” (altra cosa purtroppo frequente).
Quindi non posso che ringraziare chi come Simone crea situazioni che diano modo che questo avvenga: perché se ci riempiamo la bocca di armonia, di unione, di Aiki, dovremmo poi fare in modo che questo possa avvenire, e non a livello associativo e burocratico (personalmente non mi interessa, ognuno si tenga la sua). Questo deve avvenire sul tatami, è li che nasce e vive lo studio.
Certamente i testi di riferimento servono, bisogna studiarli a fondo, ma se quando si sale sul tatami, quando si pratica, poi non diventiamo capaci di stare assieme senza per questo dover competere, senza per questo avere l’ansia di dimostrare la nostra bravura, senza riuscire a praticare con chiunque con il sorriso sulle labbra… personalmente credo che percorriamo una strada che non ci porterà molto lontano.
Non sono mai stato un filosofo dell’ Aikido; anche se ho fatto i miei studi a riguardo, certo non sono uno che scrive, non ritengo che sia tra le mie migliori abilita’, e invece ce ne sono molti più preparati che possono farlo meglio di me. Mi piace però considerami un operaio, studiare l’Aikido sudando, lavorando anche duramente, ma sempre con allegria, divertendomi, sorridendo nella speranza di poterlo fare sempre con più persone in ogni contesto.
Ci vantiamo che in Aikido non ci sono le gare, ma purtroppo siamo molto più competitivi (nel peggior significato del termine) noi di chi fa dell’arte marziale uno sport, e questo a me non piace più. Andare ad uno stage e praticare con persone (spesso anche della tua stessa associazione ) che vogliono solo farti vedere quanto sono bravi e che non si divertono, penso non sia piu’ accettabile.

Spero che sempre più giovani abbraccino un’ottica diversa di praticare, a prescindere se iscritti a una o a un’altra associazione, a uno o a un altro Dojo, perseguendo una visione aperta e scevra da pregiudizi, che ci consenta allora davvero di poter dire “sto studiando Aiki”.
Luca Mattei Sensei è allievo del Maestro Hideki Hosokawa Sensei e ha studiato Aikido per oltre 30 anni, conseguendo il IV Dan. Insegna a Roma presso il Tora Kan Dojo, e Anguillara presso il dojo ShoShin, affiliati all’Aikikai d’Italia.
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L’Aikido ha grandi potenzialità di sviluppo dell’individuo,ma può portare anche nella strada opposta,ad una chiusura mentale ermetica.Seguo,lavoro permettendo,diversi seminari di maestri che non fanno parte della mia associazione,mi piace vedere le mille facce dell’aikido.
E capita spesso (io partecipo sempre agli stages con cintura bianca e senza hakama,per una mia forma di rispetto verso chi mi ospita) che ci siano persone che pur avendo una cintura che “dovrebbe” includere il raggiungimento di uno stato mentale più elevato, ti ostacolino, si irrigidiscano quando fanno da uke cercando in tutti i modi di far risultare la mia tecnica inefficace o mal eseguita,soprattutto quando poi il sensei è in zona.
Ci sono molte forme di competizione nell’aikido,anche se non ci sono gare…e spesso vedo che quello spirito di armonia,condivisione,aiuto reciproco non c’è.Al momento di scegliere tori e uke poi c’è un fuggi fuggi generale verso i propri compagni di dojo…a che scopo allora fare uno stage “aperto” a studenti di altre associazioni?
Accettare,lasciarsi andare,ascoltare…tutti concetti che dovrebbero far parte di ogni aikidoka.E umiltà,quella che più di tutti può aiutarci a migliorare.Senza fine.