Cosa Ci Lascia la Pandemia?


Nel luglio scorso è arrivato finalmente il segnale per dar di nuovo fuoco alle polveri. Via libera per le attività di contatto anche al chiuso anche se ancora con l’uso della mascherina. Ma che importa? Siamo dei campioni nell’uso della respirazione e qualche piccolo impedimento al reperimento dell’ossigeno non ci spaventa. Strano però ripartire a luglio quando di solito si vede il tatami svuotarsi di molti allievi per le vacanze estive. E ora, in quanto tempo riusciremo a buttarci alle spalle anche gli ultimi strascichi della pandemia?  

di UGO MONTEVECCHI

Ci riusciremo davvero come tutti speriamo o la collaborazione fra discotecomani, organizzatori di rave party illegali e tifosi festanti riuscirà a vanificare gli sforzi di un anno e, favorendo la diffusione della variante indiana, vedremo ripartire la giostra delle chiusure e delle limitazioni? Speriamo di no. Nel buon senso di chi dovrebbe tenere le precauzioni ormai ci spero poco e confido unicamente nell’efficacia dei vaccini, nell’efficienza del nostro sistema sanitario, rivelatosi al di sopra delle aspettative, e nel senso di responsabilità di chi il vaccino lo fa senza fare troppe storie.

Una cosa è certa, noi dell’Aikido insieme a tutti coloro che operano in condizioni analoghe siamo stati i più colpiti dalle necessarie limitazioni. E’ stata dura. Oltre alle restrizioni abbiamo dovuto anche sopportare i deliranti messaggi dei complottisti e dei paladini della libertà individuale. Certo, hanno la loro parte di ragione. Io devo essere libero di infettarmi e diffondere il virus quanto mi pare soprattutto se sono convinto che il Covid sia solo una invenzione delle case farmaceutiche. Per realizzare i loro miliardari profitti sono riuscite a mettere d’accordo tutti i governi e gli organi di informazione del mondo diffondendo la falsa notizia di una pandemia in atto anche se questo faceva  contemporaneamente sprofondare l’economia mondiale in una disastrosa crisi che alla fine ha penalizzato tutti.

Per mettere a segno questo colpaccio si sono comprati tutti, compreso il Papa che intascando chissà quale stratosferica bustarella si è unito al coro di chi invitava a vaccinarsi. Abbiamo poi dovuto tollerare, almeno fino ad ora, quelli che non si vogliono vaccinare semplicemente per paura. Le statistiche non contano niente! Qualche caso di decesso riconducibile al vaccino indubbiamente c’è stato. Non importa se questo fenomeno ha riguardato solo qualche vaccino in particolare e non tutti, e non conta se magari esisteva nel deceduto una patologia preesistente, la cosa più semplice è dire “se quello là è morto a causa di un vaccino, io i vaccini non li faccio!” Ma quanti sono stati questi casi? Quale è la proporzione fra morti causati dal vaccino a confronto con i milioni di morti causati dal virus? Ma allora non dobbiamo più prendere alcun tipo di farmaco! Non ne esistono di completamente esenti da controindicazioni e reazioni indesiderate. Allora non dobbiamo più salire in macchina, perché ogni anno ci sono migliaia di vittime per incidenti?

Tutto assurdo. Aggiungo poi che per ironia della sorte, il negazionista considera stupido chi la pandemia la prende sul serio, una specie di gonzo credulone che si è fatto raggirare senza ovviamente considerare che, se alla fine la pandemia verrà superata, sarà stato merito di chi la ha combattuta e non certo di chi disertando ogni responsabilità ha aspettato che gli altri agissero anche a suo vantaggio.

Immaginiamo una guerra, perché questa è una guerra. Il nemico invade il territorio ma qualcuno nega il fatto che i nemici siano poi così cattivi e, mentre il partigiano si prende i suoi rischi e agisce concretamente, l’altro se ne resta al riparo fino a quando la bufera non è passata. E alla fine irridente salta fuori magari dicendo: “Ecco vedete gli invasori non erano poi così cattivi, io me ne sono stato tranquillo e a me non è successo niente”. Ma a noi che facciamo Aikido, impregnati di marzialità, senso del dovere e del sacrificio, certi comportamenti non ci vengono neppure in mente.

Vabbè chiudo questa parentesi polemica anche perché è inutile. Chi è vittima della paranoica visione no-vax ne fa una questione di fede, una specie di religione che non bada a considerare la realtà ma si limita ad elaborare giustificazioni ad un proprio comportamento scelto a priori. 

Ugo Montevecchi

Facciamo ora qualche considerazione più attinente alla nostra pratica osservando come la pandemia è stata affrontata dal punto di vista pratico e quali conseguenze ha lasciato nel mondo dell’Aikido. Secondo me in un primo momento, individuabile con il primo lock down, l’impossibilità di allenarsi e fare lezione ha distinto nettamente due categorie, quella dei praticanti per abitudine e quella dei veri appassionati. In queste due categorie si dividono anche i maestri, distinguendo quelli che insegnano per gratifica personale, magari unicamente economica, da quelli che lo fanno per passione, con piena convinzione e senso di responsabilità circa il proprio ruolo. I primi hanno mollato e durante la pausa forzata si sono presi una bella vacanza, mentre i secondi hanno sofferto e stimolati da una irrequietezza interiore hanno cercato in tutti i modi di reagire.

Personalmente erano anni che non mi allenavo tanto quanto ho fatto durante il primo lockdown. Allenamento di preparazione atletica al mattino e suburi, taisabaki e ukemi nel pomeriggio. Per fortuna poi siamo tornati ad uscire di casa perché a quel ritmo non so se avrei resistito ancora per molto. Questo è stato il mio modo di sfogare la frustrazione di non poter praticare, ma restava il problema di non poter portare avanti il dojo. A questo secondo aspetto ho reagito immediatamente inventandomi gli “stage virtuali”. Inizialmente erano stati pensati per dare ai miei allievi un programma di allenamento da svolgere settimana dopo settimana, ma poi ho deciso di regalare queste mie lezioni a chiunque ne facesse richiesta. Prendermi questo impegno mi ha molto stimolato e mi ha fatto restare concentrato sul mio ruolo, dandomi la serenità di sapere che i miei allievi, almeno quelli volonterosi, non erano abbandonati a se stessi.

Ma cosa è successo a livello generale? L’Aikido vero e proprio stando ognuno a casa propria era impossibile farlo, ecco allora magicamente ed improvvisamente rivalutati quegli aspetti che da anni mi sono ritrovato a predicare ma che nell’ambiente mi hanno solo fatto passare da fanatico. Primo fra tutti il lavoro di preparazione atletica. Ecco quindi maestri di tutti gradi di esperienza, trasformarsi in insegnanti di Educazione Fisica, predicando e proponendo esercizi nei propri video. Per lo più ripetendo la solita routine del tradizionale riscaldamento che si fa in tutti i dojo ma anche avventurandosi a proporre cose diverse, basate su dubbi livelli di competenza e scopiazzate qua e là. 

Altro aspetto subito riscoperto è stato l’uso delle armi, che in moltissimi dojo è stato fino a prima della pandemia quasi ignorato, almeno questo ho osservato per anni vedendo come praticanti di grado dan maneggiano il jo. A mio avviso un livello molto basso. Saper ripetere a memoria il primo kata Aikikai d’Italia, sempre quello e solo quello, da sempre non coincide con la mia idea di saper maneggiare il jo. Per questo motivo ho impiegato circa venti anni ad elaborare e perfezionare il mio sistema di studio del jo elaborando il Niji Keiko. Da qualche anno lo stavo già proponendo ai miei allievi nella sua forma definitiva e dal 2018 avevo inserito nel programma esami della Aikikai San Marino un programma tecnico di jo e bokken per tutti i livelli a partire dal 6° Kyu.

Avere questo progetto didattico ben definito è stata una vera fortuna. Quando è stato possibile tornare ad allenarsi all’aperto mi sono ritrovato ad avere per ogni allievo un progetto chiaro sapendo quale era il livello di partenza e il punto di arrivo a cui mirare. Ha funzionato meravigliosamente, soprattutto perché stimolare gli allievi ponendogli un chiaro programma e un obiettivo finale ha favorito la loro partecipazione e il loro impegno con reciproca soddisfazione. 

E chi invece ha sempre basato le proprie lezioni sulle parole, creando suggestive atmosfere invece che fornire un modello concreto, come se l’è cavata? Questo non lo so. Per fortuna non sono incappato in alcun video dove per esempio si cercasse di impostare improbabili  sessioni di meditazione on line, anche se temo che qualcuno ci abbia comunque provato. Lezioni già sonnolente basate sulle chiacchere non oso pensare quanto possano diventare pesanti se fatte attraverso un video. Tuttavia c’è da dire che se certi allievi cercano e restano appresso a certi maestri, significa che a qualcuno quello standard piace. Alcune persone cercano proprio quello e, se lo trovano, se lo tengano pure.

Ci sono stati poi molti che ovviamente hanno concentrato la loro attività didattica in video proponendo gli esercizi fattibili a livello individuale. Ecco allora maestri un po’ arrugginiti presentare lo studio del taisabaki sfoggiando quel che resta della loro agilità. Alcuni addirittura azzardare riscoprendo le ukemi! Che meraviglia! Ma come hanno fatto a ricordarsene? Per quanto mi riguarda l’ultima volta che si è visto proporre lo studio delle ukemi in un seminario nazionale dell’Aikikai d’Italia è stato nel lontano 2015 e a rispolverarle è stato il sottoscritto. A quei tempi, non so per decisione di chi, i gradi alti venivano incaricati di dirigere a turno la fase di riscaldamento prima che il M° Tada salisse sul tatami. Ricordo perfettamente come, al mio invito di portarsi ad una estremità del tatami per fare le ukemi, il folto gruppo dei presenti abbia manifestato meraviglia e un po’ di disappunto, forse preoccupato dalla lunghezza del tatami. Ovviamente dopo quella volta non mi è stato più chiesto di dirigere il riscaldamento.

Altro fenomeno causato dalla forzata permanenza in casa è stata la ricerca di stimoli su internet. Grande successo internazionale ha riscontrato chi per tempo ha prodotto video e tutorial proponendo magari un Aikido di stile altamente acrobatico. Certo un livello accessibile solo a pochissimi ma che potrebbe essere un interessante richiamo se si punta ad un rinnovamento e a un coinvolgimento dei giovani.

A questo punto quindi ben venga la pandemia. C’è voluto il Covid 19 per fare sì che tanti Maestri e praticanti riscoprissero quanto è fondamentale lo studio individuale di quelle ukemi che io ho sempre messo in primo piano nel mio programma di insegnamento al punto da pubblicare un manuale sulla loro didattica. Non male se finalmente si è riscoperto il valore fondamentale di avere un corpo performante, che è il presupposto base se si vuole fare Aikido ad alto livello. Ovviamente questo processo, paragonabile all’uso della Levodopa nel libro/film “Risvegli” di Oliver Sax, rischia di avere come in quel caso solo un effetto transitorio, se si tornasse dopo la pandemia a rifare le cose esattamente come prima.

Occorrerebbe avere chiaro in testa il concetto che l’Aikido è un’arte marziale e che con spirito marziale va proposto e praticato. Che ognuno a partire dal proprio livello dovrebbe costantemente tendere a crescere o quantomeno a mantenere la propria prestazione fisica e tecnica, partendo da un lavoro che è prima di tutto individuale. La Pandemia quindi avrà fatto male a parecchi dojo ma in fin dei conti all’Aikido ha fatto del bene. Praticanti armati di scarso entusiasmo e maestri dotati di scarsa passione e competenza avranno finito col soccombere abbandonando la pratica.

Si chiama selezione della specie. E’ la notissima teoria di Charles Darwin che tutti conoscono e che, anche se rimessa in discussione in ambito naturalistico, di base dice sempre la verità. Solo i più forti sopravvivono.

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