Iaidō – Disciplina e Via di Sguainare Efficacemente la Spada


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L’arte di sguainare la Spada, detta Iai, Mihotsu o Battō in giapponese, è un’Arte Marziale di grande finezza, esclusiva, che attrae e conquista sia giovani praticanti, sia persone mature desiderose di un’attività fisica, non solo fisica e non semplicemente sport. È un’opzione, un cammino nuovo percorso anche da già maestri di varie Arti Marziali, Jūdō, Karate, Aikidō e Kendō, che trovano nell’Arte dell’estrazione della Spada una disciplina che completa e raffina al massimo il loro percorso più che decennale

di ADRIANO AMARI

Ho iniziato a fare Iai con lo studio dello Yōseikan Budō, all’inizio degli anni ’80. Nel 1986, in un memorabile seminario con Hiroo Mochizuki sensei a Carini (Pa), ricevetti una lunga serie di lezioni “private” che mi affinarono in modo notevole nello Iai e mi introdussero nella forma applicativa e combattiva a due, il Kumi-Iai.

Dieci anni dopo, a Pallanza, iniziai il percorso nella scuola Hōki Ryū Nakazono-ha, una scuola che si occupa esclusivamente di Iaidō, sotto la tutela e la guida di Kazuhiko Kumai sensei, VII Dan, e pioniere dello Iai in Italia.

Nella stessa occasione, iniziai la pratica della scuola di Bujutsu Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū, e la pratica dei suoi potenti Kajō di Iai-goshi e Battōjutsu.

Al girare degli anni 2000 ho avuto una nuova possibilità: completare lo studio dell’Hōki Ryū attraverso l’apprendimento della sua scuola madre, il Katayama Ryū, dove l’arte di sguainare viene chiamata “Mihatsu”.

Il praticante dello Iai deve esercitare un’azione fisica precisissima, accompagnata da stati mentali ben organizzati, che si succedono in una rigorosa e ritmata successione, pur rimanendo spontanei e guidati da una particolare intuizione.

L’intuizione e la lettura della situazione “in nuce”, prima che si realizzi, è una delle abilità che vengono esercitate nella pratica: scopo è una precisa educazione: scorgere i motivi di conflitto prima che lo stesso conflitto si manifesti e causi effetti, e agire in modo che non avvenga. Anzi, disinnescate le cause, si realizzi uno stato di armonia – concetto contenuto nell’ideogramma “AI” (明朝) – superiore, migliore, rispetto le condizioni iniziali.

Con tutto questo occorre precisare che lo Iai, Mihotsu o Battō, è una Arte Marziale vera, che nel combattimento trova il percorso di conoscenza. Ha un percorso fisico che può essere anche duro ed impegnativo, ma indirizzato soprattutto verso la precisione del gesto e l’effetto maggiore si accompagna al minor dispendio fisico. Lo Iai contiene il combattimento, il combattimento svela l’uomo e le forze che lo circondano, dandone lettura.

Oggi, in Europa, lo Iai è una disciplina sicuramente non di massa, ma che trova sempre più estimatori, attratti e circuiti dal suo fascino e dalle potenzialità. Purtroppo, la maggioranza dei centri pratica comunque uno Iai parziale, spesso puramente estetico, povero di significati tecnici, di strategia e tattica. Una vera e propria carenza di Heihō, il cuore dell’Arte Marziale sia come confronto che come accordo.

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Spunto di studio dello Iai n.°1

Lo Studio della disciplina dello Iai – Battō, l’estrazione istantanea della spada contro un attacco improvviso, secondo gli insegnamenti corretti della scherma giapponese, dovrebbe essere fatto dallo Iaidō-ka comprendendo la presenza del Wakizashi nell’Obi accanto la spada lunga.

Il Wakizashi, spada corta, detta anche Kodachi o Shotō è la compagna della Katana o Daitō, la spada principale.

I Kata storici di Iai, autentici, nell’impiego della spada principale tenevano conto della presenza della “spada compagna”, che ogni Samurai portava con sé, per diritto e privilegio.

Diverse scuole storiche prevedono anche azioni col Wakizashi stesso in primo uso o in supporto alla spada stessa. Questo, per esempio, accade nel Katayama Ryū.

Di conseguenza è molto opportuno che ci si eserciti, soprattutto da parte dei praticanti avanzati e certificati, e da parte degli istruttori e maestri, ripetendo i Kata delle proprie scuole avendo l’accortezza di portare addosso anche il Wakizashi. Questo affinerà il gesto e lo collocherà nel corretto rispetto della tecnica originale.

Lo studio senza la “spada compagna”, invece, sarà una specie di impostura, perché si useranno dei movimenti impossibili, o che verrebbero ostacolati, nelle condizioni normali e storiche del porto delle due spade, lunga e corta.

Questa didattica e pratica con una sola spada – o non tenendo alcun conto della seconda arma – è divenuta comune nei tempi moderni, dove sono più diffuse forme di Iai apocrife, di tendenza estetizzante o con fini intellettualistici, come spesso è il cosiddetto Seitei Iai o altre forme modernizzate con simili obiettivi.

Lo Iai, o Battō, è sempre una attività che nasce dal combattimento. Se si vuole raggiungere la capacità, propria del Bushi, di “fermare le armi”, occorre prima sapere usare “le armi” in modo proprio e corretto, percorrendo sino in fondo la loro natura.

Solo così è possibile arrivare a adempiere agli scopi.

Questo è lo studio che io e il mio gruppo pratichiamo nelle nostre lezioni allo Shinbukan Dōjō, seguendo le caratteristiche e gli insegnamenti del Katayama Ryū, dell’Hōki Ryū e dello Yōseikan Budō Iai.

“Lo Iai reale del combattimento che ferma il conflitto”.

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Spunto di studio dello Iai n.° 2

Kumi-Iai o Kumitachi Battōjutsu

Lo studio dello Iai, nelle scuole classiche (Koryū), come per le altre discipline con armi o senza, prevedeva (e prevede) un percorso di applicazione a due delle tecniche contenute nei Kata. Possiamo dire che questi esercizi a coppie erano estremamente importanti e venivano più volte ripetuti, esercitati con precisione, spendendoci sopra molto tempo.

Da ricordare, in parallelo, che esistevano pure particolari manichini/colpitori – detti Iai-dai in alcune scuole – per esercitare velocità, precisione, impatto e altro.

Dunque, il panorama didattico dello Iai storico è molto diverso dalle esecuzioni unicamente “immaginarie” con cui tanti gruppi dei praticanti di Iai d’oggi limitano la loro pratica.

Iniziai a studiare il Kumi-Iai con il Maestro Hiroo Mochizuki, in una serie di lezioni “private” che, con straordinaria fortuna, mi elargii. In un primo tempo credetti che la pratica del Kumi-Iai fosse una “esclusiva” dello Yōseikan Budō, ma mi ricredetti appena incontrai l’Hōki Ryū, dove il Kumi-Iai, qui chiamato Kumitachi, era un rigoroso esercizio che doveva essere realizzato con precisione e rigore. Da lì, attraverso vari studi, giunsi a conoscenza del fatto che questi esercizi combattivi a coppie costituivano una attività “normale” nei Ryū storici.

Così, la fortuna di essere iniziato al Kumi-Iai direttamente da Mochizuki sensei mi mise in grado di ricevere istruzioni precise su come/dove/quando/perché la tecnica avveniva, in un rigore esatto ed essenziale.

Praticando in seguito in seminari nello Yōseikan Budō dove vi erano molti partecipanti, pur essendo le istruzioni di Mochizuki Hiroo sensei sempre precise, notai che la maggior parte dei miei colleghi rimaneva “fuori” dall’essenza e le non badava a recepire le istruzioni, interpretando tutto con la massima libertà e andando ben oltre le direttive del Maestro, in quell’allegra e sessantottesca – fuori luogo – anarchia e presunzione che sempre più contraddistinguevano i praticanti.

Il Kata a coppia è un sistema d’insegnamento di altissimo livello e peculiare delle Arti Marziali giapponesi. È un esercizio più difficile, meno spettacolare – almeno nei kata veri – dell’esercizio a solo, e, al contrario di questo, mai egocentrico e gratuito.

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Spunto di studio dello Iai n.° 3

Il terzo punto “importante” nell’attività della pratica e dello studio dello Iai è il “Tagliare”. Occorre fare il Tameshigiri, come diceva Taisaburo Nakamura sensei.

Nakamura sensei è considerato uno dei più grandi esperti di utilizzo reale della spada giapponese nei tempi contemporanei. Istruttore dell’esercito imperiale durante il conflitto, ha espresso molte e fondate critiche sulla “irrealtà” dello studio della spada nei nostri giorni, mostrando i numerosi errori che costellano le versioni “estetizzate” dei kata di Iai eseguiti oggi.

La sua idea era che un buon praticante di spada dovesse studiare Kendō, Iaidō e fare Tameshigiri. Il Tameshigiri è una prova di taglio, con vari gradi di difficoltà, fatto con una spada reale su Bambù o stuoie arrotolate.

Questa pratica, effettuata con il giusto spirito, può dare ottime indicazioni al praticante. Ovviamente non è un imperativo categorico perché ha dei costi (shinken, materiale da tagliare, supporti), ma per esperienza diretta e per gli argomenti portati da Nakamura sensei, devo confermare che va fatto, almeno per dei periodi del proprio cammino di studio.

Migliora tutta la pratica.

Rifiutare a priori il Tameshigiri, per delle idee “buoniste” o eccessivamente “filosofiche”, è sbagliato. Probabilmente tale visione ha già inficiato la pratica rendendola semplicemente un estetismo poco convinto.


Il mio gruppo studia la Spada Giapponese nelle sue componenti di Scherma a lama snudata e scherma con la lama inguainata (Palese e Nascosta) ricercando la completezza e realtà di pratica. Siamo il punto di riferimento per la pratica di Kenjutsu e Iaidō (e Iaijutsu) per la regione Sicilia. Rimaniamo a disposizione degli interessati alla Scherma e cultura giapponese e alla ricerca di sé stessi.

Contatto: Accademia di Arti Marziali – Dōjō Palermo
info@kkiennbudoclub.it

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