
Purtroppo la pandemia si protrae e la forzata inattività senza poter vedere i miei allievi mi stimola ad inviare loro del materiale di studio perché non smettano di allenarsi. Produrre dei video didattici (gratuiti) per i propri allievi o per un gruppo più ampio costa lo stesso sforzo quindi tanto vale essere generosi e di vedute più aperte. Se potessi far passare la mia idea e cioè che l’Aikido non è solo ikkyo e tenkan magari qualcosa potrebbe cambiare, magari si va avanti, o magari qualcuno dirà si va in dietro. L’importante è non stare fermi, non fossilizzarsi. Rinunciare a provare a crescere è la morte. Da sabato 13 aprile darò inizio al secondo ciclo di STAGE VIRTUALI e per alcuni sabati invierò i miei video didattici a chiunque ne farà richiesta. I video vengono inviati tramite Whatsapp chi è interessato mi contatti al 3283618221 e mi comunichi nome, cognome grado e dojo di appartenenza. Ora leggetevi l’articolo che riguarda i 9 STAGE VIRTUALI già realizzati. Onegai shimasu
di UGO MONTEVECCHI
Ho sempre considerato il mio dojo una vera e propria scuola dove si insegna l’Aikido e quindi il 26 febbraio, con l’ordinanza di chiusura delle scuole, ho immediatamente interrotto l’attività sul tatami ma ho anche iniziato subito a tenere lezioni alternative all’aperto. Il 9 marzo però il Primo Ministro Giuseppe Conte è stato costretto a comunicare il lockdown e quindi anche le lezioni all’aperto sono state vietate e poco dopo l’OMS ha dichiarato la pandemia. Tutto era a questo punto molto chiaro, sarebbe stata una cosa lunga e dolorosa, che avrebbe portato a gravi conseguenze e quindi che fare? Marzialmente bisognava reagire ed escogitare qualcosa per mantenere vivo l’interesse degli allievi. Il motto scritto nel nostro dojo, che è “impegno, costanza e perseveranza”, è stato temporaneamente sostituito dal più pragmatico “non mollare”.
Anche se non sono un tipo tecnologico mi sono subito rassegnato all’idea che l’unica opportunità era offerta proprio dalla tecnologia e che solo in quel senso mi potevo muovere. Così alla ultima lezione all’aperto del 6 Marzo ho avvisato i miei allievi presenti che a breve avrei organizzato per loro delle lezioni virtuali, anche se in realtà non sapevo ancora bene come fare.
Alcuni giorni dopo ho ampliato la mia visione e ho deciso di estendere la proposta anche all’esterno del mio dojo, così mentre nei calendari delle varie organizzazioni tutti i seminari venivano annullati, io pubblicavo su Facebook il volantino di una iniziativa alternativa, uno stage virtuale programmato per il sabato 21 Marzo.
Il mio intento non era di dare semplicemente qualche consiglio per fare qualcosa in casa propria, quello che avevo in mente era ricreare virtualmente l’atmosfera di un vero seminario. Pubblicare un video sul sito del dojo o su Youtube lasciando che chiunque lo utilizzasse non rispondeva a questa particolare esigenza. Ho quindi deciso che avrei creato un gruppo Whatsapp e inviato in contemporanea i video a tutti coloro che ne avrebbero fatto richiesta, facendo sì che ogni partecipante si sentisse parte di un gruppo di persone che in contemporanea stava facendo la stessa cosa.
Alla prima lezione hanno aderito 41 praticanti del mio dojo e 130 da altri dojo italiani di diverse organizzazioni e già il fatto di avere unito persone di varie scuole in una iniziativa comune, anche se virtuale, è stato un risultato positivo. Hanno poi partecipato persone dall’estero. Il primo si è iscritto il 12 Marzo dal Belgio e a seguire 5 dalla Svizzera, 1 dalle Filippine, 1 dalla Serbia, 3 dalla Russia, 1 dal Giappone e 1 dal Perù. Il totale dei partecipanti alla lezione d’esordio è incredibilmente arrivato a l84. Almeno il triplo della mia più ottimistica previsione. Subito dopo il termine della prima lezione mi sono arrivati decine di commenti gratificanti e incitamenti a proseguire di fronte ai quali non ho potuto rimanere sordo. Come desideravo le persone si erano sentite parte di un gruppo, le distanze create dal Covid 19 erano state idealmente annullate e lo spirito dell’Aikido era riuscito ad unirle addirittura da un continente all’altro.

Nel corso della prima lezione ho voluto creare una sintonia con gli allievi cercando per quanto possibile di farli sentire all’interno del mio dojo, ma anche di dare l’impressione che io stesso sarei entrato nelle loro case. Ecco perché mi sono spostato dalla sala al terrazzo al giardino di casa mia, quasi a voler dire: “ragazzi lo so che allenarsi in casa è difficile, ma si può fare. Sono lì con voi!”.
Un caro e fidato amico Maestro mi ha poi fatto capire che quella dello stage virtuale era stata una grande idea e che avrebbe dovuto divenire una consuetudine nei sabati a venire. Fugando i miei dubbi mi ha convinto che l’attenzione non sarebbe col tempo decaduta, ma anzi sarebbe aumentata. Ho quindi deciso di progettare una serie di seminari e stabilito nuovi e più lungimiranti obiettivi.
Tecnicamente mi sono mosso così. Come da programma pubblicato sui volantini, ogni sabato alle 16 ho inviato il primo video del saluto dove anticipavo a grandi linee il contenuto della lezione e a seguire, ad intervalli regolari, ho inviato le varie proposte tecniche. Benché ormai abituato a gestire la tensione durante seminari anche molto popolati, in questa situazione ho vissuto emozioni davvero nuove. Stranissimo trovarmi seduto davanti al mio computer mentre così tante persone si stanno allenando collegate da casa. Percepire la loro attesa e la loro curiosità di vedere cosa stavo per proporre è stata una emozione nuova e molto intensa e ancor più strano ritrovarmi a sudare per la tensione davanti al PC forse di più che per dirigere una normale lezione.
Ogni qualvolta si verificava un piccolo inconveniente tecnico o un ritardo eccessivo nell’invio di video, una pioggia di preoccupati messaggi inondava il mio cellulare e soprattutto questo mi ha procurato ogni sabato un buona dose di stress. Percepire questa reale presenza delle persone e ricevere alla fine di ogni lezione tanti apprezzamenti e ringraziamenti mi ha però di certo ripagato ampiamente del lavoro che per 9 settimane ha comportato la preparazione dei video. La principale difficoltà tecnica era data dalla necessità di contenere al massimo la durata dei video. Se questi superavano i 30” l’invio da parte di Whatsapp ad un gruppo così numeroso durava oltre i 5, 8 minuti che era il tempo da me preventivato per la comprensione e lo studio di ogni esercizio, cioè il tempo sufficiente ad apprendere l’elemento tecnico attraverso la sua ripetizione ma non troppo lungo da determinare una caduta della concentrazione. Insomma realizzare quello che avevo in mente non è stato facile ma alla fine la cosa ha funzionato davvero alla grande!
La notizia di questa iniziativa si è infatti diffusa passando da amico ad amico e con l’adesione di altri dall’Italia e dall’estero. Alla fine si è raggiunta la quota di 288 partecipanti. Nonostante le mie raccomandazioni a non divulgare i video, so per certo che diversi allievi hanno in realtà girato le mie lezioni ai loro maestri, magari di alto grado, colleghi che hanno preferito non comparire nel gruppo dei partecipanti ma che evidentemente erano curiosi di sapere cosa proponevo. Altri invece hanno girato i video a compagni di dojo, credendo di aiutarmi ed alleggerire il mio impegno. Quindi il totale di 288 nominativi di cui sono a conoscenza è sicuramente inferiore al numero reale delle persone che hanno in qualche modo fruito della mia iniziativa, superando di certo le 300 unità. Nel corso delle 9 lezioni ho detto più volte nei miei messaggi che chi non era più interessato a proseguire e voleva essere escluso dal gruppo poteva farlo in ogni momento ma, altro dato positivo, solo 5 persone hanno fatto questa richiesta.
L’iniziativa ha visto l’adesione di aikidoka di ogni livello, bambini, praticanti di tutti i gradi kyu e dan e molti responsabili di dojo. Il grado maggiormente rappresentato è stato il primo dan con 45 iscritti, ma anche 29 secondi, 26 terzi, 17 quarti, e addirittura 15 quinti dan e 3 sesti dan fra cui anche un collega Shihan di recente nominato settimo dan, che mi ha davvero onorato con la sua presenza. Fra i tanti responsabili di dojo, alcuni mi hanno veramente lusingato informandomi che avrebbero raccomandando ai loro allievi la partecipazione a questa iniziativa. Per questo motivo da alcuni dojo ho avuto una adesione davvero notevole, totalizzando anche 9 partecipanti dello stesso dojo, anche se il record lo ha stabilito la adesione totale del dojo Sfam di Antananarivo (Madagascar) che si è unito al gruppo dalla seconda lezione con le sue 14 presenze!






Il progressivo crescere del numero e l’adesione di tanti maestri mi ha fatto capire che l’interesse a continuare la pratica seguendo le mie lezioni era sincero, probabilmente perché la proposta era stata impostata nel modo giusto. Per rendere utile l’iniziativa era necessario proporre qualcosa di stimolante, qualcosa che davvero facesse venire voglia alle persone di continuare ad allenarsi da sole, benché costrette a restare chiuse in casa. Se mi fossi limitato a presentare i soliti esercizi di respirazione, ginnastica o taisabaki o esercizi di base con il jo, (magari a pagamento) come altri in seguito si sono limitati a fare, non avrei certo raccolto un tale successo di partecipazione e favore di consensi. Ho deciso che in un momento di difficoltà bisognava essere particolarmente generosi e che l’iniziativa poteva coinvolgere i praticanti solo se mi fossi avvalso di sincerità, concretezza e chiarezza espositiva, dando una vera opportunità di crescita tecnica nonostante le condizioni davvero non ottimali di allenamento. Ho così programmato un percorso didattico completo, ricco di spunti di originalità che potesse essere utile ma al tempo stesso stimolante, inserendo in ogni lezione esercizi che so non essere familiari per la gran parte dei praticanti. Ecco in sintesi il contenuto tecnico.
Nella prima lezione, quando ancora non sapevo se la cosa avrebbe avuto un seguito, mi sono limitato a presentare dei movimenti di base con il jo, ma li ho proposti in modo che al termine della lezione i partecipanti fossero in grado di eseguire Ic Shiroi Kata, (Kata Bianco n°1). Specifico che Ic Shiroi Kata è il primo elemento di un articolato e complesso percorso didattico del jo che ho rimaneggiato per circa 20 anni fino a quando non ho ritenuto sodisfatte tutte le esigenze che caratterizzano la mia linea didattica. Il percorso completo prende il nome di Niji Keiko che significa allenamento dell’arcobaleno (nome che durante il corona virus si è rivelato quanto mai attuale ed opportuno!). Niji Keiko che si articola sullo studio di 12 brevi kata è un percorso di studio del jo che integra quello tradizionale e che costituisce la base dello studio del jo nella Aikikai San Marino. E’ concepito per realizzare dapprima un allenamento singolo e poi un allenamento in coppia, seguendo una logica di crescente difficoltà. L’obiettivo finale è quello di sapere eseguire una sequenza di 88 passaggi che comprende al suo interno 42 diversi elementi tecnici.
Quando dopo la prima lezione ho deciso che altre le avrebbero dato seguito, ho stabilito che l’intero percorso doveva comprendere tutti gli aspetti presenti in una singola lezione ma ovviamente sviluppati in modo più ampio e particolareggiato. Nella seconda lezione ho quindi iniziato proponendo degli esercizi di mobilità articolare e blandi esercizi di potenziamento muscolare. A seguire esercizi col jo abbinati a movimenti di taisabaki.
Nella prima parte della terza lezione ho mostrato esercizi di aikitaiso proponendo gradi diversi di difficoltà e intensità in modo che tutti potessero trovare il livello di studio adeguato alla propria condizione fisico-atletica. Per la scelta dei vari esercizi ho attinto per lo più da insegnamenti ricevuti da alcuni maestri che ho avuto modo di seguire a partire da un lontano passato fino ai tempi attuali. Nel video, come in questo articolo, ho ritenuto interessante sottolineare la fonte, per rimarcare come la didattica di maestri giapponesi vecchi e nuovi comprenda anche esercizi fisicamente molto impegnativi, anche se purtroppo da tanti anni nei seminari italiani non se ne vedono più. Ovviamente se ho presentato questi esercizi è perché invece io credo tuttora nella loro validità. Nella seconda parte della lezione ho mostrato esercizi di suburi con il jo che costituiscono la base del Niji Keiko e alcune sue variazioni.
Anche nella quarta lezione ho proposto esercizi di suburi ma più intensi, usando il suburito e combinando i movimenti di jo con diversi taisabaki, raccomandando l’esecuzione da entrambi i lati per favorire un bilateralità più equilibrata. La pratica come io la concepisco, oltre a produrre tutti i benefici tipici dell’Aikido, diventa anche una efficacissima forma di Educazione Fisica adattissima soprattutto ai giovani in età evolutiva. Ovviamente questa impostazione non contrasta per nulla con gli aspetti più olistici della disciplina. Non so per quale motivo chi predilige della disciplina gli aspetti meditativi e lo studio della respirazione debba trascurare o addirittura demonizzare gli aspetti più prettamente fisici e atletici. Non vedo come le due cose siano in antitesi. La prova vivente di questa teoria è il Maestro Tada. La sua didattica mette in primo piano aspetti quali la respirazione e la meditazione, ma lui stesso ha più volte dichiarato che dai 20 ai 30 anni si allenava addirittura 2000 ore all’anno. Bene, io credo che il Maestro abbia dedicato gran parte di quel tempo dei suoi anni migliori ad allenamenti che coinvolgevano il corpo prima che la mente e lo spirito e credo anche che, se di quelle 2000 ore la gran parte le avesse invece passate a meditare, la sua attuale tempra di eccezionale novantenne non sarebbe la stessa. Ma ognuno può continuare a pensarla a modo suo e a criticare il mio metodo, come è prontamente accaduto ad esempio su Facebook. Strano come i commenti provenissero da persone che in teoria non avrebbero dovuto conoscere il contenuto delle mie lezioni virtuali ma che magicamente, o forse telepaticamente, ne sono evidentemente venute a conoscenza.
Tornando ancora ai seminari virtuali, la lezione del quinto sabato ha preso in considerazione vari modi di eseguire il colpo di chokutsuki e ricollegandomi al discorso precedente ho sottolineato come l’insegnamento competente e razionale del jo, parallelamente all’avanzamento tecnico, possa portare ad irrobustire tutto il corpo. Nella seconda parte ho proseguito lo studio di sequenze di colpi di attacco e difesa integrando quanto già presentato nella quarta lezione. Lo scopo era di rendere i praticanti in grado di eseguire due kata di 8 movimenti, comprendenti attacco e difesa da entrambi i lati, per un totale di 32 movimenti. Così facendo l’introduzione al Niji Keiko è stata più semplice e fruibile, considerato che l’allenamento si svolgeva in modo autonomo e casalingo.
Sesto incontro il 25 aprile. In anticipo rispetto a questa data ho inviato un video messaggio suggerendo ai praticanti di procurarsi attrezzi alternativi al jo. Partendo dalla considerazione che solo se si possiede una buona sensibilità della mano e una rapida reattività si può aspirare ad una elevata perizia nel maneggio del jo, ho presentato esercizi di destrezza di mia invenzione decisamente innovativi e divertenti che hanno riscontrato grande successo. Ho anche espresso chiaramente il concetto che il tradizionale studio delle armi, prendendo fin da subito in esame i kata, è a mio avviso molto limitante. Anche questa mia visione ha prontamente ricevuto critiche, ma sono tuttavia certo che in futuro i miei esercizi saranno copiati o imitati, magari anche da chi ora storce il naso, così come è successo per le ukemi dopo la pubblicazione del mio manuale.
Nel corso della settima lezione ho inizialmente mostrato come fare da uke al proprio jo e come usarlo per effettuare una efficace ginnastica di mobilizzazione dei polsi. Di seguito, invertendo il ruolo come in un normale allenamento, ho invece proposto di utilizzare il jo da uke, rendendo possibile lo studio in autonomia di alcune tecniche di base. Nella seconda parte ho presentato alcune variazioni di Ic Shiroi Kata e Ni Shiroi Kata (Kata Bianco N°2) allo scopo di migliorare la sensibilità tattile e la destrezza della mano. La mia idea è che queste qualità di base, al pari di forza, resistenza ecc. siano fondamentali per arrivare ad un vero controllo dell’attrezzo che non sia quello limitato all’esecuzione di un singolo kata.
L’argomento principale di quella che doveva essere l’ultima lezione è stato la respirazione. Ovviamente non è un caso se un tema così importante è comparso solo all’ottavo incontro. Il motivo è che ritengo lo studio della respirazione l’aspetto più sofisticato della pratica e quindi da affrontarsi solo quando siano già stati creati alcuni presupposti di base. In questo caso comunque la respirazione non è concepita come fonte di approvvigionamento di energia ma si limita all’aspetto più concreto della sua funzione fisiologica. Quel tipo di studio a mio avviso deve essere affrontato ancora più avanti. Ottimizzare l’uso meccanico della respirazione è indiscutibilmente basilare. Soprattutto è fondamentale saper mantenere il controllo della respirazione durante la prestazione, cioè quando il corpo richiede massicce dosi di ossigeno. Imparare a fare questo attraverso un programma di esercizi adeguati garantisce la possibilità di utilizzare al meglio il proprio apparato cardiocircolatorio-respiratorio in ogni situazione. Intendo dire che saper sfruttare al meglio la respirazione durante l’intenso lavoro fisico sicuramente è il viatico migliore per affrontare le pratiche meditative. Non è affatto garantito il risultato se si invertono temporalmente le due cose.
Il ciclo doveva a questo punto essere completo anche perché dal 4 Maggio, benché non fosse ancora possibile allenarsi in compagnia, era finalmente consentito uscire di casa. Tuttavia il 16 Maggio ho deciso di organizzare una nona lezione extra da dedicare ai bambini e per renderla più appetibile ho deciso di passare all’uso del bokken. Il fatto che mi ha spronato è stata la adesione ai miei seminari da parte di diversi bambini che non avevano mai praticato prima Aikido né tantomeno mai preso in mano un jo o un bokken. Il fatto che, in un momento in cui gran parte delle persone ha abbandonato la pratica, diversi bambini la abbiano invece scoperta attraverso la mia iniziativa mi è sembrata una cosa davvero bellissima. Genitori, zii e nonni hanno avuto sicuramente un ruolo di incoraggiamento fondamentale, invitando i piccoli a giocare con loro a fare Aikido. E quindi ho deciso che questo doveva essere lo scopo della nona lezione.








Nei giorni precedenti ho pubblicato un semplice tutorial per giocare a costruire in casa una propria katana ma poi, nel corso della lezione, c’è stata da parte mia la richiesta della massima serietà e impegno, così come si conviene a dei giovani aspiranti samurai. Le foto postate su facebook che ritraggono questi bambini mostrare orgogliosi il loro manufatto e i video mentre eseguono i miei esercizi è stata sicuramente la cosa che mi ha gratificato maggiormente. Anche molti adulti hanno postato foto e video che testimoniavano il loro divertimento e la loro soddisfazione. Talvolta hanno pubblicato foto che ironizzavano sulla difficoltà di alcuni esercizi, altri orgogliosamente mi hanno inviato video per dimostrarmi di avere realmente appreso e altri ancora hanno testimoniato qualche piccolo incidente domestico con lampadari andati in frantumi. Comunque è evidente che gran parte dei partecipanti ha in qualche modo fatto tesoro di questa esperienza. Il mio scopo era quello di dare un contributo per mantenere vivo l’interesse per la pratica e unite le persone nel nome dell’Aikido e posso dire di averlo raggiunto.
Concludo rivolgendomi direttamente ai miei allievi virtuali. Lavorare per nove settimane alla non semplice preparazione delle lezioni è stato per me molto stimolante. Per fare fronte ad esigenze così particolari sono stato costretto a ragionare in un modo nuovo che mi ha fatto crescere dal punto di vista tecnico e didattico e per questo mi sento di dovervi sinceramente ringraziare, perché con il vostro entusiasmo mi avete sostenuto e gratificato. Mi auguro solo a questo punto di potervi presto incontrare su un vero tatami per conoscersi personalmente e poter finalmente praticare insieme in modo reale.
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