
In occasione del Seminario Internazionale di Aikido a Sant’Ilario d’Elsa (2011), organizzato da Aikido Insieme lo scorso ottobre e diretto da Yoshimitsu Yamada, Aikido Italia Network ha avuto la possibilità di incontrare il maestro, uno degli ultimi uchideshi storici del Fondatore dell’Aikido, e sottoporlo ad una breve raffica di domande
di SALVATORE DI FUSCO & SIMONE CHIERCHINI
AIN
Lei ha avuto il privilegio di vivere l’esperienza dello studente interno all’Hombu Dojo. Quali sono i suoi ricordi dei suoi giorni da uchideshi?
YAMADA
Penso di essere stato molto fortunato ad essere accettato come uchideshi, ero molto contento di avere l’opportunità di praticare. Tuttavia essere un uchideshi non vuol dire solo praticare, ma anche prendersi cura quasi 24 ore al giorno del dojo e di tutto ciò che ad esso è correlato. Un’esperienza cosi puoi farla solo da giovane, ed ha moltissimo valore.
AIN
Quale è il suo ricordo del Fondatore?
YAMADA
In realtà ce ne sono molti, cosa potrei dire… In questo momento mi preme ricordarlo come una persona normale, ordinaria… non è sempre necessario parlare della sua abilità come aikidoka.
AIN
1964: Lei lascia il Giappone. Come furono i suoi inizi a New York City?
YAMADA
Se guardo indietro non c’è stato nulla di facile, ma è stata comunque un’ottima esperienza. Se fosse stato già tutto facile fin dall’inizio, non avrebbe avuto lo stesso valore… La difficoltà nel partire con l’Aikido a New York è stata notevole e per questo gli attribuisco un significato particolare nella mia esperienza.
AIN
Come sono stati i suoi rapporti con gli altri shihan giapponesi che hanno lavorato negli US?
YAMADA
Certamente ho intrattenuto rapporti con tutti loro a più riprese, ma ora sono tutti, sfortunatamente, morti…
AIN
Un nome, un mito: Koichi Tohei.
YAMADA
Indimenticabile… tantissime esperienze in comune, siamo stati così vicini negli anni… La sua uscita dall’Aikikai è stata una cosa sfortunata, ma aveva le sue ragioni. È venuto a mancare morto da pochissimo, e a prescindere da qualsiasi cosa sia accaduta nel passato, deve essere ricordato da tutti come un grande dell’Aikido per via della sua vasta influenza sulla pratica della nostra disciplina.
AIN
Come si è formato il suo Aikido nel corso degli anni, sensei? In quale direzione sta andando?
YAMADA
Ho diffuso l’Aikido nel mondo, non da solo, ma con altri grandi maestri, e mi sento responsabile per questo. Devo quindi essere certo che tutti i miei allievi stiano bene e pratichino in modo appropriato. Tengo moltissimo ai miei allievi. Questa è la mia direzione, spenderò il mio tempo prendendomi cura di loro.
AIN
Quali sono gli errori fondamentali del praticante medio di Aikido? Quali consigli per evitarli?
YAMADA
L’Aikido come arte marziale è unica, tuttavia vi sono molti che credono che sia molto facile praticare e lo prendono alla leggera. Come tutte le arti marziali, l’Aikido richiede una grande determinazione nella pratica.

AIN
L’Aikido di oggi deve essere ancora tradizionale, ossia ancorato agli insegnamenti del suo Fondatore, oppure in qualche modo deve sganciarsi da essi e seguire il nuovo mondo che abbiamo attorno e il tipo di pratica che lo rappresenta nelle sue nuove forme?
YAMADA
È una domanda molto difficile… Una cosa molto particolare nell’Aikido è che puo essere insegnato in molti modi, la sua pedagogia è estremamente flessibile. Questo è direttamente correlato al fatto che tutti hanno un tipo di apprendimento diverso, comprendono l’Aikido in maniera diversa, non univoca. Senza dubbio, l’Aikido che si vede in giro risente di interpretazioni particolari, e questo va bene; tuttavia le basi devono rimanere stabili. Se da una parte l’Aikido presenta questa ricchezza e flessibilità, dall’altra va ancorato alle sue fondamenta.
AIN
Dieci anni fa la tragedia delle torri gemelle. Il suo ricordo di allora e l’eredità di quei fatti con gli occhi di oggi.
YAMADA
Quando successe l’attentato alle Twin Towers a New York nel 2001, io ero in Europa e non riuscivo a tornare a casa… Quello che mi ricordo é che pensavo che per un po’ di tempo nessuno sarebbe venuto ad allenarsi, poiché il dojo è vicinissimo al luogo della catastrofe. E invece il giorno dopo il dojo era pieno…
AIN
Viviamo in un momento di crisi economica e morale profonda. Cosa ne pensa della situazione attuale, sensei? Qual’é la strada per uscirne?
YAMADA
(ride) …mi dispiace, mio padre è un economista ma io no… Tutto quello che mi auguro e che l’America diventi più forte e che lo yen giapponese scenda, di modo che divenga più accessibile per gli studenti di Aikido. E questo è un buon augurio anche per il Giappone.
Copyright Simone Chierchini ©2011
Archivio Interviste di Aikido Italia Network
Peter Boylan: Riflessioni di un Vagabondo del Budo
The Ran Network – I Classici del Budo #2
Le tecniche sono un contenitore per veicolare tutto ciò che costituisce il Budo.
La maggior parte dei libri sulle arti marziali si concentra sulle tecniche, anche se alcuni raccontano la storia, e qualche informazione di natura filosofica.
È davvero raro scoprire un libro che combina in modo così fluido tutto questo nel contesto più ampio della cultura e dello stile di vita, e lo fa in un modo così semplice, coinvolgente e accessibile.
Riflessioni di un Vagabondo del Budo è un libro che si interessa non tanto al come o al cosa, quanto al perché. Perché chiamare sensei gli insegnanti di Budo? Perché ci inchiniamo? Perché i kata? Perché continuare ad allenarsi?
Peter Boylan, alias il “Vagabondo del Budo”, ha raggiunto un alto grado in diverse arti marziali, dopo aver trascorso decenni di immersione nel Budo, a cavallo tra i mondi e le culture del Giappone e dell’America, traducendo l’una per l’altra.
In questi saggi, il lettore è invitato a camminare al fianco di un uomo tranquillo che si interroga in profondità riguardo ai mondi in cui il Budo è stato creato e viene praticato, e che porta il significato di tutte le cose che sono il Budo nella nostra vita quotidiana.
Peter Boylan studia le arti marziali giapponesi da oltre trent’anni. Ha iniziato con il Kodokan Judo, per poi aggiungere Iaido e Jodo dopo essersi trasferito in Giappone, dove ha vissuto e studiato per quasi sette anni. Attualmente è 5° dan di Iaido della All Japan Kendo Federation, 5° dan di Jodo della All Japan Kendo Federation e 3° dan di Kodokan Judo. Possiede uno Shomokuroku di Shinto Muso Ryu e un certificato Jun Shihan di Shinto Hatakage Ryu. Quando gli è stato chiesto dei suoi interessi al di fuori del budo, la domanda gli è sembrata del tutto senza senso.
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