Sperimentare il Controllo


Solo sotto stress si capisce cosa c'è dentro all'armadio polveroso della nostra esperienza

“Il controllo di se stessi non si ottiene mediante ragionamenti, ma attraverso l’educazione di un essere vivente. Occorre quindi provocare delle emozioni per imparare a controllarle”  (M. Feldenkrais)

di MARIO PICCONI

Nelle arti marziali si sente parlare spesso di controllo; questo concetto viene applicato al movimento, alla persona e alla situazione che la circonda, e in effetti viene troppo spesso confuso con il concetto di “non agire” (il wuwei del taoismo), che genera un senso di immobilità legato all’abitudine di osservare solo alcuni dettagli, il movimento, la postura, la respirazione, e perdere di vista la situazione d’insieme.

In condizioni di stress sappiamo che emerge la cosiddetta tunnel vision, cioè una restrizione del campo visivo e una focalizzazione delle percezioni, che fa parte di un automatismo che si chiama reazione di “difesa e fuga”… infatti, chi, come me è stato protagonista di qualche incidente motociclistico ha potuto sperimentare una sensazione che definirei opposta alla “tunnel vision”, un rallentamento dello scorrere del tempo ed una percezione distinta che il corpo si muove da solo, come fuori dal tempo, in cui si prepara all’impatto di una caduta, all’urto contro qualcosa…

Devo dire che in tanti anni di pratica delle arti marziali, i veri momenti in cui ho potuto constatare che quello che ho imparato mi poteva salvare la vita, sono state proprio delle reazioni ad eventi inaspettati fortemente traumatici, non certo all’assalto notturno di un ninja assassino! E non è stato solamente un fatto di sapere come cadere, e di preparazione fisica, ma di sapere come scaricare l’emozione della paura di morire.

La paura della morte in realtà noi la sperimentiamo continuamente, attraverso piccole rigidità e tensioni del corpo, attraverso continui blocchi del respiro che operiamo inavvertitamente, attraverso attaccamenti a pensieri legati al nostro “piccolo io”, o al possesso di cose… e poco importa il sapere teorico o aver studiato psicologia, quando si parla di emozioni e di gestirle saltano tutti i parametri perché il lavoro di preparazione non passa attraverso le “nozioni”, ma attraverso l’esperienza diretta di un momento conflittuale della persona; allora, osservando le nostre reazioni in quel determinato momento, possiamo capire cosa c’è dentro l’armadio polveroso della nostra esperienza.

Nel Systema questo tipo di preparazione si svolge attraverso esercizi mirati al controllo dello stress, allo sviluppo della sensibilità e  al controllo segmentario del corpo. Il fattore stress viene interpretato sotto svariati aspetti che possono essere previsti singolarmente o sommandoli, tipo controllo del dolore, assenza della vista, movimento in spazi ristretti, movimento al suolo, gestione di una lama sul corpo, ecc…; questo tipo di esercizi si deve svolgere in situazioni in cui i movimenti di attacco non sono predeterminati, applicando un princìpio a situazioni estremamente variabili.

Una particolarità del Systema Siberian Cossack è l’uso della musica per sviluppare il ritmo e il senso del timing. Il fattore sensibilità è ben conosciuto nelle arti marziali e studiato con molti esercizi, la particolarità del Systema consiste nello sviluppare l’uso di tutto il corpo, non solo delle classiche parti deputate alla difesa, quindi si sviluppa una sensibilità estesa che va anche oltre il corpo fisico, prendendo in considerazione gli aspetti psicologici dell’attacco e della difesa.

L’aspetto del controllo dei segmenti è legato allo sviluppo della sensibilità, per scoprire varianti di movimento diverse e inusuali e sviluppare al massimo la capacità di seguire, aderire, ascoltare, ecc… Del resto non si può pensare di controllare qualcosa che non si sente, ma ancor prima dobbiamo poter essere in grado di conoscere come e dove le nostre emozioni localizzano le tensioni e le rigidità sul nostro corpo: sono questi i segnali che il sistema nervoso riconosce sotto stress e con l’addestramento diventa in grado di convertirli in uno stress-positivo, generando risposte adattative collegate con lo spirito di sopravvivenza e conservazione.

Questo non vale solo per il combattimento, ma per tutto: infatti le risposte allo stress sono attivate automaticamente da una vera o presunta minaccia alla nostra sopravvivenza. Quindi in realtà il nostro livello di controllo può essere sperimentato molto frequentemente, basta prenderne consapevolezza.

Fonte: http://www.systemafirenze.com/3/post/2013/11/sperimentare-il-controllo.html

Copyright Mario Picconi ©2013
Pubblicato grazie alla gentile concessione dell’autore

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