
Questa lettera di Kaoru Kurihara, ex-membro della direzione tecnica dell’Aikikai d’Italia e responsabile dello storico Dojo Centrale di Roma dal ’90 al ’96, poi fuoriuscito dall’associazione, fu inviata dal maestro a tutti i membri dell’Aikikai d’Italia nel 2008 per spiegare le ragioni del suo abbandono, scusarsi del dolore causato e spiegare i suoi progetti futuri. Riteniamo opportuno, vista l’importanza del personaggio per l’Aikido italiano per oltre un decennio, dare nuovamente spazio alle sue parole e per trasparenza mantenerle disponibili in futuro a scopo documentale
di KAORU KURIHARA
“Sono Kaoru Kurihara, e sono stato il responsabile didattico della sede centrale dell’Aikikai d’Italia di Roma da settembre 1990 a marzo 1996. Ho scritto questa lettera a tutti i membri di Aikikai d’Italia e soprattutto a tutti gli allievi del Dojo Centrale di Roma (che so che adesso non esiste più).
Come voi anche io ero affascinato dall’Aikido, seguendo l’insegnamento del M° Tada, in particolare osservando i suoi occhi quando parlava dei suoi ricordi del M° Ueshiba, pieno di entusiasmo, a seguire il suo insegnamento. Dopo l’esperienza mistica in Tibet, ho scelto di praticare Aikido come professione e dopo tanti pensieri un giorno ho chiesto un consiglio al mio maestro e mi ha consigliato di venire a Roma. Ero assolutamente contento perché così credevo di poter approfondire la mia ricerca sull’Aikido e lo studio sul ki. Il maestro mi ha ordinato per primo di mettere in ordine il Dojo Centrale di Roma, ricostruire e fortificare i praticanti del Sud Italia. Mi sono sentito in dovere di compiere questa missione perché il dojo di Roma era dove il mio maestro si era dedicato con grande passione per fondare l’Aikido in Italia, e sentivo il mio destino anche perché mia moglie conosceva la signora Tada già prima del nostro incontro.
Nonostante la mia passione e la speranza sul Dojo Centrale, non ci è voluto molto tempo per intuire l’esistenza di grandi problemi difficili da risolvere e mi sono messo nel vortice delle polemiche e il mio scopo di ricerca era molto lontano. Quindi istintivamente sono entrato nella cascata per osservare la mia situazione, circondata da pesantissimi problemi, evitando il mio giudizio soggettivo. Così ho ricominciato la pratica del Misogi, distinguendo il mio esercizio personale dal senso religioso, dopo la severissima esperienza in Tibet, avevo deciso in me di allontanarmi dalle esperienze mistiche. Ma il Misogi è una tipologia di purificazione praticata dal popolo giapponese sin dall’epoca antica, che come anche io credo, ha influenzato anche il M° Ueshiba nel raggiungimento della sua illuminazione per la fondazione dell’Aikido. Infatti io pratico il Misogi da più di venticinque anni, dal mio primo incontro in una montagna vicino Tokyo nel periodo universitario, quando mi sono interessato nella ricerca delle tracce del fondatore di Aikido.
Facendo digiuno spesso entravo in montagna, e questa passione mi ha spinto ad andare in Tibet, seguendo il capo spirituale della scuola di Misogi. Adesso non è l’occasione per parlarvi dell’esperienza in Tibet ma ho sentito di dover far conoscere quello che sta dietro al nostro mondo fenomenico, l’anima che infinitamente continua la nostra vita. Anche il nostro pianeta Terra è un’anima e una vita. Così sono convinto che lo scopo di Aikido e il grande tema che il M° Ueshiba ci ha indicato è la “Realizzazione di una grande famiglia sul pianeta Terra”. Ho pensato profondamente all’importanza di assumere una piccola responsabilità di trasmettere l’insegnamento di Aikido agli stranieri per camminare insieme. Però come ho già detto precedentemente, in realtà quando sono venuto a Roma ho notato una grande differenza fra questa realtà e il mio sogno. Così per me il Misogi è ormai diventato una pratica mensile, come praticavano gli antichi giapponesi, mi sono messo in sintonia con l’atmosfera del cambiamento delle stagioni e la cascata mi abbraccia gentilmente e ogni tanto mi picchia severamente per tagliare i miei dubbi e l’energia negativa. La cascata non ci permette di adorare cose religiose, anzi, nella sua dinamicità ci purifica e ci nutre per vivere positivamente domani. Tutt’ora organizzo Misogi una volta al mese ed ogni volta tra i 70-90 partecipanti c’è qualche praticante di arti marziali. Nel mondo occidentale questa usanza non esiste, mentre in Giappone, sin dai tempi antichi, il Misogi veniva spesso utilizzato per affinare la propria tecnica, raggiungere un traguardo difficile, guarire sé stessi ed altre persone o come preghiera nella vita quotidiana dai praticanti di arti marziali.
La pratica di questo esercizio ha un significato ben preciso: l’acqua nella sua trasparenza abbraccia, purifica ed armonizza tutto ciò su cui scorre, senza discriminazione. Questo è il nostro cuore giapponese tradizionale. Ora potete capire l’origine dell’Aikido, il quale proviene proprio da questo spirito giapponese nutrito dal Misogi.
Il popolo giapponese ha potuto intuire la divinità nella forza della natura, intorno sé stessi e dentro sé stessi; in altre parole, il popolo giapponese, percependo questa forza divina, visse armonizzandosi con la natura. Questa concezione è chiamata “Kannagara No Michi”, cioè strada che segue il mondo divino. Così i nostri antenati hanno continuato a condurre le loro vite in modo semplice ma importante. Interpretare questo stile di vita come un’antica religione giapponese (come una forma di animismo), è sbagliato e si potrebbero fraintendere il Giappone ed i giapponesi.
La capacità di adattarsi (o meglio armonizzarsi), tipico dei giapponesi ha permesso la morbida accettazione del Buddismo (dal quale proviene la filosofia Zen semplice, profonda e pulita).
Scriverò un libro per presentare il mondo della profonda fede giapponese ed esercizi di antica Shinto.
Il fondatore di Aikido praticava questa cosa importante ed aveva indicato questa via di armonia sostenendo che “questo universo è come una famiglia”.

Vi chiedo scusa per aver parlato tanto del Misogi, ma per me è importante non essere frainteso inutilmente. In nome del movimento religioso mi sono trovato costretto ad esser frainteso unilateralmente, e vista la mia difficoltà nel comunicare, ho preferito non giustificarmi. Porto solo tanto rispetto per la situazione che il mo maestro ha dovuto affrontare, osservandomi con grande pazienza e poi vedermi lasciare la scuola centrale di Roma.
Sono ferito per non aver potuto spiegare la stretta relazione tra Misogi e Aikido, e per essermi trovato costretto ad allontanarmi dall’affascinante universalità e purezza dell’ Aikido, che va oltre i pensieri, la filosofia e la religiosità.
Dopo il mio ritiro ho ricevuto diversi inviti da altri gruppi, il che mi ha fatto molto piacere, ma non mi sentivo di insegnare Aikido nell’Italia che il mio maestro amava tanto.
Uscire dalla scuola di Tada significava chiudere con l’Aikido a cui mi ero affezionato troppo.
Nonostante questa difficile situazione, avevo il compito che mi è stato indicato in Tibet. Ho deciso di fondare “Shinki Do” (via del Ki della verità).
Ci sono voluti 12 anni per sistemare i 12 principi che indicano i modi di seguire la legge della natura. Aprire una nuova strada contemporaneamente è stato molto difficile; ma ho messo il mio sogno nella pratica dello Shinkido superando tante difficoltà attraverso esercizi personali ed ingegnandomi per fare dei miglioramenti alle tecniche rispetto ai punti di vista tradizionali.
Ora vi faccio qualche domanda semplice: conoscete il nome del “Ki”, ma quanti di voi riescono a spiegare che cos’è? E quante persone riescono a mostrare tecniche col Ki? Dopo tanti anni di pratica di Aikido, elevate il vostro grado, ma se avete imparato il controllo del “Ki” e l’avete fortificato bene, riuscite a muovervi liberamente anche quando il vostro polso è bloccato fortemente (non ho considerato l’ “atemi“ con pugno). Far vedere tecniche, fingendo di essere forti ed eleganti senza poter rispondere a queste domande basilari è triste! L’eleganza e la bellezza delle tecniche vengono fuori dalla costanza di esercizi severi nella vita quotidiana, come effetto delle vostre ricerche e dei vostri sforzi con sudore.
Noi che abbiamo il dovere di trasmettere la nostra cultura in un altro paese, non possiamo assolutamente mancare dei nostri esercizi quotidiani rispetto a voi amatori. La severità professionale sta qui, non ci è permesso dimostrare i nostri poteri, anzi, dobbiamo servire da esempio anche se siete insegnanti. Sto parlando di una cosa normale, come in altri i campi professionali non è facile percorrere una via professionalmente. Anche nel campo sportivo ed artistico, ogni giorno bisogna allenarsi per tante ore; la grande energia nutrita dalla meditazione o dalla respirazione non permette all’uomo di volare, come voi ben sapete.
Quando il praticante di arti marziali manca dei suoi esercizi fisici, degli studi e degli ingegni, ha difficoltà nel dimostrare esempi e deve costringere gli allievi alla forma e cadere nella triste autorità.
Per esempio, sia nella pratica dello “Judo” che del “Karatedo”, esiste sempre l’esercizio spirituale ed il controllo del “Ki”, ma per dimostrare questo non c’è altra soluzione che vincere; l’agonismo serve non solo per vincere, ma anche per capire e provare l’effetto del sudore versato sull’allenamento severo.
In Italia, in questi anni, i praticanti di Aikido sono aumentati e ci sono tanti dan alti. Pero vi propongo di riflettere sul vostro Aikido. Così ognuno potrà comprendere lo scopo e il significato del proprio allenamento.

Vi ripeto le mie più sentite scuse per essere scomparso dall’Aikikai d’Italia, mi sono pentito ed ho sofferto molto per non aver potuto praticare con voi; in particolare con i membri del Dojo Centrale di Roma a cui ero molto affezionato, visto il grande aiuto che mi hanno dato per ricostruire la sede centrale in modo molto familiare. Per questo fino a poco tempo fa non ho voluto parlare di Aikido, ma approfondendo il mio Shinkido, la mia ferita al cuore sta rimarginando. Ultimamente degli Aikidoka hanno cominciato a visitarmi, sentendo così qualche voce sulla situazione dell’Aikikai. Ho saputo dell’incidente del M° Hosokawa e di nuovo la figura del mio maestro è riapparsa nei miei sogni. Un giorno ho scritto una lettera al M° Doshu a Tokyo. Il contenuto della lettera è simile a ciò che vi ho appena parlato. Sono arrivato in Italia per trasmettere la nostra cultura grazie all’Aikikai, e riflettendo profondamente, ho pensato di dover fare qualcosa per l’Aikikai, proprio come istruttore di Aikido. Così ho deciso di ritornare al mondo di Aikido per scontare il mio errore e ringraziare per primo l’Aikikai Honbu ed il mio unico maestro Hiroshi Tada, di cui ricordo tutti i gesti ed insegnamenti.
Siccome ci sono già buoni insegnanti in “Aikikai d’Italia”, non sento di disturbarvi di nuovo. Quindi penso di organizzare una nuova associazione di Aikido chiamato “Aiki no michi” (via di Aiki) come una via di Aikido per realizzare lo scopo del fondatore M° Ueshiba, ossia “tutti gli Aikidoka sono un’unica famiglia”. In questa lettera annuncio il mio ritorno al mondo di Aikido e l’organizzazione di “aiki no michi”.
Vorrei così togliere tanti muri inutili e scambiare opinioni sull’Aikido e sulle arti marziali in generale, potrò dare qualche consiglio per lo sviluppo tecnico e nel caso ci fosse qualcosa da imparare, imparerò. Desidero che questa organizzazione serva a creare una “famiglia” in Aikido.
Inoltre mi farebbe piacere se verrete a provare il mio Shinkido. Se lei ha un grado superiore al 3° dan e vuole affinare ancora, oppure è un praticante di Judo, Karate o altri stili di arti marziali, sarà un piacere avervi nel mio dojo; ma non picchiatemi troppo!
Grazie
Roma, 20/09/2008
Ho letto con attenzione l’articolo del M° Kaoru Kurihara, e la mia assenza di esperienza nel misogi mi porta in una direzione di ascoltatore solamente.
Ma, con estrema umiltà e rispetto vorrei capire come mai non viene menzionato dal M° Kauru, l’unica persona che fu in grado di fondere i principi del KI e renderli accessibili a tutti attraverso l’AIKIDO, parlo ovviamente del M° KOICHI THOEI.
Forse il M° Kaoru non è a conoscenza dell’esistenza della scuola del KI in Giappone fondata dal M° KOICHI THOEI?
Credo nel profondo che prima di esaurire l’enorme conoscenza lasciataci da O-SENSEI UESHIBA e dal M° KOICHI THOEI ci vorranno ancora molti e molti anni e non basta cambiare, secondo me, il nome per rendere nuova una disciplina, bisogna introdurre nuovi concetti, cosa estremamente ardua.
Giuseppe Golin
Mi chiamo Rober Fabbretti,
ho praticato Aikido dal 1969 sino al 2000 ed ho conseguito il grado di 4° DAN di Aikido rilasciatomi dal M° Hiroshi TADA .
Ho letto molto attentamente la lettera del M° Kaoru Kurihara e l’ho trovata abbastanza interessante nel suo contenuto per quanto riguarda il Misogi e le esperienze vissute dal M° Kurihara, ma non ho capito molto il motivo che ha indotto il M° Kurihara ad abbandonare il Dojo Centrale….non che mi interessi saperlo, avrà avuto i suoi buoni motivi, ma quello che mi lascia nel dubbio, è che, la sua lettera dall’inizio partita come una riflessione di scuse e pentimenti, arriva alla fine come una espressione pubblicitaria…..almeno questo è quanto credo di aver capito, spero di sbagliarmi.
Rober Fabbretti.
Ho troppa esperienza, scusa Simone per farmi abbindolare da questo scitto. 40 anni passati a praticare Aikdo dall’età di 19 anni mi hanno insegnato a comprendere e ricercare la verità. Non entro troppo in merito. Ho conosciuto maestri come:
• M° Kisshomaru Ueshiba
• M° Moriteru Ueshiba
• M° Hiroshi Tada
• M° Nobuyoshi Tamura
• M° Katsuaki Asai
• M° Katsuo Chiba
• M° Yoji Fujimoto
• M° Hideki Hosokawa
• M° Sasaki
• M° Masatomi Ikeda
• M° Yasunari Kitaura
• M° Kano Yamanaka
• M° Jun Nomoto
• M° Imazaki
• M° Masuda
• M° Christian Tissier
• M° Tsuboi
• M° Yamada
• M° Masamichi Noro
• M° Kaoru Kurihara
• M° Koichi Tohei
che mi hanno aperto la mente, ma quelli che provavano il plagio li ho subito tagliati dalla mia preparazione a diventare uomo!
Kurihara è uno di quelli che ho scartato subito! E me ne assumo le responsabilità
Come ho scritto nel sottotitolo, questo è un documento, e viene presentato come tale. AIN non desidera prendere posizione in un modo o nell’altro, non è il nostro compito, che è invece quello di informare e conservare l’informazione. Giustamente poi chi legge trae le sue deduzioni, che senza l’informazione da noi fornita sarebbero impossibili…
Ho conosciuto personalmente Kaoru Kurihara, ma in modo superficiale, cioè ho partecipato ad alcuni suoi seminari e gli ho fatto da Uke nella demo di Coverciano un paio di volte… non ho nutrito interesse allora per le sue inclinazioni extra Aikido, e non gliene voglio adesso, anzi, gli auguro di aver trovato quello che cercava, se lo stava cercando.
Simone Chierchini
Coordinatore Aikido Italia Network
Buongiorno Rober,
senza entrare nel merito di quanto dice Kaoru Kurihara, credo che alluda ai motivi della sua fuoriuscita in questo passaggio:
“Nonostante la mia passione e la speranza sul Dojo Centrale, non ci è voluto molto tempo per intuire l’esistenza di grandi problemi difficili da risolvere e mi sono messo nel vortice delle polemiche e il mio scopo di ricerca era molto lontano. Quindi istintivamente sono entrato nella cascata per osservare la mia situazione, circondata da pesantissimi problemi, evitando il mio giudizio soggettivo”.
Ossia i soliti casini politici che hanno da sempre dilaniato l’Aikikai d’Italia… se poi avesse altri motivi reconditi, va chiesto a lui…
un saluto
Simone Chierchini
Coordinatore Aikido Italia Network
Caro Simone, carissimi Aikidoka Italiani,
(scusate il mio Italiano, ma qui devo scrivere qualcosa)
Aprezzo molto il lavoro con cui si cerca di trovare, di ricercare e di creare Documenti storici sul Aikikai d`Italia.
Ia lettera di Kaoru Kurihara non la considero per niente un documento da vedere come storico o da archiviare come questo.
La considero soltanto una povera possibilità tecnica publicitaria che ad ogni esperto di Marketing ricava un piccolo sorriso. E’ nientaltro che una possibilita per publicare un nuovo stile di Aikido ed una nuova organizzazione ed una messa in scena della propria persona.
Inoltre vedo in queste presentazioni anche sempre una manovra inutile di picchiare sul Aikikai d`Italia. Cercando con questo una legittimazione per la personale decisione di essere uscito dall`Aikikai d`Italia che alla fine penso che non interessi a nessuno.
Ogni associazione che esiste da oltre 40 anni sul campo dell`Aikido ha i suoi grandi e piccoli problemi da risolvere. Ed ognuno di noi tiene la responsabilità di lavorarci sopra.
Pratico l` Aikido fra poco da oltre 50 Anni (avete letto giusto 50) ho vissuto tutti gli abbandoni dei vari Maestri dall`Aikikai e devo considerarli tutti come una semplice manovra di nascodere il proprio Ego di essere meglio degli altri, cambiando il Nome dell`Aikido e creando una nuova associazione metendosi lì poi in testa del management.
Per me l`Aikido viene praticato nei Dojo e non nelle teste e pensieri dei funzionri di una associazione che alla fine non e nientàltro che un back office dei Dojo pertinenti alla associazione.
Una associazione non ha problemi ma solo compiti da risolvere. E questi devono venir risolti dai membri con serenità, coraggio, tempo, amicizia e gioia nel proprio cuore senza credeere di essere sempre meglio degli altri.
Renato Filippin
Ciao Simone,
ho appena letto la lettera di Kurihara sensei che hai pubblicato.
Non l’avevo mai vista, e ti ringrazio profondamente per avermi dato questa opportunità…
Con lui io ho cominciato, un anno dopo quello in cui lui ha cominciato con il dojo centrale, e, malgrado io fossi una inutile cacchetta nell’angolino, forse potrei dare una chiave di interpretazione, se interessa: a Kurihara sono stati spesso ascritti intenti di proselitismo religioso, è questa una delle ragioni per cui, probabilmente, spende tanto impegno a definire i contorni del suo tanto utilizzo del misogi, essendo una delle pratiche della impostazione shinto che segue.
Per inciso, l’ho seguito una volta in quella pratica ed alla mia affermazione “ehm…maestro, scusi…lei ci sta facendo fare come riscaldamento una serie di preghiere shinto, ma io sono cattolico…”, la risposta è stata “oh!…mmmh vero…mmmhh…bene: io pregherò dio di cascata, lei preghi dio che ha fatto cascata”.
…non ho più fatto misogi: sono troppo freddoloso 😀 ….ma quella frase mi ha fatto capire che distanza ci fosse tra lui e la burocrazia….
probabilmente, sono storie vecchie, fin troppo personali, e non interessano, ma qualora si fosse vagamente incuriositi, ho cercato di dare un’altro punto di vista.
un inchino,
Gabriele
Scusa Gabriele, ma non pensi ci sia un pò di differenza nel professare una religione, come la nastra, cattolica moneteistica e shitoismo che si fonda su principi di spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali ?
Se non credi possano coesistere, quando entri in dojo, a inizio lezione ecc. non dovresti più eseguire rei al kamiza.
Se Koichi Thoei fosse stato veramente l’unica persona che fu in grado di fondere i principi del KI e renderli accessibili a tutti attraverso l’AIKIDO, gli altri Maestri non avrebbero capito niente. Senza considerare che il Qi, forse è nato un po prima in cina.
Io ho praticato poco (purtroppo) com M° Kurihara, è stato l’unico già in Aikikai a diffondere certi principi, con estrema semplicità e nessun alone di mistero.
Non ho mai riscontrato nessun plagio, anzi, per seguire i suoi allenamenti occorre avere una motivazione veramente forte, date le prove di resistenza psigologica, prima che fisica.
Lucio Carassini
Egregio M° Kaoru Kurihara
Leggo oggi, travolto da grande emozione, questa lettera aperta da Lei postata sul sito. L’emozione che provo è intensa e contrastante. Una miscela di stupore e di rammarico. Soprattutto perché, essendo la lettera, stata pubblicata qualche anno fa, la mia replica giunge con un ritardo eccessivo. Trattando, tuttavia, di questioni che esulano dal tempo, auspico comunque che, prima o poi, la possa leggere.
Mi chiamo Ermanno e sono un ex aikidoka, svuotato dall’entusiasmo iniziale e deluso dalla mediocrità del panorama aikidoistico generale trovato in Italia, sebbene ovviamente ci siano delle eccezioni (come i polsi di Mimmo Zucco, ad esempio).
Immagino che Lei non si ricorderà di me. Non pratico più da oltre dieci anni, ma se c’è un motivo che mi ha indotto a lasciare questa disciplina, questo è stato proprio l’incontro con Lei, avvenuto all’inizio degli anni novanta presso il Dojo di Trento.
Del resto Lei è stato uno dei miei primi modelli aikidoistici.
E affermo ciò con la piena consapevolezza e maturità degli anni che ci separano dall’evento.
Preciso che preferirei comunicare in altra sede quanto mi accingo a scrivere, ma non saprei come fare. D’altra parte è quasi una ventina d’anni che rimurgino e rievoco la dinamica del fatto. Spero pertanto che Lei comprenda le mie motivazioni.
Apprezzo in primis i toni di questa Sua lettera che denotano le vere qualità di un Maestro: umiltà e forza. Unitamente, poi, ad altre cose che ho letto, qualche anno fa, sul Suo conto in internet. Come ad esempio aneddoti del tipo: “In Giappone (Kurihara) amava girare presso dojo di altre arti marziali per sfidare chiunque volesse combattere con lui (apprezzava in particolare i dojo di Shorinji Kempò)” ed altre che non citerò, trovate in: http://www.aikidoedintorni.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=29&whichpage=4. e che dimostrano la Sua indole. Un sito ahimè oscurato.
Aneddoti che si accostano perfettamente alla domanda da Lei formulata nella lettera:
Ora vi faccio qualche domanda semplice: conoscete il nome del “Ki”, ma quanti di voi riescono a spiegare che cos’è? E quante persone riescono a mostrare tecniche col Ki? Dopo tanti anni di pratica di Aikido, elevate il vostro grado, ma se avete imparato il controllo del “Ki” e l’avete fortificato bene, riuscite a muovervi liberamente anche quando il vostro polso è bloccato fortemente (non ho considerato l’ “atemi“ con pugno).
Tuttavia il punto è proprio questo Maestro, l’attendibilità della domanda da Lei postulata: “riuscite a muovervi liberamente anche quando il vostro polso è bloccato fortemente? Magari – aggiungerei – da una presa di ryōtetōri? Mi perdoni Maestro ma io rigiro a Lei questa domanda.
Venendo al fatto, ovvero a quel lontano stage svoltosi a Trento, allorché Lei, come molti altri, venne nel dojo della nostra città per tenere un seminario di Aikidō. Io La ricordo come una figura possente ma nel contempo distinta e carismatica. I Suoi racconti sul Tibet. Ricordo, inoltre che Lei, rispetto ad altri maestri, i quali solitamente lasciano solo intuire una presunta conoscenza di quell’alcunché di ineffabile, il cosiddetto ki, sembrava veramente possedere una maggiore esperienza di quest’aspetto interiore dell’arte che rappresentava.
Rammento i Suoi discorsi su pratiche shintoiste come il misogi: le abluzioni sotto le cascate ed altro, che ascoltavo con grande fascino ed attenzione.
Il seminario, gremito di allievi provenienti da varie città si svolse con i consueti ritmi. E c’era un’atmosfera maggiormente intrisa da quel quid in più che Lei sapeva infondere e quindi trasmettere.
Alla fine delle due giornate di pratica aikidoistica, quasi a voler suggellare questo suo peculiare riferimento al ki, volle provare con tutti i presenti la tecnica detta ryōtetōri.
Ora, come Lei saprà, questa è una tecnica assai frequente nei seminari ma solitamente e come tutte le altre tecniche, si pratica con quel margine di “finzione” o “simulazione”, tra l’altro motivato dal pur importante fatto di non farsi del male.
Rammento, a tal riguardo molti anni dopo, un terzo Dan, il quale durante uno stage con il maestro Tada, svoltosi a Milano, si rifiutò di praticare con me adducendo la motivazione che la mia presa era troppo forte. Gli dolevano i polsi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e la causa ufficiale della mia disaffezione nei confronti dell’Aikidō: trovo che molti Shodan siano indegni di portare questo titolo. Aggiungo quest’episodio anche per rimarcare il mio sincero apprezzamento per quella Sua performance di allora.
Se posso permettermi di interpretare le Sue intenzioni, penso che Lei, in quanto memore delle continue simulazioni con cui si pratica questa disciplina, probabilmente cercava semplicemente di rapportarci per un istante con la realtà, con l’aspetto marziale dell’arte aikidoistica.
Quindi dispose che provassimo tutti, in fila indiana, specificando che dovevamo usare tutta la forza che potevamo metterci in quell’istante. Ovviamente Lei proiettò con estrema facilità chiunque La afferrasse.
Io, in tutta la mia ingenuità di principiante, convinto dell’aspetto formativo di quanto Lei mi si stava proponendo, spettatore ignaro e passivo dell’evento, allorquando giunse il mio turno, mentre Lei fissandomi negli occhi, pronunciò le fatidiche parole: “Stringi forte!” – non mancherò Maestro- replicai io con la convinzione e la riverenza nei confronti del grado che Lei rappresentava.
Le afferrai i polsi tentando di concentrare tutta la mia forza nelle mani e nell’addome, abbassando lo sguardo in segno di rispetto.
A quel punto Lei ricorderà cosa è successo. Lei ci provò, due, tre volte ma niente, io riuscivo sempre e comunque a bloccarLa, ad immobilizzarLa…
Così Lei si mise a variare la tecnica – cosa che non aveva fatto con gli altri – muovendosi velocemente, ma evidentemente a quel punto, per via del sudore, non mi fu più possibile bloccarLa, perché scivolavo. Tuttavia, Lei ci mise così tanta forza e vigore che, ricordo, man mano che mi raffreddai dopo l’esecuzione, cominciai ad avvertire un forte dolore alla spalla.
Alla fine con voce fredda e pacata mi chiese: “Tu…molto forte…cosa hai fatto prima dell’ Aikidō?” – niente maestro – risposi io un po’confusamente.
Ovviamente quanto affermo può essere confermato da testimoni presenti al fatto.
Ora Maestro, con tutto il rispetto che ancor oggi provo per Lei, penso che non potrà ignorare il fatto che al tempo io ero un 5° kyū e Lei un 5° Dan, vale a dire che io avevo appena fatto l’esame d’accesso a questa disciplina, mentre Lei era un veterano.
Ritornando all’evento, cercai di trovare una risposta. Del resto non avevo chiesto io di essere posto dinnanzi ad un prova tanto importante per il modesto, se non infimo livello che ricoprivo. In seguito riflettei su cosa potevo avere fatto prima che potesse aver influito sulla prova. Ancor oggi non saprei come rispondere in maniera esaustiva alla Sua domanda, tuttavia quale significato poteva avere per me quanto era successo? Per anni ho cercato di trovare una risposta precisa.
Peraltro, qualche anno più tardi, ad uno dei raduni aikidoistici estivi di Laces (BZ, 1996) con il maestro Fujimoto ricordo che, mentre questi provava con altri la summenzionata tecnica, allorquando egli si trovò di fronte a me, disse: “Ah…tu sei quello che ha bloccato maestro Kurihara” a dimostrazione che ne era la corrente. Mi chiedo perciò se il fatto non Le fosse mai stato riferito da altri maestri giapponesi.
Rievocando la scena, mi verrebbe da dire che forse mi sarei proprio meritato un qualche tipo di onorificenza sul campo, almeno verbale. Mi è stato detto da fonti autorevoli che in Giappone funziona così. Forse nel mio caso non faceva testo perché non sono giapponese?
Alla fine dei conti, mi perdoni se esagero, ma alla fine dei conti, questa è stata una sfida atemporale di fronte alla quale io ero, inconsapevolmente ed involontariamente, stato posto. Una prova paragonabile al colpo inferto di nascosto sulla testa dell’ignaro guerriero e scansato, nel celebre film di Akira Kurosawa, I sette samurai, onde discernerne la dignità.
Lei non crede?
Inoltre se veramente soltanto la forza bruta, avevano avuto la meglio su di Lei, non poteva tale fatto dimostrare che io fossi stato un degno avversario? Poteva la forza bruta avere la meglio su un 5° Dan, oltretutto reduce da esperienze in Tibet? Francamente non credo. Credo piuttosto – mi perdoni – che Lei non abbia voluto o potuto ammettere la mia dignità di avversario.
Purtroppo, di là delle battute e delle illazioni sull’aneddoto durante qualche bicchierata dopo gli stage, niente di tutto questo è mai trapelato o emerso e mi rammarica soprattutto che, pur ammettendo la mia mancata rivendicazione, da parte della dirigenza dell’Aikikai, di cui Lei al tempo faceva parte, non sia ci mai stata alcuna menzione, pur essendone stato a conoscenza anche il defunto maestro Fujimoto. Superficialità, vergogna, solidarietà nipponica? Come devo interpretare questo fatto?
Sebbene non ritenga che Lei avesse dovuto lavare l’onta del disonore con un seppuku, così come sarebbe stato richiesto dalla tradizione cui s’ispirano tali discipline, quantomeno, al posto del laconico: “Tu…molto forte…cosa avere hai fatto prima dell’Aikidō?” mi sarei aspettato innanzitutto una spiegazione con conseguente encomio e segnalazione da parte Sua alla direzione tecnica dell’Aikikai d’Italia. Del resto, a quanto mi risulta, nessuno in precedenza era riuscito a bloccarLa in questa tecnica.
Mi perdoni se riformulo la domanda: come debbo interpretare tutto ciò?
Sarei lieto di avere una sua risposta
Grazie
Ermanno Visintainer, Trento, 06-05-2012
erenvis@yahoo.it
Caro Maestro
Il Suo silenzio è veramente assordante. Non posso immaginare che in tre mesi non abbia trovato il tempo per controllare, seppur a distanza di qualche anno, la discussione suscitata da una lettera aperta a tutti gli aikidoisti e postata proprio da Lei su questo sito.
Tuttavia il Suo atteggiamento è significativo. Un paradigma della maschera e del volto degli spiritualisti contemporanei. Una conferma alle mie allusioni circa la Sua coda di paglia: un 5° Dan umiliato e sconfitto da un 5° Kyu, e per di più italiano.
Questo mi rallegra: ero 5° Dan da quasi vent’anni e non lo sapevo…
Grazie Maestro Kurihara.
Ivano Rodolfi commented on Lettera di Kaoru Kurihara a Tutti i Membri dell’Aikikai d’Italia.
in response to Simone Chierchini:
Questa lettera di Kaoru Kurihara, ex-membro della direzione tecnica dell’Aikikai d’Italia e responsabile dello storico Dojo Centrale di Roma dal ’90 al ’96, poi fuoriuscito dall’associazione, fu inviata dal maestro a tutti i membri dell’Aikikai d’Italia nel 2008 per spiegare le ragioni del suo abbandono, scusarsi del dolore causato e spiegare i suoi progetti futuri. […]
Vedo che non c’è pace, ma vedo ancor più che si prende l’aikido troppo seriamente, io ho sempre pensato di trovare nella pratica il lato ludico, non ho mai dato molto peso alla possibilità di trovare nell’allenamento l’invincibilità ne tanto meno la purezza dello spirito. Siamo esseri impuri e cerchiamo tutta la vita di staccarci da questo peccato originale. Questa mi sembra la strada da percorrere, essere o meglio divenire persone migliori.Per quanto riguarda la possibilità di non essere immobilizzati,umm, vi racconto questo. Dopo la morte del mio M°Giorgio Veneri, tornò a fare visita al nostro dojo il M° De Compadri, ex Aikikai poi passato al Takemusu.Tenne una lezione, in questa lezione volle dimostrare quanto fosse superiore il suo aikido , chiamo Antonio suo vecchio discepolo (divenuto nel frattempo 5° dan ), come uke e gli chiese di mettere tutta la sua forza in modo di bloccarlo. Il il vecchio discepolo (Antonio) fece finta di non riuscire a tenere la presa. Dico questo , perchè io gli chiesi se effettivamente il M° fosse stato in grado veramente di spostarlo, mi rispose che no, che se avesse voluto non l’avrebbe spostato e che ha lasciato fare in memoria dei loro trascorsi di ex allievo nei confronti di un anziano maestro. Ritengo che il mio amico Metta abbia fatto bene ad non umiliare il suo vecchio maestro ma ritengo che il suo vecchio maestro abbia fatto male a sottoporlo a simile prova.Non esistono dei ma uomini piccoli cono piccole superbie
Bene caro Rodolfi, io vedo invece che Lei è un perfetto catto-aikidoista. Legato altresì a vetuste logiche storico-materialistiche. “Siamo esseri impuri e cerchiamo tutta la vita di staccarci da questo peccato originale”. Come dire che avendo perduto la nostra condizione edenica, colta la mela proibita, dobbiamo espiare le nostre colpe sulla falsariga del «monaco» albino, Silas, di browniana memoria, il quale si ritira nella sua cella per fare penitenza a suon di frustate. Quando dice: “persone migliori”, immagino intenda anche vegetariane, animaliste, ghandiane, con tutti i corollari che ne conseguono. “Aikido preso troppo seriamente…lato ludico”… Aikido magari inteso come asobi, mi verrebbe da dire e come insinuava all’epoca qualche articolo della rivista di Aikido (che dovrei ancora avere nei cassetti di casa). Seppur non scevra, al contempo, di qualche accattivante imbeccata in stile zen, tanto per stare in tema. Ricordo molto bene queste repliche del Suo M° Giorgio Veneri nei confronti di chi prendeva troppo seriamente l’Aikido, di chi fantasticava in relazione a ki e dintorni. Grande figura dell’Aikido italiano quella di Veneri, indubbiamente, ma se c’è ne è una verso cui intendo volgere lo sguardo questa preferibilmente è la figura del prof. Pio Filippani Ronconi, il quale di certo non era esente da esperienze concrete in fatto di marzialità. Lei parla di superbia, come se al tempo da 5° Kyu e non 5° Dan, quale era il Suo amico Antonio, avessi potuto solo immaginare di umiliare Kurihara. Io non so quale sia il Suo livello, ma converrà che la differenza è come quella che c’è fra il giorno e la notte. Io lo ribadisco: stimo Kurihara per questa sfida che lanciò, gli rimprovero di non aver avuto la dignità di accettarne le conseguenze. Di superbia o per meglio dire, della sedicente e autoritaria presunzione da parte di certi (pseudo) maestri che fanno leva sull’esotismo, sullo spiritualismo e sul carisma che ne scaturisce per fare comunque cassa, Lei non accenna. La prospettiva è rovesciata, a Suo avviso, ad equivocare sarebbe il fruitore. Certo, del resto come Lei afferma, noi siamo quelli che –Alexander de Large definirebbe “gelatinosi eunuchi” – devono staccarsi dal peccato originale indossando il cilicio e autofustigarsi. Lei parla di atteggiamenti ludici, giocosi, refrattari alla purezza dello spirito. Si diverta pure a fingere di praticare un’arte marziale, piuttosto che jogging o ballo liscio, si vanti pure della Sua décadence. Mi verrebbe da dire di aver sopravvalutato questa disciplina se non fosse per il rispetto che comunque ho per alcuni personaggi che l’hanno praticata, fra i quali quello citato innanzi.
Maestro Rino non condivido … ho avuto il onore di conoscere questo Maestro e trovo una persona integra con dei valori e sperienza di vita , che quando parla del suo Maestro ( Tada ) con molto rispetto e amirazione , probabilmente avuto problemi che poi capitare al interno della Aikikai , ma va rispetato è sempre un grande maestro GIAPONESE !!!!!!!!!!
Bravo mi piace il tuo comento !!!!!!
Iinfatti anche lei si mi permetto non poi permettere di dire questo come anche io non posso giudicare nessuno se non stai dentro dei problemi , non giudicare se non voi essere giudicato !!!!!!!
Caro Ermanno trovo questo testamento ridicolo , che voi la medaglia d’oro per avere caso mai bloccato un maestro Giaponese con un grado così elevato? ma dai … sai che ti dico vai a fare Aikido molta respirazione un può di umiltà … e insegna pure a me questa tua forza super eroi .
hahahahahhaaahahaahaah … sto ridendo ma allora prende tu il posto un giorno del maestro Tada sei bravo mamma sei meglio del Maestro Tada con tutto il rispetto che ho per un grande Maestro ( Tada ) , ma allora che vado a fare i stage dal Maestro Tada ? Vengo da te … non fai ridere le mosche ho vergogna di questo che sto leggendo( un 5° Dan umiliato e sconfitto da un 5° Kyu, e per di più italiano.) Ho vergogna di stare in Italia e sentire un Italiano scrivere una cosa di questo tipo , come fai ha umiliare un poppolo che te ha insegnato questa disciplina maravigliosa ? Riesce a andare su tatami a guardere altri Giaponese e praticare con loro ? Ti dico solo una cosa caro questo poppolo ( Giaponese ) ha una cosa che il poppolo Italiano non hanno L’ONORE E IL RISPETTO questo deve ancora arrivare in Italia e tu sei la dimostrazione .
Salve, ho potutto leggere le vostre diverse conversazioni al riguardo….mi lascia perplessa una cosa!!! mi chiedo il perchè della vostra tanta presunzione nel dover giudicare un Maestro, nel giudicare le sue scelte, nel giudicare la via che ha voluto intraprendere!!! io penso nella mia filosofia di vita che tutti noi compreso me dovremmo giudicare una sola persona, NOI STESSI!!! dovremmo badare non tanto alla strada che intraprendono gli altri ma piuttosto alla nostra, perchè??? semplice, perchè noi non sapremo mai nel pieno le motivazioni, il perchè delle scelte che uno qualsiasi prenda, la certezza l’abbiamo solo nella nostra, voi perdete tanto tempo prezioso nel dover giudicare un vero Maestro, pensate di farlo del male nei vostri vergognosi giudizi, ma la verità è una sola, come mi disse un mio caro Maestro, FATE DEL MALE SOLO A VOI STESSI!!! fate del male al vostro animo, al vostro spirito, alla vostra persona…e non pensate minimamente che a ogni vostro giudizio distruggete tutto ciò che state costruendo lungo il percorso dell’Aikido….Aikido vuol dire Armonia, armonizzare la mente e il corpo, creare un’ armonia in noi stessi e con gli altri, armonnizzare il nostro io, questo vuol dire anche portare il nostro essere ad avere rispetto su di noi e su gli altri!!!! quindi invece di perdere tempo a scrivere tali cose, sprecatelo più nella vostra pratica e nella vostra crescita,cortesemente con il massimo rispetto vi chiedo un ultima cosa, il piacere di mantenere questi valori, i valori che ci insegna l’Aikido e i Maestri…E DI AVERE SEMPRE IL RISPETTO PER QUALSIASI MAESTRO E DI QUALSIASI FEDERAZIONE ESSO SIA, SOPRATUTTO IL MAESTRO KURIHARA….
Non credo che sia una cosa possibile, cara Isabella!
Ridi pure quanto vuoi cara Izabella . Risus abundat in ore stultorum…da quanto scrivi non mi pare che debba certo imparare da te cosa sia l’umiltà… Comunque tu non c’eri, non è una cosa che ti riguarda. Riguarda solo Kurihara. Il rispetto è qualcosa che si condivide. Kurihara non lo ha fatto. Punto
Vabbè…se questo era un commento evangelico “Non giudicate e non sarete giudicati!”, grazie del consiglio ma non mi interessa. Vede, io non pratico da una quindicina d’anni. Probabilmente questo era l’intento di Kurihara se la mettiamo così. Permetterà che anche a posteriori non sia d’accordo con lui.
Caro Ermanno peccato , speravo tanto di praticare con un super eroi che hai sconfito un Giaponese e che sopratutto sa più di lui …
da come mi rispondi mi stai proprio dando la conferma di ciò che sei , un aikidoista che ha praticato per 15 anni e non ha imparato proprio nulla . Sei una persona ignorante della parola rispetto prima di giudicare e osare mettere in ballo questa parola, impara prima cosa sia!!! io non so nulla al riguardo…ma qualsiasi cosa sia successa il rispetto lo devi sempre dare, tu come ex allievo del M° Kurihara…e ti voglio dire anche un’altra cosa sono molto umile solo che non suporto vedere praticanti ha giudicare i altri sopratutto un maestro mi hanno insegnato sempre di rispetare un maestro questo pur tropo fai parte di una educazione tu non hai colpa tanti saluti !!!!!!!
Caro S.Ermanno non è un commento evangelico….ma capisco che per te sia stato difficile da capire,per il semplice motivo che il tuo essere non riesce a concepire certi valori tanto è che nei fatti lo dimostri nel pieno!!!! per quanto riguarda il consiglio, me la sarei aspettata una risposta del genere, purtroppo in questo mondo esistono anche gli stolti, almeno ci ho provato!!! tu non pratichi da quindici anni??? capisco!!! beh allora mi permetta di dirle che se ha deciso di non praticare per quindici anni non perda il suo tempo a dover giudicare, trascorra il suo tempo a fare altro!!! e un ultima cosa trovo che sia facile dover far cadere le colpe su gli altri, ma mi creda la prima persona che deve dare la colpa per aver lasciato tale pratica è lei!!! ognuno è cosapevole delle scelte che prende!!!!! penso che con una tale semplicità si capisca ciò che ho scritto!!!
Signore Armanno forse mi potrei sbagliare ma a quanto vedo hai cancellato il mio commento, mi sta pure bene non m’importa, ci tengo a dirle un’ultima cosa… tuto ciò che lei pensa sul Maestro Kurihara non lo deve scrivere qui agli occhi di tutti, lo trovo una cosa di una persona poco umile e rispettosa e alquanto vendicativa, è visto che lo scrive, è giusto pure che una persona commenta contro di lei…perciò se ha tanta voglia di scoppiare nel giudicarlo lo trovo più rispettoso se glielo dicesse di persona con la giusta calma e il rispetto piuttosto che creare un pollaio….mi creda la vendetta è una cosa bruttisima di cui una persona si debba vergognare e con questo chiudo!!!! non spreco a parlare con persone che non vogliono capire!!!!! e non hanno nemmeno un minimo di buon senso!
Va bene.
A questo punto direi che è ora di interrompere quella che è diventata una sterile polemica. Ermanno ha raccontato un episodio e ha espresso il suo punto di vista. Isabella e Valentina hanno manifestato il loro dissenso.
Ognuno è rimasto della sua idea. Punto.
Non c’è bisogno di ribadirla ulteriormente.
Grazie
Simone Chierchini
Coordinatore di Aikido Italia Network
Lei è logorroica e arrogante. Ripeto Lei non c’era e non mi conosce. Il punto è che io l’ho fatto e Lei no. Vuole provare ryotetori con me? Non mi faccia ridere! Ritorni sul suo tatami a sudare che le fa bene alla salute! Cmq io non ho cancellato nulla.
E poi, come ha detto il Maestro Chierichini questa polemica è diventata sterile. Chiudiamola!
Scrivo quest’ultima precisazione solo per aggiungere un elemento in più. Prima di fare quello che ho fatto mi sono consultato con alcuni miei ex maestri italiani i quali, benché non fossero d’accordo sulla pubblicazione di questo fatto, non mi hanno ridicolizzato, come fa Lei, bensì mi hanno dato ragione. Prima di postare questa testimonianza io ho provato a contattare Kurihara per mail ed anche telefonicamente. Più di una volta. Ma non ho ottenuto alcuna risposta. Se ho scritto ciò è anche per via di un legame che ancora percepisco nei confronti dell’Aikido e sulla scorta di un’ingiustizia che sento di aver subito. Se il mio rapporto con l’Aikido fosse stato superficiale, di certo non avrei perso tempo in testimonianze. Non cerco vendetta ma trasparenza. Quest’esperienza ha condizionato per anni la mia attività aikidoistica, fino alla decisione di interromperla. In ogni caso, a questo punto, avrà modo di leggere questa testimonianza anche su altri siti.
Salve S.Simone Chierchini beh la verità penso che ognuno è libero di esprimere la propria idea sempre entrando nei propi limiti, anche se secondo me ciò che ha detto Ermanno riguardo a quell’episodio non sia stato un vero e proprio punto di vista, ma bensì una profonda critica nei confronti di un Maestro, forse adirittura lo chiamerei pura vendetta o peggio ancora gelosia, per quello che mi ha trasmesso. Ha sottolineato il confronto tra un 5 kyu e un 5 dan, e che oltretutto ha prevalso il 5 kyu…ma perpiaceeeeeeere, è questo sarebbe un punto di vista??? un pensiero da scrivere??? mi permetta di andare contro alla sua parola, non trovo assolutamente giusto mettere in dubbio la preparazione tecnica di un Maestro….per quanto riguarda le continue discussioni che sono sucitate, la invito a leggere le risposte del signor Ermanno…che non sono state affatto piacevoli!!!! un ultima cosa e poi finisco qui, io penso che i panni sporchi si lavano a casa, come si dice!!! non trovo giusto continuare a parlare male del Maestro, la state portando troppo alle lunghe, è giusto che ognuno abbi il proprio pensiero, ma attenzione, scriverlo e pubblicarlo agli occhi di tutti per me non è più un pensiero ma una mancanza di rispetto….!!! quindi è giusto che vi aspettiate anche dei controbattiti,se vi dà così fastidio dover ricevere determinate risposte allora create una pagina solo esclusivamente per voi due….io al posto vostro mi vergognerei per i commenti che avete fatto riguardo una lettera che ha scritto a quel tempo il M° Kaoru Kurihara, ma non solo nei suoi confronti come Maestro ma sopratutto come persona….avrei tante cose da dire ancora, tanti pensieri nati dalla mia profonda delusione nel leggere queste cose ( “cose” non saprei nemmeno dare una definizione per ciò che avete scritto)..!!! Distinti Saluti Valentina Ragucci
Prima cosa io sono sempre sul tatami a sudare e sopratutto con la massima umiltà imparare l’essenza dell’Aikido a differanza di qualche persona che sta seduto vicino a un pc a pubblicare dei commenti pur di fare la vittima della situazione ….collui che ha subito una tale ingiustizia, mah… le ingiustizie sono ben altre!!! ti ringrazio dell’invito nel fare ryotetori con lei, sarà un onore per me!!!! io non sono nessuno,sono solo una semplice principiante, e vado fiera di esserlo e di dirlo, perchè in fondo tutti noi lo siamo, in tutte le cose, nella vita come anche nell’Aikido….ma a quanto pare lei mi dimostra di essere un presuntuoso che mi sfida a fare un ryotetori con lei sopratutto ad una principiante come me.Si riguardi, sopratutto nello spirito, perchè mi creda si vede proprio da queste piccole cose una persona com’è.Mi hai dato propio conferma che in 15 anni hai appreso forse solo il movimento, ma di spirito proprio niente!! ma la prego non mi faccia ridere lei…..un ultima cosa non coprirti con la scusanza che hai tentato di contattarlo, una persona quando ha da dire qualcosa, ha bisogno di parlargli, cerca in tutti modi e ci prova fino all’ultimo…per me mi può dare della logorroica e arrogante, ma francamente non mi interessa perchè mi conosco, mi basta conoscermi per sapere di non esserlo, quindi per me sono parole trascinate via dal vento come foglie d’autunno…..per me scriva quel che vuole, anzi si sfoghi sarò sempre pronta a rispondergli!!!! 🙂
Io ho solo dato pubblicita’ allo scritto di K. Kurihara. Buona parte della attenzione negativa scaturisce dai vostri commenti a quello che ha scritto Ermanno. Ve l’ho detto in precedenza: lui ha fatto le sue affermazioni, voi gli avete detto che sono fesserie, e con questo sarebbe stato il caso di chiudere…
Signor Simone non penso che ho scritto nessuna cosa negativa e si positiva a favore di un grande Maestro … sono una che pratico aikido e credo non soltanto nella tecnica ma anche nella spiritualità che comporta questa bellissima disciplina , e sentire dire delle cose negative ha un Maestro e anche disminuire il popolo Giaponese discendo ( un 5° Dan umiliato e sconfitto da un 5° Kyu, e per di più italiano. ) credimi non ho visto più niente , per cui non penso che sia negativo quello che ho scritto lo rifarei da capo … Anche perchè che ha potuto conoscere il Maestro Kurihara sai che persona è… sincera , leale di una grande spiritualità , che porta il sorriso dentro di noi e che insegna un grande Aikido … non poteva essere diverso già che era l’alievo dell Maestro Tada , anche perchè ha posto delle scuse …Ermanno non ha mancato solo di rispetto al Maestro Kurihara ma se legge bene anche a tutti maestri Giaponese … GIà che a messo in ballo “per di più italiano” … con questo saluto e lascio qui un AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI AIKIDOISTI ANCHE A ERMANNO 😉
Signore Simone Chierchini si può sapere come mai il mio ultimo comento o se preferisce risposta non è stato visualizato in questa conversazione ? mah…. ho datto per fino con a mia buona educazione i auguri di buona pasqua a lei e il signore Ermano spero che sia stato un errore tecnico e non che lei voleva avere la ultima parola perchè si è così allora i miei sospetti erano giusti …vi auguro una buona giorna e spero che l’aikido cambi in meglio le persone e possa darti un equilibrio spirituale !!!!!!!!!!
Anche io ogni tanto vado in vacanza… 🙂
Spero che lei abbia trascorso delle buone feste .
Distinti saluti ! 🙂