Si dice che ti accorgi quanto una cosa è importante per te solo dopo che l’hai persa. È più che vera questa affermazione, e non riguarda solo le persone o le cose materiali ma, in certi casi e in certe misure, riguarda anche le sensazioni
di ALESSIO CANDELORO
Per chi come noi ha calcato un tatami il doverne restare fuori è un po’ come una punizione che non volevamo o non meritavamo.Toglietemi tutto ma non il mio tatami.
In certe occasioni lo diamo per scontato, naturale sentirlo sotto i nostri piedi o lo accogliamo con gioia quando, facendo una ukemi, c’è lui ad evitarci il duro scontro con il pavimento ma poi ce ne dimentichiamo in un lampo quasi a pensare che in realtà lui non ci ha fatto un favore ma solo il suo dovere. Ma quanto lo apprezziamo davvero?
Alcuni di noi (forse è meglio dire le generazioni più giovani me compreso) se lo sono sempre trovato sotto i piedi. Ma altri invece, i pionieri, quelli che ne hai sentito parlare come nelle vecchie leggende dei Samurai, hanno iniziato la pratica dell’Aikido, e di altre arti marziali, senza tatami eppure sono ancora tutti interi e ancora fanno da uke senza problemi.
In quei casi in cui non si può praticare, il tatami lo rivaluti, lo vedi sotto un’altra luce, quasi come un traguardo da raggiungere e da agognare più di qualsiasi cintura o grado.
Perché non è importante quanto ci metterai a raggiungere il primo, secondo o terzo Dan né quanto ci metterai a dare il prossimo esame Kyu ma la cosa veramente importante è sentire di nuovo sotto i piedi “l’abbraccio” del tatami, come un vecchio amico che ti da il bentornato dopo una lontananza che nessuno dei due voleva.
Ma al tatami sono legate, come si diceva prima, le sensazioni personali di ognuno di noi. La gioia, la delusione, la frustrazione, l’incredulità e lo stupore, la rabbia, la continua lotta nel cercare di migliorare noi stessi.
Molte volte sento dire, e io stesso ho detto in questi anni, che l’aikidoka deve cercare di migliorarsi come persona prima che come marzialista. Però ho sempre dimenticato di dire che non lo deve solo fare quando entra nel dojo e sale sul tatami, ma deve farlo anche, e forse soprattutto, quando è fuori dal tatami. Probabilmente si dovrebbe immaginare di essere sempre sul tatami e comportarsi di conseguenza, non tanto nei confronti degli altri, ma nei nostri.

Essere sinceri con noi dovrebbe portare (credo) ad una migliore relazione con gli altri. Parlando con un amico ho avuto modo di vedere altri punti di vista di una situazione un po’ complicata che mi stava a cuore. In quel momento, vuoi perché questa persona pratica come me o per il semplice fatto che qualcosa dentro me è scattato, mi sono immaginato sul tatami e invece di entrare in relazione con lui con l’ausilio di tecniche eravamo in relazione con una conversazione. I ruoli di tori/uke si mischiavano in continuazione, ed è stato un po’ come vedere due aikidoka che a turno si fanno tecniche diverse continuamente in Kaeshi waza. Alla fine c’è stata un’unica grande tecnica che (e questo posso dirlo solo a livello personale) mi ha arricchito internamente. È un po’ di mesi che, ahimè, non pratico con costanza o non pratico affatto ma stasera è come se avessi affrontato una lezione di Aikido di sei ore. Questa sera ero di nuovo sul mio amato tatami e ho capito che da qualche parte, in qualche luogo, un nuovo tatami mi sta aspettando, anche lui ansioso di entrare in relazione con me e il mio tori/uke.
E quando salirò su quel tatami lo saluterò con il dovuto rispetto che merita e non con un inchino meccanico che sembra senza valore.
Ti rendi conto del valore delle cose solo quando le perdi e io il mio amato tatami non lo voglio perdere mai più.
Copyright Alessio Candeloro© 2012
Ogni riproduzione non espressamente autorizzata dall’autore e’ proibita
Pubblicato per la prima volta il 02/08/2012 su
http://www.facebook.com/groups/postidelcuore/permalink/371674096238587/
[…] Dal blog dell’amico e collega Stefano Bresciani, Budoblog, condividiamo con i lettori di Aikido Italia Network l’ultimo articolo di Alessio Candeloro, già presente su queste colonne con l’apprezzato “Tatami Mon Amour“ […]
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