La pigrizia che notiamo negli altri, quello che ci irrita o offende, tutto ciò è una sorta di specchio che riflette le nostre mancanze. È una vergogna, tuttavia, possedere una Ferrari e guidarla sempre a 20 chilometri all’ora…
di SIMONE CHIERCHINI
Le riviste di Aikido, opuscoli, siti web e materiale pubblicitario di ogni organizzazione, gli scritti dei Maestri, e soprattutto i discorsi degli aikidoisti ripetono tutti all’unisono la seguente cantilena, come in un coro ben preparato e diretto: l’Aikido non è uno sport. Si tratta invece di un percorso spirituale di alto livello, che riguarda ogni aspetto dell’esistenza e mira a migliorarne la qualità.
La funzione dell’Aikido come via o metodo di miglioramento personale è quello che per lo più interessa dell’Aikido e attrae chi si avvicina alla nostra disciplina per la prima volta. Questo è ciò che la differenzia da altre attività in vari settori, vale a dire da sport, filosofia, cultura o religione. Tanti di noi si irritano a morte quando l’Aikido è presentato sulla stampa o praticato nel dojo come uno sport; inoltre, nessuno di noi desidera che gli insegnamenti dell’Aikido vengano confusi con quelli di una delle tante neo-nate religioni o sette che vanno così di moda oggi.
Siamo orgogliosi di sentire dentro di noi che l’attività in cui ci siamo impegnati ha veramente la potenzialità di far del bene a noi e a chi ci circonda, siamo intimamente consapevoli che l’Aikido ci sta aiutando. Socialmente inoltre l’Aikido ci distingue dalla massa, da tutti quelli che non sono capaci di difendere almeno una piccola parte della loro giornata da lavoro e impegni per prendersi cura di sé, preferendo invece trascorrere il proprio tempo libero in attività esclusivamente ludiche o semplicemente in modo amorfo davanti alla televisione o al computer.
La suddetta cantilena ha tutte le sincere e giuste ragioni del mondo di esistere: peccato però che come in tutte le cose umane, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
La realtà è che, se si vuole veramente verificare la sostanza di quella cantilena, si noterà che tra i coristi di cui sopra Tom e Jerry devono dividere il loro tempo libero tra le attività X, Y, Z; che una volta si e una no Minnie è così stanca da poter solamente starsene spalmata sul divano a guardare la tv; che Tex, poi, semplicemente non va ad allenarsi anche se non ha nulla di particolare da fare. I più giovani hanno la nobile scusa di essere nei guai con i compiti di scuola o gli esami, come se milioni di studenti nelle scuole di tutto il mondo non avessero esattamente lo stesso problema…
Qualcuno potrebbe giustamente osservare che se l’Aikido non è di certo uno sport, è d’altra parte vero che molti praticanti di Aikido sono solo dei praticanti di sport, e che essi si differenziano da chi fa body-building o basket solo in relazione al diverso tipo di meccanica dei movimenti eseguiti. Per ciò che riguarda il resto sono decisamente la stessa cosa; anzi, ad essere onesti, c’è in realtà una piccola differenza: un allenatore di calcio esclude dalle attività di squadra quei giocatori che si assentano per più di tre sessioni di allenamento.

Si potrebbe facilmente obiettare che la prima regola dell’Aikido riguarda l’accettazione del modo di essere di chi ci circonda, a prescindere dal modo in cui esso si manifesti, lasciando al maestro il compito di lavorare individualmente sugli allievi, caso per caso. La pigrizia che notiamo negli altri, quello che in essi ci irrita o offende, ciò che noi chiamiamo in loro difetti, tutto ciò è una sorta di specchio che riflette le nostre mancanze.
Nonostante ciò, è meglio ricordare che è una vergogna possedere una Ferrari e guidarla sempre a 20 chilometri all’ora.
Copyright Simone Chierchini © 1988
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