
Sull’argomento Aikido sono stati scritti centinaia di libri. Qual è quindi il problema? Che gli scritti di Morihei Ueshiba sono difficilissimi anche in giapponese per il non iniziato, e quindi tutto quello che è stato scritto del suo pensiero, basato su “leggere” o distorte traduzioni in inglese, ci ha consegnato una visione parziale e sanificata del suo pensiero. E gli allievi diretti? C’erano, ma prestavano poca attenzione, come da loro spesso riferito. Risultato? la maggior parte degli insegnanti e degli allievi di Aikido, che siano di madrelingua giapponese o meno, non ha idea di ciò che il Fondatore della loro arte ha detto o scritto se non in un qualche modo superficiale e generalizzato
di CHRISTOPHER LI
Cosa non sappiamo e perché non lo sappiamo
Quando Sam Chin lo scorso anno ci è venuto a trovare alle Hawaii, ci ha detto (sto parafrasando) che non sapere non è poi così male, purché si sappia di non saperlo. Questo ha colpito una certa corda del mio sentire: non è proprio la prima parte del problema?
Quando ho iniziato Aikido c’erano poche informazioni disponibili in inglese. Ciò che era disponibile era, oggi lo sappiamo, altamente igienizzato – ecco un buon esempio da Aikido Journal [1], e un altro di Meik Skoss su Koryu.com [2}. In quel momento c’erano molti meno non-giapponesi che potevano parlare giapponese, figuriamoci poi leggere le fonti originali, e la maggior parte dei giapponesi presentava agli occhi del pubblico una rappresentazione più o meno uniforme della storia e dei particolari dell’Aikido.
Ovviamente sull’argomento Aikido ci sono centinaia di libri in inglese – quindi qual è il problema? Ebbene, il materiale in inglese, in particolare quello proveniente dalle fonti originali, è più una panoramica che un’analisi dettagliata delle informazioni: una vera traduzione accademica va ancora fatta.
In effetti, gli scritti originali prodotti dal fondatore dell’Aikido Morihei Ueshiba sono così difficili da leggere che persino la maggior parte dei giapponesi rifiuta di leggerli nella propria lingua madre. Anche quando li leggono, senza specifici background ed esperienza non c’è modo di decodificare il tutto. Peggio ancora quando li leggiamo in inglese: non solo sono resi attraverso la lente focale del traduttore e la sua comprensione, ma sono completamente fuori dal contesto del mondo in cui viveva il Fondatore, che è altamente specializzato e complesso, e fuori dal contesto di alcuni altri settori specializzati che sono davvero essenziali per capire cosa sta succedendo.
Lo so per esperienza diretta. Ci ho provato, e non ho capito nulla fino ad alcuni anni dopo, grazie alla prospettiva di una maggiore conoscenza in determinate aree, e per questo sarò eternamente grato alla generosità di Dan Harden, che è stato così gentile da condividere il suo apprendistato con noi.
Questo non significa denigrare ciò che è stato fatto finora in termini di traduzioni in inglese. Ogni cosa deve iniziare da qualche parte. John Stevens stesso mi disse che considerava la sua traduzione di Takemusu Aiki, che rimane la più completa raccolta delle parole del Fondatore, essere una sorta di “Takemusu Aiki – Light”, in modo da essere almeno semi-comprensibile per un pubblico generale.
Tuttavia, ci ritroviamo in una situazione nella quale la maggior parte degli insegnanti e degli allievi di Aikido, che siano di madrelingua giapponese o meno, non ha idea di ciò che il Fondatore della loro arte ha detto o scritto se non in un qualche modo superficiale e generalizzato.
Aha! Direte voi, il mio maestro è un allievo diretto del Fondatore, un uchi-deshi, e ha imparato direttamente dal maestro! Sfortunatamente, la maggior parte degli uchi-deshi erano ragazzini privi del retroterra necessario per capire il contenuto delle lezioni, o senza la pazienza di sopportare il dolore dello stare in ginocchio ad ascoltare il Fondatore nelle fredde mattine invernali. Ce lo hanno raccontato loro stessi. Eccone alcuni esempi: sono tratti da interviste in giapponese che non sono ancora state pubblicate in inglese, ma Stanley Pranin ha un numero di citazioni simili nelle sue interviste su Aikido Journal.

DOMANDA
Perché la sostanza (della tecnica dell’Aikido) è andata perduta?
NISHIO
Nessuno ascoltava quello che O Sensei diceva. A mala pena provavano a ricordare la forma esterna della tecnica, nonostante O Sensei avesse detto “A che serve copiare la mia tecnica? Se esegui una tecnica una volta, è già finita (morta NdR)”. Dal momento che parlava come un Kami-sama (divinità), tutti pensavano che nulla di ciò che diceva potesse essere compreso e non cercavano nemmeno di prestare attenzione mentre ascoltavano. Molto più tardi, quando avevano dimenticato tutto, a volte gli ritornava in mente: “Ah, quindi questo è quello che voleva dire!”. Ecco perché oggi la pratica dei più è vuota.

DOMANDA
Ho sentito dire che le spiegazioni erano piuttosto lunghe.
KUROIWA
Non le sopportavo (ride). Parlava del Kojikki e di altra roba, ma mi si addormentavano le gambe e non riuscivo a capire nulla, mi faceva solo venir voglia di piangere. Anche solo a ripensarci adesso lo risento.
DOMANDA
È vero che non c’erano spiegazioni di natura tecnica?
KOBAYASHI
In termini di come applicare specifiche tecniche, alcuni dicono che O Sensei ha detto questo o quello. Per quanto mi riguarda però non ho mai sentito nessuna spiegazione del genere.

O Sensei si infilava nel dojo, mostrava alcune tecniche e poi sgattaiolava fuori. Se ne aveva voglia, parlava per un po’. Eravamo tutti giovani, quindi per lo più volevamo solo andare avanti con la pratica. Parlava degli dei – Izanagi, Izanami e così via. In Sakurazawa-shiki (Macrobiotica) hanno alcune delle stesse idee, quindi pensavo che stesse parlando di qualcosa che riguardava In e Yo, ma questo è tutto quello che ho capito.
DOMANDA
Il Fondatore parlava molto del Kojikki (“Cronache di Antichi Eventi”), non è vero?
WATANABE
Sì. Una volta il Fondatore portò un diagramma del corpo umano e diede una spiegazione mentre teneva in mano una copia del Kojikki. Mentre indicava muscoli e ossa sul diagramma, diede una spiegazione molto dettagliata, dicendo cose come “Questo è Naohi (spirito corretto)” e così via. Al momento mi chiesi che cosa stesse a significare. Successe solo una volta, quindi non mi ricordo molto bene i dettagli.

DOMANDA
Non c’era nessuna spiegazione delle tecniche?
YAMADA
No, no. Faceva solo discorsi difficili sul Kojikki, e poi ti proiettava e diceva: “In questo modo!”. Tuttavia, diceva spesso che l’Aikido cambia ogni giorno.
Quindi, ecco la prima parte del problema: i più non sanno nemmeno di non sapere. Questo significa che la maggior parte della gente fa felicemente tutto quello che fa senza avere idea che ci sia, o dovrebbe esserci, qualcos’altro, l’allenamento che Morihei Ueshiba ha seguito quotidianamente dal giorno in cui ha incontrato Sokaku Takeda all’Hadada Inn nel 1915 fino alla sua morte a Tokyo nel 1969.
Ora, perché non lo sappiamo? Penso che sia possibile affermare che gran parte della documentazione storica è stata deliberatamente modificata o oscurata. Il lavoro di Stanley Pranin lo ha dimostrato abbastanza chiaramente.
È anche possibile costruire un caso assai forte sul fatto che gli allievi del Fondatore non hanno afferrato un gran numero di cose: quello che hanno compreso è stato per via sensoria, attraverso l’essere proiettati di mano del Fondatore. Un corollario a questo è che quegli stessi allievi che hanno compreso un qualcosa di grande o piccolo dal Fondatore, hanno avuto problemi a trasmetterlo a loro volta ai propri allievi. È facile vedere come questo porti ad una interruzione della trasmissione, e a un costante degrado delle capacità: gli allievi del Fondatore non hanno mai del tutto eguagliato il livello del Fondatore, gli allievi di quegli allievi non eguagliano mai il livello dei loro insegnanti e così via.
Quello che è ancora peggio di quanto sopra, è che molti di noi si sono sentiti a proprio agio nel non sapere o capire veramente di cosa stesse parlando il Fondatore. Provate a chiedere alla maggior parte degli insegnanti anziani di Aikido una spiegazione chiara dei termini e degli obiettivi espressi nel “Takemusu Aiki” e otterrete… molto poco. È incredibile, per me, che un insegnante di un’arte si senta a proprio agio nel non comprendere chiaramente il contenuto delle parole del Fondatore della propria arte.
Infine – per adesso – “Perché non ce ne preoccupiamo?”. Questa è un’altra cosa che per me è incredibile, ma suppongo che sia tipico dell’essere umano in generale e non un problema specifico dell’Aikido. La gente è generalmente contenta di fare quello che sta facendo e che faceva, e più a lungo lo fa e meno si pone domande.
Per me è sorprendente il fatto che pochi, ad esempio, mettano in dubbio il sistema dei gradi “tradizionale” dell’Aikido, anche se la “tradizione” è iniziata solo negli anni ’40 ed è partita in realtà per conformarsi al tentativo del governo giapponese di regolare le arti marziali sotto il Dai-Nippon Butokukai.

Dovrebbe essere responsabilità di ciascuno di noi in Aikido di essere attivo nello scoprire quello che non sappiamo e come possiamo impararlo, e di interessarci del processo.
Inoltre, penso che sia dovere di ognuno di noi di avere una chiara comprensione di ciò che il Fondatore pensava della sua arte, e di quali fossero i suoi obiettivi tecnici, filosofici e spirituali e di essere in grado di esprimere il tutto in modo chiaro e convincente.
Altrimenti, come si può davvero affermare che ci si sta allenando nell’arte di Morihei Ueshiba?
Fonte: https://www.aikidosangenkai.org/blog/aikido-unknown/
Copyright Christopher Li ©2012
Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione non espressamente autorizzata è severamente proibita
Traduzione dall’inglese di Simone Chierchini (2020)
Si ringrazia l’autore per aver gentilmente autorizzato la pubblicazione in italiano di questo articolo
Note
[1]
L’articolo di Stanley Pranin cui si fa riferimento nella nota originale al testo, “Historical Photo – The Amazing Chameleon photo of O Sensei from 1922″, non è più disponibile online. Era la presentazione della foto linkata nel testo in alto, in cui Morihei Ueshiba è ritratto in seiza davanti a uno scroll che recita “Daito-ryu Aikijujutsu”. In origine il fondatore dell’Aikido era un insegnante di Daito, fatto taciuto a tuttora dalle fonti ufficiali.
[2]
Tratto da “Kashima Shinto-ryu” di Meik Skoss: “Nel 1978 o ’79, visitai il dojo del defunto Koichiro Yoshikawa, 64° Direttore del Kashima Shinto-ryu. Molto gentilmente rispose a diverse domande sulla storia e sulle tecniche del ryu. Mi mostrò, inoltre, un registro delle persone che erano entrate nel Kashima Shinto-ryu ed avevano eseguito il keppan (lett. “Sigillo di sangue”, firmando il registro delle iscrizioni e sigillandolo con il proprio sangue come prova della propria sincerità e serie intenzioni) risalente a prima della seconda guerra mondiale. Indovinate un po’, appassionati di sport? Uno dei nomi nel registro era quello di Morihei Ueshiba, insieme a quello di Zenzaburo Akazawa, il suo deshi. Mi è stato detto che un certo numero di persone del Kobukan, incluso Ueshiba, avevano studiato per un periodo di diversi anni. Ancora una volta, quando sollevai l’argomento del Kashima Shinto-ryu e della sua influenza sull’Aikido, diverse personaggi dell’Aikido, tra cui uno dei più alti istruttori dell’Aikikai, mi assicurarono che mi sbagliavo.
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