
“Quando un giorno sarà possibile tracciare una storia dell’Aikido in Italia, un capitolo sarà indubbiamente dedicato a Haru Onoda, pioniera dell’Aikido nel nostro Paese, sin dai tempi in cui l’esistenza di quest’Arte era nota a pochi cultori di arti marziali e di cose giapponesi” [1]. Con queste profetiche parole, Giovanni Granone, colonna dell’Aikido nazionale per oltre tre decenni, nel 1973 descriveva l’importanza del ruolo svolto dalla giovane Onoda in Italia nei suoi dieci anni di permanenza e lavoro nel nostro paese
di SIMONE CHIERCHINI


Uka Onoda (小野田宇花), meglio conosciuta in Italia come Haru, o On-chan, come la chiamavano gli amici [2], nacque a Tokyo nel 1929, il che la rende coetanea di due importanti personaggi con i quali si intreccia il suo percorso italiano, ossia Hiroshi Tada e Danilo Chierchini. Figlia di un noto industriale [3] – il padre era il direttore di una fabbrica di elettronica che aveva ricevuto un’onorificenza dall’imperatore per le sue invenzioni [4] – già in giovane età Onoda dimostrò di voler seguire un percorso improntato all’esplorazione delle arti, e lo status economico della sua famiglia glielo rese possibile.
Uka Onoda si dedicò allo studio della scultura presso la Tokyo Academy of Arts (東京藝術大学, Tōkyō Geijutsu Daigaku) [1], conseguendo la laurea nel 1952 e la specializzazione nel 1955 [2].

All’incirca nello stesso periodo aveva iniziato a praticare Aikido presso l’Aikikai Hombu Dojo di Tokyo [1] [5] [6], anche se la relativa cronologia non risulta ad oggi disponibile. Onoda praticò all’Hombu Dojo per diversi anni, come dimostrato dalla sua successiva familiarità con il fondatore Morihei Ueshiba e con suo figlio Kisshomaru, con cui mantenne contatti epistolari una volta lasciato il Giappone. La si vede inoltre raffigurata in primo piano in una foto scattata a Iwama, mentre pratica sotto lo sguardo del fondatore, a dimostrazione che seguiva Morihei anche al di fuori dell’Hombu Dojo. Infine, che l’Aikido non fosse per lei un mero hobby giovanile è testimoniato soprattutto dalla passione che mise nel diffonderlo in Italia e dal profondo impatto che la disciplina ebbe sulla sua visione della vita e sulla sua produzione artistica posteriore.
A ulteriore conferma di quanto sopra, nel corso del suo studio presso l’Aikikai Hombu Dojo, Onoda fu nominata Shodan [1] [5] [6] e la sua presenza nel dojo fu tutto meno che anonima, dato che arrivò a ricoprire il ruolo di segretaria personale di O’Sensei [1] [5].

L’attività di scultrice di Uka Onoda fu segnata da un inizio assai positivo già in patria. Nel 1951, ancora prima di laurearsi, il suo lavoro venne incluso in “Salon du Printemps”, una mostra d’arte organizzata dall’Ambasciata del Belgio a Tokyo, nella quale ricevette il secondo premio [2] [7]. Nel 1953 partecipò alla mostra annuale allestita dalla Shin-Seisaku (新制作協会, “Associazione per la Nuova Arte”) a Tokyo [7]. Questa organizzazione si era formata nel 1936, nel momento in cui il clima sociale in Giappone si stava orientando verso un acceso nazional-militarismo. La Shin-Seisaku invece aveva raccolto una serie di artisti che si rifacevano alla libertà e alla purezza dell’ispirazione artistica, in risposta al contemporaneo mondo dell’arte ufficiale e filo-governativa [8].
Nel 1955 Haru Onoda vinse una borsa di studio presso l’Accademia di Belle Arti di Roma [9] e si trasferì in Italia per perfezionare i suoi studi nella scultura [10]. Il suo mentore fu Pericle Fazzini [1] [3], di cui prese a frequentare anche il laboratorio personale in Via Margutta [3]. Pericle Fazzini è considerato uno dei massimi esponenti della scultura italiana del ‘900 ed è rimasto famoso principalmente per le sue opere monumentali, come il Monumento alla Resistenza ad Ancona (1956) e La Resurrezione (1972-1977) che domina la Sala Nervi del Vaticano [11].
Le attività artistiche di Onoda in Italia furono subito accompagnate da notevole successo e il suo rapporto artistico con Fazzini divenne molto stretto, come si evince da una lettera autografa del 1982, in cui il grande scultore descrive la sua relazione con Uka: “Onoda Uka è stata la mia prima allieva giapponese che ha frequentato nei primi tempi la mia Scuola di Scultura quando venni da Firenze a Roma per insegnare all’Accademia.
Tutto questo risale a molti anni passati. Onoda ha anche collaborato a diverse mie sculture lavorando nello studio mio di Via Margutta. Era così brava allora che la feci invitare ad alcune mostre nazionali italiane compresa la Biennale Internazionale di Venezia. Ho avuto modo di vedere le sue ultime opere e devo dire sinceramente che non mi ha affatto deluso, anzi ho notato che la sua scultura si è accresciuta moltissimo, tanto da diventare padrona assoluta del movimento nel senso dinamico e armonico della forma” (…) [12]. Nel biennio 58-59, infatti, la scultrice partecipò con le sue opere alla Biennale di Venezia – Sezioni per gli Allievi Stranieri Residenti in Italia (1958), al Premio Avezzano (1958 e 1959) e alla Rassegna d’Arte Figurative di Roma e del Lazio (1959) [1] [7].
Oltre ad essere un’artista, però, Uka Onoda era anche un’appassionata aikidoka e una volta trasferitasi a Roma desiderava continuare a praticare Aikido: quale situazione trovò al suo arrivo in Italia?
A partire dal 1947, il poliedrico e misterioso Salvatore Mergè, esoterista, orientalista, pittore e diplomatico, aveva dato saltuarie lezioni private dell’arte di Ueshiba, allora del tutto sconosciuta, a pochi selezionati nella città di Roma [13]. Mergé era stato il primo occidentale ad essere accettato come sotodeshi presso l’allora Kobukan Dojo di Morihei Ueshiba a Ushigome, durante la sua permanenza a Tokyo come addetto culturale presso l’Ambasciata d’Italia (1937-1943). Con ogni probabilità Mergé fu anche il primo a insegnare Aikido fuori dal Giappone [13].
Mergè, tuttavia, non fu mai un marzialista nel senso contemporaneo della parola, e meno che mai fu o si presentò come un maestro di Budo. L’Aikido gli interessava principalmente come mezzo per arricchire e completare il proprio sviluppo personale e iniziatico di esoterista [13]. Anche se amava raccontare in pubblico storie sull’Aikido e su Ueshiba, non cercava allievi, anzi semmai allontanava quelli che spesso lo approcciavano allo scopo di imparare l’arte [13].
Considerati i comuni interessi, al suo arrivo in Italia Onoda era entrata in contatto con Mergè, che allora era professore di giapponese presso l’ISMEO (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente) [13]. Da quel punto in poi, il professor Mergè prese a indirizzare potenziali allievi di Aikido verso Onoda [13], come testimoniato da Stefano Serpieri – Serpieri, che studiava giapponese con Mergè all’ISMEO, successivamente sarebbe divenuto un insegnante di primo piano dell’Aikikai d’Italia: “Un giorno tutti noi studenti dei corsi di lingua giapponese fummo invitati presso l’ambasciata del Giappone per una conferenza sulla cultura di quel Paese. In quell’occasione il prof. Mergè mi presentò una ragazza giapponese che si trovava in Italia per studiare arte, anzi scultura, presso il laboratorio di Pericle Fazzini. Nella presentazione che fece disse che anche la ragazza studiava Aikido, e mi presentò a lei come uno studente di lingua giapponese molto interessato a quest’arte marziale.

La ragazza si chiamava Haru Onoda. Non mi feci sfuggire l’occasione, e riuscii ad impegnare la signorina Onoda, allora shodan di Aikido, ad insegnarmi qualche rudimento di quell’arte. Andavamo ad allenarci presso una palestra sita nei pressi di via Veneto, ospiti del Maestro di judo Ken Otani, che in quel dojo allenava la nazionale italiana di judo. Potei, purtroppo, avere solo pochi insegnamenti su questa nuova arte marziale, l’Aikido, perché la signorina Onoda era sempre molto impegnata con lo studio della scultura. In quei brevi periodi che c’incontravamo, approfittavo anche di farmi raccontare dei suoi rapporti con il Maestro Ueshiba del quale mi disse essere stata la segretaria. Una volta mi raccontò che il Maestro Ueshiba, che sapeva che quando lei andava al dojo doveva attraversare un passaggio al livello non custodito, gli aveva raccomandato di non fare quel percorso perché era pericoloso e di passare da un’altra parte. Ma lei, nonostante avesse rassicurato il Maestro, fece lo stesso la solita strada perché più breve. Allora il Maestro, appena arrivò al dojo, la rimproverò perché gli aveva disobbedito e lei si meravigliò come avesse fatto il maestro a sapere che lei era passata per la strada da lui sconsigliata” [5].
Il racconto di Serpieri sembra tra le altre cose confermare che Onoda era ben conosciuta e apprezzata da Morihei Ueshiba, cosa che risulta chiaramente anche da un passaggio della famosa intervista del 1957 in cui Kisshomaru Ueshiba, riferendosi ai recentissimi sviluppi internazionali dell’Aikido, dice testualmente: “C’è pure una signora, Onoda Haru, che si è allenata con noi per diversi anni. Poi è partita per l’ltalia per diventare un’artista. Qualche giorno fa, ho ricevuto una sua lettera da Roma, in cui dice di essere molto felice perchè ha incontrato un italiano che pratica l’Aikido con cui può allenarsi [Mergé? o forse lo stesso Serpieri?]” [10].
Alcune fonti in lingua italiana raccontano un’altra interessante storia che illustrerebbe appieno il rapporto di familiarità e affetto tra Morihei e Onoda. Nel 1961 Ueshiba fece il suo primo viaggio all’estero del dopoguerra; si recò alle Hawaii, ove pronunciò questo famoso discorso: “Sono venuto alle Hawaii per costruire un “ponte d’argento”. Fino ad ora sono rimasto in Giappone, a costruire un “ponte d’oro” per unire il Giappone, ma d’ora in avanti desidero costruire un ponte che porti i diversi paesi del mondo ad unirsi attraverso l’armonia e l’amore contenuti nell’Aikido. Penso che l’Aiki, al di fuori delle arti marziali, possa unire i popoli del mondo in armonia, nel vero spirito del budo, avvolgendo il mondo in un immutabile amore” [14]. In realtà, Morihei non avrebbe fatto altri viaggi, anche se sembrerebbe che avrebbe assai desiderato recarsi in Italia. Avrebbe addirittura messo in allarme i suoi collaboratori, spiegando loro che desiderava partire per andare a trovare Haru Onoda che a quel tempo viveva a Roma [15] [16] [17] [18]. Va detto che – al momento – non sono riuscito a trovare alcuna conferma di quanto sopra nelle fonti internazionali.
Grazie agli sforzi di Attilio Infranzi, più o meno nello stesso periodo si era costituito un altro nucleo di interesse verso l’Aikido attorno a Salerno e Cava de’ Tirreni. Infranzi, un pioniere dello sport e del Budo in Italia, era stato tra i primi tredici judoka italiani a ricevere lo shodan in Judo nel 1953 [20]. Con l’arrivo in Francia di Tadashi Abe, il primo shihan inviato dall’Aikikai Hombu Dojo in Europa (1952), Infranzi aveva iniziato a interessarsi all’Aikido: attraverso Jean Zin, ex-judoka che aveva preso a seguire Tadashi Abe, nel giugno del 1954 riuscì a portare Abe a Salerno [20]. Abe tenne un seminario estivo internazionale della durata di 15 giorni presso il Budo Club Salerno, ritornando poi a dirigerlo ogni estate fino al 1959 [20]. Da queste attività derivò la fondazione della Federazione Europea di Aikibudo, di cui Attilio Infranzi fu il primo Presidente, dopo aver ricevuto lo shodan da Tadashi Abe a Cava de’ Tirreni nel 1958 [20].

Onoda, compatibilmente con i suoi impegni artistici, aveva preso a prodigarsi in ogni modo per presentare e diffondere l’Aikido in Italia, includendo alcuni viaggi di pratica e insegnamento. Partecipò quindi anche alle attività che si svolgevano a Cava attorno a Infranzi, e abbiamo prova che frequentò il seminario estivo diretto da Tadashi Abe a Salerno nel 1958, di cui rimangono alcune preziose immagini.
Nel 1961 Uka Onoda si laureò presso l’Accademia Nazionale di Belle Arti di Roma. Nel frattempo, sotto l’ispirata guida di Pericle Fazzini, la carriera di scultrice di Onoda aveva spiccato il volo. L’artista si mise in luce con le sue originalissime opere basate sull’Aikido in azione, in cui emergeva una notevole fusione di energia, movimento e armonia. Onoda le espose in numerose mostre personali e collettive in Italia ed all’estero:
- 1961 – Mostra Nazionale Studentesca Italiana sponsorizzata dal Vaticano. Riceve il primo premio, che le viene consegnato da Papa Giovanni XXIII
- 1962-64 – Esposizione Figurativa Internazionale di Tokyo
- 1963 – Mostra Personale a Roma
- 1964 – Mostra Personale a Zurigo
- 1965 – Mostra Collettiva di artisti giapponesi in Europa
- 1965-68 – Mostra Itinerante “27 Artisti dall’Italia” nelle università e gallerie d’arte di tutto il mondo
- 1967 – Mostra Personale a Roma
- 1968 – Esposizione per la Donna a Roma. Vince il primo premio del Ministero degli Affari Esteri
- 1968 – Mostra Personale a Torino
- 1968 – Riceve il primo premio al Concorso Internazionale dell’UNESCO
- 1969 – Riceve il primo premio al Concorso Internazionale Gallery Attico
- 1969 – Invitata ad esporre alla Mostra di Scambio Italo-Tedesca di Colonia [2]
Alcuni giudizi della critica artistica sul suo lavoro: “Haru Onoda non cattura le singole scene come fa l’obiettivo di una fotocamera, in movimento congelato. Nelle sue statue, il corpo umano non è solo celebrato come la più bella espressione del mondo fisico, ma ha l’effetto di una ruota, costantemente in movimento, che rotola fuori da se stessa “[3].







“Nell’arte di Haru Onoda notiamo sì un incisivo “problema dello spazio” ma teniamo a segnalare altresì (diremo forse in primis) quel movimento che anima ogni sua opera. Un movimento che le permette soggetti stilizzati rappresentanti figure nella difficile e plastica arte dell’Aikido, in evoluzioni acrobatiche, di danza” [21].
Sempre in questa fase, Uka Onoda intrecciò anche un rapporto di collaborazione con un suo più famoso connazionale, il pittore Luca Hasegawa (1897-1967), al tempo residente in Italia. Hasegawa, come Onoda un laureato alla Tokyo Academy of Arts (1921), aveva ricevuto dal Vaticano la commissione per una serie di affreschi presso la Chiesa dei Santi Martiri del Giappone di Civitavecchia, che aveva realizzato tra il ’51 e il ’57, condividendo, nel frattempo, la vita del convento.

In uno degli affreschi dipinti nell’abside, Hasegawa rese omaggio a Santa Fermina, la patrona di Civitavecchia: rimane un bozzetto preparatorio dell’opera co-firmato da Pericle Fazzini e dalla sua allieva Uka Onoda.
Tornando all’Aikido, gli allenamenti romani sul tatami del Kodokan Judo Club, cui Serpieri fa riferimento nella citazione precedentemente riportata, furono irregolari e costellati da numerose interruzioni. Onoda, infatti, vinse una borsa di studio e si trasferì in Sud America per un periodo indefinito [5], poi, al suo ritorno, continuò comunque a viaggiare seguendo i suoi impegni professionali.
Nel frattempo, sul tatami del Kodokan di Roma, Onoda aveva incontrato per la prima volta il nazionale di Judo Danilo Chierchini, allievo del già citato Ken Otani. Chierchini, che aveva scoperto l’Aikido grazie ad un documentario su Morihei Ueshiba trasmesso all’epoca dalla RAI, descrive in questo modo una dimostrazione di Aikido data da Onoda al Kodokan: “(…) ero rimasto impressionato da un bellissimo documentario televisivo imperniato sul Maestro Ueshiba, avevo visto una esibizione un po’ meno… impressionante della Sig.na Onoda” [22]. Al tempo Chierchini, che era nel pieno della sua carriera agonistica di Judo, non si unì a Serpieri durante gli allenamenti di Aikido con Onoda.
Le loro strade, tuttavia, si incontrarono nuovamente qualche anno dopo, quando nel ’64 a Chierchini – che nel frattempo aveva aperto il suo dojo personale, la S.S. Monopoli Judo – fu proposto di ospitare un giovane maestro di Aikido, Motokage Kawamukai [9]. Kawamukai all’epoca diciottenne, era appena arrivato a Roma da New York, ove assieme a Oscar Ratti e Adele Westbrook aveva sostenuto Yasuo Ohara nell’avviare la pratica presso il New York Aikikai [9].
Il 18 febbraio 1964, Kawamukai avviò il suo corso di Aikido presso il dojo di Chierchini, con una lezione cui presero parte Carla Simoncini, Artemisia Maccari ed Elvio Maccari, oltre allo stesso Chierchini [9]. Il corso prese piede, attirando ex praticanti di Judo, e presto si unirono sia Haru Onoda – tornata intanto stabilmente in Italia – che Stefano Serpieri. Contrariamente a quanto sostenuto su numerosi siti web italiani, Onoda non diresse mai le lezioni presso la S.S. Monopoli, anche se era spesso sul tatami a praticare [9].

Com’era Onoda sul tatami? Ce lo racconta Carla Simoncini, che nel 1964 c’era: “Una sera al dojo Monopoli ci fu una sorpresa inaspettata: il maestro Kawamukai ci presentò una piccola giapponese che avrebbe preso parte alla lezione. Non ci furono altre spiegazioni; eravamo in pochi sul tatami perché il corso era partito da poco e le nostre conoscenze erano minime. Noi allievi eravamo inebriati dalla maniera d’insegnare dell’allora 18enne Kawamukai e lo seguivamo come potevamo, anche perché era una persona semplice, disponibile e socievole. Quando iniziò la lezione, notai subito che la signorina Onoda non eseguiva i movimenti nel modo che il maestro aveva appena mostrato. I suoi movimenti erano come il vento che spira gentile e il contatto era solo leggero e mai portato a conclusione. Anche quando cadeva, lo faceva in un modo particolare, raggomitolandosi su se stessa. Le frequentazioni al dojo della signorina Onoda non erano costanti; difficilmente praticava con gli uomini, quindi spesso mi cercava per allenarsi con me. Kawamukai ci seguiva e correggeva spesso i nostri errori, tuttavia non l’ho mai visto una volta correggere lei. Tra di loro non sembrava esserci molta affinità e probabilmente lei avrebbe voluto che l’Aikido che praticavamo fosse più affine al suo, e magari essere partecipe nell’insegnamento” [25].
Anche a sentire Danilo Chierchini, forse Onoda avrebbe desiderato prendere parte all’insegnamento e questo sarebbe stato motivo di contrasto con Kawamukai, la cui conseguenza fu che nel tempo Onoda diradò e poi interruppe le sue visite al dojo [9]. Ciò fu molto più probabilmente dovuto ai suoi sempre crescenti impegni nel mondo della scultura.

Abbiamo precedentemente menzionato il fatto che durante la sua permanenza in Italia Onoda era in corrispondenza con l’Aikikai Hombu Dojo di Tokyo. Anche se non ci sono conferme precise di ulteriori scambi epistolari a parte quanto riferito da Kisshomaru Ueshiba nell’intervista del 1957, sembra ragionevole presupporre che gli scambi continuassero e che Onoda avesse tenuto l’Hombu al corrente di quanto stava succedendo sulla scena aikidoistica italiana, che come stiamo vedendo era al tempo in ebollizione. Eventuali informazioni fornite da Onoda, unitamente alla raccomandazione di Hirokazu Kobayashi, che nell’estate del 1964 aveva diretto una lezione organizzata a Roma da Tommaso Betti-Berutto e Danilo Chierchini presso la S.S. Monopoli Judo [9] [22], sicuramente spianarono la via all’arrivo di Hiroshi Tada, quando nell’autunno ’64 il duo Chierchini-Kawamukai richiese ufficialmente all’Aikikai Hombu Dojo l’invio di uno shihan Aikikai in Italia [19] [22]. Come dice giustamente Paolo Bottoni in un suo articolo storico sull’Aikikai d’Italia, stabilito quanto sopra “non dobbiamo quindi sorprenderci più di tanto che il maestro Tada abbia accettato a scatola chiusa di trasferirsi in Italia” [125].

Una volta che Hiroshi Tada giunse a Roma, si insediò presso il dojo di Chierchini, assumendo la direzione dei corsi, e si gettò con energia infaticabile nell’impresa di coagulare attorno a sé tutte quelle iniziative che erano sorte in precedenza grazie a Mergé, Infranzi, Onoda, Chierchini e Serpieri. Tada vinse la scommessa e partì la vera diffusione dell’Aikido in Italia.
I rapporti fra Onoda e Tada furono di reciproco rispetto, anche se è abbastanza evidente che il carisma aikidoistico dello shihan finì per oscurare quello dell’artista (similmente a quello di Kawamukai). Onoda, inoltre, prese a dedicare progressivamente sempre maggiori energie alla scultura rispetto alla pratica. Detto questo, la si vede comunque ritratta in diverse foto di gruppo assieme al maestro Tada, a testimonianza di buoni rapporti personali. Una di queste si riferisce alla memorabile sesshin zen tenuta da Taisen Deshimaru presso il Dojo Centrale di Roma nel 1967, che probabilmente costituisce la prima sesshin di Deshimaru in Europa [23]. Deshimaru Roshi era appena arrivato dal Giappone in Italia, da cui poco dopo si sarebbe spostato in Francia; aveva viaggiato in aereo con Hiroshi Tada, diretto quella sesshin e poi dormito presso il Dojo Centrale di Roma [23].

Qual era la visione dell’Aikido di Uka Onoda? Cosa aveva sperimentato con Morihei Ueshiba che l’aveva così profondamente influenzata, al punto da orientarne in modo quasi definitivo la carriera artistica?
Una buona idea di quanto sopra ci viene offerta da quanto dichiarato dalla stessa Onoda al quotidiano torinese Stampa Sera in una breve intervista concessa il 22 Settembre 1968: “Non faccio l’Aikido per la difesa, ma per la salute e per trovare un equilibrio tra spirito e corpo. Non si pensa ad un bersaglio. Ogni mossa è come se seguisse un’onda rotatoria, il movimento stesso del cosmo, l’orbita di una particella atomica. lo sto qui, rilassata, dentro ad un grande spazio. L’energia mi arriva da lontano, io l’assecondo.
È un modo di purificarmi, di concentrarmi, di cacciare i fastidi. (…) Molti si credono forti per via della braccia e dei muscoli, ma non sanno che la forza è qui, nel baricentro e nelle gambe.” (…) “Non solo la materia è importante, ma anche lo spazio esterno. Il movimento non finisce con il corpo, continua nell’aria. È un palpitare, un vortice. Prima pensavo a una forma chiusa e limitata, adesso non più. (…) Faccio Aikido pensando alla scultura, scolpisco pensando all’Aikido“. [4]
Onoda, che in quell’occasione si trovava a Torino per sostenere la propria mostra personale presso la Galleria Viotti, come aveva spesso fatto durante la sua permanenza in Italia aveva colto l’opportunità per praticare ed era stata ospite del dojo di Aikido di Toshio Nemoto in via Filadelfia. Quella sera Claudio Pipitone, pioniere dell’Aikido torinese, era presente e ricorda di aver fatto da uke ad Haru Onoda nel corso di una breve dimostrazione. Claudio ricorda che l’Aikido di Onoda era molto delicato, e che lui – al tempo giovane e forte studente di ingegneria – aveva fatto del suo meglio per seguirla e armonizzarsi con il suo particolare modo di muoversi. Alla dimostrazione avrebbe assistito anche il pittore giapponese Horiki Katsutomi [24].
Nel 1969 Onoda decise di tornare in Giappone, e da quel momento si perdono le tracce di una sua partecipazione attiva nel mondo dell’Aikido, anche se l’Aiki rimane una delle sue principali fonti di ispirazione artistica.

Continua con successo il suo percorso nel mondo della scultura fino in tarda età, partecipando a numerose mostre e ottenendo diversi riconoscimenti personali del suo talento:
- 1979-2004 – Espone ogni anno alla “Hotoke no Zoukei Exhibition”
- 1982 – Mostra Personale alla Gallery Universe, Ginza, Tokyo
- 1997-1999 – Premio del Primo Ministro della Mostra d’Arte Future
- 2000 – Membro della Giuria della Mostra d’Arte Future (poi ritirata)
- 2000 – Premio Bramante al Festival d’Arte Principato di Montefeltro, Urbino, Italia
- 2001 – Premio Lautrec al Festival Franco-giapponese
- 2005 – Premio Michelle Bukie al Festival Internazionale d’Arte di Monaco
- 2005 – Premio Japan Elite Art Honor [2]
La migliore presentazione del pensiero dell’artista, ormai giunta alla maturità, ce la offre Onoda stessa in un articolo introduttivo alla sua mostra personale presso la Galleria Universe di Tokyo (1982) “Durante il soggiorno in Italia ho espresso, attraverso il movimento dell’Aikido il tema del movimento combinato: l’utilizzo dell’ambiente circostante e della forza centrifuga che si espande nello spazio. Tornata in Giappone, è nato spontaneamente, all’interno delle mie creazioni, un movimento che vive grazie a una forza apparentemente piccola.

A volte diventa una Tennin [天人, lett. “Heaven Person”] che si precipita all’interno della luce della compassione senza limiti del Buddha, altre volte diventa una danza indiana eseguita con l’intento di rifugiarsi nella divinità. Pur essendo una tematica abbastanza distante, nella ricerca di un movimento concatenato ho l’impressione di scolpire la vitalità dello spazio bianco nei disegni ad acquerello. La mia preghiera è quella di purificare il mio cuore con ogni opera che creo” [12].
L’ultima sua visita in Italia risale agli inizi degli anni ottanta, quando On-chan tornò a Roma e visitò il Dojo Centrale in una sorta di percorso della memoria [15]. Oggi Onoda ha 91 anni; purtroppo non abbiamo notizie su dove sia e cosa abbia fatto negli ultimi anni, ma aggiorneremo questo scritto appena riusciremo ad ottenerne.
Copyright Simone Chierchini ©2020
Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione non espressamente autorizzata è severamente proibita
Si ringrazia Carlo Cocorullo per l’aiuto nelle ricerche in lingua giapponese

Note
[1] Granone Giovanni, Haru Onoda, Aikido II-1, Aikikai d’Italia, 1973
[2] (-), Onoda 宇 花 – Mostra di scultura e disegno, Galleria namiki, 2010 http://awa.rgr.jp/wiki.cgi?page=No272%2F%A3%D7%A3%E5%A3%E2%C8%C7%2F09 Consultato il 14/10/2020
[3] Mathys Frank, Motion Captured: Haru Onoda’s Sculpture, Olympic Review Vol. 257, March 1989
[4] Gagliano Ernesto, (…) Ha il Polso Proibito, Stampa Sera, 22-09-1968 http://www.endogenesi.it/files/Onoda.pdf Consultato il 07/10/2020
[5] Serpieri Stefano, Come Iniziai l’Aikido, Aikido XXXII-1, Aikikai d’Italia, 2001 https://www.aikikai.it/index.php/aiki-media/riviste/product/62-aikido-xxxii (Consultato il 18/07/2020)
[6] Pipitone Claudio, Diffusione dell’Aikido in Italia – Periodo precedente al 1964, Endogenesi, (-) https://www.endogenesi.it/primadel1964.html Consultato il 10/10/2020
[7] (-), Catalogo della Mostra “Thirty Artists from Italy at the Renaissance Society at the University of Chicago”, 1966 http://dev.renaissancesociety.org/media/files/ThirtyArtistsItaly.pdf Consultato il 05/10/2020
[8] (-), 新制作協会, Wikipedia, (-) https://ja.wikipedia.org/wiki/%E6%96%B0%E5%88%B6%E4%BD%9C%E5%8D%94%E4%BC%9A Consultato il 04/10/2020
[9] Chierchini Simone, Il Grande Vecchio – Intervista a Danilo Chierchini, Aikido Italia Network, 2012 https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2012/02/26/intervista-a-danilo-chierchini/
[10] (-), L’Intervista a Morihei Ueshiba del 1957, Aikido Italia Network, 1957 https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2011/10/24/intervista-a-morihei-ueshiba-del-1957/ Consultato il 08/10/2020
[11] (-), Pericle Fazzini, Wikipedia, (-) https://it.wikipedia.org/wiki/Pericle_Fazzini Consultato il 07/10/2020
[12] (-), Uka Onoda, Raccolta di Foto di Sculture, (-) http://awa.rgr.jp/img/No157onodauka/index.html Consultato il 09/10/2020
[13] Chierchini Simone, Salvatore Mergé, Il Primo Occidentale alla Corte di Ueshiba, Aikido Italia Network, 2020 https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2020/07/25/salvatore-merge-il-primo-occidentale-alla-corte-di-ueshiba/ Consultato il 09/10/2020
[14] (-) The History of Aikido in Hawaii, Aikido Hawaii, (-) https://www.aikidohawaii.org/aikido_history.html Consultato il 12/10/2020
[15] Bottoni Paolo, Biografie: L’Aikikai d’Italia, Aikido XXXVI, Aikikai d’Italia, 2005
[16] (-), Biografia del Maestro Morihei Ueshiba, Aikido Ponte, (-) http://www.aikidoponte.it/ueshiba.html Consultato il 12/10/2020
[17] Bottoni Paolo, Attilio Infranzi; un Maestro a cui Ogni Praticante di Aikido Deve Molto, Musubi, (-) https://www.musubi.it/it/artimarziali/aikido/maestri/11-infranzi.html Consultato il 09/10/2020
[18] (-), Motokage Kawamukai, Quaderni d’Oriente VI N. 18, 1995 https://www.jiku.it/motokage-kawamukai-sensei/
[19] Chierchini Simone, L’Iniziatore – Intervista a Motokage Kawamukai, Aikido Italia Network, 2011 https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2011/05/26/liniziatore-intervista-a-motokage-kawamukai-sensei/ Consultato il 11/10/2020
[20] (-), Aikido a Cava de’ Tirreni, Kendokan Budo cava, (-) https://sites.google.com/site/kendokancava/discipline/aikido/aikido-a-cava-de-tirreni Consultato il 06/10/2020
[21] Prete T. Aurelio, Haru Onoda, Spirito del Giappone II-2, Aikikai d’Italia, 1972
[22] Chierchini Danilo, Come Cominciò, Aikido IX-1, Aikikai d’Italia, 1980 https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2011/03/21/come-comincio/ Consultato il 13/10/2020
[23] Bottoni Paolo, Post di Facebook del 20/05/2017 https://www.facebook.com/photo?fbid=10213232441673497&set=a.10213204561176502 Consultato il 06/10/2020
[24] Conversazione privata con Claudio Pipitone del 13/10/2020
[25] Conversazione privata con Carla Simoncini del 14/10/2020
[…] sia per lui troppo freddo e in inverno non pratica. Anche, c’è una signora di nome Onoda Haru che è andata a Roma per studiare scultura. Viene al dojo da quando era studentessa alla Tokyo […]
[…] a fettine il proprio marito Danilo Chierchini. Dopodiché c’è il breve pezzo in cui si vede Haru Onoda dimostrare alcune tecniche con Makiko Nakakura, e infine c’è la parte con il maestro […]