Tenchi : Testa Fra le Nuvole e Piedi nel Fango


Quando venni per la prima volta a conoscenza di Ueshiba Morihei, come descritto in libri e articoli e attraverso i racconti del mio amico e istruttore Terry Dobson, sentii parlare di un saggio-guerriero, un uomo che possedeva poteri inspiegabili. Le storie erano stravaganti, dalla lettura del pensiero, allo schivare proiettili e al teletrasporto. In che modo si poteva imparare dalle descrizioni di un uomo simile?

di ELLIS AMDUR

Tutto ciò che sentivo era magia, fulmini che lampeggiavano da qualche nuvola invisibile, senza alcuna descrizione di una metodologia che avrei potuto usare per imparare ad eguagliarlo. Per quanto riguarda la sacra saggezza che si presumeva possedesse, non percepivo la sensazione della lotta di un uomo, un uomo in carne ed ossa che perveniva alle sue intuizioni attraverso prove ed errori, attraverso sviste ed sbagli. Lo Ueshiba di cui leggevo non era affatto come me, un essere umano a volte talentuoso, a volte idiota. Era sovrumano.

Una specie di culto era cresciuto intorno a Ueshiba e alla sua opera, e questo, per me, significava che la sua statura di santo era probabilmente illusoria quanto il suo teletrasporto. I culti non si formano intorno a esseri umani ordinari, o anche straordinari, i cui difetti ed errori sono aperti al mondo. I culti si formano intorno ai miti. E i miti, almeno intorno ai vivi, si formano solo con la collusione dei mitizzati. Il fatto che Ueshiba abbia permesso che ciò avvenisse lo sminuisce, per quanto mi riguarda. Più divino è il mito, più piccolo è l’uomo che rimane.

Il pericolo che un tale uomo presenta per i suoi discepoli è che noi, in quanto esseri umani, siamo assolti dalla responsabilità di misurarci con lui:

  • Lui è divino, mentre io sono semplicemente umano. Attraverso la sua sola adorazione, io sarò salvato.
  • Imiterò e risplenderò nella sua gloria riflessa, un pianeta che gira intorno a un sole glorioso.
  • I miei fallimenti morali sono scusabili, perché sicuramente sto facendo il meglio che posso, un mortale imperfetto che inciampa sulle orme di un dio.
  • Quelle che agli altri possono sembrare le mie mancanze morali, non lo sono più: sto solo facendo esattamente quello che dio fa nel suo tempo libero: bere, drogarsi, o ‘iniziare’ sessualmente per qualsiasi ragione lui o io riteniamo razionale.
  • Non trovando spazio nel suo palazzo per le mie grandiloquenti visioni, posso andarmene e diventare il mio dio personale con il mio piccolo regno da governare.

Il mito della vita di Ueshiba segue la tipica ‘vita da saggio’: si recò nell’Hokkaido come pioniere, e contribuì ad aprire le terre del ‘selvaggio nord’, incontrò un maestro di arti marziali, Takeda Sokaku, il maestro del Daitō-ryū, uno psicopatico che insegnava un sistema combattivo omicida, studiò con lui per un breve periodo – poche settimane secondo alcune testimonianze – e lo lasciò, disgustato dal suo carattere malvagio. Poi incontrò un meraviglioso maestro spirituale, Deguchi Onisaburo, un grande apostolo della pace, attraverso il quale trovò una connessione con le radici della pratica religiosa e il mondo degli spiriti. Divenne quindi illuminato sulla natura divina dell’universo, e prese la vecchia pratica marziale brutale del Daitō-ryū e la amalgamò con miriadi di altre arti marziali che aveva
imparato, facendole diventare qualcosa di completamente diverso: l’arte marziale umanistica ed etica dell’Aikidō.

Ueshiba, un uomo ultraterreno, senza attaccamento al guadagno, in qualche modo in possesso sia di un’innocenza infantile che di una saggezza fuori misura, che predicava una versione dello Shintō che aveva con la religiosità comune la stessa relazione che il filosofo Wittgenstein aveva con la logica delle scuole elementari, trasmise poi ai suoi successori (noi) la più magnifica e potente di tutte le pratiche marziali, un’arte che poteva trasformare il mondo e pure noi.

Un uomo del genere è per me inaccessibile.

Cosa ci puoi fare con un santo? Puoi sederti ai suoi piedi e servirlo. Puoi appendere la sua foto al muro e inchinarti ad essa. Puoi assicurarti che sia ben sostenuto facendo scivolare il denaro sull’altare in salotto piuttosto che direttamente nelle sue mani, in modo che ogni giorno possa sollevare le braccia in aria ed esclamare: “Guarda che cosa mi hanno fornito gli dei.” Si possono fare migliaia di foto e filmati di un soggetto apparentemente disinteressato, che in qualche modo in fotografia rende sempre meglio di Christie Brinkley. Puoi rielaborare la sua vita, con la sua stessa collaborazione, raccontando storie, persino scrivendo romanzi e fumetti su di lui, canalizzarlo nei sogni e negli esami di cintura nera, o diventare un impavido servitore, smaniando per diffondere la buona parola. (…)
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A Duello con O-sensei
Alle Prese con il Mito del Guerriero Saggio
I Classici del Budo #1
di Ellis Amd

Se esistesse un “libro di arti marziali normale”, questo ne sarebbe il gemello malvagio. Spietatamente onesto, e scritto dalla prospettiva unica di insider trasformato in outsider, in questo libro Ellis esplora gli aspetti del budō, le sue filosofie e i suoi dilemmi attraverso la lente dell’aikidō , un’arte marziale moderna il cui fondatore è discusso con toni reverenziali e avvolto in una mistica quasi religiosa. Guardando all’idea del budō come modo di vivere e come percorso verso la perfezione personale, Ellis affronta le complessità e le contraddizioni del mondo reale dietro questi stereotipi semplificati, rivelando intuizioni che hanno valore per qualsiasi artista marziale o anche per un non artista marziale con un interesse per gli aspetti più oscuri della natura umana.

— Dave Lowry, autore di Persimmon Wind

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