
Dagli archivi della rivista Aikido, riproponiamo questa intervista del 1990, realizzata da Giulia Colace con la collaborazione di Simone Chierchini. Anzi, “Non un’intervista, ma quattro chiacchiere con un personaggio fuori dagli schemi”
di GIULIA COLACE E SIMONE CHIERCHINI
Il raduno di Pasqua [1990 NdR] a Roma ha visto il gradito ritorno di un personaggio che ha fatto la sua parte nella diffusione dell’Aikido in Italia. Imazaki Masatoshi Sensei comunque si schernisce, e ai discorsi aikidoistici preferisce sostituire i suoi programmi personali. Vero giapponese di oggi, questo Maestro che non gradisce di esser ritenuto tale, è un uomo con i piedi nel presente e un occhio rispettoso al passato.
COLACE
Maestro, come mai si trova in Italia?
IMAZAKI
Sono nel vostro Paese per lavoro, oltre che per praticare ed insegnare Aikido. Lavoro come architetto e sto tentando di organizzare una nuova attività fra l’Italia ed il Giappone. In Giappone è in continua crescita la richiesta di arte per interni. I miei clienti non si accontentano piu di una figura professionale che si limiti a ripensare la struttura degli spazi, ma domandano anche una consulenza di tipo ‘artistico’. Sono in molti a sollecitare una sistemazione dell’ambiente capace di impreziosire l’immagine domestica.

Ecco, allora, la ricerca di opere d’arte, che si adattino sia alla suddivisione degli interni e all’arredamento, sia al gusto degli interessati. L’Italia mi sembra un buon paese per avviare una collaborazione in tal senso. Non solo per le sue tradizioni nel campo artistico e, oggi, in quello del design, ma anche per ragioni che hanno a che fare con la mia esperienza personale. Dovete sapere che ho lavorato quattro anni a Milano ed uno a Padova, presso alcuni studi di architetti, con i quali ho mantenuto ottimi rapporti di collaborazione. Ma la ragione del mio ritorno in Italia proprio in questo periodo dell’anno va fatta risalire soltanto in parte a questioni di tipo strettamente professionale. Ammetto di aver scelto il mese di aprile anche perche mi avrebbe fornito l’opportunità di partecipare, come insegnante, allo stage di Roma, quello che si è appena concluso. Mi auguro di riuscire ancora (ma non dovrebbe essere troppo difficile: quella per cui lavoro è una ditta di mia proprietà) a conciliare la figura dell’architetto con quella del Maestro: insomma, spero di tornare presto in Italia…
COLACE
Cosa pensa dell’Aikido che si pratica in Italia?
IMAZAKI
Fare Aikido, in Giappone o in Italia o in qualsiasi altro paese, mi diverte sempre moltissimo. Devo confessare, però di essere particolarmente contento di quello che percepisco dell’esperienza italiana. Mi piace vedere che le persone continuano a praticare l’Aikido, che i principianti seguono bene e con entusiasmo, anche grazie ad un metodo di insegnamento basato su spiegazioni precise e dettagliate. In Giappone, invece, non tutti i Maestri verbalizzano così esplicitamente il procedere ed il susseguirsi delle tecniche. Qui, in Italia, chi pratica l’Aikido puó dirsi davvero fortunato e deve essere capace di approfittare di una situazione così favorevole. Comunque, tornando a quanto dicevo prima, è una autentica soddisfazione rendersi conto del percorso di crescita fatto dall’Aikikai d’Italia da otto anni a questa parte, dal momento della mia partenza dal vostro paese. Anche se, ovviamente, l’Aikido è sempre lo stesso…
COLACE
A Tokio, oltre a lavorare come architetto, insegna l’Aikido?
IMAZAKI
Si, da quattro anni dirigo l’Ichijima Dojo del Maestro Tada. Di tanto in tanto teniamo anche degli stages con gli allievi del Maestro Tada. Purtroppo, non sempre riesco a prendere parte a questi incontri. Devo confessare di non essere l’unico in Giappone costretto, per questioni di tempo o di lavoro, a rinunciare a delle occasioni di studio interessanti. Sempre la mancanza di tempo ci impedisce di organizzare stages così lunghi, belli ed intensi come, per esempio, quello di Coverciano. Ci si riunisce al massimo per due giorni. Non bisogna dimenticare, però che in Giappone studiamo anche guardando: la dimostrazione annuale che ogni dojo organizza rappresenta un momento significativo di crescita, di verifica personale e di gruppo.
COLACE
Cosa ne pensa delle federazioni che non aderiscono all’Aikikai? A Tokyo, quante sono le palestre che non hanno come riferimento l’Hombu Dojo?
IMAZAKI
Sinceramente, non lo so, né mi interessa saperlo. A me basta allenarmi nella mia palestra e confrontarmi con gli altri aikidoka del corso, come dicevo prima, degli stages e delle dimostrazioni annuali. Mi place fare questo Aikido, mi sento bene così. Non mi interessano le altre posizioni: francamente, non mi sembra una questione così importante.
COLACE
È possibile individuare in Giappone un frequentatore-tipo delle palestre di Aikido?
IMAZAKI
L’Aikido è molto diffuso. In palestra praticano bambini, ragazzi, adulti. Ci sono principianti di cinquant’anni come di sei. Gli aikidoka, inoltre, provengono da mondi diversi: sono impiegati, casalinghe, liberi professionisti, artisti, studenti… Numerose le donne — nella nostra palestra se ne conta un buon trenta per cento. E all’Hombu Dojo insegnano dei Maestri donna.

COLACE
Quale è l’immagine che il Giappone ha dell’Italia?
IMAZAKI
Oggi molto diversa, più articolata rispetto a quella tradizionale, che associava il vostro paese agli spaghetti, alla canzone “O sole mio” o alla Gigliola Cinquetti anni Sessanta.
Gia quando sono partito alla volta dell’Italia, dodici anni fa, cominciavano a girare fra i professionisti, fra i miei colleghi architetti, alcune riviste di design italiano, come “Abitare” o “Domus”. Iniziava la fortuna della moda made in Italy con firme come quella di Gucci. Oggi, i prodotti italiani conosciuti sono molti, non solo borse, portafogli o piccoli oggetti. Molto apprezzati sono i disegni proposti dall’industria delle confezioni; l’abbigliamento italiano — penso a firme come Versace, Armani, Kri-zia, Mila — piace sia per la fattura e la forma, sia per la scelta delle sfumature, del colore. La mostra “Creativitalia” che partirà tra qualche settimana a Tokyo rappresenta un esplicito tributo alla produzione italiana. L’esposizione presenterà un campionario completo del made in Italy, dalla moda alle auto…
COLACE
Ha intenzione di tornare in Italia?
IMAZAKI
Per il mio lavoro di architetto, senz’altro. Come dicevo all’inizio dell’intervista, sto stabilendo dei rapporti di collaborazione con alcuni studi italiani. E poi, se l’Aikikai mi invita, sarò molto lieto di replicare i bei momenti condivisi, anche in questi giorni, con gli aikidoka italiani
Fonte: Aikido XX-1, Aikikai d’Italia, 1990
Copyright Giulia Colace e Simone Chierchini ©1990
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