Fraterna Postilla a “Mi Chiamo Fuori…”


 

Kokyunage 01

Dopo che l’articolo di Simone Chierchini “Mi Chiamo Fuori…” ha sollevato un mezzo putiferio, con centinaia di contatti e decine di commenti simpatetici sia su Aikido Italia Network che su Facebook, la voce di un fratello maggiore, Claudio Pipitone, rivolge un sentito e pienamente condiviso consiglio al suo più giovane amico: “Guardati dalle organizzazioni”

di CLAUDIO PIPITONE

Ah… caro Simone, ho letto con estrema attenzione il tuo sfogo su “Aikido Italia Network” e, fraternamente, mi sento di darti un consiglio: tieni sempre nettamente separate la pratica e l’organizzazione della pratica!

Non c’è gratificazione aikidoistica nelle organizzazioni (a meno che essa consista nel far raccolta di diplomi e cariche associative sgomitando con il coltello fra i denti…).
E, caro Simone, non coltivare neppure l’illusione di poter trovare l’organizzazione eletta, quella dura e pura che sia la depositaria esclusiva dell’Aikido del Fondatore, perchè altrimenti si spalancheranno per te le porte dell’inferno delle più cocenti ed amare disillusioni…

Sono solo le persone che contano, non le organizzazioni, specie in una disciplina di relazione come è quella dell’Aikido: potrai raggiungere la gratificazione aikidoistica che cerchi solo in un genuino rapporto personale “I shin den shin” (以心伝心) cioè che va al di la di parole, schemi, didattiche precostituite) basato innanzi tutto su un “idem sentire” con le persone con cui ti relazioni, condizione necessaria a raggiungere l’idem sentire del proprio Sè individuale con il Sè universale, che resta l’unico ed il solo obiettivo finale della pratica aikidoistica.

Sono solo le persone che contano, non le organizzazioni

Se quindi senti, in cuor tuo, di aver bisogno di avere maggiori certezze tecniche per la tua pratica aikidoistica, fai bene a rivolgerti alla scuola Iwama, che dispone di un bagaglio tecnico minuziosamente e rigidamente codificato e che quindi può infonderti quella maggiore sicurezza tecnica di cui forse senti il bisogno ma, se posso permettermi un secondo consiglio, proprio perchè mi è parso che le parole che hai scritto nel tuo blog esprimano un anelito ad attingere, per quanto oggi possibile, direttamente dall’insegnamento fornito dal Fondatore, ebbene rammenta allora che Morihei Ueshiba in vita fu tassativo nell’affermare che in Aikido non esiste kamae e non esiste kata, il che significa che il movimento dell’Aikido non può essere cristallizzato in sequenze e posture rigidamente codificate, neppure se tratte dalla pratica del Fondatore stesso…

Praticare Aikido significa esprimersi liberamente secondo l’impulso interiore che scaturisce sul momento dall’unione del proprio KI individuale che ciascun praticante realizza in armonia con il KI dell’universo…

Evita quindi di riporre le tue aspettative nella Scuola Iwama in quanto tale, ma riponile nelle persone con cui scegli di relazionarti: personalmente posso dirti che Paolo Corallini, con il quale mi sono recentemente incontrato sul tatami in occasione di uno stage, oltre che essere un valente insegnante è una persona squisita, così come ho incontrato in Torino altri validi insegnanti della stessa scuola con cui sono in relazione e con cui ho frequenti incontri, ma sono tutte persone il cui valore sta in loro stessi più che per merito della loro scuola di provenienza, così come penso si possa dire anche di te, caro Simone, a prescindere di quale organizzazione aikidoistica sia la tessera che ti porti in tasca.

Buon keiko, Simone, e guardati dalle organizzazioni… ;-))

Leggi Mi Chiamo Fuori… di Simone Chierchini

Copyright Claudio Pipitone © 2011
Ogni riproduzione non espressamente autorizzata dall’autore e’ proibita

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3 pensieri riguardo “Fraterna Postilla a “Mi Chiamo Fuori…””

  1. Mi sento di condividere il pensiero dell’amico Claudio Pipitone, La chiarezza del suo scritto e’ tale da non lasciare spazio ad altre considerazioni.
    Buon Keiko a tutti visto che si ricomincia un nuovo anno!
    m° Renato Visentini

  2. “ebbene rammenta allora che Morihei Ueshiba in vita fu tassativo nell’affermare che in Aikido non esiste kamae e non esiste kata”

    Mi farebbe piacere avere un riscontro di queste parole da parte di O’Sensei. E’ possibile averne una prova tangibile o un testo o qualcosa che riporti questa affermazione? Anche perché i lasciti originali e documentati, e anche gli stessi doka sono intrisi di posture, di forme e di posizioni. Sottolineo che non c’e’ nessuna ironia o polemica, solo pura curiosità e amore per la conoscenza. Vorrei infatti capire se questo aikido senza kamae e senza kata abbia un metodo didattico o è pura filosofia.

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