La Palude del Tecnicismo dell’Aikido


Tomba O-Sensei

Una cosa è l’Aiki, una cosa è l’accademia. L’accademia ha la sua funzione, esaurita la quale dovrebbe esserci spazio sempre crescente per un allenamento di tipo Aiki, altrimenti bisogna onestamente dichiarare che la nostra disciplina è già morta e sepolta

di SIMONE CHIERCHINI

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Una cosa è l’Aiki, una cosa è l’accademia, su questo principio dubito che ci sia da discutere. L’accademia ha la sua importantissima funzione, e ogni scuola ha le sue idee rispetto a come la scuola dovrebbe formare i propri allievi. Io ho fatto le mie scelte, selezionando ciò che mi è sembrato funzionare meglio delle principali scuole mondiali (Aikikai e Iwama), ma ognuno ovviamente è libero di pensarla come crede. E’ cosa buona e giusta dedicare tempo al perfezionamento tecnico del proprio lavoro e di quello degli allievi, ed è assolutamente raccomandabile che parte delle energie spese nello studiare Budo continui per sempre ad essere dedicato allo studio della tecnica. “Parte”!

Una volta esaurita la fase dell’accademia, l’obiettivo del praticante singolo e dell’anziano che lo allena dovrebbe mutare, e lo spazio dedicato ad un allenamento di tipo Aiki, cioè non prefissato, dovrebbe man mano divenire sempre più preminente. Quando parlo di allenamento di tipo Aiki, intendo uno nel quale le tecniche scaturiscono dall’incontro libero di due protagonisti pari nelle forze e intenzioni (niente tori/uke!).  Senza chiamarlo gara e senza dichiarare vincitori e sconfitti, si tratta di un confronto aperto, non regolato da attacchi e tecniche prefissate, ma dalla creazione di aperture e spazi nel movimento reciproco a 360° – vincolato solamente dal contatto continuo in ki-awase, tanto per fare un esempio. Una situazione nel quale due tizi sono in piedi uno di fronte all’altro e il primo deve attaccare con pugno al ventre e il secondo deve rispondere con kotegaeshi ed entrambi sanno quello che l’altro si appresta a fare non è Budo, e meno che mai (Takemusu) Aikido, perché cosa dovrebbe sgorgare da un rubinetto chiuso? Questa è e rimane pura e semplice accademia.

Dai tempi di Morihei Ueshiba, tra gli uomini che hanno sulle spalle la responsabilità di diffondere l’Aikido a livello mondiale, l’unico che ho visto in giro che non fa solo accademia è Seishiro Endo – anche se solo con lui come motore dell’azione, dato che non ho mai visto nessuno proiettare o colpire lui come risultato del suo movimento. Tutti gli altri propongono sempre e invariabilmente una serie di tecniche. Decenni di tecniche prestampate, certamente di raffinata esecuzione, di varietà infinita, di meccanica geniale, ma tecniche. Decenni di accademia, mai l’Aiki del Fondatore.

L'allegro galeone dei corsari da giardinetto...
L’allegro galeone dei corsari da giardinetto…

E’ un po’ come andare a vedere una partita di Serie A del campionato di calcio e trovarsi davanti gli atleti che studiano solo come evitare la trappola del fuorigioco, ma senza giocare con qualcuno che in fuorigioco cerca di metterceli per davvero, o vedere Cristiano Ronaldo studiare come fare un tunnel all’avversario, solo che quello sta lì a gambe larghe a farselo fare, pur sapendo che l’impomatato portoghesone glielo farà; è come acquistare tutte le parti necessarie a costruire una barca a vela, dedicare anni ad assemblarla, e una volta che il lavoro è finito limitarsi a tenerla in giardino, per montarci sopra e mettersi al timone con il cappello da marinaio in testa, in compagnia di amici e parenti cui pure piace navigare tra l’aiuola dei fiori e l’angolo del barbecue

Ci si lamenta perché l’Aikido non viene compreso dalla stragrande maggioranza di quelli che lo guardano? Per forza! il 99% di quelli che lo praticano in realtà non lo praticano affatto… si stanno ancora allenando a praticarlo, e continueranno così forever and ever, con il beneplacito di quelli che vivono insegnando solo tecniche, perché è tutto quello che sanno, e hanno una paura pazza di mettersi davanti a qualcuno e dimostrare che il loro Aiki è vivo e vero, che la loro accademia produce uomini e aikidoka, e non corsari da giardinetto!

Il mio augurio è che noi tutti si riesca ad uscire dalla palude dell’Aikido fatto solo di tecniche prestampate. Altrimenti la nostra disciplina è già morta e giace immobile nella tomba accanto al suo Fondatore.

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