
Attraverso i miei anni di pratica, posso dire che una buona capacità di interpretare l’Ukemi è una delle cose più utili che ho imparato al Dōjō. Inciampare, cadere con la mia moto, scivolare sul ghiaccio, sono tutte occasioni che utilizzano l’abilità di fare ukemi…
di PETER BOYLAN
Io mi sposto in modo sbagliato e il mio compagno se ne avvantaggia, mi punta leggermente, fa un passo incrociato di fronte a me, scende come si deve, completa la rotazione e mi porta in avanti, fuori equilibrio, sopra la sua anca, continua a girare tirandomi ulteriormente sulla sua anca, si rialza ruotando e io volo, volo oltre la sua spalla. Guardando giù vedo il soffitto tra i miei piedi l’istante prima che il mio fondoschiena sbatta sulla materassina e io batto con la mia mano.
Questo è un trattato sull’Ukemi. Quello che pensiamo quando parliamo di Ukemi. C’è un mondo nella parola “Ukemi”, la tecnica del ricevere, prima di subire tranquillamente con spettacolari movimenti di una potente caduta. Le grandi cadute sono le forme più visibili ed evidenti di Ukemi, ma non sono le uniche abilità che rappresenta “ukemi” da cercare nella pratica del Budo.
In Jūdō e in Aikidō si tende a concentrarsi come “ukemi” sulle grandi tecniche di caduta, ma qualsiasi situazione in cui si riceve un attacco è una forma di ukemi. “Ukemi” è scritto con gli ideogrammi [受身] che significano, letteralmente, “il corpo che riceve”. Quando ci avviciniamo ad ukemi come il modo in cui noi “riceviamo” qualunque cosa accada, ci sono molte tecniche che chiaramente rientrano in “Ukemi”.
Riflessioni di un Vagabondo del Budo
I Classici del Budo #2
di Peter Boylan
Le tecniche sono un contenitore per veicolare tutto ciò che costituisce il Budo. La maggior parte dei libri sulle arti marziali si concentra sulle tecniche, anche se alcuni raccontano la storia, e qualche informazione di natura filosofica. È davvero raro scoprire un libro che combina in modo così fluido tutto questo nel contesto più ampio della cultura e dello stile di vita, e lo fa in un modo così semplice, coinvolgente e accessibile. Riflessioni di un Vagabondo del Budo è un libro che si interessa non tanto al come o al cosa, quanto al perché. Perché chiamare sensei gli insegnanti di Budo? Perché ci inchiniamo? Perché i kata? Perché continuare ad allenarsi?
Peter Boylan, alias il “Vagabondo del Budo”, ha raggiunto un alto grado in diverse arti marziali, dopo aver trascorso decenni di immersione nel Budo, a cavallo tra i mondi e le culture del Giappone e dell’America, traducendo l’una per l’altra.
In questi saggi, il lettore è invitato a camminare al fianco di un uomo tranquillo che si interroga in profondità riguardo ai mondi in cui il Budo è stato creato e viene praticato, e che porta il significato di tutte le cose che sono il Budo nella nostra vita quotidiana.
Nel Budō, il significato più ovvio che si dà ad ukemi è “il modo di ricevere l’attacco”. Per uno jūdōka come me, uno di questi modi è come ricevere uno strangolamento. Succede che cerco di attaccare in Shime Waza (strangolamenti) in Ne Waza (lotta a terra), di conseguenza speso mi trovo ad insegnare alla gente come gestire, come accogliere questi attacchi. L’ “ukemi” per Shime Waza inizia nel far cadere il mento per cercare di tenerlo lì nella direzione dell’attacco. Dopo di che ci sono dei trucchi per affrontare i vari tipi di attacco che possono riceverlo e neutralizzarlo. Queste sono tutte forme di Ukemi.
Una forma evidente di Ukemi è data dalle parate che un karateka apprende per ricevere gli attacchi, pugni e calci. Le parate sono le modalità di base per ricevere un colpo, ma ogni cosa che ha colpi e spinte ha un sistema per trattarli. Pensate a come i vostri arti possono trattare gli attacchi di colpi. Tutti queste tecniche sono Ukemi. Nel Nage no Kata del Jūdō la prima risposta ad un colpo dall’alto è unirsi ad esso e lanciare l’attaccante con Seoi Nage. Un karateka impara sofisticate parate e deviazioni. Con la Spada ci sono tecniche come Kiri Otoshi e Suriage.
Nello Shintō Musō Ryū, dal lato di chi maneggia il Jō, ci sono molte tecniche per la ricezione degli attacchi di Spada. C’è anche la capacità di ricevere le spinte del Jō quando state maneggiando la Spada. Ci sono molti punti nei Kata dove la Spada deve ricevere una spinta. Beccarsi una bastonata sul plesso solare è quello difficilmente chiamabile come un momento significativo dell’allenamento, ma imparare a ricevere questi colpi è importante. Questo è Ukemi.

L’ “Ukemi” che potrebbe essere quello più interessante è l’ Ukemi per affrontare le leve articolari. Semplicemente far resistenza con la forza non è consigliabile. Stranamente, il trucco è quello di rilassarsi all’interno dell’attacco. La articolazione può muoversi ed allungarsi meglio se è rilassata. I muscoli possono fornire una resistenza fisica all’azione dell’attacco migliore partendo da una situazione di rilassamento, ed hanno una maggior forza se i loro antagonisti non stanno lavorando. Questo Ukemi è più duro da apprendere piuttosto che il più conosciuto Ukemi di “rompere la caduta”. Con la tecnica Ukemi di “rompere la caduta” si impara ad essere rilassato quando le cose vanno male e quello che sta succedendo voi di solito lo chiamate “spiacevole”. Con la tecnica di Ukemi per “rompere la caduta” l’aspetto spiacevole dura un attimo. Unire leve articolari e ukemi non è una pratica facile. Nel Randori di Jūdō, la gente odia arrendersi troppo facilmente, così loro resistono finché possono (e diversi scemi resistono di più di quanto potrebbero). Ci vuole pazienza e uno sforzo sensibile per imparare bene un buon Ukemi per le leve articolari.

Ci sono un sacco di cose da imparare sotto l’etichetta “Ukemi”. Devi imparare la discrezione su cosa si può esercitare resistenza con successo e quello che dovrebbe essere accettato prima di farsi male. Un potere discrezionale simile è una gran cosa. Dico agli allievi che, se non stanno disputando per una medaglia olimpica, non vale la pena di resistere ad una leva, con il rischio della salute del loro gomito. Questo vale anche per le altre tecniche. Il sistema più sicuro è quasi sempre quello di seguire la tecnica ed effettuare una caduta piuttosto che resistere. Ci vuole un sacco di pratica, e più che pochi ammacconi, colpi ed abrasioni per imparare a distinguere quando si può resistere ad una tecnica e quando no.
In ogni Arte Marziale, ma in particolare nel Jūdō, il nostro ego ci farà credere che il nostro partner non dovrebbe essere in grado di proiettarci. É troppo piccolo. Non è abbastanza bravo. Non è abbastanza veloce, Non è abbastanza forte. Il mio ego può immaginare un milione di motivi per cui non dovrei “accettare” la tecnica e cadere, altri motivi per i quali io dovrei usare su come opporsi ad una tecnica per contrastarla e bloccarla. Imparare ad ignorare il nostro ego è un’altra parte dell’ “Ukemi”. Imparare a fare ciò che è giusto e buono, piuttosto che fare ciò che soddisfa il nostro ego e causare un infortunio per causa sua.
Attraverso i miei anni di pratica, posso dire che una buona capacità di interpretare l’Ukemi è una delle cose più utili che ho imparato al Dōjō. Inciampare, cadere con la mia moto, scivolare sul ghiaccio, sono tutte occasioni che utilizzano l’abilità di fare ukemi.
Quando la vostra abilità nell’Ukemi si sviluppa, aumenta la vostra gamma di opzioni. Gli jūdōka sono noti per i loro contrattacchi. Fino a che la vostra abilità nell’accettare l’attacco e assorbirne l’energia non diviene abbastanza sofisticata, i contrattacchi sono difficili. Quando la sviluppate e la rendete sempre più e più sensibile, il movimento e la direzione dell’energia che vi arriva, diviene sempre più facile ricevere un attacco, fluire con l’energia e trasformarla in un contrattacco. La tecnica di Yoko Guruma è fantastica per questi scopi. Fluite insieme all’energia del vostro attaccante e chi doveva proiettare viene proiettato.
Se esercitate una resistenza tale che il vostro avversario non può nemmeno iniziare un attacco, non riuscirete mai a contrattaccare. O peggio, il vostro partner troverà il modo di aggirare la vostra forza e proiettarvi in un qualsiasi modo. Ukemi è uno dei modi migliori per imparare a fare quella che è una delle correzioni più frequenti in tutte le Arti Marziali: “Rilassati!”.
Le abilità nell’Ukemi non funzionano se si sta rigidi. Effettuare una caduta quando si sta tesi o spaventati fa male. Noi tutti siamo stati principianti, e mi ricordo che non era confortevole. Imparare a respirare le rilassarsi qualunque cosa accada richiede tempo ed esperienza. É una lezione utile fuori dal Dōjō come sulla materassina. La vita è piena di sorprese, piacevoli e no, la respirare ed essere rilassati può farvi affrontarne bene la maggior parte. Non solo scivolando sul ghiaccio, ma scivolando verbalmente, o trattando con un maleducato, invadente individuo in un ufficio. Basta respirare e rilassarsi, invece di irrigidirsi e buttarsi nell’energia che arriva, speso vi permetterà di assumere il controllo di una situazione difficile e controllarla.
Questo è un aspetto fondamentale di Ukemi, l’abilità di ricevere ogni attacco. Non irrigidirsi. Stare rilassati. Le cose possono fare più male quando si è tesi. Non ci si può spostare o riflettere quando si è tesi. Imparare a rilassarsi e fluire con l’energia che arriva verso di voi può fare la differenza, sulla materassina o fuori di essa. Tendiamo a accumulare tensione e rigidità quando ci sentiamo sulla difensiva, e questo ci spinge ad una serie di reazioni che un avversario può manipolare. Nel randori, se state sulla difensiva si diventa fissati su certe direzioni e non si può rispondere bene ad attacchi che non provengono dalla direzione in cui ci si è impegnati.

Rilassatevi, e diverrete più stabili e più flessibili. Potete rilassarvi ed assorbire gli attacchi laterali così come quello che vi sta arrivando di fronte. Se siete completamente rigidi, potrete resistere solo su una direzione. Questo perché siete disposto a resistere in una direzione non pone il vostro avversario sotto un qualche obbligo ad attaccarvi solo da quella direzione. Rilassatevi in modo da fluire con chiunque venga sulla vostra strada. Se avete bisogno di neutralizzare un attacco, potete farlo meglio se siete rilassato. Se avete bisogno di contrare, lo farete meglio se siete anche in questo caso rilassato. É la cosa migliore è questa di accettare l’attacco, muoversi con lui, fare una grande Ukemi e proteggere se stessi in questo modo, voi volete essere rilassati anche per queste cose.
Notate che non ho detto il tipo d’attacco. E non importa se è un attacco fisico o verbale. Se tutta la vostra energia è concentrata in una direzione, sta accadendo che non riuscirete a far nulla contro qualsiasi cosa provenga da un’altra direzione. Imparare a ricevere è una abilità importante.
Come disse una volta un massaggiatore alla mia amica Wendy: “Potete riconoscere un praticante di Arti Marziali nel momento in cui mettete le mani su di loro. Sono sempre rilassati di fronte al dolore.
Rilassatevi. Fate il vostro Ukemi.
Peter Boylan pratica Judo da oltre 25 anni. Fluente in giapponese, ha trascorso 7 anni allenandosi, gareggiando e insegnando a Shiga, in Giappone. È anche un praticante di diverse altre arti del budo giapponese, tra cui Muso Jikiden Eishin Ryu, Shinto Muso Ryu e Shinto Hatakage. Dopo più di un decennio concentrato sulla competizione, ora ha un particolare interesse per i kata e le applicazioni non competitive del Judo. È l’autore di un popolare blog sul Judo e sul Budo, The Budo Bum, e dell’apprezzato volume Riflessioni di un Vagabondo del Budo, uscito in traduzione italiana per i tipi di The Ran Network.
Copyright Peter Boylan ©2016 http://budobum.blogspot.com/2016/01/ukemi.html
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Traduzione di Adriano Amari