
La presente intervista al Maestro Yokota Yoshiaki, originalmente uscita sulla rivista “Aikido” dell’Aikikai d’Italia, risale al 1988. Nel frattempo Yokota Sensei, che ha ricevuto l’VIII Dan Aikikai Hombu Dojo nel 2018, si è affermato a livello internazionale come uno dei migliori Shihan giapponesi della passata generazione
di SIMONE CHIERCHINI
Giunto in Italia un po’ inaspettatamente, il Maestro Yokota, VI Dan, ha potuto offrire il suo Aikido in tre soli dojo del settentrione, lasciando ovunque una buona impressione. “Aikido” ha incontrato per voi questo valido insegnante dell’Hombu Dojo di Tokyo alla vigilia della sua lezione milanese
Yokota Sensei, poco più che trentenne, appartiene alla nuova generazione aikidoistica di alto livello espressa dall’Hombu Dojo. Solido nel fisico e tecnicamente assai dotato, questo Maestro si è segnalato nel suo paese già da alcuni anni. Infatti, oltre a dirigere regolarmente un suo corso nell’ambito del nutrito programma del Dojo Centrale giapponese, ha partecipato come assistente al tour aikidoistico in Australia del grande Osawa Sensei, ed è abitualmente uke del Doshu Kisshomaru Ueshiba e di suo figlio Moriteru in occasione dei grandi appuntamenti pubblici. Per dare un’idea della dimensione internazionale del Maestro Yokota, da noi ancora poco conosciuto, è sufficiente sfogliare l’ultimo libro del Doshu Ueshiba, ove Yokota compare tra gli uke della Guida.
Il Maestro Yokota è giunto in Italia in primavera, forse prendendo un po’ di sorpresa i nostri organizzatori, nell’ambito di un suo viaggio alla scoperta dell’Aikido in Europa, nel corso del quale, oltre all’Italia, ha toccato Belgio, Olanda e Yugoslavia. Per lui l’Aikikai d’Italia ha approntato, nel breve spazio di tempo a disposizione, tre lezioni che si sono svolte presso le palestre di Torino, Reggio Emilia e Milano; a questi incontri hanno preso parte complessivamente circa 200 praticanti italiani e l’Associazione prevede in futuro di organizzare un seminario nazionale per dare modo a tutti gli aikidoka italiani di apprezzare le doti del Maestro Yokota. Durante la lezione milanese, alla quale ho partecipato, Yokota Sensei ha fatto vedere un Aikido che nei giorni successivi alla sua esibizione ha fatto discutere gli allievi negli spogliatoi: si è trattato di una solida, secca, vigorosa interpretazione della nostra Arte, che ha lasciato un tantino allibiti i presenti e specialmente i malcapitati uke del Maestro.
I nostri insegnanti, a partire dal Maestro Tada, qui in Italia hanno posto le basi per un Aikido dal movimento circolare e fluido, esteticamente affascinante, di elevatissimo livello tecnico, forse difficilmente conseguibile. Ora, se il Maestro Yokota è un valido testimone dell’Aikido nel suo paese, e sono convinto che lo sia, rispetto alla nostra esperienza in Giappone la pratica è molto più decisa nell’esecuzione, breve negli spostamenti, energica nelle sue espressioni, certamente più potente e assai più rischiosa.
È una pratica che sottolinea in ogni momento la marzialità del gesto e l’uso della tecnica come difesa personale duramente efficace. Se vogliamo possiede uno stile esteticamente meno godibile e un impegno fisico e mentale a volte anche stressante; ma non sarà questa la strada giusta per entrare in quel cerchio inattaccabile che diventa la pratica dell’Aikido si eleva ai livelli posseduti dai nostri Maestri?
L’Aikido non può arrestarsi a mero tecnicismo o pura riflessione: Yokota Sensei, nelle due ore in cui l’abbiamo visto in azione, pareva voler comunicare questo: “Non vi confondete mai: ricordate che l’Aikido si fa soprattutto col corpo – sudore, fatica, muscoli. Solo quando si brucia tutto entrano in azione altri fattori”. Questo, in realtà, è ciò che abbiamo pensato in molti dopo la sua lezione, non le sue parole. Ad esse ora lasciamo il campo.
L’intervista
Bar Rosso in Via Porpora. Milano. Pomeriggio primaverile. prima della lezione del Maestro Yokota. In fondo al locale, davanti ad un the, si parla di Aikido. Il registratore è acceso, il Maestro Fujimoto è il nostro interprete, il Maestro Hosokawa, in silenzio, ascolta. Cominciamo.

CHIERCHINI
Da quanto tempo pratica l’Aikido?
YOKOTA
Be’, vediamo: è dalla 1° media, quindi sono circa quindici anni.
CHIERCHINI
Come si arriva al VI Dan in quindici anni? E cioè: quale è il tipo di pratica che le ha fatto conseguire questo livello tecnico?
YOKOTA
È presto detto: come unico insegnante io ho avuto il Doshu, Ueshiba Kisshomaru. Lui è stato veramente la mia Guida; il suo stile e il suo aiuto sono i motivi del mio avanzamento tecnico. Con il Doshu ho sempre studiato, con lui ho fatto tutti i miei esami, ancora oggi è il mio Sensei. Questo tipo di pratica di cui lei mi ha chiesto ragione è quella che si identifica con lo stile dell’Hombu Dojo.
CHIERCHINI
Che tipo di persone si affaccia alla pratica dell’Aikido nel vostro paese?
YOKOTA
Direi che dai cinque agli ottanta anni, in generale, proprio tutti. Però c’è una grossa percentuale di praticanti di una determinata età e condizione sociale: sono gli anziani della high society. È per questa ragione che sono molto richieste le lezioni private e anche io ne do frequentemente. Ad esempio adesso viene a studiare da me un grosso dirigente della Mitsubishi. Comunque intendiamoci: il praticante medio assomiglia a quello del vostro paese; cioè frequenta le lezioni ogni tipo di gente, anche se effettivamente c’è un alto livello economico. La presenza di tanti praticanti di una certa età può essere spiegata dal fatto che il giapponese medio a trenta-quarant’anni è impegnatissimo nel lavoro, che non gli lascia un momento di tregua neppure per lo svago. Passata quell’età poi gli impegni si allentano e sono numerosissimi quelli che intraprendono le attività del Budo. Diciamo insomma che se l’età dei praticanti a volte è elevata, non è per una scelta degli insegnanti in tal senso o per una maggior predisposizione del giapponese maturo all’Aikido che si determina questa situazione, quanto piuttosto è una situazione contingente.

CHIERCHINI
Qui in Italia, dell’Hombu Dojo se ne sentono dire di tutti i colori: coloro che hanno avuto la fortuna di andarci alternano contraddittoriamente racconti esaltati e malcelate delusioni. Qual’è la vera situazione dell’Hombu Dojo oggi?
YOKOTA
Il nostro Dojo Centrale è frequentato attualmente da moltissimi stranieri; la nazione più rappresentata è la Francia, poi l’America e l’Inghilterra. Ultimamente vengono molti praticanti dall’Africa. A volte partecipano alle lezioni anche cinquanta stranieri e almeno trenta sono africani. Il governo giapponese concede loro un visto di qualche mese per studiare Aikido, e ho paura che forse ce ne sono così tanti anche per questo motivo… A parte le battute, la loro presenza è una cosa molto interessante, anche se sono tutti principianti.
CHIERCHINI
Per il praticante giapponese la presenza di un così gran numero di stranieri di basso livello tecnico non può essere un pericolo? Non potrebbe causare uno scadimento tecnico generale?
YOKOTA
No, assolutamente. Perché non tutti gli stranieri che praticano all’Hombu Dojo sono di basso livello, anzi. È gente che studia seriamente ed è appassionata nella pratica: che so i francesi, i tedeschi, anche qualche italiano, come Carmine Cozzolino.
CHIERCHINI
Esiste una qualche rivalità fra giapponesi ed europei?
YOKOTA
In che senso?
CHIERCHINI
In parole povere: la massa dei praticanti stranieri come è tollerata? L’ambiente è sereno?
YOKOTA
La presenza di tanti occidentali all’Hombu Dojo non costituisce per noi un fastidio, un peso da tollerare. Al contrario è una cosa bellissima. Sono aikidoka che una volta tornati nel loro paese hanno intenzione di avviare una loro scuola. Non parliamo assolutamente di rivalità.
CHIERCHINI
Torniamo ad occuparci più da vicino dell’Aikido in Giappone e dell’approccio culturale ad esso del praticante medio: in Europa l’aspetto dottrinale della pratica è interamente legato alla figura e agli insegnamenti del Fondatore, Morihei Ueshiba. Cosa rappresenta oggi O’Sensei per l’aikidoista della Casa madre Aikikai?
YOKOTA
Il mondo dell’Aikido in Giappone negli ultimi anni si è profondamente rinnovato, e adesso ci sono molti giovani, tanti praticanti nuovi che non hanno avuto la possibilità di apprezzare O’Sensei da vivo. Insomma gente che al massimo ne conosce la storia, ma in fondo ne sa poco. Inoltre oggigiorno per l’Aikikai del Giappone il personaggio più importante, il fulcro, il punto di coesione è il Doshu, Kisshomaru Ueshiba. Adesso è lui la Guida, tecnica e spirituale. Sia chiaro, nessuno dimentica O’Sensei: ogni anno per la ricorrenza della sua morte si organizza una grande festa, e in questa occasione si proiettano dei filmini di Morihei Ueshiba e si parla a lungo di lui, specie ai principianti, che accorrono numerosissimi.

CHIERCHINI
Ueshiba Kisshomaru, la Guida: cosa significa praticare sotto il suo sguardo? Che uomo è sul tatami e fuori dal tatami?
YOKOTA
Oggi io sono un uchideshi, uno degli studenti interni. Da giovane potevo vedere il Doshu solo in occasione di qualche Enbukai, o agli esami. Sicuramente non tutti i giorni. Adesso pratico tutti i giorni sotto i suoi occhi, e per me è come una specie di dio, un Grande Padre. Noi tutti sentiamo che è così, e questo è importante per l’atmosfera dell’Aikido.
Ovvio che un praticante che ha iniziato oggi non prova un così forte sentimento, non c’è questa emozione. È una cosa normale, io credo. Presto sceglierà anche lui la sua guida.
CHIERCHINI
Nella complessa scacchiera umana del’Hombu Dojo, nel luogo che rappresenta il faro mondiale dell’Aikido, qual’è la posizione di Ueshiba Moriteru, Waka Sensei, ormai affermato in Europa per il suo nome e la sua pratica prestigiosa?
YOKOTA
Waka Sensei è da qualche tempo Capo Istruttore dell’Hombu Dojo (Hombu Dojo-Cho). Per me però Ueshiba Moriteru è stato per lungo tempo un compagno d’allenamento; infatti quando sono entrato come uchideshi all’Hombu Dojo, anche Waka Sensei era un semplice studente. Adesso è diventato Dojo-Cho, e la situazione è cambiata; ma in fondo, dato che abbiamo sempre studiato insieme, è come un fratello maggiore, sempre il mio Sensei, però, ufficialmente. Debbo confessare che mi sento più suo compagno, fratello, che suo allievo; anche fuori dal tatami siamo molto uniti, e io ho per lui ho una profonda ammirazione: quando sono entrato all’Hombu, uno degli uke più bravi del Doshu era proprio Waka Sensei. Perciò noi allievi abbiamo potuto imparare molte cose da lui sotto questo rispetto: in Giappone è molto importante fare da uke ai grandi maestri, fondamentale direi. E Waka Sensei ha molto aiutato i giovani in questo senso.
CHIERCHINI
Domanda di rito: cosa ne pensa di quello che ha potuto vedere in queste sue lezioni italiane?
YOKOTA
Questa era la prima volta che venivo in Italia e non ho vergogna di dire che avevo un po’ di paura. Ero già preoccupato, poi ho visto Gianni Chiossi, Giorgio Veneri… e ho iniziato a pensare: “Mamma mia, come sono grossi! Chissà che Aikido faranno?”. E invece dalle lezioni che ho diretto l’altro ieri a Torino e ieri a Reggio Emilia, ho ricavato un’ottima impressione dell’Aikido italiano.
Tutti sono molto seri, si impegnano a fondo e ne ricavano lusinghieri risultati. Bravi, molto bravi, vi muovete veramente bene. Gli insegnanti giapponesi incaricati dello sviluppo dell’Aikido in Italia hanno fatto davvero un ottimo lavoro.

CHIERCHINI
Ai lettori farebbe certamente piacere conoscere un qualche aspetto particolare, un aneddoto, una storia che possa essere di stimolo anche per i nostri allievi. La sua memoria, Maestro, ci può aiutare?
YOKOTA
Mi piacerebbe raccontare qualcosa del Maestro Osawa, un uomo che ha fatto la sua parte nella storia dell’Aikido; di lui Waka Sensei ha preso il posto di Dojo-Cho, all’Hombu Dojo, qualche tempo fa. Ebbene dal Maestro Osawa io vado ancora oggi a studiare, e quando fa lezione lui io ci sarò sempre. Quando Osawa Sensei ha visitato l’Australia, mi ha portato con lui come assistente, l’esperienza più importante della mia vita nell’Aikido. Con lui sono stato per molto tempo, quindi posso parlarne a buon diritto. Be’, egli non è come un anziano, anche se è vecchio – ha più di settant’anni. È anziano, ma nessuno di noi osa pensare che lo sia. Se lui stringe il mio polso, io non riesco più a muovermi. Quindi è fuori dal normale; forte non è la giusta espressione, ci vuole qualcosa di più alto, Fushigi, mistero; Osawa Sensei è un mistero. Attualmente la sua funzione è quella di supervisore dell’Hombu Dojo. Se qualcuno di noi insegnanti fa lezione troppo duramente, lui si arrabbia e allora sono guai. per noi insegnanti, il Maestro Osawa è un vero educatore.
CHIERCHINI
Per concludere, perché la lezione all’Aikikai Milano incalza: Maestro, quali sono le prospettive per il suo futuro nell’Aikido?
YOKOTA
Semplice: continuerò questo cammino insieme al Doshu e a Waka Sensei, sempre sotto la loro guida. Anche questo mio viaggio in Europa risale a un loro progetto. Spero proprio di avere la possibilità di tornare presto da voi.
Fonte: Simone Chierchini, L’Aikido di Yoshiaki Yokota, Aikido, Anno XVIII N. 2 – Novembre 1988
Copyright Simone Chierchini ©1988
Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione non espressamente autorizzata dall’autore è proibita
[…] L’Aikido di Yoshiaki Yokota (1988) Ripubblichiamo questa intervista di Simone Chierchini al Maestro Yokota Yoshiaki, originalmente uscita su Aikido nel 1988. Nel frattempo Yokota Sensei, VII Dan Aikikai, si affermato a livello inter… Source: simonechierchini.wordpress.com […]
[…] Leggi la nostra intervista a Yoshiaki Yokota […]