Le Spade degli Eroi


In Oriente e in Occidente il rapporto tra spada e guerriero è stato, fin dall’alto medioevo, fortissimo e indissolubile. In Giappone, tuttavia, il legame tra il Bushi e la spada divenne indissolubile, e la spada – anzi, le due spade, lunga e corta – divennero il simbolo essenziale della casta. La spada giapponese, forgiata con cura e arte da fabbri che si sottomettevano a purificazioni rituali prima di mettervi mano, è a un tempo perfetto strumento e opera d’arte. Il presente articolo è un estratto di La Spada Giapponese di Claudio A. Regoli, essenziale trattazione sull’arma nipponica per eccellenza

di CLAUDIO A. REGOLI

Siamo attorno al 1170. Saitō Musashibō Benkei è un gigantesco monaco guerriero (Sōhei) dalla forza eccezionale, armato, oltre alla spada, di una grande ascia, di un rastrello da guerra (utilizzato per disarcionare i cavalieri), di una grande falce inastata, di un grosso martello di legno, di una sega, di una mazza di ferro e della naginata che era la sua arma preferita.

Benkei aveva fatto un patto con un famoso armaiolo che gli avrebbe confezionato una splendida armatura in cambio di mille spade. Appostatosi su uno dei numerosi ponti di Kyōto, pretendeva la spada da ogni samurai che passava, oppure lo sfidava a duello. 

Era riuscito a collezionare 999 spade quando, appostato sul ponte Gojō, vide arrivare un giovinetto che suonava il flauto. Benkei gli intimò quindi di consegnargli la splendida arma che teneva al fianco. Il giovinetto non gli badò nemmeno, e quando Benkei gli si avventò contro, saltò agilmente sul corrimano del ponte senza neppure mancare una nota. Il duello continuò per un certo tempo, fino a quando Benkei, esausto, fu costretto ad ammettere la propria sconfitta. Vergognandosi per la sua disfatta, Benkei si sottomise al giovinetto divenendo suo servo e compagno in miriadi di avventure.


Claudio A. Regoli: La Spada Giapponese – Storia, Tecnica e Cultura
The Ran Network – I Classici del Budo #4

Se fino a tempi recenti l’ammirazione per la spada giapponese era un fatto ristretto a collezionisti e appassionati di oggetti d’arte, la popolarizzazione delle arti marziali ha aiutato a farne apprezzare il valore a un pubblico sempre più esteso. La Spada Giapponese – Storia, Tecnica e Cultura si rivolge a questa platea più ampia, fornendo una guida completa all’apprezzamento e alla valutazione delle lame delle spade giapponesi, presentando nel contempo tutto il background necessario ai lettori per entrare a far parte del novero degli intenditori della materia.
Il testo fornisce una sintetica esposizione introduttiva della storia del Giappone, essenziale per la comprensione delle origini e degli sviluppi del Nihontō, la spada giapponese, per poi passare alla trattazione dei miti che ne avvolgono l’apparire. Attenzione viene successivamente posta sulla storia della spada e della sua fabbricazione in Giappone, concentrandosi ulteriormente sulle caratteristiche che distinguono le varie scuole di produzione delle lame, i relativi forgiatori, gli specifici metodi produttivi, la politura, il montaggio e il collaudo delle lame. Ampio spazio viene inoltre dedicato alla descrizione tecnica della spada e dei suoi elementi costitutivi.
Nessuna trattazione sulla spada, tuttavia, sarebbe completa senza un esame dettagliato del suo utilizzo in combattimento, risultato dell’opera delle scuole guerriere che si sono fatte carico dello studio e dell’insegnamento di come padroneggiare l’arma che maggiormente rappresenta lo spirito del Giappone. L’autore traccia la storia delle maggiori Koryū, le scuole marziali classiche, passando quindi a illustrare la cambiata funzione dello studio della spada nei tempi moderni, con l’avvento delle pratiche di tipo Dō e della missione formativa delle arti marziali.


Il giovinetto altri non era che Minamoto no Yoshitsune, fratellastro del capo del clan dei Genji Minamoto: Minamoto no Yoritomo. Braccato dal clan rivale degli Shogun Heike Taira, era stato nascosto da bambino nei boschi dei monti Kurama, dove si dice fosse stato addestrato nella scherma dai tengu, le creature mitologiche che lì abitavano.

In seguito Yoshitsune, sempre accompagnato da Benkei, diventerà il principale generale dell’esercito dei Minamoto nella guerra Genpei per il potere del Giappone. Vincitore di molte battaglie, fu il principale artefice della vittoria dei Minamoto, mettendo infine il fratellastro Yoshitomo sul trono dello Shōgun.

La separazione di Minamoto Yoshitsune e Shizuka Gozen a Yoshino.
Stampa trittica su xilografia, firmata da Tsukioki Yoshitoshi (1839-1892)

Purtroppo il nuovo Shōgun, geloso dei successi e della popolarità di Yoshitsune, mandò delle truppe contro di lui, che, non volendo combattere contro il fratello maggiore, fuggì a lungo accompagnato da Benkei e dalla sua bellissima concubina, la dama Shizuka Gozen che era uno dei motivi della gelosia di Yoritomo.

Numerosissime sono le avventure che costellarono la fuga dei tre compagni, che alla fine forse perirono in un incendio, dopo che Benkei aveva fatto crollare mezza montagna sulle truppe che li inseguivano. Forse, si dice, perché la leggenda continua, e vuole che Yoshitsune, fosse miracolosamente scampato, e, riparato in Cina, fosse divenuto Kublai Khan. È a tutt’ora conservata una spada di Tomonori, dal nome Kimi banzai che si ritiene sia stata usata da Yoshitsune.

Immagine a inizio testo: Benkei si scontra con Minamoto no Yoshitsune sul ponte di Gojo

Tratto da La Spada Giapponese di Claudio A. Regoli

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