Le Persone che Hanno Contribuito a Creare l’Aikikai d’Italia


Tada Hiroshi 06

Questo articolo, scritto dal Direttore Didattico dell’Aikikai d’Italia Tada Hiroshi, fu pubblicato per la prima volta sulla rivista Aikido Tankyu N. 5 il 20 gennaio 1993 con il titolo Italia Aikikai-wo tsukutta hitobito. In esso Tada Sensei rende tributo alle persone che lo hanno assistito nella fondazione e consolidamento della sua creatura/associazione dai faticosi inizi ai successi degli anni Novanta

di HIROSHI TADA 

Quando sento parlare di diffusione dell’Aikido all’estero, nella mia mente si affollano i ricordi della festa di commiato in cui O’Sensei sedeva attorniato dai suoi migliori allievi che si apprestavano a partire per l’estero: il Sig. Mochizuki, il Sig. Tohei, il Sig. Abe, il suono del gong e il fischio della sirena che annunciavano la partenza della nave dalla banchina del porto di Yokohama.

A queste memorie si sovrappone il ricordo del giorno in cui, agli inizi degli anni ’30, mio padre partì per andare in Occidente a bordo della Tatsutamaru. Fu in quell’occasione che, mentre mi sforzavo affannosamente di colpire la nave con delle stelle filanti (malgrado i miei slanci non riuscissero minimamente nel loro scopo), ebbi la vaga sensazione che anch’io un giorno sarei andato all’estero. Questo mio sogno si venne a realizzare ne1 1964.

A quel tempo tutti coloro che si recavano all’estero per diffondere professionalmente l’Aikido, erano tenuti a rispettare tre regole:

  1. partire da soli;
  2. comprare un biglietto di sola andata;
  3. non portare con sè soldi, nè farseli spedire o guadagnarseli lavorando.

Osservando alla lettera queste tre regole, lasciai la mia casa di Jiyugaoka con 250 dollari in tasca poco prima che finissero le Olimpiadi di Tokyo. Partii senza avere programmi ben precisi, la mia idea era, in linea di massima, di andare in ltalia e poi passare per l’America prima di tornare in Giappone.

Il primo giapponese che fece conoscere l’esistenza dell’Aikido in ltalia fu il Sig. Abe Tadashi, che svolgeva la propria attività aikidoistica in Francia, cui fecero seguito la scultrice, Sig.na Onoda Haru, e il Sig. Kawamukai che si recò a Roma per turismo.

Quando arrivai a Roma, il 26 ottobre del 1964 conobbi il Sig. Danilo Chierchini, allora responsabile del club-dopolavoro del Monopolio di Stato dei Tabacchi situato a Trastevere, e iniziai gli allenamenti nel suo Dojo. Un paio di settimane dopo, tenni una dimostrazione presso la Scuola di Pubblica Sicurezza di Nettuno e un corso speciale di Aikido, che durò due mesi, promosso dal Ministero degli lnterni. Fu così che la mia attivita aikidôistica in Europa ebbe il suo inizio.

A quei tempi viveva a Roma il prof. Mergé, che aveva frequentato lo ”Ueshiba Dojo” nel periodo in cui aveva lavorato presso l’Ambasciata ltaliana di Tokyo durante la guerra. Alcuni fra i suoi allievi dell’Ismeo di Roma, che avevano sentito parlare del Maestro Ueshiba Morihei dal professore, vennero subito ad iscriversi.

Pasquale Aiello e Stefano Serpieri, Roma 2002

Grazie all’aiuto di uno di questi allievi, il Sig. Stefano Serpieri, fu in seguito possibile spostare la sede del Dojo in un edificio di proprietà del demanio. Quest’edificio, circondato sui quattri lati dai resti delle mura dell’antico acquedotto romano, dal Museo Militare e dagli uffici dell’Acquedotto, la sera rimaneva completamente immerso nel silenzio. L’attuale Scuola Centrale dell’Aikikai d’Italia continua ad essere situata ancora oggi nello stesso edificio (da diversi anni il dojo è chiuso, essendo i locali tornati al demanio, NdR).

In quel periodo io alloggiavo in una stanza adiacente al tatami situata sotto una scala che gli allievi chiamavano “la grotta del Maestro”.

L’anno seguente mi venne richiesto di iniziare dei corsi a Napoli e a Salerno, decisi così di chiamare dal Giappone il Sig. Ikeda Masatomi (attualmente 7° Dan – Direttore didattico dell’Aikikai della Svizzera) (ritiratosi dall’insegnamento da diversi anni a causa di una grave malattia, NdR) del Dojo di Jiyugaoka. Un anno dopo il Sig. Nemoto Toshio, laureatosi presso l’Universita di Waseda, che venne in ltalia al ritorno da un soggiorno di studi in America, accettò l’incarico di seguire la diffusione dell’Aikido a Torino, nel nord ltalia, dove ha vissuto per alcuni anni (attualmente il Sig. Nemoto svolge l’attività di amministratore presso la societa giapponese Akai Denki). In quel periodo, il Sig. Brunello Esposito, il Sig. Pasquale Aiello e il Sig. Auro Fabbretti, che attualmente posseggono il grado di 5° Dan, iniziarono a praticare.

Nel 1968 tenni il primo raduno Internazionale di Aikido al Lido di Venezia. Tale raduno, durante il quale condussi per la prima volta gli esami di grado Dan, si rivelò un grande successo ma, allo stesso tempo, un notevole disastro sotto l’aspetto economico, a tal punto che non fu possibile neppure coprire le spese di trasporto per ritornare a Roma e a Torino.

Dal terzo anno in poi, dell’organizzazione di questo raduno estivo si venne ad interessare il Sig. Giorgio Veneri di Mantova, che ha continuato fino ad oggi ad essere il responsabile di tale manifestazione, attualmente svolta ogni estate a Coverciano.

Pur avendo sempre cercato di fare del mio meglio, dedicandomi con tutte le mie forze all’attivita di diffusione dell’Aikido, occorsero ben sei anni prima che l’Aikikai d’Italia assumesse una struttura stabile e che riuscissi ad acquistare un biglietto aereo per tornare in Giappone. Ciò accadde perché si decise di non appoggiarsi per la diffusione dell’Aikido alla Federazione del Judo, né ad altre organizzazioni sportive. Se l’Aikido si fosse diffuso attraverso queste organizzazioni, probabilmente si sarebbe potuto incrementare di molto il numero degli iscritti, ma ciò avrebbe senz’altro comportato la creazione di un’associazione dalle caratteristiche completamente differenti rispetto a quella attuale.

Quegli anni furono per me brevi ma allo stesso tempo lunghissimi. Nel frattempo erano scomparsi il Maestro Ueshiba Morihei e l’altro Maestro che aveva fortemente influenzato la mia formazione, Nakamura Tempu. Anche mio nonno, al quale ero estremamente legato, scomparve durante lo stesso periodo.

In seguito a questa triste circostanza, nel momento stesso in cui arrivai all’aeroporto di Haneda venni assalito da una grandissima emozione. Dopo essere tornato a casa, mi recai subito a visitare la tomba di O’Sensei a Tanabe per annunciare al Maestro il mio ritorno in patria.

Roma, 1975: Yoji Fujimoto, Kano Yamanaka, Hiroshi Tada, Hideki Hosokawa

Nel corso dello stesso anno tornai un’altra volta in ltalia ma, in seguito al mio matrimonio con la violinista Yamakawa Kumi, laureatasi presso l’Universita di Belle Arti di Tokyo (Tokyo Geijutu Daigaku), matrimonio celebrato nel dojo di Roma, e in previsione della nascita di nostro figlio, che desideravamo crescesse in Giappone, decisi di fissare stabilmente la mia residenza a Tokyo. Da allora ho iniziato a trascorrere complessivamente sei mesi all’anno in Europa e, superando tutte le difficoltà che ciò comporta, ho scelto di vivere fino ad oggi un’esistenza scissa a meta fra il Giappone e l’Italia.

In seguito, il Sig. Fujimoto Yoji, laureatosi presso l’Università Nihon Taiikudaigaku, e il Sig. Hosokawa Hideki, del dojo di Jiyugaoka, si recarono rispettivamente a Milano e a Roma, dove, per più di vent’anni, con grande perseveranza hanno dedicato tutta la loro vita, insieme ai loro familiari, alla pratica dell’Aikido. Ad entrambi vorrei esprimere la mia riconoscenza per aver sostenuto l’Aikikai d’Italia nel corso di tutti questi anni. Successivamente il Sig. Yamanaka Kano, il Sig. Nomoto Jun e il Sig. Imazaki Masatoshi hanno soggiornato in ltalia in veste di istruttori in periodi diversi.

In seguito decisi di fare dell’Aikikai d’Italia un’associazione che, similmente all’Aikikai giapponese, avesse personalità giuridica e fosse ufficialmente riconosciuta dallo Stato; a tal fine donai quindi il mio dojo di Roma all’Aikikai d’Italia e iniziai ad interessarmi attivamente affinché tale dojo ottenesse il riconoscimento ufficiale in quanto Scuola centrale. Con la preziosa collaborazione di alcune cinture nere, ma soprattutto grazie agli sforzi durati un decennio dello scomparso avvocato Giacomo Paudice di Roma, l’Aikikai d’Italia, in quanto Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese ottenne la qualifica di Ente Morale, con il decreto del presidente della Repubblica italiana n. 526, l’8 luglio del 1978.

Attualmente all’Aikikai d’Italia sono affiliati dojo situati in 80 citta italiane, con un numero di circa 4000 iscritti, senza includere le svariate migliaia di persone che hanno praticato nel passato. Il grande impegno con cui queste decine di migliaia di persone si sono allenate nel corso di tutti questi anni, è stato e continuerà in futuro ad essere di forte incoraggiamento per la pratica dell’Aikido.

Fonte: http://www.asahi-net.or.jp/~yp7h-td/creait.htm
Traduzione dal giapponese di Daniela Marasco

Vedi Foto Cronaca Tada Sensei a Roma 1968 – Demo Salesiani

 

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