
Motokage Kawamukai Sensei, 6° dan Aikikai, viene da molti ritenuto il padre dell’Aikido italiano. Questa intervista rivela aspetti inediti dell’inizio dell’Aikido in Italia, affronta temi spinosi come la frammentazione dell’Aikido italiano e le sue cause, ma anche tematiche extra-tatami, come l’economia italiana, il dramma dello tsunami giapponese e il dilemma nucleare
di SIMONE CHIERCHINI

CHIERCHINI
Salve Sensei, le porto i saluti dei suoi più vecchi allievi italiani, Danilo Chierchini, Carla Simoncini e Artemisia Serafini. Purtroppo il quarto, Elvio Maccari è già deceduto da alcuni anni.
KAWAMUKAI
Alcuni anni fa in occasione di un piccolo raduno a Roma il signor Elvio Maccari venne a trovarmi. Non si cambiò per praticare, venne solo a salutarmi, ma mi fece un enorme piacere.
CHIERCHINI
Maccari era il vicino di casa di mio padre Danilo e mia madre Carla e collega di lavoro di mio padre. Quando Kawamukai Sensei iniziò il suo primo corso di Aikido in Italia presso la SS Monopoli Judo i coniugi Chierchini e Maccari furono i primi quattro allievi sul tatami.
KAWAMUKAI
Si, si, due amici e le loro mogli, ma c’eri anche tu, dentro alla pancia di tua mamma!
CHIERCHINI
47 anni orsono!
KAWAMUKAI
Mamma mia quanto tempo!!
CHIERCHINI
Che effetto le fa, Maestro, quando va in un seminario come questo e c’è tanta gente che viene e le dice: “Maestro, io ho fatto Aikido con lei 35 anni fa!
KAWAMUKAI
Mi rende felice e mi dispiace, perché purtroppo ho una memoria veramente corta. Anche nel mondo del lavoro tanti si ricordano di me, probabilmente perché sono un orientale in un ambito italiano. Io invece faccio molta fatica a ricordare le facce, anche perché negli anni ho incontrato migliaia di persone. Inoltre la gente quando indossa il keikogi ha un certo aspetto, mentre con giacca e cravatta sembrano persone completamente diverse. In ogni caso sono contento di aver lasciato in loro un ricordo positivo.
CHIERCHINI
Collegandosi a quanto appena detto, vedendo questa lunga fila di persone che riconducono a lei il loro approccio all’Aikido, è interessante notare come le si addica perfettamente il ruolo di grande iniziatore: giovanissimo si reca negli USA e inizia l’Aikido nell’Illinois e a New York; poi si sposta a Roma e inizia il primo corso regolare di Aikido in Italia; a Roma è strumentale nel far arrivare in Italia il Maestro Tada e far partire l’Aikikai d’Italia; poi va a Milano ed è essenziale nel far arrivare il Maestro Fujimoto e nello stabilire la connessione fra Kobayashi Sensei e l’Aikido italiano.
KAWAMUKAI
Io ho solo dato una mano a chi aveva voglia di conoscere. L’Aikido non è la mia professione, anche se molti ancora pensano che io fossi o volessi diventare un insegnante di Aikido professionista. Ancora adesso molti mi chiamano per insegnare, ma io non mi sento di farlo. Se oggi ho accettato di partecipare a questo seminario è un caso eccezionale, perché sono tanti anni che conosco il Maestro Guglielmo Masetti e siamo stati nel dojo insieme. La mia presenza qui a Coriano non ha proprio nulla a che fare con l’aspetto ufficiale dell’evento, con le federazioni o la politica dell’Aikido, di cui a me non interessa assolutamente niente.
CHIERCHINI
In questo senso penso che la sua posizione sia sempre stata chiara e onesta. Lei non si è mai lasciato usare da nessuno.
KAWAMUKAI
Io penso di essermi sempre comportato correttamente, ma il mondo è pieno di gente che ama creare attrito. E quando da questo si passa a creare delle situazioni di concorrenza, diventa molto difficile continuare a collaborare. Da qui a sviluppare un forte antagonismo il passo è breve.

CHIERCHINI
Lei ha visto gli aikidoisti in Italia per oltre quaranta anni: come sono cambiati rispetto al’inizio? La gente è cambiata ovviamente, tutto è cambiato, ma come sono cambiati gli italiani sul tatami?
KAWAMUKAI
L’Aikido in Italia è diventato molto personalizzato, sia per quanto riguarda lo spirito che per il sistema didattico. Questo è dovuto all’influenza del Maestro Tada che è un personaggio unico al mondo, ma bisogna ricordare che di maestri e linee didattiche al mondo ne esistono anche tante altre. E’ stato il Maestro Tada che in Italia ha posto le basi per un Aikido più dinamico, più severo, più difficile. Invece ci sono tante altre parti del mondo ove l’Aikido è vissuto in modo più rilassato e rilassante, ove l’Aikido è più facile: mi vengono subito in mente gli Stati Uniti, o Hawai. Il Maestro Tada sin da giovane era diverso. Lui proviene dal Karate, il suo approccio alla disciplina è sempre stato metodico, orientato a creare un sistema di insegnamento che sfruttasse l’idea dei kata presenti nel Karate. Tada Sensei organizzò la struttura di progressione dei gradi e il programma relativo; dette incarichi e responsabilità. Va detto che questo sistema non c’era in nessuna parte del mondo. Tutto era molto più libero e improvvisato.
CHIERCHINI
Lei ha praticato all’Hombu Dojo sul fare degli anni ’60 quando era ancora un teenager. Cosa ricorda dei grandi maestri che c’erano allora e di quelli che poi successivamente divennero famosi in tutto il mondo? Quale era l’atmosfera all’Hombu Dojo in quei tempi?
KAWAMUKAI
Ai miei tempi, i grandi sensei erano personaggi del calibro di Arikawa, Osawa, Tada e Tohei, maestri cui io, avendo 15 anni, non mi permettevo neppure di rivolgere la parola. Mai. Invece dalla parte degli allievi c’era gente come Chiba Sensei, che aveva un caratteraccio. Chi faceva da tramite fra i grandi maestri e gli allievi era Tamura Sensei; da Tamura in giù, dalla parte degli allievi c’era gente come Yamada, Saotome, Asai, Sugano. Io non facevo parte del loro gruppo perché ero molto più giovane; loro erano il quadro intermedio e la giuntura fra i vecchi maestri e noi allievi. Tada era ancora giovane, ma era già nell’elite: oggi è uno dei pochi della sua generazione ad esserci ancora e ad esserci fino in fondo, credendo nella sua visione dell’Aikido.
CHIERCHINI
Quali furono i suoi rapporti con Kobayashi Sensei?
KAWAMUKAI
Kobayashi Sensei faceva parte di quel gruppo di maestri di primo livello di cui ho parlato prima, però lui era il napoletano della situazione: arrivava al dojo con la sua moto rombante, una Harley Davidson. Aveva una visione più moderna delle cose e cercava dei compagni con cui condividerla. Con Kobayashi Sensei avevo molta confidenza, d’altronde era lui che permetteva di avvicinarsi. I casi strani della vita ci fecero rincontrare a Roma e allora decidemmo di lanciare un seminario estivo. Era l’estate del 1964, tuo padre Danilo ci aiutò e Kobayashi Sensei diresse il primo stage estivo nella storia dell’Aikido in Italia presso il Monopoli Judo di Roma. Kobayashi Sensei era un uomo fatto così, girava il mondo per conto suo, cogliendo le occasioni che eventualmente gli si presentassero. Quando venne a Roma non aveva nulla di organizzato, si stava godendo la città come turista. Con Kobayashi Sensei discutemmo della necessità di trovare una guida tecnica all’altezza per l’Italia, ove il numero delle persone interessate all’Aikido cresceva costantemente. Fu così che venne fuori il nome di Tada Sensei: sapevamo che era un grande maestro e pensammo che sarebbe stata una gran cosa se avesse accettato di venire. Quando Kobayashi Sensei tornò in Giappone, andò a parlare con Tada Sensei, per cercar di convincerlo ad accettare l’incarico. Dovette ritornare a parlarci diverse volte; ma alla fine il maestro Tada disse di si, dopo aver visto le Olimpiadi 1964 a Roma, nell’autunno e alla fine di ottobre partì. In quel periodo partì anche Tamura Sensei, destinazione Francia, un viaggio però molto meglio organizzato, perchè in Francia l’allora responsabile Pierre Chassang aveva preparato perfettamente la sua posizione in termini di visto, permesso di lavoro, federazione, creando l’Association Culturelle Européenne d’Aikido. Tamura Sensei in effetti ha lavorato all’interno di questa federazione per tanti anni. Qualche tempo dopo lo incontrai e lo convinsi a venire almeno una volta all’anno in Italia, e questo è poi durato per quasi venti anni.
CHIERCHINI
Lei Maestro ha scelto di non insegnare professionalmente: questa sua scelta le ha mai causato dei rimpianti o è ancora contento di averla fatta?
KAWAMUKAI
Non c’è mai stata neppure una scelta, perchè questa avrebbe comportato avere dei dubbi. Le mie idee erano chiare già dal principio, per me non si è trattato di decidere se imboccare la via del professionismo nell’Aikido o meno: il mio proposito era ben definito da subito. Lo stare lì a pensare “se avessi fatto questo” o “se avessi deciso questo” non fanno parte del mio modo di essere.
CHIERCHINI
In Italia al momento [2011] ci sono tre gruppi principali, l’Aikikai d’Italia, il Takemusu Aiki del Maestro Corallini e l’Ado-UISP di area Tissier Sensei; tuttavia al di fuori di essi esiste una miriade di gruppi minori, a dimostrazione di una scarsa armonizzazione all’interno della comunità aikidoistica italiana. Questo di per sè è non un piccolo fallimento per l’Aikido italiano. Come mai questa frammentazione Maestro? Come è successo, da dove ha origine il fenomeno?
KAWAMUKAI
Questo è dovuto alla politica del Maestro Tada. Tada Sensei non ha voluto accettare all’interno dell’Aikikai d’Italia chi non volesse seguire la sua via; altrimenti avremmo potuto ospitare tutti all’interno della casa madre. Già in partenza il suo atteggiamento fu quello del samurai, rigido: anche se mi rimane un allievo solo, io continuerò deciso per la mia strada. Questa decisione, questo atteggiamento furono fortemente rafforzati dal contatto e dallo scambio con Ken Otani Sensei, il maestro storico del Judo italiano e con l’avvocato Giacomo Paudice, aikidoista della prima era che lo aiutò enormemente nello stabilire l’Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese – Aikikai d’Italia. L’input che gli arrivò da essi fu che entrare a far parte di una federazione all’interno del CONI fosse da evitare a tutti i costi. Il Maestro Tada si abituò a vedere il CONI e le sue emanazioni come il fumo negli occhi, al punto che non accettò mai neppure di avere un colloquio esplorativo con i dirigenti del loro settore arti marziali, che erano invece interessatissimi all’Aikido.
Un giorno ero a pranzo al ristorante giapponese con Tamura Sensei e Tada Sensei; io proposi a Tada Sensei di prendermi l’incarico di lavorare con il CONI per raggruppare tutti quelli che erano rimasti fuori dall’Aikikai d’Italia. Una volta che il progetto avesse preso piede, avevo suggerito che il nuovo gruppo venisse assorbito dall’Aikikai d’Italia, o che si organizzasse una confederazione per la gestione del movimento in Italia.
Fu come se il cibo gli fosse andato di traverso. Fatto sta che non so neppure se avesse capito bene quello che gli proponevo, ma Tada Sensei si alzò, salutò e se andò. Da allora non l’ho più visto nè sentito.

CHIERCHINI
Risultato: 47 anni dopo in Italia non esiste una federazione nazionale di Aikido riconosciuta dallo stato, non esiste certificazione legale nazionale per gli insegnanti, come ad esempio in Francia. La politica dell’esclusività dell’Aikikai d’Italia è miseramente fallita.
KAWAMUKAI
All’epoca non è che avessi molta confidenza con il Maestro Tada, ma io pensavo che la mia proposta fosse basata su criteri giusti e ragionevoli, e che avesse ottime possibilità di successo. Io non so cosa avesse capito, ma non chiese spiegazioni, semplicemente andò via. Più avanti ho iniziato a sentir circolare delle voci secondo cui io sarei stato un cattivo soggetto, un arrivista, un arrampicatore. Comunque parecchi aikidoka italiani, ad esempio Giorgio Veneri, Francesco Lusvardi, Franz De Compadri continuarono a praticare regolarmente con me; io andavo a insegnare a Mantova il sabato e la domenica e loro si appassionarono alla disciplina, diventandone dei praticanti molto seri. Avevano cercato di far venire Tada Sensei, ma per parecchio tempo non ci fu verso, dato che all’epoca il Maestro Tada non era molto aperto, comunicativo. Poi il tempo è passato, le cose sono cambiate e anche i rapporti. I mantovani si accostarono a Tada Sensei e io finii anche nella loro lista dei cattivi. Quando gli proponevo di incontrarci e fare una bella sudata assieme da qualche parte, come ai vecchi tempi, mi rispondevano “vedremo… se sarà possibile… forse…”. Fra noi era cresciuta una distanza, in parte dovuta alla loro crescita e ai cambiamenti che ognuno fa nella vita, ma anche ad altri fattori esterni.
Oggi tutti questi raggruppamenti minori di Aikido che ci sono in Italia, che l’Aikikai d’Italia non ha saputo nè voluto filtrare, non hanno colpe, non sono la causa della frammentazione del movimento. I loro allievi credono all’Aikido come tutti gli altri, e non gli si può attribuire a colpa il fatto di non essere iscritti all’Aikikai d’Italia.

CHIERCHINI
I principianti sono interessati solo all’Aikido, non alle federazioni, alle sigle.
KAWAMUKAI
Certamente! Gli allievi vogliono solo fare Aikido, non sono affatto interessati alla politica dell’Aikido, e quando ne sentono parlare non capiscono il perchè delle discordie. La gente vuole fare Aikido perchè ne ha bisogno, e se qualcuno sente questo bisogno, dargli una mano penso che sia una cosa molto umana; è un po’ come essere fermati da qualcuno per strada che ci chiede delle direzioni: è una cosa gentile indicare la via a chi lo chiede.
CHIERCHINI
Kawamukai Sensei, lei ha vissuto per 47 anni in Italia. Possiamo quindi dire che lei è anche un po’ italiano?
KAWAMUKAI
No, no, io sono più italiano che giapponese! In passato c’è stato anche chi ha scritto che le mie opinioni per essere un giapponese a volte sono strane e che ho mangiato spaghetti per troppi anni…
CHIERCHINI
Cambiamo mondo, ci sono altre cose importanti nella vita oltre all’Aikido: cosa ne pensa della situazione in Italia negli ultimi tempi? Lei è un uomo del business; come vede questo periodo?
KAWAMUKAI
Per me sta andando benissimo, io mi occupo di lenti a contatto e il mio business è florido. L’Italia non è mai stata una potenza economica, ma tutto funziona comunque. Ci sono tanti piccoli gruppi, aziende di piccola e media dimensione, artigiani che hanno conoscenze e capacità enormi e contribuiscono al mondo dell’industria in misura notevole. Questo in Giappone non esiste; in Giappone ci sono solo grandi compagnie basate sull’uso e lo sviluppo di altissima tecnologia, ma queste sono sempre in bilico. Appena sviluppano qualcosa di nuovo e lo mettono sul mercato, questo viene copiato dai vicini e sono di nuovo al punto di partenza. Invece Armani è Armani, non si può copiare e come lui tanti altri, piccoli e grandi che portano il nome dell’Italia nel mondo, creando denaro e interesse per il paese, la sua storia, le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche, la sua gastronomia.

CHIERCHINI
Un’altra cosa che vorrei chiederle non è piacevole: 11 marzo 2011, terremoto, tsunami e crisi atomica, un triplo disastro. Quando lei maestro accende la televisione e vede quello che è successo in Giappone, cosa pensa, quali sono i suoi sentimenti?
KAWAMUKAI
Dio mio…
Terremoto e Tsunami sono fenomeni naturali; il Giappone è zona sismica, quindi si sapeva che il rischio era alto. In quella zona del Giappone questi fenomeni naturali devastanti si sono ripetuti nei secoli. L’entità delle devastazioni di uno tsunami è però oggi amplificata potenzialmente, perchè quelle zone sono adesso molto ma molto più densamente popolate del passato; quindi le vittime e i danni prodotti dallo tsunami del 2011 sono enormemente superiori a quelli degli tsunami precedenti. Inoltre rispetto al passato adesso abbiamo mezzi di informazione efficientissimi che diffondono e amplificano gli eventi in tempo reale, dando a tutto un potente fattore emozionale. Comunque sia, questi sono fenomeni naturali, non possiamo odiare la natura per essi, si sa che esistono e che capiteranno ancora. E’ capitato a marzo, purtroppo, e ce la possiamo prendere solo con la sfortuna.
Invece per quel che rigurda la crisi atomica, non possiamo incolpare la natura, ma le nostre scelte. Le opinioni al riguardo sono contrastanti. C’è chi in Giappone, come anche in Italia, è del tutto contro il nucleare. Tuttavia tutti indistintamente vogliono godere delle comodità derivanti da una società dominata dall’energia elettrica. In Italia l’energia viene importata dalla Francia, che è atomizzata, quindi la scelta anti-nucleare italiana così conta e vale poco. Se c’è una crisi atomica lì, noi che siamo i loro vicini di casa saremo i primi a pagarne comunque le conseguenze. Nell’86 gli italiani hanno detto no al nucleare, recentemente il governo ha provato a reintrodurlo, e presto ci sarà un altro referendum per bloccarlo.
A prescindere dalle posizioni, l’atomo è al momento il modo più economico di produrre energia e non si fermerà.
CHIERCHINI
Forse sarebbe ora di puntare con decisione sulle nuove tecnologie per la produzione di energia pulita, specie in un paese come il nostro, che gode di sole e vento per buona parte dell’anno e che ha in comune con il Giappone il fatto di essere zona sismica ad altissimo rischio.
KAWAMUKAI
Questo è verissimo, ma bisogna capire che il mondo è regolato da processi di natura economica: queste tecnologie vanno ancora sviluppate e perfezionate, mentre il mondo dell’economia ha bisogno di sempre più energia e ne ha bisogno adesso. Sono loro che comandano e dicono che non c’è tempo per aspettare altri sistemi; e la risposta del mondo dell’economia al bisogno di più energia è la costruzione di nuove centrali atomiche: al momento ne vengono costruite una sessantina in varie parti del mondo, specialmente nelle zone di recente sviluppo. Come fa l’occidente a dire a loro di non costruire, se loro sono i primi ad averne a centinaia?
Copyright Simone Chierchini ©2011
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Si ringrazia Guglielmo Masetti per aver reso possibile questa intervista
Peter Boylan: Riflessioni di un Vagabondo del Budo
The Ran Network – I Classici del Budo #2
Le tecniche sono un contenitore per veicolare tutto ciò che costituisce il Budo.
La maggior parte dei libri sulle arti marziali si concentra sulle tecniche, anche se alcuni raccontano la storia, e qualche informazione di natura filosofica.
È davvero raro scoprire un libro che combina in modo così fluido tutto questo nel contesto più ampio della cultura e dello stile di vita, e lo fa in un modo così semplice, coinvolgente e accessibile.
Riflessioni di un Vagabondo del Budo è un libro che si interessa non tanto al come o al cosa, quanto al perché. Perché chiamare sensei gli insegnanti di Budo? Perché ci inchiniamo? Perché i kata? Perché continuare ad allenarsi?
Peter Boylan, alias il “Vagabondo del Budo”, ha raggiunto un alto grado in diverse arti marziali, dopo aver trascorso decenni di immersione nel Budo, a cavallo tra i mondi e le culture del Giappone e dell’America, traducendo l’una per l’altra.
In questi saggi, il lettore è invitato a camminare al fianco di un uomo tranquillo che si interroga in profondità riguardo ai mondi in cui il Budo è stato creato e viene praticato, e che porta il significato di tutte le cose che sono il Budo nella nostra vita quotidiana.
Peter Boylan studia le arti marziali giapponesi da oltre trent’anni. Ha iniziato con il Kodokan Judo, per poi aggiungere Iaido e Jodo dopo essersi trasferito in Giappone, dove ha vissuto e studiato per quasi sette anni. Attualmente è 5° dan di Iaido della All Japan Kendo Federation, 5° dan di Jodo della All Japan Kendo Federation e 3° dan di Kodokan Judo. Possiede uno Shomokuroku di Shinto Muso Ryu e un certificato Jun Shihan di Shinto Hatakage Ryu. Quando gli è stato chiesto dei suoi interessi al di fuori del budo, la domanda gli è sembrata del tutto senza senso.
[…] Intervista a Motokage Kawamukai Sensei Fotoalbum Aikido Italia Network 2011 Foto Album Aikido Organisation of Ireland 2005-2010 […]
Il M° Kawamukai è da sempre un Signore di altri tempi ! – In questo nostro mondo di ” urlatori “, senza regole nè principi, ha viaggiato leggero e con pochissima zavorra. – E’ sempre stato un mio onore aver dato lo shodan con lui. Bravo simone ottima intervista
Concordo pienamente con te Vincenzo, uomo modesto e schivo, che non ama la platea e che forse non ha ricevuto abbastanza per tutto quello che ha dato in quasi 50 anni in Italia
Un grande Kawamukai Sensei, silente e signorile, sempre lontano dal gossip e dalla mercificazione dell’arte. Il “gatto” a cui si deve una grandissimo ruolo nella diffusione dell’aikido in Italia. Molti ancora dovrebbero apprendere dal suo essere Maestro.
Ho letto con grande interesse l’intervista a Kawamukai Sensei, concordo pienamente con tutti i commenti positivi su di Lui espressi aggiungerei che la sua modestia e’ quella del guerriero, silente, e schivo, ma sempre pronto.Ho anch’io avuto l’onore di essere da Lui valutato in un esame da nidan negli anni 80 a Firenze, mi auguro di avere ancora l’opportunita’ di incontrarlo su un tatami in qualche parte del mondo!
[…] Leggi la Prima parte dell’Intervista […]
[…] Intervista a Motokage Kawamukai Sensei – Parte 1 […]
[…] attività aikidoistica in Francia, cui fecero seguito la scultrice, Sig.na Onoda Haru, e il Sig. Kawamukai che si recò a Roma per turismo. Quando arrivai a Roma, il 26 ottobre del 1964 conobbi il Sig. […]
[…] Intervista a Motokage Kawamukai Sensei – Parte 1 […]
[…] Intervista a Motokage Kawamukai – Parte 1 In occasione dello Stage Nazionale ASAI a Coriano, Rimini dello scorso 16-17 aprile, siamo andati a trovare Motokage Kawamukai Sensei, 6 Dan Aikikai, che molti ritengono il padre dell'Aikido ita… Source: simonechierchini.wordpress.com […]
[…] SIMONE Hai incontrato Haru Onoda, una di questi pionieri pre-Monopoli prima o dopo aver incontrato il tuo primo insegnante di Aikido, Motokage Kawamukai? […]
sono Luigi Lusiardi, ho praticato l’Aikido Alla fine degli anni 60 , praticamente dal 67 al 71 . a qul tempo il M° Kawamukai, veniva a Mantova una volta alla settimana per insegnare l’Aikido e mi ritengo onorato di aver imparato questa meravigliosa arte, dagli insegnamenti del M°kawamukai. Sarei desideroso di incontrare di nuovo il Maestro. Dove sdarebbe possibile??????
Di tanto in tanto Kawamukai sensei dà qualche seminario. Appena ne avremo notizia, la condivideremo su queste pagine.
Buona Giornata e a presto!
[…] http://aikidoitalia.com/2012/03/24/intervista-a-danilo-chierchini-parte-2/ http://aikidoitalia.com/2011/05/26/intervista-a-motokage-kawamukai-sensei-parte-1/ […]
[…] la Prima Parte […]
[…] alla seconda generazione di yudansha italiani, quando arrivai al dojo dei Monopoli, il M° Kawamukai si era già trasferito a Milano e il M° Tada aveva fondato il Dojo Centrale di Via […]
[…] M° Tada era da poco giunto a Roma portandosi dietro, come assistente, il M° Kawamukai. Kawamukai insegnò a Milano all’Asashi dojo, poi passò alla Nippon, ma in seguito decise di […]
Durante il servizio di leva militare svolto a Mantova, ebbi la fortuna di iscrivermi per la prima volta al corso di Aikido, e conoscere i maestri Lusvardi e De Compadre, di cui ho un apprezzamento indelebile in animo, ed oggi leggendo
l’ intervista al maestro Kawamukai mi sono venute in mente le buone parole di apprezzamento, che i maestri Lusvardi e De Compare avevano nei riguardi del maestro Kawamukai, quando ne parlavano.
Ringrazio di cuore sempre, chi trasmette
l’ Aikido nella sua bellezza, che si rivela sempre nell’ animo in armonia.
Avrei molto piacere, appena mi sarà possibile, venire a trovarla nel suo dojo Maestro Danilo Chierchini, se gentilmente lei ne avrà piacere, vorrei praticare sul tatami, la ringrazio per quel che si apprende anche leggendo queste sue belle interviste; io mi chiamo Giuseppe Papa, pratico Aikido ad Avellino, ed ho il piacere di cercare di trasmettere con lealta’ e impegno, la bellezza d’ animo dell’ Aikido ai miei allievi, pochi ma appassionati, la ringrazio ancora e saluto augurando buona salute a tutti.
[…] L'Iniziatore – Intervista a Motokage Kawamukai […]