
Da bambino rimasi affascinato dalle arti marziali orientali per la disciplina, il mistero, la spiritualità e la potenza che riuscivano ad esprimere i praticanti di queste materie. Presto colsi la differenza tra le arti marziali occidentali, meglio conosciute come sport da combattimento (lotta, pugilato, scherma) e le arti di provenienza orientale. Capii che dietro gli intriganti rituali, le discipline orientali nascondevano un bene prezioso per l’umanità intera: l’energia interiore.
di MAURIZIO MALTESE
Gli adepti delle antiche arti marziali orientali sembravano custodire il segreto, per attingere a risorse energetiche sconosciute ai più, che permettevano loro di compiere veri e propri prodigi. Il degrado fisiologico, dato dal progredire dell’età, non sembrava intaccare la prestazione, anzi erano proprio gli anziani maestri che riuscivano ad esprimere un’inaspettata energia. Purtroppo a forza di occultare tali conoscenze e depistare coloro che venivano ritenuti non ancora pronti, si finì per dimenticare o comunque per perdere il filone originale dell’insegnamento.
Decisi ugualmente che dovevo imparare i loro metodi e, appena possibile, convinsi mio padre che il gioco del calcio non faceva per me ma che avrei preferito frequentare una palestra (dojo) di Judo piuttosto che i campi da gioco dell’oratorio.
Con delusione e riluttanza mio padre acconsentì. L’esperienza fu utile, divertente e purtroppo anche traumatica, poiché mi ruppero un braccio, incidente di cui porto ancora oggi le tracce. Non mi detti per vinto: passai al Karate, al Viet Vo Dao, all’Aikido, al Tai Chi Chuan, al Pencak Silat indonesiano, al Kali filippino, al Jeet Kune Do di Bruce Lee, ecc.
Nulla sembrava dare una reale risposta alla mia ricerca e alle mie domande:
“L’energia interna esiste o no?
Si tratta di fantasia?
Se esiste, come svilupparla?
Fin dove si può arrivare?”
Maurizio Maltese – CO. EN
La Via Occidentale al Ki
Aikido Italia Network Publishing – Manualità #2
L’energia interna è l’aspetto più affascinante dell’oriente. Chiamata chi in Cina, ki in Giappone e prana in India, viene impiegata per aumentare forza e potenza, e per aiutare chi ha perso il proprio equilibrio psicologico o fisico. L’agopuntura, le tecniche di respirazione e di movimento orientali lavorano per migliorare la circolazione di questa energia. L’abitudine tipicamente orientale di nascondere e la relativa avarizia nell’elargire informazioni hanno portato molti a pensare che l’energia interna non fosse altro che superstizione.
Non è così. Oggi anche l’Occidente vede riemergere i propri metodi di lavoro con l’energia, mentre le ultime scoperte scientifiche stanno avvalorando i sistemi che considerano l’uomo non più come una macchina, ma come un flusso di energia, al pari degli altri elementi del creato.
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Ovviamente la pratica fu accompagnata dalla lettura di tutti i testi a mia disposizione in italiano, in francese e in inglese. La letteratura specifica non faceva altro che aumentare la mia curiosità ma non riusciva a darmi una reale indicazione su come coltivare questa energia. Pensai, ad un certo punto, che, per avere una risposta soddisfacente, avrei dovuto prendere lezioni da maestri “madrelingua”.
Forse i docenti italiani avevano annacquato la disciplina?
Mi iscrissi a lezioni, a seminari, a corsi tenuti da chiunque avesse gli occhi a mandorla; tuttavia anche in questo caso la delusione, almeno per quanto riguarda la mia domanda fondamentale, fu rinnovata. Ancora una volta cercai la soluzione alternativa: bisognava recarsi sul luogo, direttamente alla fonte.
Quella doveva essere la soluzione giusta.
Viaggiai per l’Oriente, selezionando luoghi e nazioni ancora poco toccati dalla civiltà occidentale (a discapito ovviamente della comodità del viaggio): non fu sempre facile discernere i rituali magico religiosi e le superstizioni dai veri metodi di conoscenza dei poteri latenti dell’uomo. Il periodo storico era favorevole: la situazione politica facilitava l’apertura verso gli occidentali. Si trattava di un’apertura tiepida ma sufficiente a creare buone relazioni. Per contro la disponibilità nei confronti della cultura proveniente dall’Occidente, non aveva ancora del tutto intaccato le usanze locali legate alla ricerca interiore.

Sebbene la mia ostinata indagine fosse accompagnata da una buona dose di fortuna, non riuscii tuttavia mai a trovare il maestro che avevo immaginato. Forse la fantasiosa letteratura mi aveva contagiato. Avevo costruito dentro di me l’immagine di un maestro-papà-saggio-filosofo-poeta guerriero-scienziato-mistico, insomma un personaggio onnisciente, difficile da trovare. Forse ciò che cercavo non esisteva.
Mi convinsi che avevo due strade di fronte a me: abbandonare la ricerca oppure mettere insieme i frammenti che riuscivo a trovare lungo il percorso. Optai per la seconda scelta e fu per questo che, quando fui invitato durante un open day del corso Feldenkrais, rimasi folgorato dal video in cui si vedeva il fondatore dell’omonimo metodo parlare del Ki (l’energia interna secondo la cultura giapponese) e dare dimostrazione di questa segreta fonte di energia. Mi iscrissi, frequentai il corso quadriennale, diplomandomi nel 1992. Purtroppo, a parte quella lezione, non si parlò più dell’energia interna. Fui contento lo stesso, il corso fu per me utilissimo, ma la ricerca continuava. Provai con lo studio della terapia cranio-sacrale, poiché avevo letto da qualche parte che le intuizioni taoiste sulla circolazione dell’energia, lungo i due vasi (anteriore e posteriore), potevano essere una metafora, per indicare il flusso del liquido cefalo-rachidiano, oggetto dello studio della terapia cranio sacrale.
Anche questo fu utile, tuttavia non rispondeva alla domanda.
Ad ogni modo un altro tassello si aggiungeva alla ricerca. Oramai avevo capito che non avrei trovato la pappa pronta da nessuna parte, dovevo semplicemente rimboccarmi le maniche e darmi da fare esplorando settori, territori ed ambiti diversi e disparati tra loro.

Frequentai i gruppi legati alla scuola esoterica di Gurdjeff, maestro d’origine caucasica, che terminò la sua vita e la sua attività in Francia. Ebbi la fortuna di incontrare gli allievi che avevano direttamente ricevuto gli insegnamenti impartiti vicino a Parigi, nella sua ultima dimora a Fontainbleu. Studiai con terapisti il touch for health, mi informai sullo shiatzu, l’agopuntura, la digito-pressione, il Do-in, il metodo Polarity, l’orgone terapia di Reich (sistemi terapeutici basati sull’impiego dell’energia biologica) e tutto quanto era inerente al discorso relativo all’energia interna.
Fui facilitato perché il mio primo gruppo di allievi di Arnis de mano (in seguito chiamato Kali – arte marziale filippina) era composto da professionisti del settore: terapisti della riabilitazione, medici omeopatici, medici antroposofi, agopuntori, terapisti shiatzu, ecc.; grazie a costoro, la circolazione di informazioni sul tema energia fu straordinaria e l’esperienza di gruppo mi arricchì oltre ogni previsione.
Capii che, soprattutto nell’ambito terapeutico, erano sopravvissuti insegnamenti a proposito dell’energia interna; si trattava quindi, di comporre il puzzle.
Ci misi oltre 40 anni ma alla fine arrivai ad una conclusione e persino ad un metodo, che trova la sua spiegazione, spero esaustiva, nella presente opera sul contatto energetico. Mettendo insieme i diversi tasselli da Oriente ad Occidente, dalle pratiche popolari alle scoperte scientifiche, dai metodi d’auto-sviluppo arcaici ai sistemi psicofisici moderni, dalle arti marziali alle danze sacre, dalle neuroscienze alla fisica quantistica, sono riuscito finalmente a rispondere alla mia domanda.
L’energia interna esiste!
Si può apprendere il modo di utilizzarla, con profitto, nei diversi ambiti delle nostre attività. Non solo, ma grazie ai diversi corsi e alle sperimentazioni messe in atto da me e dai miei allievi sono arrivato ad un metodo abbastanza facile ed accessibile a tutti.
Illustro questo metodo nella mia opera CO.EN. (Contatto Energetico), appena pubblicata da Aikido Italia Network Publishing.
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