Bushidō XXI Secolo – Il Codice d’Onore dello Yudansha


Dalla penna di José Santos Nalda Albiac arriva un forte richiamo alle regole del Bushido come valori applicabili al tessuto sociale del XXI secolo, cominciando dalla vita di tatami. Ne deriva un Codice d’Onore per la Cintura Nera, cui diverse federazioni di arti marziali in Spagna hanno già aderito, ma che è una novità qui in Italia, ove forse ve ne sarebbe bisogno

di JOSÉ SANTOS NALDA ALBIAC

Da tempi remoti il budō è sempre stato accompagnato da alcuni principi etici considerati come le norme di condotta che l’autentico guerriero doveva osservare.

I primi indizi di ciò si ritrovano nell’ambito della via dell’arco e del cavallo (kyūba no michi). Alcuni secoli dopo, tra il 1542 ed il 1616, lo shōgun Ieyasu Tokugawa dette carattere ufficiale alle regole di condotta basate su principi etici di influenza scintoista, confuciana e zen, che regolavano la vita dei bushi, e che erano obbligatori sotto pena di pesanti castighi. In questo periodo della storia del Giappone, il samurai era considerato un uomo superiore ed un esempio da imitare per le classi inferiori. Nel 1899, il giapponese Inazo Nitobe scrisse un libro intitolato Bushidō, nel quale descriveva le virtù che doveva acquisire un samurai per essere degno di questo nome, così come i principi etici a cui doveva assoggettare la sua condotta, formando un codice di valori atemporali ed universali che continua ad essere valido in questa società del XXI secolo che tanto necessita di un ritorno al rispetto di quelle norme che rendevano la convivenza più degna, più giusta e proficua per tutti.

Da alcuni anni, in maniera più o meno esplicita, questo codice è stato accettato da distinte federazioni di Judō, Karate, Jūjutsu, Aikidō, ecc., come l’insieme di valori che dovrebbero acquisire i budōka, almeno quelli che raggiungono la categoria di cintura nera, come esempio per gli altri.

Partendo dal presupposto che la maggior parte dei praticanti già conosce le regole esposte in questo codice, credo che possa risultare utile interpretarlo da un punto di vista più adatto all’attualità, come quello che si espone di seguito.

Codice d’Onore dello Yudansha

Non è degno né proprio di un budōka:

  • Parlare con falsità o cinismo;
  • Tradire quelli che credono in lui;
  • Mancare di rispetto verso chiunque, amici o  nemici;
  • Lasciarsi vincere dalla paura e non affrontare le situazioni difficili;
  • Mancare agli impegni ed alla parola data;
  • Comportarsi in modo folle ed irrazionale;
  • Perdere la calma e la serenità davanti al pericolo o le difficoltà;
  • Cercare vantaggi, titoli, incarichi, denaro, ecc., in cambio della propria dignità;
  • Agire con superbia, orgoglio, vanità o disprezzo;
  • Criticare e disprezzare altri per fare grandi se stessi;
  • Attribuirsi gradi, risultati o conoscenze che non si posseggono;
  • Ricorrere a “il fine giustifica i mezzi” per raggiungere i propri obiettivi;
  • Alimentare rancore e desiderio di vendetta;
  • Essere ingeneroso, intollerante ed egoista;
  • Rimanere passivi davanti ad un’ingiustizia manifesta;
  • Lasciarsi trascinare da sentimenti, impulsi o emozioni negative;
  • Essere incapaci di perdonare.

Copyright Jose’ Santos Nalda ©2011

Traduzione dallo spagnolo di Walter Ippoliti ©2011
Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione non espressamente autorizzata è severamente proibita


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7 pensieri riguardo “Bushidō XXI Secolo – Il Codice d’Onore dello Yudansha”

  1. Mi dispiace ma non posso accettare un elenco di regole a mo di 10 comandamenti, nè per principio nè nel merito di alcuni punti:

    – Cinismo: di fronte a certa povertà di spirito, debolezza, bassezza morale una dose di cinismo, disprezzo o comunque senso di bisogno di separazione è tutta salute. E altro che falsità, spesso un cinico dice la verità scomoda.

    – Mancanza di rispetto: come sopra. Il rispetto va guadagnato.

    – Comportamento folle / irrazionale: l’irrazionalità apre la porta alla spiritualità e in una certa misura a lasciarsi andare, ad esprimere i propri sentimenti anche quelli positivi, se fossimo completamente razionali saremmo dei robot.

    – Disprezzo e vanità non vanno giocoforza di pari passo; Si può rimanere interiormente modesti pur sempre dando giudizi negativi (il punto vero sarebbe il come esprimerli e la coerenza di chi li esprime) su qualcosa o qualcuno.

    – Come sopra, essere ingenerosi, intolleranti ed egoisti non vanno di pari passo. Si può essere intolleranti verso atteggiamenti negativi come xenofobia, omofobia, materialismo, edonismo et cetera rimanendo pur sempre generosi e altruisti.

    Per il resto mi trovo concorde.

  2. Condivido gli elementi di questo codice e si impegnano a rispettare da loro.
    Rispetto.
    Monto de Paco (maestro Zen, fondatore della Aï-Dôi, maestro de Yoga).

  3. (traduzione di Google) Dopo aver letto la risposta dal nostro amico Fabio, vorrei integrare con queste parole:
    . Ogni essere è animato da proprie informazioni, i loro ricordi sono il suo ego.
    . Ogni essere ha la capacità di “vedere la sua coscienza” di tanto in tanto.
    . Alcune persone pratquent il Budo di sviluppare una dimensione spirituale alla loro vita.
    . Alcuni addirittura vogliono svegliarsi.
    La coerenza con la profonda consapevolezza e il rispetto delle paure bisogno di fare affidamento, non su regole morali (spesso trovano i loro limiti …), ma una pratica con punti di riferimento per l’istruzione può aiutare profonda consapevolezza nella “gestione” dell’ego. Le proposte di Jose Santos Nalda Albiac (so che come uomo disinteressato e onesto, modi di mentalità aperta e umanistica) sembrano andare in quella direzione.
    Sembra anche considerare di essere attivi nella società e di sviluppare posizioni e azioni contro la xenofobia, l’omofobia, ecc, che Fabio ha elencato.

    Sembra che la malattia umana è di credere che le informazioni che si formano sono realtà. Sono solo relativa a tutti ea ciascuno, indipendentemente dalla sua esistenza. Infine, quando viene risvegliato alla sua vera natura, non c’è nulla che spazio e tempo senza limiti, come cercare di descrivere O Sensei.

    Codice budoka sarebbe quello di eseguire il benchmark di essere ovunque, ma nella complessità dell’Io. Benchmark solo.
    Perché quando si usa una coscienza pratica, coerente con gli obiettivi dati da parte dei fondatori di queste pratiche, con una scadenza di ricercatore che non dimentica questi obiettivi, riflettendo sulle proprie azioni, comportamenti e parole, il ricercatore o ricercatore andrà rapidamente a un ego-coscienza meno cieco, più chiaro (si fa per i comportamenti e le azioni corrispondenti). Poi magari un giorno si sveglia. A quel tempo, lei non avrà bisogno di punti di riferimento e le regole a causa della sua illuminazione, resterà sulle orme della vacuità dei fenomeni, la conoscenza delle caratteristiche informative che rendono un essere e le sue azioni, la chiarezza di tutti i sistemi operativi e lo slancio d’amore vissuto nel Risveglio.
    Quindi il codice di ricerca, in modo da punti di riferimento, è probabilmente un aiuto ricercatori.
    Fabio, umilmente, credo che quello che dici non potrebbe pensare che José Santos.
    Vedo il Saragozza Kangeiko il 17 dicembre e gli parlerò.
    Molto rispettosamente.

  4. Fabio,

    troverete su questo blog altri articoli sull’argomento. In attesa di scambio.

    http://contributionsdunmaitrezenpourunevolutiondelaikido.wordpress.com/ :

    Articoli:
    Cosa c’è dietro la violenza?
    Bu Do, non ego?
    Creare?
    Continua l’evoluzione?
    L’autocontrollo?
    Dô Jo.
    Il dialogo, e-cambiamento. L’efficienza, efficacia.
    L’aiuto reciproco e il progresso reciproco.
    Arti “marziali” arti “pacificare”.
    I piedi.
    Sette stadi di evoluzione.
    La mente e il comportamento di un discepolo di una strada. Quale spirito e quale comportamento?.

    Rispetto.

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