Tomiki: I Cambiamenti nel Jujutsu e la Sua Modernizzazione


Japanese Medieval Armour

Le arti marziali giapponesi medievali in origine erano esclusivamente interessate alla dottrina della suprema vittoria sul campo di battaglia. Durante lo Shogunato Tokugawa, si evolsero in Kyoiku Budo, ossia in Budo “educativo”, evento di grande rottura con la cultura guerriera antecedente. Questo significa che da allora l’enfasi della formazione prese a spostarsi dai Waza alla Via

di KENJI TOMIKI

Il Budo non è l’unica arte che mira alla padronanza del corpo. Altre, come quelle basate su pratiche a terra o in acqua, o quei giochi in cui viene utilizzata una palla, raggiungono la competenza attraverso la ripetizione ed il processo di tentativo ed errore. Coloro che sono diventati maestri, esperti e campioni hanno trascorso lunghi mesi o anni a praticare. Sono persone che comprendono bene la perseveranza e che praticano diligentemente. I loro metodi di pratica, di cui esiste una varietà infinita, portano il segno delle loro rispettive personalità e personaggi. Tuttavia, di tutti i metodi di pratica, quelli che eccellono in una determinata arte sono chiari solo se oggettivamente misurano le capacità reali mediante la competizione. Il Budo non fa eccezione. Le circostanze storiche e di sviluppo dello Budo, tuttavia, furono diverse da quelle di queste altre arti. Ciò, ovviamente, ha influenzato l’evoluzione della pratica del Budo, nonché i metodi per determinarne l’efficacia.

È abbastanza ovvio che gli sport moderni che utilizzano una palla derivano da passatempi ricreativi. Gli sport terrestri e acquatici furono pragmaticamente progettati come mezzo di allenamento fisico e nei periodi di declino culturale funzionavano bene non solo per il corpo ma anche per lo spirito. Quelli che eccellevano in queste attività occupavano una posizione elevata nella vita. Il Budo offre vantaggi simili. Tuttavia, dal momento che contiene un elemento di pericolo, è necessario affrontarne i problemi peculiari. Poiché si desiderava che il proprio Budo funzionasse in uno scontro, le tecniche venivano valutate nella misura in cui avevano il potere di uccidere e mutilare. Questo ovviamente è disincentivante. E il detto che la necessità è la madre dell’invenzione può essere applicato allo sviluppo moderno delle arti marziali e al modo in cui sono arrivate a consentire un tipo di competizione di abilità ed eccellenza senza spargimento di sangue.

Quando consideriamo la storia dello sviluppo del Budo, il suo stile e il suo contenuto hanno subito cambiamenti in base al flusso e riflusso della storia. All’inizio del XVII secolo, l’istituzione dello Shogunato Tokugawa mise del tutto fine a un lungo periodo di guerra. Durante il successivo periodo di pace, sia il Kenjutsu che il Jujutsu si evolsero fino a diventare arti marziali di autodifesa. Vale a dire, la ricerca passò dal combattimento corpo a corpo con armatura al combattimento corpo a corpo indossando abiti ordinari. Si dice che il Kenjutsu si sia sviluppato in Iai e il Jujutsu in Idori, cioè in tecniche in posizione seduta (suwari-waza). Inoltre, il senso dei valori nel Bujutsu cambiò profondamente. Le arti marziali, che in precedenza avevano abbracciato la dottrina della suprema vittoria sul campo di battaglia, si evolsero in Kyoiku Budo, ossia in Budo “educativo”. Il suo nuovo obiettivo era quello di promuovere il miglioramento del guerriero attraverso lo studio disciplinato delle arti marziali. Questa fu una grande rottura con le scuole precedenti, che si preoccupavano poco dell’anima del guerriero, concentrandosi invece solo sulla vittoria. Questo significa che l’enfasi della formazione si era spostata dai Waza (tecniche) alla Via.

Samurai Delegation 1860 New York
La prima delegazione Samurai all’estero – New York, 1860

La “Via” in questione era la Via del Guerriero (Bushido), fondata sulle credenze religiose di confucianesimo, buddismo e shintoismo. L’evoluzione della Via del Guerriero permise un’evoluzione delle arti marziali, passando dall’enfasi sulle tecniche di uccisione e mutilazione a quelle di sottomissione e controllo. Prove documentali di questo cambiamento di mentalità possono essere trovate nei registri di diverse scuole di arti marziali. È stato tramandato che nel Kenjutsu l’ideale dichiarato era “Nessuna spada” [1]. Nello Yoshin Jujutsu l’ideale dichiarato era “Non uccidere mentre si utilizza l’arte” [2]. In Aikijujutsu era: “Evita di essere colpito, ma non colpire; evitare di essere tagliato, ma non tagliare” [3]. Vale a dire, lo spirito di uccidere e ferire venne rinnegato e, per così dire, le tecniche per proiettare o bloccare, e quindi controllare un avversario, si svilupparono enormemente.

Ad ogni modo, poiché Budo era nella fondamentale posizione di trovarsi al crocevia tra la vita e la morte, i maestri enfatizzavano il fatto che la forza risiedeva nella convinzione che non si dovesse temere la morte. Questa convinzione che non si dovesse temere la morte venne confusa, tuttavia, con la convinzione che non si dovesse temere la morte perché l’istruzione della propria scuola era superiore. Questa convinzione era facile da coltivare durante l’era Tokugawa in Giappone, quando la nazione aveva goduto di 200 anni di pace: non c’erano guerre in cui mettere alla prova la propria convinzione di superiorità. Dato non c’era modo di misurare la credibilità della propria credo in questa convinzione, la comunità delle arti marziali era divisa in numerose scuole antagoniste, ognuna delle quali predicava un’invincibilità non testata. Le arti marziali accolsero con favore la Restaurazione Meiji e ripartirono da capo, desiderose di essere sfidate e messe alla prova e di promuovere l’evoluzione morale e tecnica del Bushido.

Il pioniere che modernizzò le scuole dell’era feudale del bujutsu e le portò nel contesto dell’educazione fisica moderna fu il Maestro Jigoro Kano, il fondatore del Judo. Quando dico che ha modernizzato l’antico bujutsu, ciò che intendo è che, prima di tutto, ha classificato e organizzato le tecniche in modo che trascendessero le scuole. La caratteristica principale di questo riarrangiamento è stata l’organizzazione e la categorizzazione delle principali tecniche in base alla forma di combattimento, in modo da rendere possibili le competizioni (shiai). Le gare, ovviamente, consentono di confrontare tecniche e metodi di allenamento in relazione all’efficacia. In secondo luogo, e con un occhio all’educazione, Kano esaminò filosoficamente ed eticamente le antiche scuole di arti marziali. Sebbene le scuole fossero spesso reciprocamente antagoniste e la maggior parte di esse esprimesse l’opinione che fossero diverse e uniche, Kano arrivò a considerare tutte le scuole fondamentalmente uguali, tutte basate sui precetti del confucianesimo, del buddismo e scintoismo. I loro contenuti tecnici variavano ampiamente, ovviamente, ma prendendo il meglio da ciascuna delle filosofie e dalle competenze tecniche delle vecchie scuole di Ju-jitsu, Kano giudicò che le credenze individuali e le credenze delle antiche scuole potessero essere combinate olisticamente in modo formativo per l’umanità nel suo complesso.

Kano Jigoro 1936
Jigoro Kano nel 1936

L’intuizione del Maestro Kano deve essere ulteriormente inserita nel suo contesto storico. Il Maestro Kano visse e sviluppò il Judo (tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo) in un momento in cui il Giappone stava lottando per respingere il feudalesimo e diventare uno stato moderno e democratico. Gli era chiaro che il Jujutsu puro e non modernizzato (proprio perché aveva da tempo come scopo principale la sola questione della vittoria o della sconfitta) non si confaceva allo spirito modernizzante del periodo successivo alla Restaurazione Meiji. La creazione del Maestro Kano, il Judo, la Via Gentile, cercava di riunire il meglio della tradizione marziale giapponese in un sistema di educazione fisica che avrebbe migliorato la mente e lo spirito della gioventù giapponese, oltre al loro corpo. Ma, più filosoficamente, Kano, dopo aver esaminato i concetti di vittoria e sconfitta, e avendone scoperto i relativi principi base, intrise la sua creazione delle intuizioni acquisite, sia a livello spirituale che tecnico.

Il Judo è un modo per affinare il nostro spirito usando la Via basata su questi principi. La frase “Lo scopo principale del Jujutsu era la questione della vittoria o della sconfitta” significa esattamente ciò che dice: l’obiettivo più alto del Jujutsu non era altro che la vittoria effettiva. Tuttavia, poiché le tecniche di Jujutsu sono di natura pericolosa e sanguinaria, sono inadatte ai tempi moderni. Il Judo, invece, manifesta il profondo significato che si incarna nei principi citati nella frase “Aver esaminato i concetti di vittoria e sconfitta, e avendone scoperto i relativi principi base” e nell’averli trasformati in un metodo per l’evoluzione di esseri umani migliori. E il modo in cui esaminare vittoria e sconfitta è applicarsi diligentemente sia ai randori (sparring) che ai kata (forme) senza favorire l’uno rispetto all’altro; poiché non si dovrebbe iniziare a favorire la vittoria sulla sconfitta, ma si dovrebbe guardare ad entrambi per comprendere.

Note

[1] Teoria del Kenjutsu per lo Shin-kage-ryu
[2] “Pergamena della Preparazione” dello Yoshin-ryu
[3] Tradizione orale della scuola Daito-ryu Aikijujutsu

Fonte: On Jujutsu and its Modernization By Kenji Tomiki Translation Copyright 1986 by Robert W. Dziubla & Fumiaki Shishida

Traduzione dall’inglese di Simone Chierchini


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