Gemellaggio Italia-Giappone


Raffaele Attardi ed Angelo Armano nella Piazza dell’amicizia Sorrento-Kumano

Sull’inerzia delle appena trascorse feste natalizie, ci piace soffermarci, a differenza di tutti gli spunti critici abbondantemente espressi prima d’ora, sulla celebrazione di avvenimenti la cui genesi è dovuta indubbiamente all’Aikido, e alla miniera di cose buone che vi sono contenute

di ANGELO ARMANO

La nostra disciplina sembra fatta apposta per esaltare la filosofia dell’incontro, come le persone possano connettersi, evitando di “sconnettere”. E’ il rammarico per quando non riesce, per quando se ne mancano le attitudini, che ci fa essere critici.

Una serie di circostanze delle quali il deus absconditus è certamente l’Aikido, portò il mio amico d’infanzia Raffaele Attardi, dottore in chimica, a fungere da Sindaco di Sorrento, luogo dove vivo ed opero. Poco tempo prima, alla tenera età di 50 anni, mi aveva fatto l’onore di cominciare a praticare su mio consiglio l’Aikido, lui persona mitissima dalle forti tradizioni cattoliche familiari, ma che voleva avvicinarsi al Budo.

Erano passati pochi mesi dall’entrata in carica di primo cittadino di Sorrento dell’amico-allievo, che attraverso i misteriosi fili del destino giunse da Kumano la richiesta di gemellaggio. Da praticante entusiasta dell’Aikido, egli mise in pole position la richiesta posponendone altre, e si pose mano immediatamente agli adempimenti e alla organizzazione dell’incontro.

Si era nel 2001 e il patto di gemellaggio venne sottoscritto a Sorrento, ospite una delegazione giapponese estasiata dalla qualità dell’ospitalità, e consentitemi di dirlo dal luogo, meta turistica tra le più celebrate a livello internazionale.

Pochi mesi dopo la delegazione sorrentina si recò in Giappone, ricevuta in maniera stupenda, e col mio rammarico di non averne potuto far parte, essendo i miei impegni professionali allora più personalmente pressanti di adesso. Ho sempre rimpianto l’occasione perduta, pur essendomi recato due volte in Giappone a partire dal 2009, ma senza l’opportunità di visitare Kumano.

Finalmente nel 2012, sebbene un po’ in ritardo per celebrare il decennale dell’avvenuto gemellaggio, avendo comunque addotto a pretesto la ricorrenza, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Sorrento e con l’allora Sindaco Raffaele Attardi delegato ad hoc, assieme ad altri tra cui Giacomo De Simone mio allievo cintura nera, si sono recati in delegazione a Kumano. Io che mi trovavo già in Giappone da due settimane, per motivi che vi lascio intuire, mi sono riunito a loro ed ho potuto finalmente colmare quel vuoto che non aveva mancato di rammaricarmi.

Siamo stati accolti stupendamente, e siamo stati assecondati in qualsiasi desiderio, aikidoistico o non avessimo nutrito.

A conferma dell’aspetto destinico di questa vicenda, di una vera e propria intercessione dei Kami, una giovane giapponese che in precedenza era stata tre mesi ospite proprio nella casa di Raffaele Attardi, dal nome delicato di Wakana, ci ha mostrato l’originale di un rotolo anteguerra, lungo ben 10 metri, contenente tutte le tecniche dell’allora Aikibudo. L’autore, manco a dirlo, era Morihei Ueshiba in persona, che lo aveva donato a suo nonno, adepto dell’Omoto Kyo e, nella dettagliata completezza dell’ospitalità giapponese, una copia ne era pronta per gli aikidoisti del gruppo.

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Ho fatto esaminare il rotolo dalla mia amica Minako Kobayashi, shihan di Shodo residente in Italia, la quale ha potuto apprezzare sia la calligrafia di Osensei più giovane, prima dell’avvento di Seiseki Abe che lo aiutò a perfezionarsi nell’arte del pennello, sia la fatica da Lui fatta nell’elencare tutte le tecniche, al punto che ad un occhio esperto, non poteva non notarsi una certa stanchezza nel tratto, alla fine.

Kumano non è un posto qualsiasi nella tradizione e nella storia del paese del sol levante. Sito nelle prefettura di Wakayama, dove guarda caso si trova anche Tanabe, città natale di quella persona per noi importantissima, è uno dei luoghi più intatti dal punto di vista naturalistico del Giappone. Montagne, boschi, fiumi, la cascata di Nachi (la più alta del Giappone), coste meravigliose, ben si prestano ad ambientare il racconto mitologico fondante della cultura giapponese. E’ a Kumano che il corvo a tre zampe condusse per la prima volta il Figlio del Cielo (Ten no), da cui venne le casa imperiale. Ed è anche a Kumano, questo per la storia, che sbarcò il primo missionario buddhista, introducendovi quella religione che tanta parte avrebbe avuto poi nei costumi e nella cultura del Giappone.

A Kumano c’è il tempio dedicato ad Izanami, dea progenitrice del mito cosmogonico, che fa il paio con il tempio dedicato ad Izanagi, il co-progenitore, posto nella vicina Shingu.

A cento metri dal tempio di Izanagi a Shingu c’è un famoso dojo di Aikido, dove siamostati accolti, è la parola giusta, dal grande Motomichi Anno sensei. Insignito del Budo Korosho (come Hiroshi Tada e Morihiro Saito), porta avanti il dojo che era appartenuto a Michio Hikitsuchi, al quale ultimo Osensei aveva conferito, sia pure verbalmente, il 10° dan.

Anno sensei, ha donato a tutti noi alcune sue opere di Shodo e una bella foto di lui (ancora cintura bianca) e Hikitsuchi che tengono Osensei in ninindori, invitandoci poi a tornare quando avessimo voluto. Pur giovandoci di un interprete, la comunicazione col maestro è stata diretta e immediata; tra l’altro, chiedendoci se conoscessimo la parola “mu”, ha voluto farci dono del suo pensiero, spiegandoci che mu significa “accogliere in casa nostra” non solo gli amici, ma anche i nemici. Nonostante a questo proposito noi pensiamo di giovarci dell’Aikido, l’espressione del maestro era eloquente di quanto sia difficile e sofferto attuarlo.

Lezione indimenticabile, da portare sempre con sé, come un nodo al fazzoletto.

Ma i Kami avevano ancora in serbo qualche sorpresa.

Condotti da i nostri anfitrioni a Tanabe, abbiamo visitato la tomba prima, il terreno dove era una volta sita la casa natale poi, e da ultimo la statua di Morihei Ueshiba, posta sul lungomare. Al ritmo del tre quello stesso giorno, per tre volte ci siamo imbattuti in un arcobaleno.

Il Buddhismo tantrico, quello al quale il giovane Ueshiba fu introdotto proprio a Kumano, e che funse da piattaforma spirituale sulla quale si innestò la successiva esperienza con Onisaburo Deguchi, connette gli arcobaleni con il trapasso al cielo degli illuminati.

Quanto a me, non credo alle pure coincidenze. Vocazione o destino mi ha riservato fin dai primi passi, la preferenza nell’Aikido per quelle cose di Osensei che lasciavano perplessi i suoi valenti e allora giovani allievi. Se loro abbiano cambiato idea o meno, posso dire solo che, in un modo o nell’altro a quella vocazione io sono rimasto fedele, proprio per quanto mi lascia intravvedere, ed essa a sua volta mi è venuta incontro.

Allora coerentemente, al di là di politica, frizioni dialettiche, narcisismi, smanie di protagonismo, il pensiero del mio cuore attento all’unico nemico da domare, quello che alberga in me stesso, si apre alla gratitudine per tutti coloro i quali, in maniera piana o contorta, mi hanno fatto pervenire al punto in cui mi trovo.

A tutti loro, indistintamente, il mio augurio sincero di ogni bene umanamente possibile.

 

Copyright Angelo Armano© 2013 
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