Tenere viva la nostra storia è una serie di articoli nata con l’intento di custodire e tramandare la memoria dei pionieri dell’aikido in Italia. Attraverso biografie, testimonianze e ricostruzioni storiche, la serie restituisce voce e volto a figure che, spesso nell’ombra e con grandi sacrifici personali, hanno reso possibile la diffusione di quest’arte nel nostro Paese. Pubblicati originariamente su Facebook, questi contributi non vogliono essere soltanto un esercizio di memoria, ma un invito a riconoscere le radici della nostra pratica e a nutrire un senso di continuità. Ricordare i maestri e i praticanti delle prime generazioni significa non solo rendere omaggio al loro impegno, ma anche comprendere meglio chi siamo oggi come comunità aikidoistica e quale eredità ci è stata consegnata.
Giorgio Veneri (1937‑2005)
Il visionario dell’Aikido che portò l’Arte italiana nel mondo
«La pratica dev’essere autentica, libera da compromessi, rigorosa quanto umana.»
— Giorgio Veneri
🌱 Le origini e l’incontro con l’Aikidō
Giorgio Veneri nacque a Mantova nel 1937. La sua formazione marziale iniziò nel judo, dove conseguì lo Shodan sotto la guida di Koike Sensei. Dopo la laurea in Matematica nel 1963, il suo cammino prese una direzione decisiva: nel 1964 incontrò Motokage Kawamukai Sensei, e nel 1965 si avvicinò al maestro Hiroshi Tada, di cui divenne presto uno dei primi e più fidati allievi italiani.
🧭 Tappe tecniche e riconoscimenti
Nel 1968–69 Veneri ricevette il grado di Shodan, entrando nel primo gruppo storico di yudansha italiani.
Proseguì costantemente nel cammino del budō, conseguendo il Godan negli anni ’80 e, nel 1994, fu il primo italiano insignito del Rokudan direttamente da Kisshomaru Ueshiba Doshu, il che sancì ufficialmente la sua posizione di riferimento a livello internazionale.
🌍 Costruttore di ponti: l’Aikido in Europa e nel mondo
Veneri fu tra i fondatori dell’Aikikai d’Italia nel 1965 e svolse un ruolo chiave nella nascita e nello sviluppo della European Aikido Federation (EAF) e dell’International Aikido Federation (IAF).
Dal 1978 al 1984 fu Presidente della EAF, e dal 1984 al 1994 ricoprì l’incarico di Chairman dell’IAF, con delega diretta da Hombu Dōjō per la diffusione dell’Aikidō in Europa dell’Est, Africa, Irlanda, Giordania e altri paesi emergenti.
La sua azione fu sempre orientata alla tutela dello spirito originario dell’Aikido, come trasmesso da Morihei Ueshiba, bilanciando esigenze organizzative con la fedeltà alla tradizione.
🏯 Il Budokan di Mantova e la dimensione educativa
Nel cuore della sua città, Mantova, fondò il Dojo Budokan, che divenne presto un punto di riferimento per la pratica e la formazione aikidoistica in Italia.
Non era solo una palestra, ma un luogo di crescita personale, dove la tecnica era mezzo per coltivare disciplina, rispetto, solidarietà e attenzione all’altro.
Il Budokan fu anche centro propulsore per seminari nazionali e internazionali, a partire dal celebre stage del Lido di Venezia del 1968, che segnò l’inizio delle attività estive regolari sotto l’Aikikai Italia.
📜 Pensiero critico e tradizione
Veneri fu anche autore di testi e interventi sulla natura profonda dell’Aikidō.
Nel suo articolo del 1998, Il mio punto di vista sull’Aikido tradizionale, ribadiva la centralità del lignaggio diretto al fondatore, l’importanza della non-competitività e il rischio di deriva istituzionale.
«Un Maestro non possiede nulla, men che meno l’autorità: egli è i volti di ciascun allievo compreso il suo. […] L’Aikido non ha bisogno di etichette, ha bisogno di verità.»
(G. Veneri, 1998)
In Mi Ricordo Che…, racconto pubblicato nel 1984 da Simone Chierchini, Veneri ripercorreva con ironia e lucidità gli anni eroici dell’Aikidō in Italia, tra stazioni notturne, tatami improvvisati e una volontà incrollabile di costruire qualcosa di autentico.
🎎 Un uomo, non solo un maestro
Veneri era grande fisicamente e moralmente: oltre 1 metro e 90, presenza carismatica, ma mai autoritaria. I suoi allievi lo chiamavano affettuosamente “Giorgione”.
Capace di guidare con rigore e umanità, era anche famoso per l’autoironia tagliente e lo spirito critico.
In un aneddoto riportato da Simone Chierchini, si racconta di una sera a Fiesole dove, finito l’allenamento, Veneri venne trovato “in compagnia di una buona bottiglia di bianco”, a parlare di vita, dojo e destino, con ironia e profondità.
🕊️ L’ultimo saluto
Il 30 marzo 2005 Giorgio Veneri si spense, lasciando un vuoto non solo nell’Aikidō italiano, ma anche nella comunità internazionale. Il suo lavoro, la sua visione, i suoi scritti e le sue iniziative continuano a ispirare praticanti, insegnanti e dirigenti federativi in tutto il mondo.
💬 Conclusione
Giorgio Veneri fu molto più di un praticante o un dirigente. Fu un costruttore di visione, un educatore, un pensatore critico, e un pioniere del budō.
La sua influenza attraversa oggi dojo, confini, generazioni. L’Aikidō che ha contribuito a formare in Italia e in Europa porta ancora la sua impronta: seria, libera, profonda.
«’Sto qua è il mio uomo»
— così disse dopo aver conosciuto Tada Sensei, in una frase che racchiude la forza di un’intuizione e l’inizio di un cammino che ha cambiato il volto dell’Aikidō in Italia.








📚 Appendice bibliografica
Chierchini, Simone.
“Giorgio Veneri: Il mio punto di vista sull’Aikido tradizionale (1998).” Simone Chierchini – Aikido Italia Network, 4 Apr. 2011,
https://simonechierchini.com/2011/04/04/giorgio-veneri-il-mio-punto-di-vista-sullaikido-tradizionale-1998
Chierchini, Simone.
“Mi Ricordo Che… Itinerario agli albori dell’Aikidō in Italia.” Simone Chierchini – Aikido Italia Network, 29 Aug. 2020,
https://simonechierchini.com/2020/08/29/mi-ricordo-che-itinerario-agli-albori-dellaikido-in-italia
“Giorgio Veneri.”
Aikido Journal, 27 Aug. 2011,
https://aikidojournal.com/2011/08/27/giorgio-veneri
“Diffusione dell’Aikidō in Italia.”
Wikipedia, Wikimedia Foundation,
https://it.wikipedia.org/wiki/Diffusione_dell%27aikido_in_Italia
Peter A Goldsbury.
Aikido and the IAF – Some Personal Reflections. Academia.edu,
https://www.academia.edu/35267859/Aikido_and_the_IAF_Some_Personal_Reflections
Aikikai d’Italia.
Sito istituzionale. Accesso: settembre 2025.
https://www.aikikai.it
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Marco Aliprandini: I Nodi del Bambù
The Ran Network – La Penna e la Spada N. 1
Il maestro Hiroki Okuda, nato e cresciuto in Giappone, viene mandato agli inizi degli anni ‘70 in Italia per insegnare aikidō, un’arte marziale giapponese.
Il racconto della sua vicenda esistenziale inizia in una confusione percettiva. Il protagonista, infatti, per cause inizialmente a lui oscure, ha perso la sensibilità del corpo e, impaurito dalla luce bianca che lo ha investito, cerca di dare una forma concreta al vuoto in cui si trova. Questa ricerca lo spinge ad analizzare i suoi ricordi: i primi passi nell’apprendimento delle arti marziali e della meditazione zen sotto la guida del padre, il rapporto con il maestro di aikidō Nakajima, di cui in adolescenza era diventato allievo diretto e infine il trasferimento definitivo prima a Roma e poi a Milano. Un susseguirsi, sempre più chiaro, di immagini, di persone, di situazioni accompagnate fin dall’inizio dalla dolcezza della madre, dalla vicinanza della sorella Yuka e dalla presenza costante dell’amico Yoshi, anche lui futuro maestro di aikidō, trasferitosi negli stessi anni in Europa. Solo lentamente Hiroki capirà dove si trova e cosa gli sia realmente successo.
Un romanzo apparentemente di formazione che nello svolgersi della trama diventa contaminazione tra Italia e Giappone, tra antico e moderno, tra l’illusione di poter incontrare un maestro, una guida e la consapevolezza che anche i maestri fanno i conti con la misteriosa complessità della vita reale.



