Aikido e Infortuni


C’è un argomento di notevole importanza che abbiamo affrontato in diverse occasioni nel corso degli anni. Vorrei però affrontarlo di nuovo in modo più sistematico: mi riferisco al tema degli infortuni nella pratica dell’Aikido

di STANLEY PRANIN

Quando si parla di Aikido sulla stampa, l’attenzione sembra essere più focalizzata sugli aspetti dell’armonia, sull’unione e sulle questioni spirituali, mentre alcune delle aree meno elevate che ruotano intorno alla pratica nel dojo sono facilmente trascurate. Queste includono le inevitabili lesioni muscolari, dolori al corpo, distorsioni alle dita delle mani e dei piedi e vari altri rischi “professionali” inerenti alla nostra arte. Normalmente ci si dimenticata di essi, quanto meno fino a quell’inevitabile giorno in cui noi stessi diventiamo vittime di un infortunio e dobbiamo convivere con la presenza del dolore.

Comuni infortuni da allenamento

Quali sono i comuni infortuni in Aikido? Come avvengono solitamente? Vi elencherò alcuni di quelli che vengono subito in mente con le loro cause abituali e i lettori potranno poi confrontare le proprie esperienze.

  • Infortuni al polso: leve di ikkyo, nikyo, sankyo, kotegaeshi, shihonage.
  • Infortuni al gomito: leve di ikkyo, shihonage, juji garami.
  • Infortuni alle spalle: shihonage, leve di nikyo e sankyo, cadute sbagliate o con collisione.
  • Lesioni alla testa e al collo: shihonage, cadute sbagliate o con collisione.
  • Lesioni alla schiena: la cosiddetta caduta “alta” da shihonage e da koshinage.
  • Infortuni al ginocchio: (strutturali) caricamento errato del partner in koshinage, posizione sbagliata dei piedi durante l’esecuzione delle tecniche, mancata torsione delle anche per scaricare la pressione sulle articolazioni del ginocchio, impatti esterni laterali; (superficiali) pratica eccessiva di tecniche in ginocchio.
  • Dita dei piedi e delle mani: dita dei piedi incastrate nell’hakama, tatami (il dito mignolo del mio piede destro è grande circa il doppio di quello del mio piede sinistro, ma io porto 45 di scarpe!), ecc, e numerose situazioni in cui le dita si inceppano.

Questa lista non è affatto completa e non include graffi vari e lividi che di solito non portano particolari conseguenze anche se possono essere fastidiosi.

Rischi nelle tecniche di base

Uno sguardo alla lista precedente rivela che sono le tecniche di base ad essere implicate più spesso. Questo è senza dubbio dovuto alla frequenza con cui le si pratica. Si tratta, naturalmente, anche di un riflesso delle radici marziali e del potenziale distruttivo delle tecniche che costituiscono gli strumenti fondamentali della nostra attività.

Killer shihonage

Si dovrebbe sempre tenere a mente che shihonage è una tecnica particolarmente ad alto rischio. Sembra che parecchie volte in Giappone dei praticanti sono morti a causa di infortuni riportati alla testa e al collo dopo essere stati proiettati all’indietro sul tappeto con violza durante la pratica di shihonage. Gli incidenti di cui sono informato sono avvenuti in clubs universitari di aikido dove gli allievi meno esperti sono spesso abusati fisicamente da quelli più anziani di loro, presumibilmente per la loro “edificazione”. Questo è abbastanza simile al “nonnismo” che si trova nelle accademie militari negli Stati Uniti.

Riprendendo il nostro tema, è ben noto che le arti del bujutsu da cui derivano le tecniche di Aikido si sono evolute storicamente come mezzo per soggiogare e sconfiggere il nemico. Dato che la struttura del corpo umano non è cambiata molto nel corso dei secoli, con l’eccezione che il corpo è diventato più grande e ingombrante, esiste ancora lo stesso potenziale di causare danni.

Rituale della Presa delle Misure

Intimamente legato al tema degli infortuni è il fatto che in quasi ogni aspetto della vita che potremmo menzionare, i maschi, e sono sicuro per la più parte anche le femmine, di solito passano attraverso un “rituale della Presa delle Misure” quando ci si confronta l’un l’altro, nel quale si trova una qualche comprensione primordiale della superiorità di uno sull’altro. Il più evidente fattore in gioco nel determinare la predominanza è la pura dimensione fisica. (E’ interessante notare, tuttavia, che la prospettiva cambia se il più piccolo dei due dovesse estrarre una pistola, in tal modo ribaltando le probabilità a suo favore. Ricordate come i samurai del passato trovassero molto “antisportivo” l’utilizzo delle armi da fuoco in combattimento da parte dei portoghesi?).

In Aikido, questo “esercizio di presa delle misure” viene compiuto solitamente dopo che sono state eseguite alcune proiezioni (spesso con un po’ di resistenza aggiunta agli ingredienti per rendere il tutto più gustoso). Una volta accertato l’ordine gerarchico, l’allenamento poi procede.

Si potrebbe discutere che, basandosi sul fatto che in pratica ci alterniamo continuamente tra l’essere potenziali “arrecatori” di incidenti e potenziali “vittime” di esse, sarebbe necessaria una seria riflessione su questo argomento. In un mondo morale, esisterebbe un livello di fiducia implicito, un contratto tacito, se volete, tra i compagni di pratica. Questo è particolarmente vero poiché vi è spesso una grande disparità tra le capacità tecniche e fisiche dei due “partners” che si allenano insieme.

L’Allunga-spalla

Il Macho Spaccatutto
Abbiamo ormai raggiunto il nocciolo della questione. Data la realtà della pratica quotidiana in cui uno dei compagni di allenamento è dominante avendo dimostrato la propria superiorità fisica e/o tecnica, e il fatto indiscutibile che gli esseri umani sono naturalmente competitivi, abbiamo, non a caso, uno scenario in cui gli infortuni si verificheranno con maggiore o minore frequenza. Naturalmente, quando si tratta di certi individui, l’incidenza di infortuni si verifica con “frequenza maggiore”. Sembra che la maggior parte dei dojo abbiano almeno un “Macho Spaccatutto” residente. Si tratta di solito di un “lui” ed è uno studente anziano o, purtroppo, l’insegnante. Ironia della sorte, non credo che in nessun dojo si permetterebbe ad un nuovo arrivato fisicamente potente di venire dalla strada e iniziare a scatenare il caos tra i membri del dojo stesso. Tuttavia, questo stesso comportamento riprovevole sembra essere tollerabile se l’abusante è un membro già inserito del gruppo.

Questa epitome della virilità gode di un profondo rispetto da parte dei colleghi – un rispetto basato principalmente sulla paura. Nessuno neanche solo a pensa a resistere alla sua tecnica perchè il farlo comporterebbe una rappresaglia istantanea e devastante.

Modus Operandi dello “Spaccatutto”

Poiché uno degli scopi di questo articolo è, per così dire, il “tirare giù i pantaloni del gi” degli “spaccatutto” di cui sopra, lasciatemi rivelare alcuni dei loro intelligenti, anche se non esattamente sottili, metodi. Ho il sospetto che molti lettori troveranno che le seguenti descrizioni toccano un nervo dolente.

Uno dei miei preferiti in assoluto è il nikyo “ad arrotolare”. Questo comporta che lo spaccatutto in questione applichi una presa tipo morsa sul vostro polso e mano tenuti morbidi, rispettivamente, mentre posiziona il suo gomito sulla parte superiore del vostro. Dopo di che il nostro cala con tutta la sua forza esattamente sulla vostra giuntura. (A proposito, costui offre un suki, un’apertura, proprio nel momento alza il gomito per il suo “arrotolamento”. Può essere spinto all’indietro fuori equilibrio. Tuttavia, non è consigliato tentare di trarre vantaggio di questo). Se per caso si dovesse avere l’impudenza di battere sul battere sul tatami la mano, indicando di aver raggiunto raggiunto la soglia del dolore, per costui questo è il segnale di spingere ulteriormente, fino a quando l’infelice praticante raggiunge uno stato di torpore (da distinguere dal satori, anche esso una condizione di mancanza di sensazioni).

La tecnica successiva è quella che io chiamo l'”allunga-spalla”, questo perché la gamma di movimenti della spalla viene espanso. Si applica durante l’esecuzione delle chiusure sia di nikyo che di sankyo. Siete sdraiati a pancia in giù con il braccio teso all’indietro sopra al vostro corpo. L’avversario, dopo aver bloccato il braccio contro il suo corpo, si china poi in avanti sopra la vostra testa. Ancora una volta, se battete per lui è il segno di continuare ad applicare la pressione fino a quando la giuntura della spalla è stata sufficientemente “espansa”. Il periodo di contrazione di solito richiede 2-3 mesi.

Ci si può riferire ad un altro classico come il “raddrizzatore di gomito”. Avrete notato che la maggioranza delle persone quando sta in piedi permettendo alle braccia di penzolare lungo i fianchi, è visibile una leggera curva nel gomito. Questa è in realtà una condizione innaturale. Quindi, l’adeguatezza di una terapia “raddrizza gomito”. Vi stanno immobilizzando in ikkyo con il braccio teso lateralmente. Tuttavia, quella impertinente piccola curva del gomito è ora palesemente scoperto. Non temete, la cura è veloce, forte e semplice (e, forse, un po’ dolorosa, ma dopo tutto, sei un uomo, non è vero?). L’auto-nominato “chiropratico” del dojo procede a immobilizzare il polso con una mano, e improvvisamente e con forza manovra il gomito verso il basso con l’altra, e crack, la curva non c’è più! Prima il braccio destro, poi il sinistra. (Attenzione: può essere un po’ difficile mangiare per alcuni giorni dopo l’intervento).

L’Addrizza-gomito

Un altro metodo che io considero con particolare apprezzamento comporta un “abbraccio”. L’oggetto della vostra disaffezione sta facendo iriminage e procede a bloccare la vostra testa in un vigoroso “abbraccio”. Quindi entra con forza e abbassa il suo corpo, lasciando la presa alla testa a circa venti centimetri dal tatami. Presto le “campane suoneranno” nella vostra testa e i rintocchi potrebbero persistere per parecchi giorni.

Ci sono molte altre tecniche indimenticabili che sono ugualmente inventive. Lo spazio mi vieta di allungare la lista. Le spiegazioni per questo tipo di brutalità sono anche fantasiose – di fatto non ci si può credere: “E ‘stato un incidente!” “Non sapevo che la spalla era già infortunata” “Se non sei un uomo, non dovresti essere sul tatami” “Gli piaci davvero, altrimenti non ti avrebbe dato tale attenzione speciale!”

La scusa più plausibile che ho sentito offrire suonava più o meno così: “Quando due persone si allenano con vigore occasionalmente si verificano degli incidenti, ed è purtroppo una parte dell’Aikido quando praticato in modo serio”. Il problema è, naturalmente, che una delle “due persone”, il responsabile dell’infortunio è sempre la stessa persona e la parola “occasionalmente” sarebbe più precisamente sostituita da “spesso”.

Vi è un’altra dimensione che circonda questo argomento controverso che trovo del tutto incomprensibile. Questa è la mancanza di qualsiasi senso di rimorso che notato dopo che il nostro già citato “Spaccatutto residente” ha collezionato l’ennesima vittima. Anche se in questo caso potrei essere accusato di “lettura del pensiero”, quale altra conclusione è possibile quando questo comportamento viene ripetuto più e più volte?

Ci sono tantissime tecniche di Aikido, in cui ci si trova completamente in balia del proprio compagno con una articolazione esposta in una posizione indifesa. Abusare intenzionalmente di questa tacita fiducia che deve esistere tra i compagni di allenamento è una cosa che trovo assolutamente criminale. Conosco personalmente diversi casi in cui persone hanno subito lesioni gravi sul tappeto e hanno concluso prematuramente la loro carriera di allenamento piuttosto che correre il rischio di subire una seconda lesione potenzialmente invalidante. Inoltre, per l’amor di dio, non posso capire perché gli insegnanti responsabili di dojo dove avvengono questo genere di cose non prendano iniziative per controllare o escludere questi “spaccatutto”. Sembra che i leaders del mondo dell’Aikido abbiano per lo più fallito nel riconoscere che una tale brutalità esiste, e hanno fatto pochi sforzi per porre fine a tale condotta.

Con le osservazioni di cui sopra, ho fatto del mio meglio per tirare il proverbiale “gatto fuori dal sacco” per quanto riguarda il tema degli infortuni, nella speranza che gli individui che possono avere esitato nel loro modo di pensare, come io stesso feci in passato, d’ora in poi accettino di prendersi la responsabilità per il proprio benessere.

 

Fonte: http://blog.aikidojournal.com/2011/09/01/aikido-and-injuries-by-stanley-pranin/#more-7579 (Consultato il 17/09/2011)

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