Nuove considerazioni storiche sul Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū


Questo articolo vuole introdurre alcuni aspetti della storia della scuola Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū poco conosciuti, in grado di dare una luce diversa alla sua attività secolare e all’influsso che ha avuto su tutto il Bugei giapponese [1], e migliorarne la conoscenza, che comprende l’influenza sulle discipline marziali più moderne, gli usi che sono stati tramandati e alcune false credenze che ancora vengono mantenute

di ADRIANO AMARI

La nascita del Dōjō

La scuola del santuario di Katori, secondo le notizie storiche, è probabilmente il primo esempio di scuola-classe, collocata in un luogo preciso, aperta a chiunque si volesse iscrivere per imparare il Bugei.

Gli esempi conosciuti delle generazioni precedenti, rappresentati dai maestri Nen Ami Jion (Nen Ryū) e Ki’ichi Hōgen (Kyō Hachi Ryū), riportano un tipo diverso di insegnamento, dove si trasmette solo ad un allievo alla volta per regione (il caso di Jion) o si produce un addestramento con discipline diverse, una per ciascuno, per un numero limitato di allievi (otto monaci secondo la tradizione) e separatamente (il caso di Hōgen).

Di conseguenza quella che possiamo chiamare l’innovativa “Formula Iizasa” sarà poi quella che si diffonderà molto gradualmente nel paese. Va considerato che i modelli precedenti, soprattutto l’insegnamento durante un viaggio, verranno sempre tenuti attivi anche durante i tempi dello shōgunato Tokugawa e in seguito, in tempi recentissimi [2]. 

L’importanza di questa forma innovativa, didattica e logistica, è alta, perché discende da essa la forma e il modo del Dōjō attuale delle Arti Marziali moderne, sia come struttura fisica che didattica. Tale ispirazione sicuramente deriva dalla frequenza del fondatore del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū, Iizasa Ienao sensei, nelle “classi” di insegnamento del buddhismo esoterico della setta Shingon.

Ki’ichi Hōgen

Come la Fama si diffonde

Considerando la mancanza di qualsiasi forma di comunicazione pubblicitaria, le scuole originarie di Katori e Kashima [3], così come ogni successiva scuola, rimangono per un certo tempo delle realtà locali. Nel caso dei due santuari, anche se dedicati a divinità guerriere e meta di viaggio dei Samurai, il pellegrinaggio doveva essere principalmente ristretto alle regioni vicine, data la presenza di molti altri luoghi sacri, sia buddhisti che shintōisti, dedicati a protettori dei guerrieri, in ogni provincia del paese; inoltre occorre considerare il predominante moto centripeto verso la “capitale”, Kyōto.

Vicino la capitale, appunto, c’erano altri due centri spirituali di grande valore ed attrazione per i Samurai, Kurama ed Atago.

Probabilmente le prime notizie che crearono una attenzione verso le scuole di spada delle provincie orientali furono i viaggi di Shugyō di Tsukahara Bokuden e di Kamiizumi Hidetsuna. I due grandi adepti della Spada rinverdirono la storica fama di ottimi guerrieri dei Bushi del Kantō.

La modalità di insegnamento “errante” di questi maestri ricopiava quella precedente di Nen Ami Jion. Si compivano prodezze per essere notati, quindi richiesti come istruttori, e così insegnare a individui di grande personalità politica, come lo Shōgun Ashikaga in carica o i daimyō dei vari feudi. Sempre a questo scopo si organizzavano delle sfide per affascinare combattenti già affermati ma non ancora all’apice delle loro possibilità, come Yagyū Muneyoshi (Yagyū Shinkage Ryū) e Hōzōin In’ei (Hōzōin Ryū Sōjutsu).

Gli Shugyō di Bokuden verso Kyōto si svolsero nel 1506, quando la sua scuola era ancora il Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū, e nel 1523/24, dove invece diffuse la nuova scuola da lui appena creata, il Kashima Shintō Ryū. In questa occasione insegnò allo Shōgun Ashikaga Yoshiteru. Il terzo ed ultimo viaggio fu nel 1566. Nell’ultimo Shugyō è riportato che insegnò Imagawa Ujizane, figlio del daimyō di Suruga, al daimyō di Ise Kitabatake Tomonori, al daimyō di Kai Takeda Shingen e al suo generale e stratega Yamamoto Kansuke [4].

Kamiizumi fece i suoi viaggi, sempre verso Kyōto nel 1558 e nel 1563. Nella seconda occasione incontro Yagyū e Hōzōin che divennero suoi allievi, poi anche lui insegnò allo Shōgun Ashikaga Yoshiteru e ad altre personalità della sua corte. La diffusione della sua scuola, comunque, si disperse nelle varie branche che fondarono i suoi principali allievi e non ne rimane una versione originale e “pura”.

L’importante influenza di questi due maestri di massimo livello comportò una reazione degli spadaccini di Kyōto. Reclamando ascendenze dai Tengu e dal mitico Minamoto no Yoshitsune, gli spadaccini della capitale tipicamente rifiutavano la superiorità di questi vagabondi “provinciali”, anche se poi non riuscivano a batterli. Le scuole di Kyōto non hanno lasciato una grande impronta nel mondo del Kenjutsu.

Tsukahara Bokuden

I viaggi dei sōke Iizasa

I viaggi di Bokuden e Kamiizumi sono conosciuti.

Sulla scuola del santuario di Katori nei tempi moderni si è formata un’erronea credenza, che l’ha pittorescamente raffigurata come un luogo riservato e segreto, dove si insegnava con grande riserbo a un numero limitato di persone, fortemente vincolate a principi assoluti di massima discrezione, quasi il classico “Dōjō nascosto” di tanti racconti e film. In verità le cose sono un po’ diverse.

Il secondogenito del fondatore Iizasa Morichika (Morinao) insegnò a Kashima ed è considerato dalla scuola l’ispiratore di un Kashima Shintō Ryū [5]. Occorre precisare che, secondo la tradizione del Ryū, l’illuminazione era strettamente collegata all’albero di prugno (umeki) sotto le cui fronde Iizasa Ienao sensei si allenò prima del satori, così la scuola era soprannominata a quei tempi “Bokuden Ryū” (tecnica/flusso trasmesso dall’albero). Morichika sensei poi subentrò al padre come II sōke (dal 1487). Se il “ragazzo” era in “licenza premio” presso i parenti “guardiani” di Kashima dovette essere intorno agli anni ’80 del XV secolo. Questa notizia lega ancor di più le scuole dei due santuari.

Sappiamo per certo che il IV sōke, Iizasa Moritsuna, mentre era già in carica o prima di subentrare al padre Iizasa Morinobu sensei, effettuò anche lui un “viaggio del guerriero” e scese fino alle regioni centrali, dove incontrò a Mino un giovane ma già famoso guerriero e stratega, Takenaka Hanbei Shigeharu (clan Saitō di Mino, poi seguace di Hashiba Hideyoshi). Oltre a lui istruì altri guerrieri che in seguito fondarono altre scuole di spada (Anazawa Ryū, Kashiwara Ryū, Itchū Ryū). Questo episodio deve essere accaduto intorno al 1570, per cui dobbiamo ammettere che in quel periodo c’era un vero o proprio traffico di Kensei del Kantō nel Kansai. Occorre ancora sottolineare che gli insegnamenti dei sensei in viaggio erano sempre rivolti a persone particolari e singolarmente di volta in volta.

Al momento non abbiamo notizia di altri viaggi di altri sōke Iizasa, fino all’Ottocento. Però occorre riconoscere la possibilità di una certa mobilità dei maestri a spostarsi nel paese per far conoscere la scuola.

Takenaka Hanbei Shigeharu

La testimonianza di Musashi Miyamoto

La compilazione del “Libro dei Cinque Anelli” avviene intorno al 1645. L’autore scrive, nel primo dei cinque libri:

“…recentemente i sacerdoti di Katori e di Kashima, nella provincia di Hitachi, hanno fondato delle scuole, dicendo che l’arte era stata loro trasmessa dagli dèi, e hanno diffuso la loro arte in varie signorie…” (Miyamoto Musashi – Rotolo della Terra: “A Proposito della Via della Strategia) [6].

Ora, in uno scritto giapponese “recentemente” deve essere preso con le molle. Abbiamo appena visto dei viaggi effettuati dai sōke Iizasa Moritsuna, Tsukahara Bokuden e Kamiizumi Nobutsuna durante il XVI secolo, viaggi che hanno fatto allora un grande scalpore con numerosi esperti e personalità che cercavano gli insegnamenti di questi grandi spadaccini. È possibile che questa memoria sia stata un po’ persa negli anni seguenti? Come mai Musashi non conosce questi episodi, tra l’altro narrati in storie scritte o raccontate? È difficile pensare ad ignoranza, le figure di Bokuden e Kamiizumi erano ancora vivide quando Musashi girava per Kyōto e cercava di sfidare gli Yagyū e Hōzōin. Similmente doveva essere per il sōke Iizasa. Le fonti sono sempre quelle che sono e le imprese speciali degli eroi sono un materiale molto richiesto negli scritti e nei racconti orali, soprattutto in un mondo dove le discendenze erano importantissime. 

Occorre ricordare che il libro di Musashi fu scritto per essere letto da tre persone solamente, poi immediatamente distrutto. Per cui questa era una informazione che aveva come scopo di incanalare i suoi allievi a concentrarsi sui suoi insegnamenti. In parallelo, si può osservare che in quella parte del XVII secolo altri sōke avevano fatto dei viaggi per tutto il Giappone.

Il grande Torii del Katori Jingū

Lo “Shintō Ryū”

In diverse scuole giapponesi sono contenute le parole “Shintō Ryū” nel nome. Gli ideogrammi con cui viene scritto “Shintō” possono essere diversi, dato che gli omofoni non mancano nella lingua giapponese.

“Shin” può significare “dio, divinità, divino” con l’ideogramma [神], oppure “nuovo” con l’ideogramma [新].

“Tō” può significare “via, percorso” con l’ideogramma [道], “colpire” con l’ideogramma [当] e “spada” con l’ideogramma [刀].

Shintō Ryū con gli ideogrammi [神道流 – quelli usati dalla scuola del santuario di Katori] però in origine, prima delle scuole di spada, indicavano dei luoghi dove, nello stesso posto, sorgevano contemporaneamente santuari shintō e templi buddhisti. Veniva diffusa una religione molto sincretica ed esoterica, che manteneva gli aspetti dell’animismo sciamano autoctono. Tale sincretismo può essere ben rappresentato dalla divinità chiamata nel sistema buddhista sincretico Myōken, il Dio della Stella Polare – Hokuto. Racchiudeva sia le figure di Futsunushi-no-Mikoto e Takemikazuchi-no-Mikoto, i Kami shintō, sia i Bodhisattva Bishamoten e Marishinten del pantheon Shingon.

Tale sincretismo si trova ben rappresentato nei testi della scuola Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū e delle sue cugine di Kashima, per quanto è stato poi diffuso dai testi di Sugino ed Ōtake sensei e quelli dello studioso Donn F. Draeger. Tale sincretismo può essere individuato anche nei principi e nelle tecniche fisiche delle discipline ed è importante tenerne conto nello studio delle Arti Marziali giapponesi, dove si trovano anche molti elementi di Taoismo e Confucianesimo anche nelle versioni originali non sportivizzate di Jūdō, Karate, Kendō, Aikidō e Shorinji Kenpō, per esempio.

La spada contro gli Yōkai

Nel Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū e in molte altre scuole antiche sono presenti molti aspetti di esoterismo, alcuni trasmessi come discipline teorico-pratiche, alcuni proprio fusi nelle tecniche. L’eredità dell’Arte Marziale di Katori e Kashima viene fatta risalire a delle azioni mitiche compiute con la spada, all’alba dei tempi, dalle due divinità Futsunushi-no-Mikoto e Takemikazuchi-no-Mikoto, per sottomettere dei e spiriti turbolenti e minacciosi nei riguardi degli esseri umani. L’azione degli esorcismi e particolari scongiuri erano demandate proprio ai maestri di Arti Marziali più rinomati e potenti. Per cui era frequente (e probabilmente lo è ancora) che un Menkyo Kaiden, uno Shihan venisse chiamato per “scacciare” spiriti malvagi, purificare un ambiente, costruire un talismano. L’esorcismo viene compiuto con varie tecniche, compreso il Kuji Kiri, e attraverso l’esecuzione, a volte ripetuta, di alcuni particolari Kajō di Iaijutsu della scuola, che hanno anche questo potere nella tradizione. Questo particolare mostra quanto le scuole tradizionali siano intrecciate con la Natura e le sue forze e vicine alla popolazione agricola.

Come ho già scritto, non importa se si crede ad un aspetto gnostico o animistico, o si sia scettici, comunque ci sono azioni che smuovono forze della mente e, in ogni modo, raggiungono dei risultati evidenti.

Altri viaggi, episodi della scuola nel periodo della Restaurazione e i tempi moderni

All’inizio dell’Ottocento, mentre lo Shōgunato Tokugawa declinava progressivamente, si formarono diverse scuole di Kenjutsu. Molti spadaccini, raggiunta una loro notorietà, fondavano una scuola unendo principi di più scuole che avevano studiato. C’è da notare che la legge Tokugawa vietava quei confronti armati che prima avevano fatto da test per il valore e la sopravvivenza di molte discipline. C’erano gli incontri con le spade di bambù, ma il loro valore era piuttosto diluito, mancando l’ineluttabilità del risultato, lo sconfitto sopravvissuto poteva manipolare l’informazione. Per quanto gli spostamenti da feudo a feudo fossero ostacolati, permessi venivano concessi ai giovani samurai che volevano intraprendere un viaggio di istruzione facendo tappa in diverse scuole rinomate.

Abbiamo poche notizie di viaggi di maestri, ma si può pensare, leggendo la lista dei suoi allievi, che proprio in qui tempi il XVI sōke, Iizasa Morishige sensei, detto Kan-Rikusai (morto a 78 anni nel 1853) viaggiò per il paese, istruendo spadaccini di vari feudi: dal vicino Mutsu giù, come sempre verso Kyōto e il Kansai, poi giù fino al Kyūshū. Anche questi sono dati di grande interesse e sarebbe bene che fosse possibile accederne in modo più abbondante.

Il tempo del XVIII sōke coincidono con gli anni della caduta dello Shōgunato e la restaurazione imperiale.

Iizasa Morisada sensei (sōke dal 1854 al 1896) fu coinvolto in uno dei tanti episodi di conflitto che scossero il paese. Il “Maestro” della scuola del santuario di Katori era una figura influente, e negli anni della restaurazione aveva dai ventisei ai ventotto anni. Un guerriero formato.

Tengutō no Ran

La sua influenza ed abilità venne richiesta da ambedue le parti in lotta. Si parla di vari episodi, ma si sa che Iizasa Morisada sensei partecipò alla Rivolta di Mito (水戸幕末争乱 Mito bakumatsu sōran) detta anche Ribellione Tengutō (天狗党の乱 Tengutō no Ran) che iniziò nel 1864. Era una sollevazione contro lo shōgunato in uno dei feudi più legati ai Tokugawa. Duemila ribelli favorevoli alla restaurazione imperiale tennero in scacco per diversi mesi le forze ben più numerose del Bakufu, vincendo diverse battaglie campali fino a quella finale, dove soccombettero a forze preponderanti. Iizasa Morisada sensei si schierò per il partito che lottava per la Restaurazione della casa imperiale, dato il legame della stessa con il santuario di Katori. E sopravvisse alla repressione che ne seguì. Ma di questo episodio bellico purtroppo non abbiamo molte fonti in lingue europee, solo degli accenni.

Avvenuta la restaurazione lo Shintō aveva preso una grande importanza ufficiale, in parallelo con il ritorno dell’Imperatore al potere e l’enfasi sulla sua discendenza. Per cui i santuari principali come quello di Katori erano di patrocinio imperiale, e secondi solo al santuario-madre di Ise dedicato alla dea del Sole Amaterasu-Ō-Mi-Kami e al dio della Luna Tsukuyomi-no-Mikoto.

Abbiamo visto che, nei secoli precedenti, già prima dei tempi di Iizasa Ienao sōke, il sincretismo religioso tra lo Shintō e il Buddhismo era una realtà stabile nel Giappone. Lo Shintō è fondamentalmente una religione spontanea, animistica e solo in parte organizzata, mentre il Buddhismo è una struttura molto organizzata sin dall’origine dalla cultura indiana e ancor più da quella cinese. Il santuario di Katori, come molti altre strutture religiose del Giappone, con il sincretismo era divenuto una struttura mista, vi erano edifici dedicati al Kami Futsunushi-no-Mikoto, e altri dedicati alle divinità buddhiste Bishamoten, Marishiten e Kannon. In questo complesso, come in altri, vedi la vicina Kashima, veniva praticata una forma religiosa combinata, mista di uno Shintō fortemente sciamanico, altro Shintō più burocraticizzato, e il buddhismo di tipo esoterico. Questi particolari culti interreligiosi venivano appunto chiamati “Shintō Ryū”.

La Restaurazione e la rinnovata preminenza dello Shintō come religione di stato causò lo Shinbutsu Bunri (神仏分離), cioè la “separazione” tra le due religioni. Molti templi buddhisti furono distrutti, come quelli esistenti nell’area del santuario di Katori, che adesso non esistono più e di cui noi occidentali non abbiamo alcun dato. Ci doveva essere una grande aula dedicata a Bishamoten, nell’area tra la grande porta rossa e la collinetta di Umekiyama, dove oggi ci sono le tombe dei sōke.

Ed è possibile che là ci fosse il Dōjō e l’abitazione del primo sōke. Salvo l’altra ipotesi, che fosse accanto al tempio Shintokusan Shinpuku-ji, dedicato a Marishiten, costruito da Iizasa Ienao sensei presso Yamazaki, una collinetta vicina al santuario. Comunque, per effetto delle demolizioni dello Shinbutsu Bunri o per un incendio, il Dōjō dovette essere ricostruito da Morisada sensei. È tutt’ora l’Honbu Dōjō della scuola, in una piccola valle tra la collina del Santuario e quella del tempio Shinpuku-ji.

Il Grande Portale del Katori Jingū. Vicino ad esso, verso la sinistra, si trovava il tempio buddhista dedicato Bishamoten

La Successione

Iizasa Morisada sensei muore nel 1896, all’età di cinquantasei anni – abbastanza giovane – senza aver generato figli maschi. Si tratta di un fatto molto grave, dato che non sembra che vi fosse stata in precedenza tale problema.

In Giappone, sin dai tempi più antichi c’è una particolare usanza di adozione. Una figlia viene fatta sposare con un figlio cadetto di un’altra famiglia, e questo assume il cognome della moglie, diviene considerato parte integrante della famiglia di questa. Una pratica che richiama diverse cose: il ruolo sciamanico della femmina in varie storie ed usanze, la necessità di proseguire la discendenza di una famiglia, sia nobile che no, magari in possesso una particolare abilità carismatica, militare, artigiana o artistica. Ma non abbiamo notizia di tentativi da parte di Morisada sensei di “adottare” qualcuno dei suoi allievi maritandolo ad una delle sue figlie né se vi erano fratelli del sōke o cugini della linea del sangue.

Iizasa Morisada sensei – XVIII sōke

Perché non si ricorse all’adozione subito, magari ancora vivente Iizasa Morisada sensei? Questo è una bella domanda. Supponendo che la morte sia stata improvvisa, pensava di avere ancora tempo per generare un figlio maschio? Le figlie femmine erano già impegnate in matrimonio?

Grazie alle notizie diffuse dal ricercatore e aderente alla scuola Michael Reinhardt [7] sappiamo che la moglie di Morisada sensei, Iizasa Toi, prese in sé la qualifica di sōke, la XIX della linea. È lei che firmò per un periodo i documenti della scuola, i diplomi di graduazione. Come “comitato tecnico” di affiancamento viene formato un gruppo di kenshi, allievi dello scomparso Morisada, per costituire una specie di “consiglio di reggenza tecnica”. Il più anziano del gruppo, Yamaguchi Kumajirō ne è il dirigente, viene nominato nei documenti di quel primo periodo con la qualifica di Kyōju (教授 professore livello universitario – insegnante incaricato).

Yamaguchi sensei ha lasciato uno scritto, all’inizio del Novecento, di cui conosciamo una parte sempre grazie a Reinhardt. In questa parte vengono elencati altri otto Dōjō autorizzati all’insegnamento del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū in altri posti rispetto all’Honbu. È specificatamente scritto che si tratta di “Shibu Dōjō”, ufficialmente riconosciuti. Guardando sulla mappa si può osservare che alcuni si trovano in villaggi vicino al santuario, verso ovest, altri sono verso la costa del Pacifico, comunque a una relativa distanza dal santuario. Nell’elenco l’Honbu Dōjō ha otto istruttori, il più anziano Tamai, poi Hongū Toranosuke e gli altri. Evidentemente questi istruttori esercitavano lì e non avevano un Dōjō proprio. Delle altre otto strutture, quattro hanno un singolo istruttore e quattro due. Il totale è di venti insegnanti autorizzati.

Non sappiamo se c’erano prima di questa nota storica se vi era già questa distribuzione diffusa per la provincia di Shimōsa. Se già c’erano altre strutture vicine o lontane a Katori con questa autorizzazione. Di certo chi detiene una certificazione Menkyo Kaiden ha di fatto il diritto di insegnare quanto sa e vi furono molti diplomati in tempi precedenti a questo. Formalmente prendiamo nota di questo fatto che testimonia come l’insegnamento della scuola non era né riservato all’interno della struttura presso il santuario, né al solo maestro principale. Nello scritto appaiono anche altri maestri autorizzati oltre gli otto che componevano il “consiglio degli Shihan” Alcuni di loro, i sensei Shiina e Hayashi Yazaemon erano ancora molto giovani a quella data. 

Va sottolineato perché vi è stata una forte disinformazione dagli anni ’70 dello scorso secolo in poi, che voleva imporre l’esclusività di un maestro e del Dōjō a lui collegato. I fatti smentiscono questa tesi, portata avanti soprattutto da alcuni allievi occidentali di questa linea.

Dagli “Otto Shihan” al nuovo sōke

In testi successivi viene riportata una lista degli “Otto Shihan” che avrebbero affiancato Yamaguchi sensei prima, e poi retto collegialmente la scuola fino la decisione di creare un nuovo sōke e la sua l’ascesa intorno al 1928.

Gli “Otto Shihan” sono:
Tamai Kisaburo, Shiina Ichizo, Ito Tanekichi, Kuboki Sazaemon, Isobe Kōhei, Motomiya (Hongū) Toranosuke, Hayashi Yazaemon, Kamagata Minosuke.

L’elenco non è in ordine di età, né stabilisce quando fu creato il comitato e chi ne faceva parte sin dall’origine e chi aggiunto in seguito. Una fonte dice che gli allievi diretti di Iizasa Morisada sensei erano Yamaguchi Kumajirō Eikan, Tamai Saido, Noguchi Jizaemon, Ono Heishichirō Moriichi, Shiina Ichizo, Hongū Toranosuke, Kaneko Shinoshō. Di questi sette allievi diretti, Ono Heishichirō Moriichi, Noguchi Jizaemon e Kaneko Shinoshō non appaiono fra gli “Otto Shihan” [8]. Non si sa se per sopraggiunta morte o indisponibilità, non appaiono neppure nell’elenco degli istruttori insegnanti nei Dōjō autorizzati. Secondo un’altra fonte, Hayashi Yazaemon era allievo di un altro Hayashi sensei, presumibilmente un suo parente, a sua volta allievo di Yamaguchi sensei. Noguchi e Ono sensei non avevano allievi, Kaneko sensei invece sì. Non si capisce l’ascendenza di Kuboki, Isobe e Ito Kanekichi. 

L’impressione è che alcuni elenchi siano non completi o non strutturati in modo corretto.

La ricostruzione può essere così riportata: alla morte di Iizasa Morisada sensei la vedova prende l’incarico di sōke provvisorio, affiancata da Yamaguchi sensei. Poi per motivi non ancora conosciuti si ritira e la scuola viene retta da Yamaguchi sensei e un comitato di Shihan, che sappiamo essere di otto membri sicuramente alla morte di Yamaguchi nel 1917. Sappiamo che la scuola effettua molte manifestazioni pubbliche, a cui partecipano vari shihan e loro allievi, in squadre diverse. L’enbu al santuario in occorrenza della festa annuale di quest’ultimo e soprattutto nell’anno speciale del Cavallo, ricorrente ogni dodici secondo il calendario taoista, doveva essere una solida tradizione da molto tempo. Ma si producono molte altre dimostrazioni a Tōkyō, a Kyōto e altri luoghi, secondo ricorrenze di vario tipo. In alcuni casi è attivo il duo dei sensei Hongū Toranosuke e Hayashi Yazaemon, in altri Shiina Ichizo sensei e altri, accompagnati in seguito da Sugino sensei e altri praticanti più giovani. In queste occasioni la scuola viene notata da Jigorō Kanō sensei che organizzerà molti anni dopo dei corsi per i suoi allievi jūdōka al Kobudō Kenkyukai [9].

Kobudō Kenkyukai: maestri e allievi con Jigorō Kanō sensei (ai suoi lati i maestri della scuola Katori Shintō Ryū (mia valutazione: secondo da sinistra Kuboki Sozaemon sensei, poi Tamai Kisaburo sensei, Kanō sensei, dopo di lui Itō Tanekichi sensei e Shiina Ichizo sensei)

L’inizio della pratica del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū al Kobudō Kenkyukai, a Tōkyō, avviene nel 1927. Un corso “Shibu” che però, ho questa sensazione, non abbia trovato una approvazione unanime tra gli Shihan. Dalla testimonianza di Minoru Mochizuki sensei sappiamo sia i nomi dei quattro inviati al Kobudō Kenkyūkai, che la loro età in quell’anno: Tamai Kisaburo sensei, di 70 anni, Kuboki Sazaemon sensei, di 50 anni, Ito Tanekichi sensei, di 45 anni, Shiina Ichizo sensei, di 38 anni. Ne ricaviamo dei dati: data l’età Tamai sensei era il più anziano degli “Otto” dopo la morte di Yamaguchi sensei e probabilmente era il primus inter pares nel comitato, e possiamo calcolare le età di questi maestri alla morte di Iizasa Morisada sensei e anche quella di Yamaguchi sensei di cui sono riportate le date di nascita e morte in un altro testo.

Vediamo che al momento della morte di Iizasa Morisada sōke (1896), Tamai che è nato nel 1857 (circa) aveva 39 anni alla morte di questo e 60 anni alla morte di Yamaguchi sensei. Kuboki Sazaemon è nato nel 1877, per cui rispettivamente 19 anni e 40 anni. Ito sensei è nato nel 1882, così aveva 14 e 35 anni. Shiina sensei è nato nel 1889, dunque aveva 7 e 28 anni. Hayashi sensei, del 1882 anche lui, era coetaneo di Ito sensei. Crea perplessità pensare che i maestri Shiina e Hayashi fossero nel comitato alla morte del XVIII sōke, è più logico pensare vi siano stati aggiunti dopo la morte di Yamaguchi. Dal maestro Mochizuki veniamo a sapere anche che proprio alla fine degli anni ’30 gli Shihan cercavano un giovane da far adottare alla famiglia Iizasa e nominarlo sōke. Tale opportunità fu offerta a Minoru Mochizuki sensei, possiamo pensare almeno un anno dopo che iniziò lo studio della scuola e, in seguito al suo rifiuto, fu scelto poi il giovane che assunse il nome di Iizasa Kinjiro, XIX sōke ufficiale. Il giovane però morì nel 1943 con un figlio molto piccolo (da fonti successive possiamo calcolare che nacque nel 1941) e ci fu probabilmente un altro periodo di “vacatio sedis” fino ad una maggior età del ragazzo. Sappiamo che, i primi tempi, Iizasa Yasusada sensei, XX sōke, si allenava con impegno nella scuola ma che poi ha dovuto abbandonare la pratica attiva per motivi di salute.

Tra prima della Seconda Guerra Mondiale possiamo ritenere che esistevano numerosi Dōjō di Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū sparsi per il Kantō e dintorni, che i maestri con il grado di shihan insegnavano in giro dove veniva fatta una accettabile richiesta, come i quattro che facevano lezione a Tōkyō agli allievi Kanō sensei e poi al Dōjō del maestro Sugino a Kawasaki. In quest’ultimo compito poi rimase solo Shiina Ichizo sensei.

In attesa di altri dettagli, c’è un punto molto importante su cui occorre fermarsi. Il racconto del maestro Minoru Mochizuki circa le lezioni da lui ricevute presso il Kobudō Kenkyukai riportano:

  • I maestri del santuario di Katori erano essenzialmente agricoltori e non tutti avevano un proprio Dōjō con allievi propri, alcuni insegnavano a turno all’Honbu del santuario oppure nell’aia della loro casa agricola;
  • Ognuno di loro aveva sviluppato una “sua maniera” di praticare ed insegnare il Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū, pur facendo riferimento all’insegnamento ricevuto da uniche persone come Iizasa Morisada sensei e Yamaguchi Kumajirō sensei;
  • A maggiore specifica del punto precedente, secondo sempre le memorie di Mochizuki sensei, a richiesta di spiegazioni su differenze e variazioni nei Kata tra maestro e maestro, Kata o meglio Kajō che sono i libri di testo della scuola, i maestri rispondevano: “Si, il Kata, ma il Kata ognuno lo sente nel proprio modo, non si può spiegare, non “è così”, ma per ciascuno è differente”;
  • Sempre in questo tema, Mochizuki sensei fece rapporto a Kanō sensei su questa “stranezza” e sono molto indicative le risposte del creatore del Kōdōkan Jūdō, che questa differenza era una buona cosa e che lui, Minoru, doveva trovare quel che meglio gli si adattava tra tutte le proposte fornite dal quartetto.
Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū al Dōjō Budō Yōseikan di Shizuoka
Gokui no Tachi – II Kajō: Yotsu-no-Tachi
Guardia Iniziale: Sasagakure-no-Kamae

Ora non bisogna pensare a differenze tali da rendere la successione delle tecniche diverse nel modo e nella esecuzione, questi sono punti fissi contenuti in istruzioni scritte tramandate all’interno della scuola [10]. Quel che poteva cambiare, e cambiava secondo l’età, il fisico, l’esperienza dei vari maestri, era il ritmo, le concatenazioni, misure e ampiezze delle guardie e dei principi, i passi tra le tecniche, e così via. Questo, d’altra parte, rientra nell’insegnamento tradizionale del Bujutsu e del Budō più antico dove gli allievi erano comunque pochi per volta e la disciplina veniva trasmessa di volta in volta in modo adatto al fisico, personalità e necessità del singolo allievo. Oggi, dovendo insegnare a classi molto più grandi e spesso in situazioni dove il maestro vede i suoi discepoli in modo diretto solo pochi giorni all’anno, è stato necessario standardizzare la tecnica e trasmetterla in modo più rigido. L’allievo avrà una maggiore libertà quando sarà arrivato alla conoscenza corretta di tutto il materiale della scuola, su cui comunque avrà fatto un minimo di adattamento secondo le sue caratteristiche. Come istruttore suo dovere è trasmettere il “modo standard” per non precludere una eguale evoluzione futura al suo allievo.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale dovevano esserci ancora diversi Dōjō autorizzati, ma sappiamo che negli anni Sessanta, l’Honbu Dōjō del Santuario viene usato solo in modo saltuario da maestri ed allievi in visita, e i tre Dōjō operativi riconosciuti erano quello di Ōtake sensei a Narita, quello di Sugino sensei a Kawasaki e quello di Mochizuki sensei a Shizuoka. Il primo ha alcune succursali autorizzate, il secondo rimane unico, quello del maestro Mochizuki non ha continuato più in modo ufficiale anche se alcuni allievi praticano ancora il sistema elaborato dal maestro Minoru Mochizuki.

Alla fine di questa cavalcata possiamo concludere che la vita del Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū è stata molto varia e molto ampia, e che continua ad averla oggi, con le molte scuole diffuse in tutto il mondo, la gran quantità di gente che vuole praticare e imparare in tutte le parti del mondo.

La sua didattica contiene ben conservato l’aspetto della battaglia, che in altre scuole si è un po’ annacquato per la pratica di esercizi competitivi che restringono le modalità di confronto e ne alterano l’approccio mentale. Forse una nuova coscienza potrà svilupparsi e sviluppare le doti che il combattimento per la vita insegna.

Copyright Adriano Amari ©2021 
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Note

[1] Per quanto riguarda la storia generale della scuola, si suggerisce di leggere il capitolo “Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū heihō” del libro Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū Budō Kyōhan di Yoshio Sugino e Kikue Itō (in italiano, su lulu.com – https://www.lulu.com/en/en/shop/kikue-it%C5%8D-and-yoshio-sugino/tenshin-sh%C5%8Dden-katori-shint%C5%8D-ry%C5%AB-bud%C5%8D-ky%C5%8Dhan/paperback/product-1jwn56qr.html?page=1&pageSize=4)
e i libri di Ōtake sensei.

[2] Vedere l’esempio di Takeda Sokaku sensei.

[3] Per le scuole di Kashima si consiglia la lettura del libro Legacies of the Sword: The Kashima-Shinryu and Samurai Martial Culture di Karl F. Friday, ed. University of Hawai Press.

[4] In quegli stessi anni il clan Takeda ebbe contatti con Kamiizumi Nobutsuna.

[5] Secondo la tradizione le scuole di Kashima venivano tramandate all’interno delle famiglie di “Guardiani” del santuario (tradizione familiare o “Kaiden”). Tsukahara Bokuden e la moglie di Iizasa Ienao sensei appartenevano ad una di queste.

[6] Miyamoto Musashi – Il Libro dei Cinque Elementi e altri scritti – ed. Luni pag.13

[7] Michael Reinhardt è un giovane studioso e praticante di Tenshin Shōden Katori Shintō Ryū presso lo Yushinkan Sugino Dōjō di Kawasaki. Ha già pubblicato in modo informale alcuni suoi studi:
Pagina Facebook https://www.facebook.com/tenshinshoden/,
post del 7 Aprile 2021 e
https://www.facebook.com/groups/2253230305/?hoisted_section_header_type=recently_seen&multi_permalinks=10159454323915306

Attendiamo ansiosi una sua opera storica sulla scuola.

[8] Tra i vari problemi, sembra che alcuni nomi abbiano ricevuto una trascrizione in Romanji (alfabeto latino) differente secondo i testi.

[9] Vedere gli articoli sul Kobudō Kenkyukai pubblicati sul blog:

https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2020/10/06/dal-kodokan-judo-al-kobudo-kenkyukai-evoluzioni-nel-pensiero-di-jigoro-kano-sensei/

https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2020/11/30/dal-kodokan-judo-al-kobudo-kenkyukai-ii-kano-sensei-e-la-sensazione-dellincompletezza-del-judo/

https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2020/12/28/kobudo-kenkyukai-iii-per-la-completezza-del-judo-e-oltre/

https://atomic-temporary-18820446.wpcomstaging.com/2021/01/19/kobudo-kenkyukai-iv-leredita/

[10] Esempi si possono trovare all’interno del libro di Ōtake Risuke sensei: HEIHŌ – Strategy and the Art of Peace – ed. Nippon Budokan

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