
Masatomi Ikeda é uno dei più affezionati estimatori della città di Napoli e della sua gente. Divenuto oggi uno dei più apprezzati maestri europei, VI Dan e Direttore Didattico dell’Aikikai di Svizzera, questo grande maestro ha mosso i primi passi della sua carriera aikidoistica ad alto livello all’ombra del Vesuvio
di SIMONE CHIERCHINI

Masatomi Ikeda é uno dei più affezionati estimatori della città di Napoli e della sua gente. Divenuto oggi uno dei più apprezzati maestri europei, VI Dan e Direttore Didattico dell’Aikikai di Svizzera, questo grande maestro ha mosso i primi passi della sua carriera aikidoistica ad alto livello all’ombra del Vesuvio. Invitato dal Maestro Tada, giunse in Italia il 31 Ottobre del 1965, allora III Dan, con il compito di occuparsi dell’insegnamento in Campania. La sua opera durò 5 anni, trascorsi i quali fece ritorno in patria.
Sono quelli gli anni cruciali per la nascita e lo sviluppo di quel movimento che oggi ci presenta la Campania come una delle regioni aikidoisticamente più fiorenti e attive della penisola. Il Maestro Masatomi Ikeda ne fu l’iniziatore e l’ispiratore e ancora oggi ne é considerato il padre spirituale.
É in occasione dell’abituale appuntamento napoletano che abbiamo per la prima volta il piacere di ospitare sulle Colonne di “Aikido” le parole del Maestro Ikeda.
CHIERCHINI
Maestro, potrebbe tracciare un suo breve curriculum vitae nel campo delle arti marziali e della cultura affine?
IKEDA
Il Budo mi ha sempre affascinato, fin da quando ero ragazzo. Fu per questa mia inclinazione che mi avvicinai alla pratica del Judo, e nel contempo mi impegnai per diventare un bravo sumotori. Ma la svolta avvenne poco prima che iniziassi l’università, quando ebbi la fortuna di vedere all’opera O’Sensei: fu per me un’illuminazione e nacque allora il mio amore per l’Aikido. Decisi che all’università avrei studiato per laurearmi in Educazione Fisica, in modo da avere piu tempo da dedicare all’apprendimento del vero Budo.

CHIERCHINI
E in effetti le riuscì di realizzare i suoi progetti, dal momento che, dopo che si fu laureato alla Università Waseda, lei diventò anche maestro di Aikido. Insegnare Aikido le fu di aiuto nello svolgimento della sua professione?
IKEDA
Appena mi sono laureato mi sono trasferito in Italia, dove per cinque anni ho insegnato Aikido: ad un certo punto però mi sono reso conto che avevo ancora molto bisogno di imparare: decisi di tornare in Giappone. Fu solo allora che iniziai a insegnare Educazione Fisica. Gli studenti e gli altri professori mi tenevano in particolare considerazione proprio perché sapevano che ero un maestro di Aikido e questo mi facilitava molto nella pratica dell’insegnamento.
CHIERCHINI
La lunga milizia nel Sumo le ha fruttato il V Dan; anche nel Judo lei ha superato la cintura nera. Chi ha frequentato i suoi corsi a Zurigo racconta che lei, maestro, ama molto proporre dei parallelismi con discipline diverse dall’Aikido. D’altra parte si sente spesso dire che la pratica dell’Aikido é incompatibile con quella di altre arti marziali. Insomma, l’aikidoista deve cercare di allargare le sue esperienze? Esistono delle discipline che possono essere utili o addirittura dannose alla corretta pratica dell’Aikido?
IKEDA
Quello che sto per dire é fondato esclusivamente sulla mia esperienza. Quando sono passato dal Judo e dal Sumo all’Aikido, mi sono potuto capacitare del fatto che gli elementi di quelle discipline esistevano all’interno della Via. Scoprendo con la pratica l’esistenza di punti di contatto, mi sforzavo di metterli in evidenza agli occhi dei miei allievi. A questo punto però vorrei porre ai lettori il dilemma se sia preferibile praticare un gran numero di arti marziali oppure dedicarsi all’Aikido, che le sintetizza tutte. La mia opinione é che ci si debba concentrare esclusivamente sull’Aikido, riscoprendo al suo interno tutte le altre discipline. Io vedo che molti si avvicinano ad altre arti marziali, anche contigue all’Aikido, come ad esempio lo Iaido. Vorrei ricordare loro che studiando troppe cose é difficile progredire tanto nelle une che nelle altre. E poi già lo studio dell’Aikido mi sembra di per sé molto impegnativo.
É giusto comunque che ognuno faccia le proprie esperienze: alla fine si accorgerà dell’inutilità di questo svariare e si concentrerà sull’Aikido. E il perché di tutto questo é presto detto: tra tutte le arti marziali che esistono, non ne ho trovata nessuna che vada al di sopra dell’Aikido.

CHIERCHINI
Dal 1977 il maestro Ikeda é il direttore didattico dell’Aikikai di Svizzera. Come é giunto ad un così importante riconoscimento?
IKEDA
Quando sono tornato per la seconda volta in Europa, non avevo ancora deciso di risiedere stabilmente in Svizzera; lì mi trovavo bene ed inoltre avevo la possibilità di venire d’estate ai raduni degli amici italiani. Nel frattempo l’Aikikai di Svizzera richiese all’Hombu Dojo un insegnante giapponese fisso: convocato in Giappone, mi venne prospettata questa possibilità, che accolsi con entusiasmo.
CHIERCHINI
Quando lasciò il Giappone per la prima volta, venne a contatto con il mondo occidentale a Napoli, città atipica, forse unica al mondo nel suo genere; passato poi in Svizzera, ha trovato difficoltà ad inserirsi in un ambiente così diverso da quello napoletano?
IKEDA
I più grossi problemi di ambientamento li ho dovuti affrontare nel passaggio dal Giappone al’Italia, e questo é facilmente comprensibile, dal momento che in occidente esistono delle abitudini a volte diametralmente opposte a quelle del Giappone. Non c’é stato nessun problema invece nello spostamento dalla Campania alla Svizzera, anche perché il cuore del mio popolo parla il dialetto napoletano, mentre la mente é organizzata con schemi svizzeri.
CHIERCHINI
Lei, maestro Ikeda, tiene annualmente dei corsi in Italia; i maestri Tada, Hosokawa e Fujimoto fanno lo stesso in Svizzera. Aikidoisti delle rispettive nazioni si scambiano visite: i fatti testimoniano che esiste qualcosa di più di una semplice simpatia. Quali sono le prospettive della collaborazione italo-svizzera?
IKEDA
Lo sviluppo di contatti sempre piu’ frequenti con l’Aikikai d’Italia é, da quando sono in Svizzera, l’obiettivo dei miei sforzi. Ad esempio il Raduno dell’Amicizia Italo-Svizzera, svoltosi qualche tempo fa a Sorrento, aveva questo scopo. E in un prossimo futuro vedremo di riprendere queste simpatiche iniziative.
Il viaggio che ricondurrà il Maestro Ikeda in Svizzera é lungo, ed é giunto il momento di rimettersi in cammino. Lo salutiamo a nome degli aikidoisti italiani, quasi a ricordargli la simpatia che essi nutrono nei suoi confronti e il maestro contraccambia felice, mentre la memoria probabilmente lo riporta ad un altro lungo viaggio che vent’anni prima cambiò la sua esistenza.
Copyright Simone Chierchini ©1984
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