Il ritratto del grande Maestro di Aikido Hirokazu Kobayashi mi è stato commissionato dal Maestro Andrè Cognard nel 2018, ed è stato inaugurato presso l’accademia di Aikido a Bourg-Argental in Francia a commemorare i venti anni della sua scomparsa
di VITTORIO TESSARO
La realizzazione non è stata facile considerando il materiale fotografico scadente. Le foto erano discordanti tra di loro, riprese in espressioni diverse, nonché nelle varie fasi della vita del Maestro, ed inoltre molte erano riprese da lontano. Ho dovuto impegnare molto del mio tempo per riuscire a realizzare il ritratto.
Quando inviavo le foto del ritratto in creazione al Maestro Andrè Cognard, avevo il timore che qualcosa non andasse bene, ed invece con grande sollievo mi sentivo rispondere che osservando le foto del ritratto gli sembrava di averlo vivo davanti a se, rimanendo colpito dallo sguardo, diceva Lui, vivo e presente.
Quando mi viene commissionato un ritratto e arriva il momento della fusione (rigorosamente a “cera persa”), la mia esperienza mi spinge ad appoggiarmi sempre alla fonderia migliore, quella che mi da la garanzia assoluta che il lavoro verrà eseguito con la massima cura e precisione e che il bronzo poi con gli anni non riveli qualche difetto irrimediabile, in poche parole, eseguito a “regola d’arte”. Troppe sculture si vedono in giro, purtroppo, con la scusa di risparmiare sul costo della fusione, sature di saldature inopportune che emergono con gli anni, assieme a stuccature su difetti causati da una cattiva ed affrettata procedura che prevede il passaggio dalla creta al bronzo.
Seguo sempre ogni più piccola fase di trasformazione, sia per quanto riguarda la fase della cera che è determinante per la buona riuscita dell’opera, che quella della cesellatura del bronzo, fino all’ultima parte, la patinatura. Il procedimento della fusione, l’unica che dia una garanzia nella realizzazione, e l’unica a dare garanzia nel tempo, è quella degli artisti ed artigiani dell’antica Grecia, per l’appunto la fusione detta “A cera persa”.
Ritornando al ritratto del grande Maestro che mi è stato commissionato, e che per tutti i praticanti di Aikido di tutto il mondo è un’icona, mi piace ricordare le tre giornate a Lui dedicate, fatte di pratica in Dojo, festeggiamenti, meditazione e preghiera. Appena giunti all’Accademia di Borg-Argental, una costruzione in legno in stile nipponico, e disposta tutta su di un piano, ci fermammo, io e due miei amici che mi avevano accompagnato apposta per il grande evento, sulla linea del grande portone in stile nipponico, a onorare con un inchino il luogo sacro prima di entrarci.
In quell’esatto punto, sul ponte in legno, dove stavamo facendo l’inchino, proprio sotto ai nostri piedi convogliavano due fragorosi torrenti che costeggiavano il luogo di culto e di pratica, disegnando un grande triangolo di prato coltivato nello stile giapponese. I due torrenti si univano proprio sotto ai nostri piedi, per continuare il percorso indissolubili in un unico grande torrente. Fermi e dritti dopo il saluto, in uno stato di pieno rispetto verso quel luogo che emanava energia già fin dall’entrata, ci guardammo e senza dire niente movemmo il primo passo in un rispettoso silenzio. Qui, in questo posto che aveva del magico, si avvertiva e si respirava energia positiva.















I giorni trascorsi a Bourg- Argental furono tre giorni da sogno: La prima sera fui ospite del Maestro Andrè Cognard, a cena con la famiglia del commemorato grande Sensei Hirokazu Kobayashi; Figlie, nipoti e i due Sensei responsabili tecnici di Aikido del nord e del sud Giappone, Hirotoshi Yabuuchi e Jiro Kimura. Il giorno successivo, dopo l’allenamento andammo a visitare la città e la sera, all’esterno dell’accademia vi fu un grande intrattenimento con fuochi d’artificio. La straordinarietà della cosa era che i fuochi pirotecnici erano programmati per andare a tempo con la musica. Ricordo tra tutte “Sakura” e “la canzone dell’Aikido”.
Era di una suggestività singolare e spiegare con le parole quanto accaduto quella sera, non suscita alla pari le emozioni vissute. Si avvicinò a me Usako, una delle figlie del grande Sensei, mi prese il braccio e seguimmo insieme tutto il programma fino alla fine. In quella notte incantata successe qualcosa che mi sorprese e mi fece commuovere, e ancora oggi quando ci penso, non posso farlo senza calare in una profonda ed estatica riflessione. Il cielo era coperto, ma stabile e rassicurante. Uno di quei cieli plumbei che stranamente non allarmano, ma al contrario, trasmettono in qualche modo un certo senso di protezione, ma ai primi botti dei fuochi d’artificio a ritmo della musica e i tamburi tonanti ed evocativi che enfatizzavano la magica serata, all’improvviso, incominciò a scendere una sottilissima pioggerellina, che talmente si inserì nel giusto tempo, e così altrettanto discreta, da sembrare anch’essa parte integrante del programma. Era una pioggia che, almeno apparentemente non bagnava, era avvolgente, si stava bene.

Subito sentii Usako stringersi a me più forte, e indicando il cielo con un dito, evidentemente commossa, mi sussurrò all’orecchio: “Guarda Vittorio! Sono le lacrime di commozione di mio papà, ci sta guardando da lassù, Lui è qui con noi alla sua festa”. La serata terminò con un gran galà dove durante la cena si proiettavano filmati degli innumerevoli stage di Sensei kobayashi, arricchita da canti e balli.
Il mattino successivo, il terzo e ultimo giorno che cascava di domenica, ci trovammo tutti all’esterno del tempio dedicato alla pratica dell’Aikido per il rito della processione in onore di Sensei Kobayashi. All’inizio della fila vi erano alcune ragazze vestite per l’occasione in caratteristici abiti tradizionali giapponesi a rappresentare le geisha che con i cestini in mano spargevano petali di rosa gialli, il colore preferito del Maestro. Inutile cercare di spiegare la suggestività della cerimonia, e camminare su di un sentiero giallo coperto interamente di petali.
Giunti nei pressi del KAMI (luogo sacro di preghiera) che stava sulla destra dell’accademia, prendemmo posto in cerchio e vi furono le onoranze. Terminata la cerimonia entrammo in Dojo, dove tutti, vestiti in kimono, si misero in rigorosa posizione di seiza sul tatami (in ginocchio sulla materassina in posizione marziale, immobili con il busto eretto). Ad un certo momento un ragazzo ed una ragazza, ovviamente anch’essi in kimono, si avvicinarono al Kami dove appoggiava il busto in bronzo del Maestro che ancora non era stato rivelato, ma rimasto li, coperto da un drappo per tutto il tempo dello stage. I due giovani presero i lembi e fecero scivolare il lenzuolo allontanandosi indietreggiando ogni uno nella parte opposta, senza mai voltare la schiena in segno di rispetto, scoprendo così finalmente il tanto agognato ritratto bronzeo di Sensei Hirokazu Kobayashi.
A quel punto verrebbe naturale pensare che un clamoroso boato di stupore e meraviglia proveniente dai circa trecento presenti si alzasse a riempire la grande sala che li accoglieva, ed invece, in un silenzio austero che ben conoscevo, tutti quanti all’unisono si chinarono in avanti a celebrare ciò che sarebbe stato da allora in avanti, il monumento dell’Accademia di Aikido di Bourg-Argental.

Subito dopo il maestro Andrè Cognard mi fece cenno di raggiungerlo in prossimità del kami dove mi presentò come l’autore dell’opera in questione, visto che nei due giorni antecedenti non era stato detto nulla ed io, a parte i famigliari e i maestri ero rimasto per tutti in incognita. Quando la cerimonia fu terminata e dopo aver raccolto da tutti i complimenti per la realizzazione dell’opera, ci avviammo verso casa portando con noi il ricordo di momenti indimenticabili, belli qualche volta da raccontare quando ci si trova tra amici che condividono la stessa passione per l’Aikido.
Le tre giornate da sogno erano terminate, ma non era terminata la mia più grande passione, quella in cui più mi riconosco e quella senza la quale ormai non potrei più vivere, l’amore per l’arte e per la scultura.
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Biografia
Vittorio Tessaro è nato nel 1958 a Caldogno (Vicenza). Dopo essersi diplomato al liceo artistico di Valdagno (VI), ha sviluppato un’idea di scultura “sentita”, libera e senza canoni, tale da permettergli sempre di esprimere la sue capacitò in senso puro ed istintivo.
La conoscenza degli strumenti del modellare gli ha permesso di iniziare, per conto suo, una sorta di lunga paziente battaglia con la forma, che ha inteso persino rifiutare modelli illustri del passato: rifiutarli per non lasciarsene sopraffare. Tessaro ha seguito il proprio istinto; e l’ha fatto a ragion veduta.
Ecco i due temi fondamentali del suo discorso plastico: i nudi e gli animali. Tessaro li ha affrontati con assoluta schiettezza, soprattutto negli animali – tori e cavalli – egli si è sentito di calare la sua energia gestuale, la sua interna forza primaria. Fremito delle dita; rapidi colpi di stecca; un aggredire quasi la materia. Ne sono usciti dei pezzi di prim’ordine: bronzi e bronzetti caricati al massimo di dinamismo immediato.
Vittorio Tessaro ha svolto esperienze lavorative in città estere realizzando sul posto alcune fra le sue opere più significative. La partecipazione a molteplici mostre personali, collettive e a concorsi anche a livello nazionale, ha dato l’opportunità di essere conosciuto ed apprezzato dal pubblico e dalla critica consentendogli l’accesso a collezioni pubbliche e private nonchè garantendogli l’esposizione permanente di proprie opere presso diverse gallerie d’arte.
Vittorio Tessaro che lavora professionalmente da tantissimi anni con sculture in bronzo, terracotta e altri materiali plastici, vive ed opera ad Arcugnano (VI).
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