
Quando si legge un articolo o una definizione sull’Aikido, si trovano ovviamente molte informazioni sul suo fondatore, Ueshiba Morihei. Molti dei nostri insegnanti si rivolgono spesso a quest’uomo che non hanno mai incontrato per giustificare le loro scelte non solo tecniche, ma anche morali. Quello che non molti sanno o accettano, tuttavia, è il fatto che l’Aikido, come viene praticato oggi in tutto il mondo, è in debito non solo con Morihei, ma anche con suo figlio Kisshomaru
di GUILLAUME ERARD
Morihei Ueshiba non ha mai insegnato in modo sistematico a nessuno (un argomento che varrebbe un intero articolo) ed è stato Kisshomaru ad avere il compito di garantire che l’Aikido potesse essere apprezzato e compreso dal grande pubblico. Senza il suo lavoro, è probabile che oggi la maggior parte di noi non conoscerebbe l’Aikido e che l’arte verrebbe praticata in modo privato o sarebbe scomparsa del tutto. Ueshiba Morihei si trasferì lontano da Tokyo durante la seconda guerra mondiale, e Kisshomaru, in un periodo molto sfavorevole, fu costretto a prendere il posto del suo geniale padre, un uomo il cui carattere e scelte di vita erano tutt’altro che facili da seguire. Oggi vorrei parlarvi un po’ di più del secondo Doshu dell’Aikido e riconsiderare la portata del lavoro che mise in essere quando succedette a suo padre, nella speranza di chiarire per quale motivo è giustamente considerato, in Giappone e altrove, come il vero padre dell’Aikido attualmente praticato.

Nascita e Infanzia
Ueshiba Kisshomaru nacque il 27 giugno 1921 nella prefettura di Kyoto [1]. Fu il quarto figlio di Morihei e Hatsu Ueshiba, il loro terzo figlio maschio (i suoi due fratelli maggiori morirono durante l’infanzia) [1] [2]. A quel tempo, la famiglia Ueshiba viveva nella città di Ayabe presso la comunità religiosa Omoto-kyo, all’interno della quale Morihei svolgeva importanti funzioni. Insegnava anche Daito-ryu Aikijujutsu presso la sua scuola, lo “Ueshiba Juku” [3]. Nel 1927, la famiglia Ueshiba trasferì a Tokyo in una casa in affitto la cui zona principale da 18 tatami al mattino fungeva anche da spazio di allenamento [4]. Kisshomaru non frequentava regolarmente la pratica ma gli vennero insegnate in modo informale alcune tecniche di base come Ikkyo o Nikyo [4].
È importante notare che Kisshomaru trascorse gran parte della sua infanzia in un paese in uno stato di guerra (dall’invasione della Manciuria nel 1930 alla capitolazione del 1945). Dati gli stretti legami che suo padre intratteneva con la classe politica e militare, in particolare all’interno dei circoli ultra nazionalisti [26], Kisshomaru si trovò in prima fila a osservare lo sforzo bellico giapponese. Questa esperienza e la durezza della vita del dopoguerra avranno un’influenza molto importante sul suo punto di vista da adulto [5].

Gli Anni del Kobukan
Nell’aprile del 1931 giunse a termine la costruzione del Kobukan, un dojo di 80 tatami situato a Wakamatsu-cho in Ushigome (oggi Shinjuku), e questo segnò l’inizio di intense attività di Budo [1] [6]. L’edificio fungeva da dojo, ma anche da residenza per la famiglia Ueshiba [6]. Più avanti, non meno di 20 Uchideshi vivevano all’interno della proprietà; la maggior parte di loro erano praticanti di alto livello provenienti da Judo e Kendo, e alcuni erano delle forze della natura che pesavano più di 80 chili [1]. L’attività frenetica e gli allenamenti intensi, a volte punitivi, guadagnarono rapidamente al dojo l’epiteto di “Dojo Infernale di Ushigome” [1].

Fu in questo dojo, intorno al 1936, che Kisshomaru iniziò formalmente a praticare l’Aikido [1]. Aveva studiato Kendo durante l’infanzia, così come Kashima Shinto-ryu kenjutsu, e la sua abilità nel maneggiare la spada spinse suo padre a usarlo come uketachi durante le frequenti manifestazioni che dava davanti all’élite militare e politica del paese. [4] Gran parte delle istruzioni sulle armi che Kisshomaru ricevette da questo periodo in poi provenne da suo padre [4]. Si noti che Kisshomaru appare come uke di Morihei nel libro “Budo” pubblicato nel 1938 [6].

Nonostante godesse di una posizione privilegiata accanto al fondatore, non possiamo dire che Kisshomaru venisse formato da Morihei come suo successore. In realtà fu il marito della figlia di Morihei, Nakakura Kiyoshi, un famoso kendoka senza esperienza di Aikido ad essere inizialmente designato a prenderne il posto. Morihei adottò Nakakura nel 1932 e gli dette il nome di Ueshiba Morihiro (una pratica relativamente comune in Giappone, dove la famiglia della sposa adotta il marito) [6]. Questa unione non durò, tuttavia, e nel 1937 la coppia chiedette il divorzio e Nakakura tornò alle sue attività di kendoka [6]. Ueshiba Morihei dovette quindi trovare un altro successore. È solo quando Kisshomaru iniziò ad allenarsi intensamente che gradualmente venne considerato il futuro leader del mondo dell’Aikido [5].
Fu durante questo periodo, rispettivamente nel 1939 e nel 1940, che Tohei Koichi e Osawa Kisaburo entrarono nel Kobukan; ad entrambi vennero rapidamente assegnate responsabilità nell’amministrazione e nell’insegnamento nel dojo [1].

La Creazione del Kobukai
Il 30 aprile 1940, l’organizzazione del dojo Kobukan venne ristrutturata sotto l’impulso del sostegno politico di Morihei a diventare Zaidan Hojin Kobukai, una fondazione senza scopo di lucro [1] [8]. Il primo presidente non fu altri che l’influente ammiraglio Takeshita Isamu [1] e il comitato amministrativo era composto da figure di spicco della classe politica e militare dell’epoca [8].

A questo punto, Kisshomaru studiava presso la Waseda University, ma era anche responsabile degli affari amministrativi del dojo. Era assistito nelle sue funzioni da Hirai Minoru (il fondatore del Korindo Aikido) [5]. Nel 1942 Hirai svolse un ruolo importante nel riconoscimento dell’arte creata da Ueshiba da parte del Dai Nihon Butokukai, un’organizzazione statale che regolava la pratica delle arti marziali, e fu in gran parte responsabile della creazione del termine “Aikido” [1] [5] [9]. Il termine Aikido fu in effetti non tanto il risultato di una profonda riflessione da parte di Ueshiba Morihei quanto una decisione burocratica che mirava a creare una categoria inclusiva per tutti i tipi di jujutsu più antichi, tra cui il Daito-ryu Aikijujutsu [8]. Nell’inconscio collettivo, tuttavia, è la disciplina di Ueshiba che finirà per sempre associata al termine. Questa informazione è essenziale per capire perché molti insegnanti di Daito-ryu a volte fanno riferimento alla loro arte come “Aikido” [10]. Sulla base delle parole dello stesso Hirai, all’epoca furono in realtà le istanze del Butokukai a proporre il termine Aikido, in quanto si riteneva che questo termine riflettesse meglio l’idea di “percorso” rispetto al nome “Aiki-budo” che era stato usato fino ad allora [8]. Possiamo quindi anche supporre che alcune prolisse analisi etimologiche del termine Aikido in relazione al pensiero del Fondatore andrebbero affrontate con cautela, soprattutto perché la maggior parte di esse si basa sul presupposto errato che Morihei sia dietro la scelta di questo termine [8]. Va detto comunque che Morihei diede la sua benedizione al nome e in seguito procedette anche a riflettere su di esso [8].
Il Trasferimento a Ibaraki
Una volta stabilito il Kobukai, Ueshiba Morihei si ritira nel suo dojo Iwama nella prefettura di Ibaraki e lascia la direzione della sede di Tokyo a Kisshomaru [1]. Quest’ultimo diventa nel 1942 il dojo-cho [direttore] di fatto del Kobukan e, per estensione, il secondo nell’ordine gerarchico di iemoto [5] [11].

Le ragioni del trasferimento di Morihei a Iwama sono numerose e non molto chiare. La situazione geopolitica è una ragione fornita dallo stesso fondatore [11]. Tuttavia, sebbene questa partenza fu probabilmente scatenata dalla svolta sbagliata presa dalla guerra, Morihei la stava pianificando da tempo, come suggerito dal suo ampio acquisto di terra attraverso l’aiuto dei suoi contatti Omoto-kyo con sede a Iwama [11]. In effetti, sembra che O Sensei abbia sempre avuto in mente di avere due centri principali per lo sviluppo tecnico e spirituale della sua arte [11]. Al momento della sua partenza, Morihei disse a suo figlio: “Nel preparare i tempi in cui il nostro amato Paese fiorirà ancora una volta, non sarà sufficiente essere presenti solo a Tokyo. Sarà necessario assicurarsi posizioni altrove. Ho intenzione di costruire una “Fattoria dell’Aiki” a Iwama. Kisshomaru, devi fare la tua parte fino alla fine nell’Hombu Dojo a Tokyo e devi difenderlo fino all’ultimo (fino alla morte NdR)”.
Kisshomaru aveva 21 anni e anche se i bombardamenti americani non iniziarono fino al 1944, la guerra con gli Stati Uniti infuriava da diversi mesi a seguito dell’attacco a sorpresa a Pearl Harbor. L’ingiunzione da parte di suo padre di mantenere il dojo a rischio e pericolo della sua vita, e l’idea implicita che la sopravvivenza dell’Aikido avrebbe dovuto avere la precedenza sulla sua è un onere molto pesante da portare per il giovane Ueshiba, onere che depositerà solo alla sua morte [11].
La Seconda Guerra Mondiale
Con l’intensificarsi della guerra, la maggior parte dei deshi vennero arruolati e le attività del Kobukan rallentarono notevolmente. Kisshomaru, ancora studente, rimase al suo posto come promesso a suo padre. Verso la fine della guerra, dovette intervenire più volte per estinguere gli incendi causati dalle incursioni statunitensi. Fu grazie al sacrificio del giovane Kisshomaru che il dojo riuscì a sopravvivere ai bombardamenti, mentre la maggior parte delle case nel quartiere Wakamatsu-cho venne distrutta [5] [12]. Nonostante gli sforzi di Kisshomaru, il tetto subì danni significativi, il che causava allagamenti all’interno in caso di pioggia [5]. Il Kobukan rimase aperto, ma le persone che lo occupavano non erano praticanti, ma trenta famiglie di rifugiati che avevano perso la casa durante i bombardamenti [5] [15]. Kisshomaru permise loro di rimanere, ma dovette sottoporsi ad un esercizio di pazienza per aver a che fare con danni e saccheggi. L’ultimo dei rifugiati lascerà il dojo solo nel 1955 [5].
Il Periodo Dopo la Guerra
La resa del Giappone il 15 agosto 1945 e la desolazione che ne conseguì influenzarono profondamente Kisshomaru. In qualche modo riprese gli studi e nel 1946 si laureò in Economia e Scienze politiche presso la prestigiosa Waseda University [2]. Fu in quel momento che comprese davvero il suo ruolo e ciò che l’Aikido poteva portare al Giappone e al mondo in quei tempi difficili. Si rese conto del fatto che l’esercizio del potere basato sul militarismo e sul nazionalismo era un errore e decise che l’Aikido, sia nel suo curriculum tecnico che nel suo messaggio spirituale, poteva servire principalmente come ponte per riunire le nazioni. È importante sottolineare che poteva anche consentire al Giappone di riacquistare parte del suo orgoglio perduto, mostrando al mondo che il suo paese era ancora in grado di produrre cose buone [13]. Cominciò a rilanciare l’Aikido e a democratizzare la sua pratica, seguendo una direzione piuttosto innovativa, e allontanando l’arte dalle sue radici elitarie e bellicose dell’anteguerra [13] [14]. Il progetto era fatto, ma non fu realizzato dall’oggi al domani. Date le condizioni sfavorevoli, anche Kisshomaru dovette abbandonare Tokyo e stabilirsi a Iwama per tre anni, gestendo da lì gli affari amministrativi dell’Aikido [15]. In quel periodo, trascorse gran parte del suo tempo libero ad allenarsi con il padre e fu anche a Iwama che si sposò con Habutsu Sakuko [12] [16].
I direttori della vecchia fondazione Kobukai decisero che è ora di far nuovamente riconoscere la loro disciplina dal governo [15]. Lo Zaidan Hojin Aikikai (Fondazione Aikikai) venne ufficialmente approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione il 9 febbraio 1948, il che ripristinò ufficialmente la pratica dell’Aikido nell’arcipelago giapponese dopo anni di pausa [5] [15]. L’anno seguente, Kisshomaru decise di tornare a stabilirsi definitivamente a Tokyo e riprese le attività dell’Hombu Dojo a Tokyo [5] [15].
La Rinascita dell’Hombu Dojo
Sebbene Kisshomaru fosse ora a Tokyo a tempo pieno, dal 1948 fu costretto a lavorare come impiegato per la società Osaka Shoji per sostenere la sua famiglia, i costi del dojo e il sostentamento degli uchideshi [5] [16 ] [17]. Gli inizi furono difficili e il dojo attirò pochi allievi [16] [17]. Tuttavia, sin dall’inizio non c’erano meno di tre lezioni al giorno. Kisshomaru dirigeva la prima alle 6:30 e l’ultima alle 18:30 [18]. Di tanto in tanto doveva scappare dal lavoro nel corso della giornata quando nessuno era disponibile a insegnare nelle lezioni pomeridiane [17].
A quel tempo, il tetto dell’edificio non era ancora stato riparato e il dojo era diviso in due da un pannello per separare lo spazio occupato dai rifugiati dall’area di pratica [5] [17] [18]. Kisshomaru tornò regolarmente a Iwama per riferire al padre dei suoi progressi. Quest’ultimo ne era molto soddisfatto, anche se non lo espresse mai direttamente a suo figlio [15]. Morihei lasciò che Kisshomaru gestissse tutto da solo e gli disse di fidarsi del suo istinto per fare le cose in modo corretto [15].

Kisshomaru aveva in mente di trasformare l’Hombu Dojo di Tokyo nell’Honden dell’Aikido e l’Iwama Dojo nel suo Oku-no-in [15]. Ciò implica il fatto che la pratica di Tokyo divenne il volto pubblico dell’Aikido e che era quella che doveva essere diffusa. Durante questo periodo, i grandi maestri del dopoguerra iniziarono il loro apprendistato sotto la direzione di Ueshiba Kisshomaru e dei suoi collaboratori. Arikawa Sadateru iniziò nel 1948, [60] Tada Hiroshi nel 1950 [18], Seigo Yamaguchi nel 1951 [19] Shoji Nishio nel 1952 [20], Tamura Nobuyoshi nel 1953 [61], ecc. Grazie al sostegno finanziario del suo datore di lavoro, Kisshomaru raccolse fondi sufficienti per poetr finalmente restaurare il tetto dell’Hombu Dojo [5]. Nel 1955 si licenziò dall’Osaka Shoji per dedicarsi a gestire il dojo a tempo pieno [15] [16].

Lo Sviluppo dell’Aikido in Giappone e Altrove
Club e Dojo
Le prime filiali ufficiali dell’Hombu Dojo vennero istituite poco dopo. La prima di queste fu il Kuwamori Dojo [21], che venne aperto nel gennaio 1955 a Sakuradai [22]. Kisshomaru stesso aprì diverse filiali presso le università giapponesi, un lavoro di base che culminò nel 1961 con l’istituzione della Kanto Student Aikido Federation [23]. Oggi l’Aikido è presente in oltre 200 università giapponesi.
A partire dal 1955, O Sensei iniziò a visitare Tokyo più frequentemente per tenere corsi intensivi per i deshi [24]. Visitò anche i numerosi dojo gestiti dai suoi studenti avanzati [24]. Club vennero fondati nella maggior parte delle grandi società e uffici governativi, tra cui il Ministero della Difesa, l’NHK, ecc.
I Primi Allievi Stranieri
La gestione della politica aikidoistica da parte di Kisshomaru aprì le porte del dojo ai praticanti non giapponesi. Nel 1955, l’Hombu Dojo accolse André Nocquet, il suo primo uchideshi straniero [25]. Nocquet risultò essere una risorsa importante per lo sviluppo dell’Aikido in Giappone e all’estero grazie ai suoi numerosi contatti presso le ambasciate straniere [25] [26].

Si noti che Kisshomaru dovette combattere aspramente con suo padre per far prevalere le sue idee progressiste e per convincerlo ad accettare gli stranieri [26]. Sebbene Morihei non fosse apertamente ostile agli stranieri, una cosa del genere non sarebbe venuta in mente in un uomo della sua generazione, specialmente nelle circostanze politiche del Kobukan precedenti al 1931 [26]. Il secondo studente straniero fu l’americano Terry Dobson [21], seguito da un certo numero di altri tra cui il canadese Henry Kono [62] e l’irlandese Alan Ruddock. [39]

Le Dimostrazioni
Kisshomaru si rese conto che doveva intensificare la promozione dell’arte del padre se voleva raggiungere una massa critica di allievi tale da garantire la sopravvivenza della disciplina. Decise quindi di organizzare delle manifestazioni pubbliche. Anche questo dovette essere combattuto con suo padre, perché fino ad allora solo quest’ultimo aveva avuto il ruolo di dimostrare l’Aikido, e solo a piccoli gruppi di individui selezionati con cura [27]. O Sensei considerava irresponsabile quella richiesta di Kisshomaru, che essenzialmente consisteva nel mostrare tecniche segrete da battaglia a chiunque. Tuttavia, comprendendo la necessità di espandere e sviluppare la sua arte, si lasciò convincere e rispose così a Kisshomaru: “Va bene. Forse è necessario raggiungere tutti i livelli della società. Se aiuta a liberare il flusso fangoso, questo vecchio farà del suo meglio per dimostrare l’essenza dell’Aikido. Ti ho già messo a capo delle operazioni. Finché segui il percorso di aiutare la società e aiutare l’umanità, non ho obiezioni a ciò che proponi. Usa questo vecchio per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi” [27].
Questa prima dimostrazione pubblica di Aikido si svolge nel 1956 sul tetto del centro commerciale Takashimaya a Nihonbashi [2].

Per cinque giorni, i deshi si susseguirono l’un l’altro per presentare la disciplina e O Sensei mise in atto la parte finale della dimostrazione [27] [30]. Fu in questa occasione che venne impostato il classico formato delle dimostrazioni di Aikido e da allora in poi molti altri insegnanti di Aikido iniziarono a organizzare le proprie dimostrazioni in tutto il Giappone [28]. Un’altra importante manifestazione si svolse sul tetto del Ministero della Difesa ad Akasaka, parte della quale rimane ancora oggi in video [63].
La prima edizione dell’All Japan Aikido Demonstration si tenne il 5 maggio 1960 nella Yamano Hall di Shinjuku e ospitò circa 150 esperti [17] [29]. Tutte queste iniziative furono molto efficaci allo scopo di stabilire la reputazione dell’Aikido e produssero il ritorno di un’intensa attività all’Hombu Dojo. Alla fine degli anni ’60, l’Aikido contava oltre 2.000 cinture nere [1].
Gli Shihan Vanno all’Estero
Il primo esperto a dimostrare l’Aikido all’estero fu Mochizuki Minoru, uno allievo di Kano Jigoro e Ueshiba Morihei che si era trasferito in Europa per insegnare Judo e altri Budo [32]. Successivamente, Abe Tadashi si trasferì in Francia nel 1952 per studiare alla Sorbona e utilizzò il suo tempo libero per insegnare Aikido [32]. Rapidamente Kisshomaru incoraggiò i propri studenti ad andare all’estero al fine di stabilire l’Aikido in rappresentanza ufficiale dell’Hombu Dojo [31]. Tohei Koichi partì per le Hawaii nel 1961 come primo Shihan ufficialmente inviato all’estero dall’Aikikai [33]. Dopo seguirono Tada Hiroshi, Yamaguchi Seigo, Noro Masamichi, Tamura Nobuyoshi, Yamada Yoshimitsu, Asai Katsuaki, Chiba Kazuo e molti altri. Si noti che la maggior parte di coloro che diffusero ufficialmente l’Aikido all’estero erano alievi formatisi principalmente sotto Ueshiba Kisshomaru a Tokyo [59].
Non è fino al 1963 che lo stesso Kisshomaru iniziò a viaggiare. Il suo primo viaggio ufficiale lo portò alle Hawaii, a Los Angeles e a San Francisco nel corso di un viaggio di circa tre mesi, un’esperienza quasi incredibile per questo ex lavoratore dipendente senza un soldo [34]. Aveva 43 anni ed era la prima volta che saliva su un aereo. Da questa data e fino alla fine della sua vita, viaggiò regolarmente in tutto il mondo.
Un Autore Prolifico
Kisshomaru era un uomo di lettere e cultura e i suoi studi accademici gli servirono come veicolo per espandere il messaggio dell’Aikido. Completò il suo insegnamento sul tatami con un vasto lavoro editoriale. Kisshomaru è chiaramente la fonte più completa di informazioni a nostra disposizione sia sulle epoche precedenti che successive alla seconda guerra mondiale e, sebbene a volte sia stato criticato per le sue limitate capacità di storico e per alcuni inevitabili pregiudizi [15], l’attento studio del suo lavoro è un obbligo se si vuole capire meglio lo sviluppo dell’Aikido. Nel 1957 pubblicinevitabili il suo primo libro intitolato semplicemente “Aikido” [1], e ne scriverà altri 20 in tutta la sua vita [2].

Nel 1959, l’Aikikai iniziò la pubblicazione di “Aikido Shinbun” [Il Giornale dell’Aikido], che è ancora in stampa oggi. Nel 1978 Kisshomaru scrisse una biografia di Ueshiba Morihei, che è ancora autorevole oggi [30]. Kisshomaru conosceva più di chiunque altro la filosofia di suo padre, ma era anche interessato alla geopolitica e alla scienza, inoltre si rammaricava che quella che considerava una sua scarsa padronanza dell’inglese non gli permetteva di comunicare meglio con gli stranieri [33].

La Costruzione del Nuovo Dojo
Considerato l’incredibile entusiasmo manifestato dal pubblico per l’Aikido, divenne chiaro come lo spazio di 80 tatami del Kobukan era diventato troppo stretto e si decise di costruire una nuova struttura per sostituirlo [5]. Il vecchio dojo in legno venne abbattuto e il terreno servì per la costruzione della residenza della famiglia Ueshiba. Il nuovo Hombu Dojo, un edificio in cemento di tre piani (un’estensione verrà aggiunta in seguito) aprì il 2 gennaio 1968. Ospitava un’area totale di oltre 200 tatami [35] [36]. Il completamento di questo compito fece guadagnare a Kisshomaru uno dei pochissimi riconoscimenti espliciti da parte di suo padre [27] quando gli disse, la voce piena di emozione: “Hai fatto bene” [30]. Questo edificio è ancora oggi il centro mondiale dell’Aikido.

La Morte di Morihei Ueshiba
Pochi giorni prima della sua morte, Ueshiba Morihei chiamò i suoi principali aalievi presso il suo capezzale e disse: “Tenete tutti insieme e sostenete Kisshomaru” [15].
In privata sede chiese a Kisshomaru se intendesse continuare dopo la sua morte e quando Kishsomaru gli rispose affermativamente, il vecchio ne fu felice [15]. Ueshiba Morihei morì il 26 aprile 1969 e succedette a Kisshomaru come Secondo Doshu dell’Aikido [2]. In generale, Kisshomaru mantenne il mondo dell’Aikido il più unito possibile, anche se alcuni gruppi alla fine si separarono, il che nelle arti marziali giapponesi è alquanto inevitabile ogni volta che muore un patriarca. È noto che Morihei non cacciò mai nessuno [16] [37] e Kisshomaru seguì lo stesso precetto. Questa politica è ancora valida sotto la direzione di suo figlio Moriteru e le organizzazioni che hanno abbandonato l’Aikikai possono essere gradualmente reintegrate in seguito [16].

Lo Sviluppo Internazionale
Lo sviluppo internazionale dell’Aikido fu tale da rendere necessaria la creazione di una struttura per gestire alcuni aspetti della pratica all’estero. La International Aikido Federation fu fondata nel 1975 e Kisshomaru divenne il suo primo presidente a vita [1] [38]. Il primo congresso internazionale si tenne a Tokyo nel 1976 [1]. Nel 1984, il numero di praticanti in tutto il mondo raggiunse il milione [1].
Le Politiche dell’Aikikai Sotto Ueshiba Kisshomaru
La principale difficoltà per Kisshomaru fu di far funzionare assieme l’altamente verticale sistema giapponese iemoto con il più orizzontale sistema occidentale [33]. Quest’ultimo era problematico ai suoi occhi e considerava la struttura verticale dell’aikido come una condizione essenziale per la coerenza di un’arte che quasi senza competizioni e premi [33]. Era tuttavia disposto a gestire queste differenze al fine di internazionalizzare l’Aikido [33]. Definì quindi la sua missione in termini di continuazione sulle orme del fondatore, ma volle farlo all’interno di una struttura che era adattata ai giorni nostri, con l’obiettivo generale di portare armonia tra Oriente e Occidente [33].
Il Caso Tohei
Kisshomaru era consapevole del fatto che se la disciplina continuava a crescere, era inevitabile che apparissero delle contraddizioni [33]. Ovviamente, nonostante il progetto di tenere l’Aikido unito, alcune scissioni erano inevitabili. Una delle più note furono le dimissioni di Koichi Tohei dal posto di Direttore Tecnico dell’Hombu Dojo [40]. Oltre ad alcune questioni personali tra i due, Kisshomaru pensava che Tohei nel suo curriculum desse troppa enfasi al Ki, mentre lui riteneva che il Ki non avrebbe dovuto essere separato dall’Aiki [41]. Se si mette in questo contesto l’affermazione di Tohei secondo cui l’unica cosa che avesse mai imparato da Ueshiba Morihei era il rilassamento [42], si può meglio comprendere l’inconciliabile differenza di opinioni tra i due uomini. Di fronte al rifiuto di Kisshomaru di modificare il curriculum, Tohei lasciò l’Aikikai nel 1974. [43]
L’Aikido di Ueshiba Kisshomaru
Molto è stato scritto a questo proposito e le opinioni espresse da coloro che lo hanno fatto sono generalmente piuttosto forti. Cercherò di attenermi ai fatti e, soprattutto, di fornire una spiegazione e un contesto alle diverse scelte che sono state fatte.
Abbiamo visto come Kisshomaru Ueshiba e i suoi studenti siano stati in gran parte responsabili per la diffusione dell’Aikido nel dopoguerra [59]. Pochi allievi di O Sensei anteguerra sono rimasti attivi e la maggior parte di coloro che hanno iniziato nel dopoguerra sono in realtà studenti di Kisshomaru, Tohei e Osawa piuttosto che di Morihei. Dopo la guerra, O Sensei viaggia molto e quando sale sul tatami, è spesso senza preavviso e principalmente per parlare della sua filosofia [59]. Pertanto, è in gran parte la visione e l’interpretazione di Kisshomaru dell’arte di suo padre che si diffonde in tutto il Giappone e nel mondo.
Sebbene Kisshomaru realizzi ciò che vede come un’estensione del lavoro di suo padre (e con la benedizione di quest’ultimo), si deve riconoscere il fatto che le circostanze sociali e politiche differiscono e, quindi, che le ipotesi di base di padre e figlio differiscono. Ueshiba Morihei insegnò (se mai realmente insegnò) un’arte da guerra a un’élite sociale e politica all’interno di una cultura di guerra. Quando Kisshomaru prese il sopravvento, questa belligeranza è più o meno scomparsa dallo spirito del fondatore (non approfondirò qui l’argomento del pensiero militarista Morihei ma incoraggio chiunque a leggere l’eccellente rubrica del professor Goldsbury su questo argomento, che è anche una delle principali fonti di questo articolo) e la capitolazione giapponese ha portato il suo popolo a respingere con forza tutto ciò che era legato al precedente regime espansionista, comprese le sue tradizioni marziali e la sua filosofia shintoista. In questo contesto, Kisshomaru comprende che l’Aikido è rilevante a causa del suo messaggio di armonia universale e decide di presentarlo principalmente come veicolo per questo [15] [41] [44].
Lo scopo di Kisshomaru è chiaramente quello di diffondere il più ampiamente possibile il messaggio umanista che Ueshiba Morihei aveva adottato dopo la guerra. Ai critici che gli oppongono l’argomento della qualità prima della quantità, rispose che il potenziale positivo dell’Aikido era tale che il messaggio avrebbe dovuto essere diffuso nel modo più possible e che finché si avrebbe avuto accesso alla formazione, ci sarebbero sempre stati alcuni che avrebbero raggiunto un livello tecnico eccezionale [5]. D’altra parte, temeva che se l’arte fosse rimasta confidenziale, alla fine si sarebbe estinta come molte altre in precedenza [5].
Kisshomaru era anche deciso a cambiare la pratica in modo che rimanesse rilevante rispetto ai nostri giorni [5], la qual cosa potrebbe essere il più grande punto del contendere nel mondo dell’Aikido. Eppure, criticare Kisshomaru su queste basi significa ignorare il fatto che Morihei, ai suoi tempi, fece esattamente la stessa cosa riguardo a ciò che il suo maestro Takeda Sokaku gli aveva insegnato. È anche interessante notare che se si parla con alcuni praticanti di Daito-ryu, si sentono esprimere esattamente gli stessi tipi di critica di quelli rivolti contro Kisshomaru, tranne che sono fatti contro Morihei. Morihei ha anche modificato la sua pratica nel corso della vita, al punto che alcuni dei suoi studenti dell’anteguerra, tra cui Mochizuki Minoru e Abe Tadashi, hanno affermato di non riconoscersi più nell’Aikido postbellico del fondatore [64] [65].
Non dimentichiamo inoltre che è grazie alle scelte fatte da Kisshomaru che la maggior parte di noi pratica oggi l’Aikido e che criticarlo sulla base della sua ampia e aperta diffusione dell’Aikido significa negare a noi stessi qualsiasi legittimità a praticare quest’arte.
La Tecnica di Ueshiba Kisshomaru
Talvolta si suggerisce che Kisshomaru sia stato scelto come Doshu per le sue capacità amministrative rispetto alle sue capacità tecniche, ma non esistono prove di quanto sopra nelle parole del fondatore. È vero che Kisshomaru non fu la prima scelta come successore di Morihei, ma bisogna tenere presente che quando Morihei iniziò a cercare un successore, Kisshomaru era molto giovane (11 anni) e non praticava ancora formalmente l’Aikido, il che de facto lo aveva escluso dalla lista dei possibili candidati [24].
Quando si affronta la questione dell’influenza di Kisshomaru sul curriculum dell’Aikido, si dovrebbe considerare che Ueshiba Morihei non ha mai standardizzato le proprie tecniche e che la maggior parte di esse non aveva neppure nomi standardizzati [48]. Siamo informati del fatto che la maggior parte del curriculum tecnico dell’Aikido derivi da quello del Daito-ryu, e cosa assai interessante, anche Takeda Tokimune, figlio di Takeda Sokaku, dovette fare un grosso lavoro per standardizzare le tecniche e la nomenclatura al fine di insegnare l’arte del padre ai suoi allievi in modo coerente [45]. Kisshomaru Ueshiba e alcuni altri come Abe Tadashi devono fare lo stesso per l’Aikido [44].

A sentire Okumura Shingenobu, uno allievo di Ueshiba Morihei da prima della guerra, i tre principali contributi di Kisshomaru all’Aikido possono essere sintetizzati nell’organizzare, trasmettere e teorizzare l’arte [45]. Un’altra interessante testimonianza, quella del grande Shirata Rinjiro, un altro studente anteguerra di O Sensei e uno dei suoi allievi preferiti, dice di Kisshomaru che ha “migliorato le tecniche [di suo padre]” [48].
Un altro elemento da non trascurare viene puntualizzato da Kisshomaru stesso quando dice: “[…] Tuttavia, le persone che vedevano le dimostrazioni di mio padre prima della guerra era risaputo che dicessero: “Le tecniche di Morihei Ueshiba sono certamente l’opera di un Maestro, ma questa è una cosa molto difficile da duplicare – dopo tutto, forse saranno limitate a Morihei Ueshiba stesso“ [27].
È chiaro che così com’era, l’arte difficilmente poteva essere diffusa. Come insegnante, Kisshomaru comprese che per trasmettere un corpo di conoscenza, era importante presentarlo in modo coerente e comprensibile, ed è esattamente ciò che si propose di fare.
Per quanto riguarda la forma, fino al 1942, e anche durante un considerevole periodo successivo, padre e figlio praticano rigorosamente la stessa arte [10]. Tuttavia, è chiaro che in seguito Kisshomaru favorisca le tecniche circolari. Dice anche che, dal momento che il carattere “丸 [maru]” nel suo nome significa “cerchio”, questo è il simbolo di ciò che per lui rappresenta l’essenza di una tecnica di Aikido [40]. Nonostante la sua lunga esperienza con le armi dell’Aikido, Kisshomaru sceglie di non insegnare armi a Tokyo rispettando la volontà di suo padre che preferiva che i principianti praticassero Tachi-waza e che riteneva che il dojo di Tokyo non fosse il luogo appropriato per insegnare armi [5].

Lo Spirito dell’Aikido
Abbiamo visto come Kisshomaru Ueshiba ha chiaramente trasformato l’Aikido, partendo da una disciplina elitaria inizialmente riservata alla classe militare e trasformandola in un’attività di interesse pubblico. Decisamente rivolto al futuro, credeva che l’età d’oro dell’Aikido consistesse nel suo sviluppo [58]. Da un punto di vista personale, mostrò una visione umanistica e ne scrisse piuttosto ampiamente [1] [33] [49]. Ciò contrasta con il vecchio Budo che di solito operava in termini di chi è forte e chi è debole; Kisshomaru spiegò che il suo scopo era al di là di questo, il suo desiderio era quello di far avanzare l’umanità [33].
Di contro, il lavoro degli storici della disciplina ha dimostrato che Ueshiba Morihei godeva, ad un certo punto, di relazioni molto amichevoli con membri dei circoli ultranazionalisti giapponesi e che questo era durato almeno fino a metà della guerra [52] [53]. La natura dell’esatta ideologia di Morihei durante questo periodo è discutibile, ma sembra sempre più chiaro che non fu un pacifista e non lo diventò mai [12]. Kisshomaru insiste ripetutamente su questo e aggiunge che l’Aikido è ancora un’arte marziale e che quindi non è un sistema pacifista, anche se l’obiettivo è stabilire la pace [12] [15] [55]. La maturazione dell’Aikido in qualcosa di non aggressivo richiede del tempo e sembra chiaro che gli sforzi e gli scritti di Kisshomaru sono l’estensione del (tardivo) cambiamento di cuore di Morihei.
La Religione dell’Aikido
Per le ragioni spiegate sopra, nonostante fosse molto istruito sull’argomento, Kisshomaru rimosse gran parte dell’aspetto religioso [shintoista] dell’Aikido, in particolare il Kotodama, principalmente a causa del recupero che ne fu fatto dagli ultranazionalisti durante la guerra [4], ma probabilmente anche per dare all’Aikido una dimensione più universale ed esportabile [15] [54]. In effetti, lo stesso O Sensei spiegò che non è necessario cambiare la propria religione per capire l’Aikido [51]. A differenza di suo padre, Kisshomaru non si considerava un ponte tra il cielo e la terra e conseguentemente, non ricorse mai al tipo di rituali per cui Morihei è famoso. [50] Kisshomaru era un uomo pragmatico e razionale che ammise di non credere necessariamente alle stesse cose cui credeva suo padre [16] [30] e arrivò persino a menzionare le opere di grandi scienziati e scettici nei suoi libri nel tentativo di spiegare il concetto giapponese di Ki alla luce delle attuali conoscenze scientifiche [49]. Adottò anche un punto di vista piuttosto razionale nella sua biografia di Ueshiba Morihei, in particolare quando fece di tutto per sfatare una serie di storie pazzesche che erano in circolazione [28] [30]. Da un punto di vista morale, il lavoro di Kisshomaru è in linea con il pensiero postbellico di O Sensei, e sottolinea in particolare l’importanza dell’omofonia tra 爱 [ai: amore] e il carattere 合 [ai: unità, mettere insieme] trovato nel nome della disciplina, il che spiega l’introduzione del concetto di amore nel sistema di Ueshiba [15] [30].
La Fine della Sua Vita
Nel corso della sua vita, Ueshiba Kisshomaru ricevette numerosi riconoscimenti in Giappone e all’estero, tra cui, il 29 marzo 1987, la medaglia Zui Hosho del governo giapponese [2], che distingue le persone che hanno contribuito in modo significativo all’interesse pubblico e all’istruzione [56]. La sua salute iniziò a declinare dal 1979 e lasciò la maggior parte delle responsabilità nazionali e internazionali a suo figlio, Moriteru [16]. Venne ricoverato in ospedale nel dicembre 1998 e muorì il 4 gennaio 1999 all’età di 77 anni di insufficienza respiratoria [2] [38]. La cerimonia funebre si tenne il 7 gennaio, seguita da un servizio pubblico presso l’Aoyama Funeral Hall il 17 gennaio 1999 [38]. Lasciò dietro di sé una popolazione di 1,2 milioni di praticanti [57].

Epilogue
Quando iniziai a praticare l’Aikido, devo dire che non sentii solo cose positive di Ueshiba Kisshomaru. La gente diceva che era ben lungi dal mostrare il talento di suo padre, che in realtà era più un amministratore o che aveva persino travisato la disciplina del padre. Tuttavia, è innegabile che la maggior parte delle persone che mi dissero quanto sopra erano loro stessi allievi di persone cui era stato insegnato principalmente da Kisshomaru piuttosto che da Morihei. Solo più avanti, quando mi sono trasferito in Giappone, e ho incontrato gli ex allievi di Kisshomaru, ho realizzato l’enorme rispetto che i praticanti che avevano conosciuto il Secondo Doshu dell’Aikido nutrivano per lui. Penso che chiunque conosca un minimo la storia dell’Aikido e della sua diffusione non possa non provare lo stesso profondo rispetto e gratitudine verso Kisshomaru e il suo lavoro, e questo, qualunque siano l’affiliazione o le preferenze tecniche. Spero che questo articolo sia di aiuto.
Nota: sono in grosso debito con Stanley Pranin e Peter Goldsbury per l’incredibile lavoro che hanno prodotto negli anni e senza il quale non avrei potuto scrivere questa biografia. Vorrei anche ringraziarli sinceramente per avermi fornito commenti utili ogni volta che l’ho chiesto.
Copyright Guillaume Erard ©2014
Ogni riproduzione non espressamente autorizzata dall’autore è severamente proibita
Traduzione dall’inglese di Simone Chierchini (2020)
Si ringrazia l’autore per aver gentilmente autorizzato la pubblicazione in italiano di questo articolo
Note
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- Pranin, Stanley (). Kobukan Dojo Era (Part 2). Aiki News #131
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- Goldsbury, Peter (2008). Transmission, Inheritance, Emulation # 10. AikiWeb
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Riflessioni di un Vagabondo del Budo
I Classici del Budo #2
di Peter Boylan
Le tecniche sono un contenitore per veicolare tutto ciò che costituisce il Budo.
La maggior parte dei libri sulle arti marziali si concentra sulle tecniche, anche se alcuni raccontano la storia, e qualche informazione di natura filosofica.
È davvero raro scoprire un libro che combina in modo così fluido tutto questo nel contesto più ampio della cultura e dello stile di vita, e lo fa in un modo così semplice, coinvolgente e accessibile.
Riflessioni di un Vagabondo del Budo è un libro che si interessa non tanto al come o al cosa, quanto al perché. Perché chiamare sensei gli insegnanti di Budo? Perché ci inchiniamo? Perché i kata? Perché continuare ad allenarsi?
Peter Boylan, alias il “Vagabondo del Budo”, ha raggiunto un alto grado in diverse arti marziali, dopo aver trascorso decenni di immersione nel Budo, a cavallo tra i mondi e le culture del Giappone e dell’America, traducendo l’una per l’altra.
In questi saggi, il lettore è invitato a camminare al fianco di un uomo tranquillo che si interroga in profondità riguardo ai mondi in cui il Budo è stato creato e viene praticato, e che porta il significato di tutte le cose che sono il Budo nella nostra vita quotidiana.