I tempi per un tavolo di lavoro comune sul futuro dell’Aikido in Italia sembrerebbero maturi. Ci rivolgiamo quindi direttamente ai rappresentanti eletti delle associazioni che si sono dimostrate più “virtuose” nel recente passato, chiedendo di avviare un’azione che abbia finalmente e veramente a cuore SOLO il bene della comunità aikidoistica italiana
di SIMONE CHIERCHINI
La gestione delle associazioni sportive dilettantistiche in Italia, in mancanza di un vero e proprio Ministero dello Sport, è stata affidata dallo Stato al CONI – che in teoria si dovrebbe occupare solamente di finanziare le attività olimpiche – e secondariamente agli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI. Questi enti sono di emanazione partitica, e ne esistono di tutti i colori e orientamenti, in modo da coprire tutto l’arco costituzionale e contemporaneamente moltiplicare le poltrone disponibili e la pioggia di finanziamenti pubblici.
Pur nelle differenze di gestione e “ideologia”, quando si tratta del settore Aikido, gli ESP (ma anche la FIJLKAM) hanno tutti in comune una caratteristica: ognuno di essi è stato già “colonizzato” da uno stile, da un Maestro di riferimento o da un gruppetto di senpai che fanno a gara per sistemare il più comodamente possibile il proprio posteriore sulle tanto agognate poltrone. (1)
Sarebbe di certo preferibile essere riconosciuti direttamente come ASD dal CONI senza passare per la politica, ma al momento questo non è fattibile. Anche l’Aikikai d’Italia, che è autonoma rispetto a questo mondo, è però composta da ASD che per avere valore legale devono rifarsi al sistema di cui sopra, quindi il problema, espulso dalla porta, rientra dalla finestra.
La soluzione più logica sembrerebbe quella di passare per la Federazione nazionale di riferimento, ma questa in Italia non esiste; inoltre la FIJLKAM, cui l’Aikido è stato annesso, considera la nostra disciplina come una mera sottocategoria del Judo e gli aikidoka ad essa iscritti non hanno rappresentanza e di conseguenza non possono partecipare all’attività democratica e ai processi decisionali. La scusa utilizzata per tenerci fuori dalle assemblee? L’Aikido non è una disciplina olimpionica, e pertanto in FIJLKAM non ha diritto di voto.
Una strada percorribile per arrivare almeno ad un compromesso di partenza sarebbe quella di costruire un settore Aikido “virtuoso” all’interno di un ESP, con l’obiettivo dichiarato di procedere dalla frammentazione e dalla diaspora alla ricomposizione e alla riappacificazione almeno a livello amministrativo. Le informazioni raccolte dalla voce dei vari praticanti qui su Aikido Italia Network sembrano puntare su alcune realtà sane, cui varrebbe la pena di chiedere di iniziare a dialogare in vista di arrivare ad una piattaforma amministrativa minima comune.

Esistono realtà che stanno già lavorando nella direzione di una gestione dell’Aikido che sia in favore della comunità degli aikidoka italiani e non del conto in banca o dell’ego dei senpai di riferimento, o che almeno ci provano. Di contro esistono ESP, che hanno almeno 2-3000 iscritti al settore Aikido, ma che non danno assolutamente nulla indietro al praticante o all’insegnante – se si esclude un’assicurazione che non copre neppure la frequenza alle attività delle altre ESP o associazioni. Queste ESP fatturano bilanci annuali di decine di migliaia di euro grazie alle affiliazioni provenienti dagli aikidoka, capitali che potrebbero e dovrebbero essere reinvestiti all’interno della nostra comunità, invece di regalarli a chi dell’Aikido non cale un accidente e non ne fa mistero.
Perché questo divenga possibile, dobbiamo cercare di dimostrare che siamo capaci di stare tutti (o il più alto numero possibile) assieme in un’unica struttura amministrativa, una struttura pensata esclusivamente per offrire servizi, e non per sindacare su cose che sono esclusivamente prerogativa dei singoli gruppi, come proposta tecnica e gradi. Su questo programma minimo d’azione, basato non su un impossibile amore, ma sulla convenienza di ottenere il bene comune, invitiamo i dirigenti delle maggiori organizzazioni nazionali a confrontarsi.
Io parlo solo per me stesso, dato che ho mollato onori e posizioni dirigenziali, e in Italia ho solo un paio di dojo con pochi allievi. Sinceramente però, dopo 20 anni di insegnamento e 40 di pratica, sono disgustato dalla posizione infima che sono costretto a ricoprire nella società civile e/o sportiva italiana, nonostante sia uno specialista di prima fascia di una rispettabilissima disciplina. Sono stufo di essere messo nel mucchio con MMA e kickboxing e corbellerie varie, di essere buttato fuori dai centri sportivi, di dover organizzare seminari di sole armi perché in tutto l’Abruzzo-Molise non c’è un tatami pubblico che sia uno; sono stufo di far lezione a 5 persone perché i miei concittadini pensano che l’Aikido sia una marca di biscotti al cioccolato… e posso continuare fino a domani, se volete.
Questo può cambiare solo con una incisiva azione dall’alto, APARTITICA, ACONFESSIONALE, volta esclusivamente alla valorizzazione delle nostre specializzazioni. Invito dunque i rappresentanti degli aikidoka che operano in TUTTE le organizzazioni ad aprire un tavolo di discussione volto a trovare un luogo comune ove fare – per cominciare – le seguenti cose:
1. Promuovere l’Aikido come si farebbe con la musica in generale, e non fare promozione dell’hard rock o del pop come viene fatto da buona parte degli enti già in circolazione;
2. Fornire un albo ASETTICO, VERIFICATO E CERTIFICATO degli insegnanti di Aikido in Italia;
3. Stipulare una valida assicurazione che consenta agli aikidoka di muoversi trasversalmente e partecipare all’attività didattica di gruppi diversi.
Che fare questo sia un compito improbo, non sfugge a nessuno. Qualsiasi gruppo di studio che le associazioni cui ci stiamo rivolgendo vorranno istituire, dovrà essere formato da gente disinteressata, motivata, competente e soprattutto aperta mentalmente rispetto agli altri. Ci sarà da litigare, forse, ma con il fine di fare infine pace, mettendo per iscritto su carta alcuni punti fondanti. A quel punto bisognerà rivolgersi alla Politica, rappresentata dagli Enti di Promozione Sportiva per l’immediato (con la minaccia di staccare loro la spina e privarli di risorse economiche di spessore), e poi al Parlamento, perché anche in Italia le leggi le fanno i parlamentari, quindi è lì che bisogna rivolgersi, non si scappa!
Dirigenti e rappresentanti eletti delle organizzazione di Aikido in Italia: non vi nascondete dietro alle difficoltà, ma dimostrate di che pasta sono fatte le vostre associazioni, rompendo l’isolazionismo reciproco e iniziando a dialogare in vista del bene comune. Non fa nulla che il compito sia durissimo, non fa nulla che qualsiasi eventuale risultato ottenuto sarebbe comunque imperfetto. L’ho sostenuto per anni su questo blog: se i “buoni” continuano a non far nulla, sostenendo che non si possa fare nulla di veramente buono per tutto e per tutti, ne consegue che a fare rimarranno sempre e solo i “cattivi”, che a fare male e sempre non ci pensano neppure per un secondo.
(1) E’ ovvio che ci siano insegnanti coscienziosi anche nelle ESP di cui sopra e in FIJLKAM, tuttavia dormono il sonno del giusto da decenni e alcuni siedono allo stesso tavolo di quelli da cui dicono di volersi differenziare. Se sono davvero diversi, allora che facciano sentire per davvero una voce diversa, avvicinandosi a progetti come quello di Aikido Italia Network, invece di arroccarsi nelle loro posizioni. Saranno di certo i benvenuti.
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Molto volentieri Simone , io mi siedo al tavolo con voi per parlare di cosa si può fare per il bene di tutti i praticanti di aikido se i presupposti sono quelli che hai elencato nel tuo apprezzabilissimo post. A prova di questo verrò a Torino al Blogger Seminar con 16 allievi entusiasti di conoscere altri praticanti e seguire le vostre lezioni. Un abbraccio. Max
Questa è la strada da percorrere, e che Tendo Ryu Italia sia la prima ad aprirsi ad un possibile confronto interassociativo non può che fargli onore
“E’ ovvio che ci siano insegnanti coscienziosi anche nelle ESP di cui sopra e in FIJLKAM, tuttavia dormono il sonno del giusto da decenni e alcuni siedono allo stesso tavolo di quelli da cui dicono di volersi differenziare. Se sono davvero diversi, allora che facciano sentire per davvero una voce diversa, avvicinandosi a progetti come quello di Aikido Italia Network, invece di arroccarsi nelle loro posizioni. Saranno di certo i benvenuti”.
Questo paragrafo è stato aggiunto all’articolo successivamente alla sua pubblicazione, come conseguenza delle osservazioni di uno dei senpai dell’aikido italiano, che puntualizzava come vi siano insegnanti che lavorano bene anche negli ESP e in FIJLKAM. Lungi dal negarlo, richiediamo anche e soprattutto a costoro di staccare la spina alle situazioni limite che ci hanno portato dove ci troviamo oggi, altrimenti non vale…
Con questo post del 25 novembre 2012 chiedevo ad alcune associazioni che definivo “virtuose” di avviare un confronto su un possibile tavolo comune per affrontare alcune delle tematiche più urgenti che rendono il nostro lavoro più complicato di quello che dovrebbe essere. Ebbene, 4 mesi dopo – con la notevole eccezione di Tendo Ryu Italia – zero azione, come volevasi dimostrare.
Questo mi sta convincendo sempre più che invece di inventare nuovamente l’acqua calda, bisogna iniziare a dialogare con l’ente governativo per le arti marziali