Aikido Italia Network è lieta di ospitare un nuovo intervento di Paolo N. Corallini sul tema dell’evoluzione spirituale e sulla sua rilevanza nello studio dell’Aikido, sulle tracce del Fondatore Morihei Ueshiba
di PAOLO N. CORALLINI
Nella costruzione dei Templi l’uomo impiegò arti come la Geometria, l’Astronomia, l’Aritmetica, la Musica, l’Alchimia, che definì sacre appunto per l’impiego che ne veniva fatto. Da sempre l’uomo ha cercato di elevarsi, di acquisire nuove facoltà, specializzazioni, abilità, ha cercato insomma una via per entrare in contatto con l’alto.
L’edificazione dei Templi è un chiarissimo esempio di questo anelito dell’uomo di innalzare opere monumentali in onore degli Dei per propiziarseli e per ringraziarli al tempo stesso.
L’uomo comprese però che doveva erigere il proprio tempio interiore, purificarsi e cercare di assomigliare agli Dei.
La figura del Cavaliere o del Guerriero Illuminato di qualunque epoca e di ogni popolo, spiega ed incarna al tempo stesso questo desiderio di purificazione, di devozione agli Dei e di protezione del Sacro. Per il conseguimento di una spiritualità superiore il guerriero deve possedere ardimento, generosità, altruismo, sincerità e attitudine al combattimento per nobili fini. L’elevazione spirituale presuppone insomma l’annientamento dell’ego. La Via Cavalleresca o Via del Guerriero (Bushido) è un percorso iniziatico, mistico-ascetico, dove l’iniziato dedica se stesso alla distruzione dei falsi idoli, e da sempre l’idolo più temibile è il proprio ego.
Solo chi è in grado di combattere il proprio ego può elevarsi verso piani superiori, e ritrovare le chiavi per ricongiungersi al Divino (la via che Morihei Ueshiba chiamava Chinkon Kishin).
L’uomo è l’angelo caduto nella materia, deve quindi prendere coscienza che questa situazione non è consona alla sua natura e dunque non può che essere temporanea.
Egli deve far morire il proprio involucro profano e rinascere a nuova vita, deve operare l’apocalisse interiore.
Colui che intraprende una via marziale si allena con determinazione al combattimento, si rafforza incessantemente nella volontà, per prepararsi alla sua guerra santa da combattere contro sé stesso, le sue passioni e i suoi istinti.
Il vero guerriero è pronto a sacrificare la propria vita in nome di un fine ben più alto, la realizzazione di un mondo migliore retto dall’amore, dalla fratellanza, dall’ armonia.
Morihei Ueshiba era un risvegliato in vita, un uomo che, per usare un adagio platonico, aveva lottato contro l’irascibile ed il concupiscibile ed era riuscito a dominarli.
La maestria che si raggiunge nella pratica assidua dell’Aikido porta l’iniziato ad uno stato di vigilanza dal quale egli potrà sentire le emozioni, gli istinti e persino i pensieri degli aggressori.
Il nemico che aggredisce è un individuo che ha paura; egli è nel buio della propria ira e pertanto si trova in uno stato confusionale, dal quale viene accecato.
L’aikidoka esperto è in grado di percepire questo limbo nel quale l’aggressore si trova, e può dunque, nel momento dell’attacco, riceverlo con un invisibile ma efficace gesto di amore e di compassione, salvandolo dal pericolo rappresentato da se stesso.
Il Fondatore dell’Aikido in uno dei suoi insegnamenti verbali (Kuden) recitava così: “Quando il nemico vi attacca avvolgetelo in una spirale d’amore e deponetelo a terra come fareste con un neonato, per non fargli del male”.
Naturalmente fare ciò richiede una grande padronanza della tecnica, e soprattutto un solido domino sui propri istinti. Prima di poter operare trasformazioni sugli altri dobbiamo combattere il nostro ego, annientarlo, essere in grado di ottenere il bianco. Questo lavoro non è facile anzi è titanico, e per condurlo a termine occorre innanzitutto guardarsi dentro, vedere dove sono gli ostacoli ai nostri circuiti energetici, ed aprire il nostro cuore verso il prossimo considerandolo non come un’entità estranea ma parte integrante di un universo di cui anche noi facciamo parte.
Questa visione ci farà comprendere allora che il nostro scopo non è quello di distruggere ma di conservare, di proteggere e di riportare ordine nel disordine.
Copyright Paolo N. Corallini© 2012
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Questo articolo è stato pubblicato su Aikido Italia Network grazie alla gentile concessione dell’autore

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